ecco, io queste regole le vedo da una prospettiva un po' diversa. Sono una descrizione eclatante del fallimento del pediatra nel "tenere sotto controllo" la relazione con i genitori dei suoi piccoli pazienti: uno specchio della sua frustrazione dovuta al fatto che la sua formazione non include minimamente gli strumenti che gli sarebbero necessari per gestire questi aspetti del rapporto terapeutico, importanti in realtà quanto la capacità di fare diagnosi e individuare e scegliere terapie appropriate.goccia ha scritto:Nella sala d’aspetto era appeso un quadretto: lo sfondo era una tavola di marmo che ricordava vagamente le tavole dei comandamenti di Mosé, sul quadro c’erano le dieci "perle" qui di seguito.
Le 10 Regole per farsi voler bene dal proprio pediatra.
I genitori chiamano il pediatra per un sacco di futilità, e soprattutto gli fanno domande imbarazzanti su arogmenti che non sono di sua competenza: come consolarlo quando è nervoso, di che forma dev'essere la carrozzina, perché quando va di corpo fa quella faccia strana, quante ore (minuti, secondi) può stare il braccio, quale marca di ciuccio è meglio, che sono quegli strani puntini sul naso, ecc...goccia ha scritto:1) il lunedì chiamate solo per le cose importanti
Perché i genitori lo fanno, è comprensibile: si è persa tutta una cultura su come i bambini normalmente sono, e la competenza naturale dei genitori è costantemente messa in dubbio (basta vedere il tono usato dalle riviste specializzate, piene di si fa così o non cosà...), mentre le fonti tradizionali di informazioni non esistono più: e così il pediatr viene sommerso.
Ma perché lui accetta questo fardello? è forse tenuto a trasformasi in confidente, psicologo, confessore, pedagogo, esperto di moda e quant'altro nasce dall'infinita voglia di sapere dei genitori? Sono tutti campi nei quali non è preparato a rispondere e dev'essere consapevole che, se quando parla di malattie è giusto che pretenda di essere ascoltato, quando parla di come gestire il sonno o il pianto o le coccole il suo parere vale quanto quello del vicino di casa, forse un po' meno, dipende dalla sua esperienza di vita e dalla capacità che ha di essere empatico. Potrebbe dire: sono certo che voi, che siete i genitori, saprete scegliere il comportamento migliore per questo aspetto; non c'è un'unica soluzione giusta, io non sono la persona più adatta a rispondere a questo, ecc...
così smetterebbero di chiedergli cose "poco importanti" di lunedì e anche gli altri giorni...
ecco il panico del medico che si sente come uno che deve dare, dare, senza più uno "stacco"... mentre i suoi pazienti ricevono... non sa che la relazione terapeutica per un pediatra è molto speciale, perché il suo interlocutore non è il bambino, ma i suoi genitori, e la relazione con loro dovrebbe essere di dare e avere reciproco, può essere uno scambio molto arricchente. Al di là di tutto, mi sembra triste questo difendersi dalla visita a casa: il mio pediatra, che è di altro stampo, se è preoccupato per un paziente ti capita a casa anche a sorpresa, altrimenti non ci dorme lui la notte...goccia ha scritto:2) non iniziate la telefonata chiedendo la visita domiciliare
4) Appena lo conoscete non esordite con “ma lei viene a casa”?
goccia ha scritto:3) Fate tesoro dei suoi consigli e provate, in seguito, ad utilizzarli
5) Applicate le terapie prescritte al bambino senza fare sconti
9) Seguite i suoi consigli senza mostrare scetticismo
Questa è curiosa... che vuole dire in realtà? che i genitori non vogliono prendersi cura del loro figlio?goccia ha scritto:
Ormai se ne sono accorti anche loro: non sono più quei padreterni in terra di una volta... IL vecchio modello paternalista non funziona più e molti medici annaspano e non sanno come recuperare "il controllo". Eppure tanti altri ancora non sono consapevoli di quante volte la mamma menta al pediatra, segua le sue indicazioni solo per metà, e non penda dalle sue labbra come un tempo: quando lo scoprono, ci rimangono malissimo...
Diciamo subito che trovo che questa non chiarezza sia negativa: se non si è a proprio agio bisognerebbe dirlo al medico, oppure cambiare medico. Ma certo i pediatri a volte non ti rendono facile il compito di essere sincere ed esprimere il proprio punto di vista. Siamo molto lontani dal modello anglosassone (che poi mi dicono anche quello essere più un'aspirazione che una realtà...), il medico che informa e discute con il paziente i pro e i contro delle terapie che lui PROPONE (non prescrive e basta).
Il fatto che i genitori abbiano dubbi su ciò che il pediatra dice non dovrebbe essere accolto come una mancanza di rispetto o fiducia: è fisiologico che succeda, per motivi più o meno fondati, e il medico dovrebbe imparare ad ascoltare questi dubbi, anzi coglierli e renderli espliciti se sono inespressi, ed essere grato a quei genitori che hanno la franchezza di esprimerli: come minimo, è l'occasione per chiarire idee errate; e potrebbe anche accadere che i suoi clienti abbiano qualcosa da dire di nuovo, che possa mettersi serenamente in discussione e imparare qualcosa...
oggi i pazienti sono diventati smaliziati, vanno su internet e a volte ne sanno una più di loro, anche se a volte travisano e traggono conclusioni sbagliate perché ovviamente non sono medici.goccia ha scritto:8) Richiedete lo specialista o le analisi solo su consiglio del pediatra
però la soluzione non è più "dovete solo stare a sentire me e non farvi troppe domande": oggi il medico deve anche essere un po' divulgatore e saper aiutare il paziente a orientarsi nella marea di informazioni più o meno attendibili che lo circondano - e per farlo, per prima cosa dovrebbe essere lui capace di orientarsi, e quindi bene aggiornato.
goccia ha scritto:10) Fategli capire che volete imparare a curare il vostro bambino
Evidentemente il medico ciha provato a dire cosa va fatto e cosa no, ma qualcosa non ha funzionato se i genitori continuano a "non voler imparare"...
forse è ora di scendere dalla cattedra e chiedersi:
1) che cosa veramente c'è da insegnare;
2) che cosa veramente il medico comunica, e il paziente recepisce, quando fa le sue "lezioni".
Prima il medico scoprirà questi aspetti, prima il suo disagio e le sue frustrazioni diminuiranno e non sarà costretto ad appendere vani decaloghi alle pareti del suo studio perché avrà scoperto strumenti più efficaci e gratificanti per comunicare con i suoi clienti.
Antonella