svezzamento

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bibililium
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svezzamento

Messaggio da bibililium » lun apr 28, 2008 7:22 pm

Ciao a tutti.
Da quando seguo il forum, scherzando e ridendo oramai un bel po' di mesi, quasi un anno, ho letto spunti qua e là per quanto riguarda lo svezzamento ma vorrei avere qualche delucidazione dalle mamme che sono già passate attraverso questa fase. Liora compirà sei mesi dopodomani e finora ha ciucciato a richiesta come e quando voleva senza nessun problema, acquisendo le dimensioni di una piccola godzillina :D . Ora mi chiedo come procedere senza perdere la possibilità di continuare ad allattare e facendo un percorso il più possibile sano e indolore per lei.
Ho parlato con la mia pediatra omeopata di autosvezzamento (ne avevo letto proprio sul forum) ma non ne sapeva nulla, mi ha chiesto come si faceva ad evitare che il bambino si strozzasse e io onestamente non ho saputo rispondere.. :oops:
Al pediatra della ASL nemmeno chiedo visto che già è un miracolo se mi ha detto di continuare ad allattare fino a sei mesi.. (come se avessi smesso solo perchè me lo diceva lui..)
L'unica cosa di cui sono certa e di cui ho preso coscienza in questi sei mesi è che i medici possono dire o consigliare ma alla fine siamo io e mio marito che decidiamo, e onestamente mi fido molto di più di mamme come quelle che ho incontrato in questo forum, che di qualunque pediatra asettico, con grande meraviglia di mia mamma che trova alquanto strano che si possa mettere in discussine un medico o addirittura non seguire le sue direttiva. Comunque.. Cosa mi consigliate? Come si svolge una giornata tipo? Io e mio marito non siamo vegetariani ma mangiamo la carne non più di una volta a settimana, a volte per quello che riguarda me potrei tranquillamente dimenticarmene, e già prevedo che dovrò combattere con mia mamma perchè "tanto i legumi" non sono la stessa cosa.. :evil:
Mi date qualche dritta?
grazie mille come sempre
Barbara

Francesca G.
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Re: svezzamento

Messaggio da Francesca G. » lun apr 28, 2008 8:17 pm

Carissima,

riguardo l'autosvezzamento è quello che le mamme hanno sempre fatto prima che arrivassero liofilizzati, omogeneizzati, mixer fantascientifici e farine precotte.
Se pensi che secondo le indicazioni dell'OMS la quota calorica e proteica preponderante fino al compimento dell'anno dovrebbe provenire del latte materno si capisce bene che quel 20-30% di cibo solido può ben essere ciò che la bimba è disposta a mangiare senza stare troppo a sottilizzare sulla varietà o quantità. Ciò che è importante è la qualità. Autosvezzamento significa che se il bimbo è pronto può assaggiare alcuni cibi che la madre proprone anche al momento del pasto dei genitori fra quelli che si cucinano per la famiglia che siano adatti a lui e lavorati affinché li possa ingerire. Saranno magari quantità piccolissime inizialmente che andranno aumentando, anche in varietà, man mano che il bimbo cresce e può affrontare nuovi cibi e anche nuove consistenze.

All'inizio potranno essere delle creme di verdure e lenticchie rosse con sciolti dentro dei fiocchi di cereali (tipo miglio o avena) oppure dei cereali stracotti (sempre miglio, riso semintegrale, grano saraceno). Oppure verdure molto cotte (carote, zucca, zucchine, patate) e poi schiacciate con la forchetta e condite con abbondante olio di oliva. Anche pappe dolci con fiocchi cotti nell'acqua con l'aggiunta di un po' di latte di mamma, oppure cotti nel latte di riso o di mandorla con una purea di albicocche secche bollite e frullate e uno o due cucchiaini di crema di mandorle o crema di sesamo.
In seguito si potranno fare delle polpettine di legumi e verdure morbide morbide e offrirne dei pezzetti ecc.

