A proposito di Chiesa e animali

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Daniele
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A proposito di Chiesa e animali

Messaggio da Daniele » gio ott 07, 2004 11:38 am

S.Francesco è ormai passato ma... leggete questo interessante articolo:

http://www.piccolopopolo.org/modules.ph ... ode=nested

Daniele
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Errore

Messaggio da Daniele » gio ott 07, 2004 11:39 am


Gameleo
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Messaggio da Gameleo » gio ott 07, 2004 12:50 pm

se i francescani mangiano carne sono proprio patetici...

Daniele
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Messaggio da Daniele » gio ott 07, 2004 1:12 pm

Beh mio cugino è francescano e posso dire con sicurezza che mangia ogni tipo di carne... nemmeno i francescani sono più quelli di una volta...

galadriel
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GLI ANIMALI E IL CATTOLICESIMO

Messaggio da galadriel » gio ott 07, 2004 10:19 pm

Tratto da:notiziarioanimalista.it

Riusciremo un giorno a vergognarci di come trattiamo oggi gli animali, così come ci vergogniamo dello schiavismo, dell'oppressione delle donne e delle guerre (tutti comportamenti che abbiamo giustificato in nome della religione)? Me lo auguro ma il cammino è lungo.

Don Angelo - Colloqui con il Padre Famiglia Cristiana (9/2002)


Quanto dice don Angelo è realmente illuminante ed è pienamente giustificato. Nel primo volume dell'opera "i Filosofi e gli animali, del prof. Gino Ditadi (Isonomia Editrice) leggiamo quello che è sicuramente uno dei più chiari esempi di come sono visti gli animali dalla Chiesa cattolica:

il gesuita tomista Viktor Katherin scrive in "La morale cattolica esposta nelle sue premesse e nelle sue linee fondamentali 1907: " Il bruto non possiede diritti di sorta (...) L'uomo non solo non ha verso i bruti dei doveri giuridici ma nemmeno doveri di altro genere (...) Come dovremmo avere dei doveri verso creature che possiamo a nostro capriccio fare a pezzi, arrostire e mangiare? il motivo intrinseco è che l'animale non è persona ossia non è creatura ragionevole, sussistente per sé, ma semplice mezzo per il nostro fine.

Leggiamo poi in un libro di Andrea Mercatali, della pontificia Università Urbaniana destinato non al pubblico ma agli operatori e a coloro che fanno formazione, come spiega l'introduzione. Pag. 29: La presenza "cosciente" riguarda solo e unicamente gli esseri umani. Le cose non sono presenti: esse sono semplicemente là; le cose non sono nemmeno assenti: ci sono o non ci sono. Nemmeno nell'animale si può parlare di presenza: presenza richiama l'esistenza di un essere uguale - l'uomo -, o superiore - Dio e i suoi spiriti - con il quale stabilire un rapporto interpersonale. E' aberrante un rapporto di carattere personale con un essere inferiore: ne è incapace perché è privo delle facoltà intellettuali - quindi spirituali - per stabilire tale rapporto. Tutt'al più l'animale diverrà un buon "accompagnatore" dell'uomo nel suo cammino terreno, mai un compagno con il quale si condivide la realtà esistenziale. Al di là dell'interpretazione che può essere data, il tono con cui l'autore esprime il suo pensiero rende evidente che la concezione degli animali è improntata su un profondo disprezzo per gli stessi (quel tutt'al più è veramente chiaro, come pure la categoricità del termine aberrante) disprezzo purtroppo ancora dominante nella Chiesa di oggi. Come quindi vengano formati gli operatori con questi testi è immaginabile.

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