MA VOI: RIUSCITE AD IMPORVI?..

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mamypuri
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MA VOI: RIUSCITE AD IMPORVI?..

Messaggio da mamypuri » gio apr 20, 2006 11:14 pm

Rispetto ai vostri bambini, intendo.
E il mio “riuscite”, non si riferisce a un fatto di forza. Ovvio che un adulto abbia più forza di un bambino.
Il mio metodo educativo finora è stato basato sulla spiegazione delle mie motivazioni, prima di pretendere qualcosa. Sulla mediazione dolce, “Dammi questo, e io ti do un’altra cosa”. Non ti va di mangiare sul seggiolone? Avrai i tuoi motivi, mangiamo giù, o su una sedia, o in braccio a me.
Andrea, so che condividi, perché più volte, hai scritto di apprezzare questo modo di porsi, senza dare troppa importanza ai limiti e alle regole sociali.
Ma c’è un fatto. Tu, Andrea, non hai figli.
Arriva un giorno che il tuo bambino, quello con cui hai instaurato un rapporto di complicità unico, quel fagottino che ancora non parla, ma a cui tu continui a spiegare tutto, a chiedere il suo parere, a rispettare ogni sua espressione, dicevo, arriva un giorno, che lui proprio non vuole saperne di fare una cosa, e tu sei costretto ad obbligarlo, contro la sua volontà.
Su questo forum ho letto di mamme che hanno rinunciato a uscire, perché i pupi non volevano assolutamente un cambio pannolino, non volevano vestirsi o non volevano entrare in macchina.
Ed io ammiro molto queste mamme.
Ammiro, per contro, anche mamme che hanno trovato il loro equilibrio di essere genitori, fondando i loro comportamenti su sacre regole che sono riuscite a far rispettare con coerenza e serenità.
E mi sento un verme, quando faccio piangere il mio bambino, perché l’ho legato nel seggiolino auto, perché sento di andare contro al nostro continuum. Sento che lo sto Estevilizzando, sento che sto ignorando il suo pianto. Ma sono costretta, perché è l’unico modo (sicuro) per tornare a casa, o per uscire a far la spesa. Se ascoltassi lui, girerebbe per la macchina mentre si va, così come fa quando è ferma. Oppure si attaccherebbe alla tetta mentre guido. Sono arrivata a trascorrere periodi di semi-reclusione, per evitare al minimo le uscite. Ma ora che ogni mattina c’è da andare al lavoro e al nido, e poi c’è da tornare a casa, almeno 2 viaggi sono inevitabili. Ed è inevitabile la tortura, cui sottopongo lui e me.
Chiedo a voi che mi leggete un parere, un aiuto, una parola di conforto o un consiglio, qualsiasi cosa, perché mi sento ogni giorno più mostro, e ci sto davvero male.
Grazie

michela

Antonella Sagone
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Messaggio da Antonella Sagone » gio apr 20, 2006 11:33 pm

molte ci sono passate. Per fortuna è una fase transitoria, ma ci sono queste situazioni in cui non si può che forzare - perché siamo noi adulti, in primo luogo, a venire forzati dalla società in cui viviamo, che ci costringe a rispettare certi orari, a fare la spesa, a spostarci in auto, a lavorare con certi ritmi ecc...
L'unica cosa che io ho sentito di poter fare, e che ho fatto, è stata di accettare i sentimenti di rabbia e disaccordo di mio figlio/a. Essere empatica.
Può sembrare ipocrita o paradossale, mentre afferri di peso tuo figlio che scalcia e piange perché non vuole tornare a casa o non vuole essere legato al seggiolino, dirgli: "sei arrabbiato, proprio non volevi fare questo, lo capisco". Eppure non è così. questo un po' allevia la rabbia del bambino, che almeno non si sente anche "sbagliato" perché vuole una cosa diversa dal suo genitore; e allevia un po' anche i sentimenti della mamma che (me lo ricordo anche io) si sente un po' un'arpia... ;-))

Insomma: noi facciamo le cose "giuste", siamo empatici, rispettosi, tolleranti, ma arriva il giorno che comunque i nostri figli vogliono una cosa diversa da quella che vogliamo noi e dobbiamo a volte scegliere ciò che riteniamo opportuno, anche in contrasto con il suo volere. Il punto è che la nostra aspettativa, quando scegliamo un approccio empatico, non deve essere che con questo approccio i nostri figli saranno sempre adattabili e in sintonia con noi: anzi, in un certo senso, stiamo rafforzardo il loro senso interno di giustezza e quindi saranno più sicuri di ciò che vogliono e più determinati nel chiederlo... Questo può essere un curccio per noi nell'immediato, ma trovo che siano qualità di cui il mondo futuro avrà un gran bisogno!
Antonella