Comunque fino all'anno il cibo solido è per la maggior parte dei bambini assaggio, tentativo, approccio...l'OMS parla di alimentazione complementare, cioè che complementa l'alimentazione principale che è quella di latte materno. Dopo l'anno le cose più o meno velocemente dovrebbero cominciare ad invertirsi e dunque il cibo solido diventare l'alimentazione principale e il latte materno un sano e importante complemento.

Questo approccio è anche quello che permette di conservare senza problemi la produzione di latte. Infatti il pasto è a base di latte, il bimbo ne prende quanto ne vuole e poi dopo, non necessariamente a ridosso ma anche dopo un po', mangerà quel tanto di cibo solido che gli permetterà di completare le sue necessità. I bambini sanno perfettamente autoregolarsi.

Sull'autosvezzamento comuque la bibliografia principale è questo:
http://www.uppa.it/uppa/article/230
(qui trovi tutto lo speciale dedicato all'argomento su UPPA, la rivista dell'associazione culturale pediatri -- i vari articoli li vedi cliccando l'indice sulla destra)

http://www.bambinonaturale.it/detail.as ... Sezione=12

http://www.vocidibimbi.it/Testi/StoCres ... amento.htm

l'articolo più autorevole e scientificamente fondato sull'autosvezzamento è quello del dr. Piermarini che ora non si trova più on-line perché l'hanno crittato. Dunque te lo incollo sotto alla fine del messaggio.

Riguardo allo svezzamento naturale fisiologico puoi trovare spunti sul mio sito che è dedicato allo svezzamento vegetariano, le due cose fondamentalmente coincidono, e anche sul bellissimo libro del dr. Proietti, "Bambini vegetariani" (il titolo significa proprio che la dieta sana adatta alla fisiologia del bambino piccolo è proprio quella senza alimenti di origine animale). Delle mamme che arrivano al mio sito e che mi scrivono entusiaste chiedendo ulteriori ragguagli e informazioni il 90% sono mamme "onnivore" se così vogliamo chiamarle.

Se poi avrai voglia di fare quattro chiacchiere e sviscerare più da vicino modalità e possibilità di uno svezzamento naturale puoi senz'altro chiamarmi per telefono. basta che mi scrivi un MP e io ti mando i miei recapiti.

Ciao,
Francesca
------------------------------

Lucio Piermarini
(Pediatra dei Servizi Consultoriali, ASL 4, Regione Umbria)

Autosvezzamento

Un certo giorno sul far del mattino, che volevano
fargli tettare una delle sue vacche (perché non
ebbe mai altre nutrici, siccome dice la storia), egli
si liberò un braccio dai legacci che lo tenevano
fisso alla culla, e ti prende la detta vacca un po’sopra il garretto, e le mangiò tutte e due le mam-mellee metà del ventre, col fegato e tutti i rognoni.
F. Rabelais, Gargantua e Pantagruel


Che cos’è l’autosvezzamento? Non è esattamente quel che fece Pantagruel a una delle sue quattromilaseicento vacche nutrici ma, fatte le debite proporzioni (Pantagruel era un gigante) e trasferito il tutto in epoca post-moderna, qualcosa di molto simile. Fino a oggi, ovviamente nell’ambito di un rapporto della famiglia con i servizi sanitari, la decisione di iniziare lo svezzamento ele sue modalità sono sempre state affidate al pe-diatra. Si tratta invece ora di affidare la decisione di quando iniziare a mangiare qualcosa di diverso dal latte, nonché cosa e quanto, proprio al bambino. 


Le ragioni del dubbio
Si comincia a dubitare di una procedura quando non ottiene ciò che si prefigge, quando crea problemi, quando è troppo complicata da realizzare. Nel caso dello svezzamento, quanto a raggiungi-mento dell’obiettivo principale, il successo è quasi incredibile: prima o poi tutti i bambini si svezzano. Quello che però dovrebbe sembrare altrettanto incredibile è l’eccessiva frequenza di difficoltà nel-l’avvio, il rifiuto di numerosi cibi anche essenziali, il non rispetto delle dosi raccomandate. Eppure, adattarsi a un’alimentazione diversa dal latte materno è una condizione indispensabile per la so-pravvivenza, e non farebbe prevedere simili osta-coli. Senza contare l’impegno professionale del pe-diatra, che è qualitativamente e quantitativamenteelevato. Nel tentativo di migliorare l’intervento possiamo, come sempre ormai facciamo, scandagliare la let-teratura, cercando le evidenze. Personalmente, ma non sono un abile internauta, non ho trovato lavori o esperienze che comprovassero l’utilità e l’innocuità del modello di svezzamento attuale: inizio in un momento arbitrariamente deciso da altri, con alimenti decisi da altri, in quantità decise da altri. In effetti le indicazioni che abbiamo sempre seguito, io stesso per decenni, derivavano da autorevoli raccomandazioni lette su trattati, come si dice, "onorati dal tempo"; o dall’imitazione del collega anziano di reparto; o dal plagio della ricetta del cattedratico di moda. Le differenze erano solo apparenti. In fondo si prescrivevano più o meno gli stessi alimenti, possibilmente omogeneizzati o, meglio, liofilizzati: il colpo d’ala poteva essere passare dal vitello al pollo e prosciutto, o dalla crema di riso al mais e tapioca. Il gregge seguiva il pastore per pigrizia e per convenienza. Come epoca di inizio si toccò il fondo rapidamente negli anni Settanta, arrivando ai due mesi di vita, sull’onda di una criminale delegittimazione del lattematerno; si è poi risaliti, lentamente, mese dopo mese, agli attuali sei. La precocità esasperata dei due-tre mesi obbligò, oltre all’impiego di alimenti speciali, alla massima attenzione nella gradualità dell’introduzione dei vari cibi, nella consapevolezza di un inevitabile aumento del rischio di allergie e di danni intestinali. Vale a dire che, sapendo di far male, si stava più attenti, ma ci si provava comunque.Se proprio non si poteva spendere per le ver-dure liofilizzate, si poteva rischiare con quelle fresche, ma che fossero, per carità, patata e carota: elemento questo, forse per una sua intrinseca magica scientificità, su cui tutti concordavano, e concordano tuttora. Summa di tutte le mistificazioni, si cacciava il sale dal brodo e lo si faceva rientrare dal parmigiano. Devo dire che, già allora, ascoltandomi mentre con fare molto professionale recitavo le classiche ricette dello svezzamento, mi dibattevo tra il timore di apparire ridicolo e la vergogna di stare ingannando, con una (non) scienza che sapevo di non avere, una donna che non poteva non avere un’esperienza culinaria superiore alla mia (del tutto inesistente) e che, con patetica serietà o forse con ben celata ironia, alla fine mi chiedeva se aggiungere una foglia di bietola avrebbe fatto male al bambino.Il dubbio della ragione Una volta cominciato a dubitare, se si vuole essere coerenti, bisogna formulare un’alternativa e, per non ricadere nello stesso errore, provarne la bontà. In questo caso tutto è proceduto molto lentamente e inconsapevolmente, senza un reale obiettivo, nel corso di diversi anni, raccogliendo qua e là quegli articoli, non molti, che si occupavano dello svezza-mento, e che, quasi per caso, incontravo nelle poche riviste che scorro abitualmente. Le varie informazioni (le prove, se vogliamo) si sono andate così stratificando, modificando insensibilmente il mio modo di vedere la questione, fino al momento in cui mi sono accorto che quello che andavo raccontando alle mamme cominciava a provocare reazioni comunque vivaci: dal rifiuto (i colleghi) alla perplessità (le mamme), all’entusiasmo (le gestan-ti). Era tempo di riordinare la letteratura disponibile. La letteratura Lo strato più antico è un lavoro del 1934, pubblicato sul New England Journal of Medicine da Clara Davis, che studiò il comportamento alimentare di bambini lasciati liberi di mangiare ciò che volevano, esclusi i cibi "spazzatura", per diversi mesi, senza alcun condizionamento da parte degli adulti. Si dimostrava che i bambini crescevano quantitativamente e qualitativamente nei limiti della norma. Questo nonostante l’irregolarità