Rita
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Messaggio da Rita » ven apr 21, 2006 2:03 pm

Questo topic mi tocca molto da vicino vista la situazione un po' caotica nella quale ci troviamo ultimamente, con un bimbo iper capriccioso.
Vi dico la verità, io sto cominciando a cambiare atteggiamento.
Continuo ad essere dolce e comprensiva con mio figlio ma quando, dopo tante coccole, tante rassicurazioni x fargli fare qualche cosa che lui non vuole con la dolcezza, dicevo, se dopo tanto amore, lui magari mi ricambia con un ceffone, beh...
Allora si che m'incavolo e volente o dolente lui fa ciò che dico io.
Lo so, probabilmente non è la maniera corretta di comportarsi, però non si può neanche tollerare sempre e cmq che i figli facciano il bello ed il cattivo tempo arrivando persino a mordere e tirare calci!
Mi dispiace, ma alcune cose io non le accetto più, non credo che ci sia bisogno di molte regole, ma credo che una guida sia indispensabile e secondo me, assecondando sempre i capricci di un bambino, rischiamo anche di fargli mancare questa guida.
Le belle parole sono belle quando si parla teoricamente, ma quando tu devi mettere un giubbotto a tuo figlio xchè ci sono 10 gradi sotto lo zero, lui non vuole e comincia ad urlare peggio che se lo stessi ammazzando, a picchiare pugni, testate, a darsi e, a darti, ceffoni, beh, credetemi, i buoni propositi vanno un po' a farsi friggere!
Non vi dico poi se queste scene capitano davanti ad altre persone!!
Tutti a guardarti come se fossi una mamma incompetente e tuo figlio fosse il più orribile delinquente del mondo!!!
Nel mio caso poi, gli sguardi sono ancora più truci xchè io ho quasi 31 anni, ma ne dimostro ben pochi e tutti lì a guardarti come se fossi la ragazzina idiota che è rimasta incinta x caso e non sa ciò che fa!
E' bruttissimo sentirsi scrutati e giudicati così, da pochi semplici attimi di quotidianità, però queste cose capitano continuamente ed alla lunga io mi sento in dovere di fare qualcosa.
Spesso, poi, qualsiasi cosa si faccia si verrà cmq giudicati male, ci sarà, come tra voi, quella che ti dice "brava, hai fatto bene a farti sentire!" e quella che ti dice "povero bambino, quante storie x 2 capricci!" ed in mezzo ci sei tu, sempre più esasperata e sempre più stanca di veder puntato il dito su di te, su tuo figlio e sul vostro modo di risolvere i problemi, qualsiasi sia il modo!
Scusate, mi sono persa un po', ho finito x fare le mie solite riflessioni!:-))
Cmq x rispondere al topic, nonostante tante belle parole che ho scritto, "no, non riesco ad impormi, ci provo, ma mio figlio è molto più forte di me nelle sue convinzioni!:-)
Però ci provo...
Un bacio a tutte, Rita

mamypuri
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Messaggio da mamypuri » ven apr 21, 2006 6:43 pm

Antonella Sagone ha scritto: Può sembrare ipocrita o paradossale, mentre afferri di peso tuo figlio che scalcia e piange perché non vuole tornare a casa o non vuole essere legato al seggiolino, dirgli: "sei arrabbiato, proprio non volevi fare questo, lo capisco". Eppure non è così.
In effetti di solito faccio il contrario. Cerco di capire le sue motivazioni, continuo a chiedergli perchè si stia comportando così, gli spiego x l'ennesima volta che è necessario stare nel seggiolino, sennò è pericoloso e ci si può fare la bua...
Proverò col metodo empatico..
Come dice Rita, ci si prova, ma son più forti loro!!

alea
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Messaggio da alea » sab apr 22, 2006 1:57 pm