nella quantità e qualità dei pasti, e la variabilità dei loro gusti da un giorno all’altro. L’Autrice concludeva per l’esistenza di un meccanismo efficace di autoregolazione che portava i bambini ad assumere, alla fine, la giusta quantità dei vari nutrienti. Questo lavoro era citato nella presentazione di un altro studio in cui, seguendo la stessa metodologia con 15 bambini da 26 a 62 mesi, si dimostrava che l’apporto calorico, pur molto differente da pasto a pasto, calcolato da giorno a giorno differiva al massimo del 10%.Quindi, per quanto riguarda la quantità, possiamo fidarci dei lattanti in fase di svezzamento così come ci fidiamo dei lattanti al seno materno. Tuttavia, i lattanti non sono in grado di procurarsi il cibo da un buffet come i bambini più grandi degli studi citati. Dovremo perciò aspettare che siano in grado di chiedercelo e poi accontentarli. Ed ecco che, pur non essendo in grado di parlare, a partire dai 5-6 mesi il bambino diventa capace di indicare il suo desiderio per il cibo aprendo la bocca e sporgendosi in avanti, così come di indicare disinteresse o sazietà tirandosi indietro e girando la testa. Inoltre, sempre tra i 6 e i 12 mesi, sviluppa la capacità di portarsi il cibo, di appropriate dimensioni (finger foods, cibo "da dita"), direttamente in bocca, mostrando così una crescente autonomia. In questa stessa fase di sviluppo (5-7 mesi di vita) i bambini diventano capaci di inghiottire cibo morbido in virtù della progressiva scomparsa della protrusione riflessa della lingua quando stimolata da qualcosa di solido, come ad esempio un cucchiaio; e anche la velocità con cui i bambini diventano capaci di "processare" efficacemente cibi solidi 
varia con la qualità delle loro abilità motorie: è cioè individuale.
Il dubbio riguardo all’appropriatezza della somministrazione di cibi "domestici" è teoricamente sciolto da tempo. Un riscontro concreto lo troviamo tuttavia in uno studio clinico controllato dove, confrontando cibi domestici e commerciali somministrati a partire sia da 3 che da 6 mesi di vita, si è dimostrato che a 12 mesi tra i due gruppi di bambini non vi era alcuna differenza nella crescita, né nella composizione corporea. Uno studio ancora più vecchio aveva già escluso una possibile correlazione fra i livelli pressori dei bambini nel corso dei primi otto anni di vita e apporto di sodio molto superiore alle razioni raccomandate per una durata di tempo pari a 5 mesi, nel periodo da 3 a 8 mesi di vita, quindi in pieno svezzamento. L’accettazione dei cibi caratteristici della famiglia è inoltre facilitata dal riconoscimento da parte del bambino, negli assaggi che gli vengono concessi, di sapori e aromi da lui conosciuti durante la gravidanza, invirtù della loro presenza nel liquido amniotico, e nuovamente apprezzati con il latte materno. Numerosi lavori hanno infatti dimostrato definitivamente che la dieta materna modifica il gusto del
latte, che arriva quindi al bambino sempre diverso ogni giorno, abituandolo alla varietà e alle nuove esperienze. In questi lavori sorprende il fatto che l’effetto positivo sull’accettazione del latte materno e dei nuovi cibi in fase di svezzamento sia stato trovato sia con sapori deboli come le carote, sia con sapori forti come l’aglio, spesso accusato di un effetto invece negativo.La possibilità, quindi, che il bambino possa "auto-svezzarsi", e per di più senza farsi del male, non ha i piedi d’argilla. In uno studio osservazionale su 50 bambini allattati al seno il 46% aveva autonomamente iniziato lo svezzamento. Un comportamento simile è stato descritto anche da Brazelton in concomitanza di una fase di sviluppo, tra 5 e 7 mesi, in cui i bambini mostravano un ridotto interesse per il seno.
La pratica
Come abbiamo visto, verso i 6 mesi il bambino arriva a sviluppare tutta una serie di competenze motorie e cognitive che, trovandosi più o meno si-stematicamente presente al pasto dei genitori, in posizione di solito seduta, gli permettono di mettere in atto comportamenti complessi che inequivocabilmente suggeriscono ai genitori il suo interesse per ciò che stanno facendo. Non possiamo ancora parlare di desiderio di assaggiare cibo diverso dal latte, perché ovviamente, fino a quel momento, per il bambino mangiare significa succhiare al seno o al biberon. Solo dopo essere stato accontentato, sperimenterà gli effetti di ciò che, mosso dall’istinto, è riuscito a sperimentare. Il bambino allattato al seno in questo senso sarà favorito dal fatto di essere in grado di riconoscere vecchie esperienze gustative, ma anche gli altri, prima o poi, realizzeranno di cosa si tratta. Il bambino così facendo si appropria della cultura gastronomica della sua famiglia e del suo popolo, e a quella tenderà a restare fedele per sempre; non vuole il cibo dei genitori perché è più buono, ma perché è il cibo dei genitori. Se si rispettano le sue prerogative di autoregolazione dell’appetito e non si incorre nell’errore di definire a norma di tabelle il suo fabbisogno alimentare, tutto andrà liscio. Il bambino, tenuto conto che non ha ancora i denti, farà tutto da solo, tranne che cucinarsi i pasti; ma questo la famiglia lo fa già indipendentemente dalla presenza del bambino.C’è solo un aspetto, di importanza fondamentale, che i genitori devono curare se già non lo fanno: imparare a mangiare correttamente. Ed è questol’unico vero ruolo impegnativo del pediatra (o anche del medico di famiglia) nello svezzamento. Una volta certi di questa competenza della famiglia, non serve altro. D’altra parte, a che pro impegnarsi allo spasimo nella costruzione di una dieta perfetta per il solo bambino, trascurando quella dei genitori? Prima o poi la mamma si stancherà di realizzare quotidianamente due menù distinti e di spendere cifre astronomiche, e il bambino dovrà passare al tipo di alimentazione dei genitori. Saranno le loro abitudini alimentari, buone o cattive che siano, che il bambino si porterà dietro per tutta la vita, e sappiamo quanto questo sia importante per la sua salute futura. Il graduale aumento degli assaggi durante tutti i pasti principali dei genitori porterà a una altrettanto graduale riduzione dell’assunzione di latte, e infine gli assaggi assumeranno la dignità di veri e propri pasti, ormai quantificabili in anticipo. Inoltre, in una situazione in cui è il bambino a chiedere e il genitore a concedere, non si verificherà mai una situazione di alimentazione forzata contro la volontà del bambino, né fallimentari sceneggiate multimediali né cibo lasciato sul piatto a simbolo della sconfitta dei genitori e del pediatra.
Conclusioni
Se si rispetta, per garantire l’ottimale sviluppo dell’apparato digerente e la massima protezione da rischi di allergie, la raccomandazione OMS e UNICEF di alimentare i bambini in maniera esclusiva al seno o al poppatoio fino a sei mesi, dopo questa età probabilmente ogni momento è buono per iniziare a soddisfare le loro richieste di assaggiare altri cibi, permettendogli di costruirsi una vera e propria autonomia nutrizionale. Il compito del pediatra sarà quindi quello di tranquillizzare i genitori, timorosi di derogare a norme dietetiche prive di fondamento ma ormai patrimonio popolare, uscendo da quel «gioco delle parti che lo costringe a dare sempre risposte precise anche quando le conoscenze scientifiche non sempre riescono a sorreggerli in questa loro responsabilità»..
Bibliografia
1. Piermarini L. Corsi di preparazione al parto e allattamen-to:
esperienza di un distretto sanitario. Quaderni ACP
2001;2:12.
2. Birch LL.Variabilità dell’assunzione di energia nei bambi-ni.N Engl J Med 1991;324:232.
3. AAP - Committee on nutrition. Supplemental foods for in-fants.
In: Pediatric Nutrition Handbook. LA Barness Ed.,
1993.
4. Queen PM, Wilson SE. Interest in self feeding between 6
and 12 months. In: Grand RJ (ed). Pediatric Nutrition, 1987.
5. Hammer LD. The development of eating behavior in chil-dren.
Ped Clin North Amer 1992;39(3):379.
6. Metha KC. Trial on timing of introduction to solids and
food type on infant growth. Pediatrics 1998;102:569.
7. Whitten CF, Stewart RA. The effects of dietary sodium in
infancy on blood pressure and related factors. Acta Paediatr
Scand Suppl 1980;279:1-17.
8. Marlier L, Schaal B, Soussignan R. Neonatal responsive-ness
to the odor of amniotic and lacteal fluids: a test of peri-natal
chemosensory continuity. Child Dev 1998;69:611-23.
9. Mennella JA. Maternal diet alters the sensory qualities of
human milk and the nursling’s behaviour. Pediatrics1991;88:737.
10. Mennella JA. Mother’s milk enhances the acceptance ofcereals during weaning. Pediatr Res 1997;41:88.
11. Mennella JA. Prenatal and postnatal flavor learning by
human infants. Pediatrics 2001;107:e88.
12. Clarke SK, Harmon RJ. Infant initiated weaning from
the breast in the first year. Early Hum Dev 1983;8:151-6.
13. Brazelton TB. Infants and mothers: differences in deve-lopment.
New York, 1969, Delacorte.
14. Mennella JA. The flavor world of infants: a cross cultu-ral
perspective. Nutr Today 1997;32:142.
15. Davanzo R, et al. Fattori socioculturali e alimentazione
infantile. The Practitioner (ed.it.) 1993;17.