Situazione analoga anche per noi, ma non condivido alcuni aspetti (forse solo terminologici?) che vengono messi in luce del problema.
Sulla questione degli "altri": non credo valga la pena prestare troppa attenzione alle opinioni altrui su come si stanno crescendo i propri figli. So che è difficile non sentire gli sguardi addosso, mentre i piccoli stanno piantando magari l'ennesima scenata del giorno di fronte ad altre persone, ma non si può vivere sentendosi osservati o giudicati: a parte la fatica, lo stress, l'inutilità dello sforzo, si perde troppo facilmente di vista ciò che è importante per sé e si finisce per assumere quasi incosapevolmente punti di vista, valori e ruolo degli "spettatori", presenti o latenti che siano. Posso dirlo con cognizione di causa, perché naturalmente situazioni simili sono capitate anche a noi, e mi sono accorta che le mie reazioni tendevano a tralignare solo perché magari c'era qualcuno presente! Mi è sembrato francamente assurdo. Quando Chicco è proprio arrabbiato, di solito lo prendo in braccio con fermezza, lo guardo negli occhi e gli dico chiaramente cosa vorrei che facesse/non facesse in quel momento, spiegandogli perché: di solito funziona, perché l'abbraccio mitiga la "durezza" dell'"imposizione".
E qui mi ricollego all'uso del termine "forza" (ma anche "imporsi" e simili): per quanto mi riguarda, mi sembra talmente ovvio che potrei facilmente impormi in qualsiasi momento (intendo con la forza) che il problema non si pone proprio in questi termini. Mi sembra che così facendo si rischi di impostare tutta la questione in termini di schermaglia, di vittoria o sconfitta, mentre l'ideale di tutti è ovviamente l'armonia. Perché pensare che "l'hanno sempre vinta loro"? Davvero non c'è modo di affrontare diversamente la cosa? Lo sto chiedendo a me per prima, visto che le battaglie quotidiane sono numerose anche da noi...
Quello che fatico davvero ad applicare, e sono consapevole che potrebbe costituire una grande risorsa, è l'approccio empatico quando sono esasperata: lo schema tipico è: spiego, rispiego, trispiego fino alla ennesima volta (es. "non stare in piedi sulla sedia"), poi perdo la pazienza, impongo ("ora scendi"), Chicco grida e io sono troppo esasperata per dargli ancora ascolto. Ma spero di migliorare...

ale
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Messaggio da ale » sab apr 22, 2006 8:44 pm

mi sento molto in accordo con le parole di alea.
anch'io fatico a esprimere la mia opinione sull'argomento perché mi sono sentita distante dalla terminologia usata.
espressioni come quelle che ha già citato alea si riferiscono ad una situazione in cui devono esserci per forza vincitori e vinti. io non sto male quando mia figlia vuole imporsi su di me perché mi sento vinta da lei, nè sento di averla avuta vinta io quando riesco a farle fare qualcosa che considero necessario in quel momento. io credo che quando arriviamo alle urla siamo in due a perdere e quando riusciamo a comunicare empaticamente a vincere sia il nostro rapporto d'amore.
il fatto di usare "belle parole" non significa che in certi momenti particolarmente tesi tutte noi non perdiamo la pazienza e che non ci capiti di imporre una scelta. questo è umano e fa parte, forse, di ogni tipo di relazione.
ma l'utilizzo di termini che presuppongono una vittoria e una sconfitta non fa altro che rafforzare in noi l'idea della lotta coi nostri figli.
sembra essere sottolineata la cattiva intenzione dei nostri bimbi di metterci i bastoni tra le ruote, di vederci in difficoltà, di dominarci, di vincerci.
io, ma sono sicura anche voi, non la vedo in questi termini.
credo che i nostri bimbi ci comunichino costantemente come stanno, a volte in modi che fatichiamo ad accettare ma stanno comunque cercando un canale di comunicazione con noi: se vivono la serenità comunicheranno in maniera serena, se vivono il disagio comunicheranno con urla o nervosismo o violenza.
non è che abbiamo tutte dei figli disagiati!
ma ci sono, in tutte le famiglie, periodi più sereni e altri più tesi.
che poi la tensione sia contagiosa è fuor di dubbio.
ale

andrea grasselli
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Re: MA VOI: RIUSCITE AD IMPORVI?..

Messaggio da andrea grasselli » sab apr 22, 2006 9:54 pm

mamypuri ha scritto:Il mio metodo educativo finora è stato basato sulla spiegazione delle mie motivazioni, prima di pretendere qualcosa. Sulla mediazione dolce, “Dammi questo, e io ti do un’altra cosa”. Non ti va di mangiare sul seggiolone? Avrai i tuoi motivi, mangiamo giù, o su una sedia, o in braccio a me.
Andrea, so che condividi, perché più volte, hai scritto di apprezzare questo modo di porsi, senza dare troppa importanza ai limiti e alle regole sociali.
forse non interpreto bene le tue parole. comunque, da quello che capisco:
io condivido l'ascolto empatico, ma non condivido assolutamente il sistema dei premi. se c'è una cosa che mi ha sempre fatto infuriare è il sentire frasi tipo: "sei fai il bravo ti faccio un regalo". il bambino integra un sistema basato sulla meritocrazia al posto di costruire sull'ascolto dei bisogni reciproci e sull'etica. è un sistema che non tiene conto né delle esigenze del bimbo né di quelle dei genitori.
mamypuri ha scritto:Ma c’è un fatto. Tu, Andrea, non hai figli.
se la metti così, c'è il rischio di esclusione da parte mia dalla discussione.
mamypuri ha scritto:Arriva un giorno che il tuo bambino, quello con cui hai instaurato un rapporto di complicità unico, quel fagottino che ancora non parla, ma a cui tu continui a spiegare tutto, a chiedere il suo parere, a rispettare ogni sua espressione, dicevo, arriva un giorno, che lui proprio non vuole saperne di fare una cosa, e tu sei costretto ad obbligarlo, contro la sua volontà.
capisco, non è facile, ma a volte può avere le sue ragioni per non voler fare una certa cosa. penso che i punti di riferimento di un bimbo siano ben più aperti dei nostri; noi siamo andati a scuola, siamo diventati soldati, ci siamo inquadrati in un sistema nel quale il punto di riferimento ultimo, il dio supremo, è il denaro; abbiamo quindi subìto tanti lavaggi del cervello. tutta la mia vita è incentrata ora sul tentare di liberarmi dai tanti lavaggi del cervello e di ritrovare per quanto possibile la mia bambinità.
ma torniamo al bimbo: non avendo ancora subìto i lavaggi del cervello, il suo modo di vedere il mondo è diverso. entrare in empatia con il bimbo, che ci aiuta a ritrovare un po' della nostra bambinità, può farci avvicinare un pochino al suo sentire.

ora divago un pochino per farmi capire meglio. sono sempre più un disadattato di questa società e mi va benissimo così. però a volte mi omologo anch'io. allora mi capita di alzarmi alle 5.30, prendere il treno alle 6.01 per berna e arrivare a berna alle 6.56. scendo dal treno ed è una fiumana di persone che si muove nella stazione. ogni volta che mi ritrovo dentro questa fiumana (che cerco però di evitare il più possibile) mi dico: siamo pazzi, siamo tutti completamente pazzi. specialmente d'inverno, quando fa freddo: ma chi ce lo fa fare ad alzarci alle 5.30, quando avremmo voglia di dormire almeno due o tre ore in più, uscire di casa con un freddo pungente, prendere il treno, ritrovarci in una fiumana di gente, andare al lavoro, tutti come bravi soldatini ubbidienti?
ecco, il bimbo, che non ha ancora subìto tutti i lavaggi del cervello, queste cose proprio non le concepisce.
più vado avanti e più cerco di rinunciare a benesseri materiali. questo mi permette di lavorare a tempo parziale, così mi ritrovo meno sovente nella fiumana alle 6.56 nella stazione di berna.

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Messaggio da andrea grasselli » sab apr 22, 2006 10:24 pm

Rita ha scritto:Le belle parole sono belle quando si parla teoricamente, ma quando tu devi mettere un giubbotto a tuo figlio xchè ci sono 10 gradi sotto lo zero, lui non vuole e comincia ad urlare peggio che se lo stessi ammazzando, a picchiare pugni, testate, a darsi e, a darti, ceffoni, beh, credetemi, i buoni propositi vanno un po' a farsi friggere!
sei una mamma premurosa e questo è un bene in sé. immagino che nelle tue attenzioni di mamma non hai mai fatto uscire nicolas di casa nudo con 10 gradi sotto lo zero.
chi lo sa, forse ha bisogno di fare l'esperienza sulla sua pelle per capire che se non si è abbastanza coperti si sente freddo. non ti sto dicendo di farlo uscire nudo con 10 sotto zero, ma un piccolo assaggio di freddo potrebbe fargli sentire quale effetto ha su di lui la mancanza di vestiti adatti. (si potrebbe aprire un lungo discorso su quali siano i vestiti adatti, ma non è questo il momento.)