Da: "Medico e bambino", n. 7, 2002

bibililium
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Re: svezzamento

Messaggio da bibililium » mar apr 29, 2008 11:40 am

GRAZIE!!! :D
mi sto stampando il tutto per leggerlo con calma e poi parlarne con mio marito (come gran parte delle donne faccio da "filtro" tra lui e il resto del mondo.. :roll: ). Tra l'altro il 15 maggio ho un incontro con la lega latte a cui spero di portare mia mamma così magari.. sai com'è.. se sente di persona ceti ragionamenti forse si tranquillizza e visto che quando a settembre tornerò a lavorare la cucciola passerà la mattina con lei ho bisogno (è vero, lo ammetto, ho bisogno) del suo appoggio in questo percorso.
Appena io e mio marito ne parliamo e, spero, sarà concorde con me, ti faccio sapere così magari approfitto spudoratamente della tua disponibilità e competenza e ti chiamo.
grazie di cuore
Barbara

rocciajubba
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Re: svezzamento

Messaggio da rocciajubba » gio mag 08, 2008 7:59 am

Ieri Ida puntava le patate lesse scondite che avevo sul tavolo della cucina. E' piccola (ha solo 5 mesi) e si beccherà latte di mamma in esclusiva ancora per un mese ma mi sono detta "Se è interessata...perchè no?". Così ne ho preso un pezzo grande come mezza unghia, l'ho spappellato fra le mie dita e gliel'ho avvicinato alla bocca. Lei lo ha tiato dentro con la sua linguetta da formichiere e mi ha fatto una facia stupitissima :shock: come per dire "Ma questa cosa non è liquida!" e poi se lo è mangiato. Ho provato una seconda volta ed ha preso pure quello.
Quindi direi che l'omogeneizzazione non è indispensabile (però notare che Ida ha già due denti e le stanno spuntando pure gli altri due sopra, quindi forse è più "pronta" di altri bimbi).

silviasco
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Re: svezzamento

Messaggio da silviasco » gio ott 23, 2008 1:31 pm

Salve a tutte/i,
Anche io sono interessata a fare un percorso di autosvezzamento per la mia piccola...
Irene è nata il 12 maggio, quindi va ancora a latte di mamma, però è già parecchio che è MOOOLLLTO interessata a quello che avviene a tavola. Io ho iniziato a farla giocare con il cucchiaio (vuoto!) tanto per coinvolgerla, e lei si mette di grande impegno per metterselo in bocca "per il verso giusto", e ci riesce!
Poi non ho resistito ai suoi sguardi vogliosi ed alle manine protese, ed ho iniziato a farle assaggiare i sapori, semplicemente toccando col dito e dandoglielo da leccare. Lì non ho fatto molto caso a cosa le davo, visto che si tratta di quantità infinitesimali (ha assaggiato perfino una puntina di gorgonzola!). Fa delle facce stranissime, però accetta tutto (e chiede ancora) purché venga dai nostri piatti!
Ho provato anche a darle uno spicchione di mela per giocare, le piace moltissimo, poi però un giorno (la mela era un po' molle) ne ha staccato un pezzo e le è andato di traverso, non è successo nulla, l'ho inclinata a testa in giù e l'ha sputato ma mi sono presa un bello spavento, per cui ho "sospeso" l'esperimento. Ho provato con uno spicchio di pera tenendola in braccio, se lo ciancica allegramente ma non ha molta intenzione di deglutire. Credo che per lei sia ancora presto e fa tutto questo per pura imitazione. Infatti ho provato a proporle la pera schiacciata, ma non la degna di uno sguardo. Un giorno allora ho deciso di mangiare io mela grattugiata tenendomela sulle ginocchia, ed allora sì che era interessata!
Per ora però la deglutizione è ancora incerta, ci vorrà ancora un po'. Quando ho tempo e pazienza continuo a proporle delle cosette per gioco, ma senza insistere.
Riproverò a cenare/pranzare con patate lesse, o polenta. Che dite, proporle del cibo può aiutarla a imparare a deglutire o è una acquisizione autonoma, che ad un certo punto arriva e basta?
Mi piacerebbe avere suggerimenti, confrontare le esperienze...
Ah dimenticavo, lei ancora dentini zero, ma ha un morsetto da murena... ;-) e morde con grande entusiasmo!

Silvia + Irene 12/05/08

jarboe
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Re: svezzamento

Messaggio da jarboe » gio mar 19, 2009 5:55 pm

La mia bimba ha 8 mesi e da due le offro della pappa (brodo di verdura, farina di riso o miglio e olio), più è liquida più le piace anche se l'ha sempre accettata volentieri. Mi piacerebbe provare a proporle del cibo da mangiare da sola, anzi già ho provato con la mela e la banana più volte e apprezzava moltissimo ma... sono due volte che le va di traverso qualcosa e vomita tutto (una volta con la mela, oggi con un pezzetto di verdura ma minuscolo). Mi sono piuttosto spaventata, a voi non capita? è normale?

silviasco
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Re: svezzamento

Messaggio da silviasco » gio mar 19, 2009 6:42 pm

Capita, capita... è normalissimo. Il vomito è il meccanismo naturale con cui un bambino libera il retro della bocca da qualcosa rimasto a metà che non avrebbe la capacità di far venir fuori altrimenti. Anche io mi spavento molto quando succede, ma razionalmente non è niente di così grave. Certo è meglio fare attenzione e non lasciare mai un bimbo da solo a mangiare niente.
Irene ormai è abbastanza brava, ma grazie ai suoi 5 dentini (anzi 6 ormai!) alle volte stacca bocconi troppo grossi (ad esempio dal pane). L'altro giorno preoccupata le ho detto di sputare se era troppo grosso, ma secondo me ho fatto peggio perché lei forse nel timore che glielo levassi di bocca ha dato qualche masticata ed ha provato a mandare giù... :? E più lo mandi giù e più ritorna su... :lol: (ora ci rido ma lì per lì...). In altre occasioni ho provato a lasciarla fare guardandola ma senza dire o fare nulla, ed ha masticato più a lungo, ed alla fine è andato tutto giù senza problemi.
Bisogna bilanciare un po' fra l'apprensione e la necessità di lasciarli fare!

Silvia

jarboe
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Re: svezzamento

Messaggio da jarboe » gio mar 19, 2009 7:01 pm

Non era sola, solo è successo tutto in fretta. Era capitato che sputasse i pezzi troppo grossi (denti solo due, ma tagliano!), però queste due vomitate in fila mi hanno spaventato. Non sono ossessionata dal cibo (pesa poi quasi 10 chili e ciuccia una marea di volte al giorno, non ce n'è proprio motivo! Infatti ho comprato "Il mio bambino non mi mangia" e tutti lo hanno trovato un po' ridicolo), ma mi piacerebbe incoraggiarla a una maggiore autonomia alimentare senza strangolarla. Che poi, meglio che vomiti, perchè nel panico non so mica se sarei capace di far manovre o altro.

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