poi un'altra cosa: magari nicolas non ha proprio voglia di uscire di casa in quel momento, con 10 gradi sotto lo zero, magari è ancora buio. non ti sto dicendo che allora dovresti rinunciare automaticamente ad uscire. secondo me è però fondamentale accogliere il bisogno del bimbo: accettare, entrare in empatia sul fatto che il bimbo non voglia uscire. secondo me, questi comportamenti difficili da gestire derivano più dal fatto di non essere considerati nel proprio bisogno che dall'uscire in sé. se il bimbo sente che il suo punto di vista è considerato, ci sono più possibilità che si calmi e che accetti con meno ritrosia di indossare il giubbotto e di uscire.
chi lo sa, magari può bastare una tua frase tipo: "sai, detto tra noi, neanche io ho voglia di uscire, ma per questo motivo eccetera eccetera penso che sia meglio che usciamo lo stesso". ovviamente ciò che esprimi deve corrispondere a ciò che senti dentro, altrimenti il bimbo si sentirà ancora più preso in giro.

riassumendo, penso che il bambino vuole sentire di essere considerato. se il suo bisogno di considerazione è accolto, penso sarà meglio disposto anche lui a considerare il bisogno dell'adulto. da lì si può mediare una soluzione che accontenti entrambi, oppure si può entrare in un sistema dove a volte si dà seguito al bisogno di uno, a volte dell'altro.

andrea

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Messaggio da andrea grasselli » sab apr 22, 2006 10:35 pm

ale ha scritto:mi sento molto in accordo con le parole di alea.
anch'io fatico a esprimere la mia opinione sull'argomento perché mi sono sentita distante dalla terminologia usata.
espressioni come quelle che ha già citato alea si riferiscono ad una situazione in cui devono esserci per forza vincitori e vinti.
concordo pienamente con alea e con ale: non ci sono né vincitori né vinti.
ale ha scritto:io credo che quando arriviamo alle urla siamo in due a perdere e quando riusciamo a comunicare empaticamente a vincere sia il nostro rapporto d'amore.
che belle parole, ma soprattutto: che bel sentire dentro queste parole!
ale ha scritto:ma l'utilizzo di termini che presuppongono una vittoria e una sconfitta non fa altro che rafforzare in noi l'idea della lotta coi nostri figli.
sembra essere sottolineata la cattiva intenzione dei nostri bimbi di metterci i bastoni tra le ruote, di vederci in difficoltà, di dominarci, di vincerci.
io, ma sono sicura anche voi, non la vedo in questi termini.
credo che i nostri bimbi ci comunichino costantemente come stanno, a volte in modi che fatichiamo ad accettare ma stanno comunque cercando un canale di comunicazione con noi: se vivono la serenità comunicheranno in maniera serena, se vivono il disagio comunicheranno con urla o nervosismo o violenza.
sono molto d'accordo con te. non penso che i figli vogliano dominare i genitori.
i bimbi comunicano in modo sicuramente molto più diretto che la maggior parte degli adulti.

andrea

Rita
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Messaggio da Rita » dom apr 23, 2006 12:50 pm

Ciao ragazzi!
Oramai mi conoscete da alcuni anni e credo che sappiate che tipo di mamma io sia...
Quando arrivo ad usare una terminologia esagerata è perchè sono davvero esasperata da una situazione che sembra tutto fuorchè normale...
Non lo so, probabilmente ci sono dei problemi di base che ancora non ho colto, sarà sicuramente così, ma mio figlio è diventato davvero ingestibile ed io sono davvero molto stanca, triste, preoccupata.
Come ho precisato all'inizio della mia precedente riposta, io con mio figlio, tento sempre un approccio empatico, forse anche troppo empatico.
Lo so, lo so, non ci sono nè vincitori nè vinti, siamo entrambi sconfitti se le cose non riescono a scivolare nelle giusta direzione, nella giusta maniera.
Ma rimane il fatto che le imposizioni, purtroppo, alcune volte sono necessarie, quando tu le provi tutte, ma davvero tutte affinchè il tuo bimbo possa capire e tutta la tua dolcezza non viene recepita, allora in me scappa un meccanismo strano, sicuramente sbagliato, dato sall'esasperazione, un meccanismo che mi porta a pensare "ok, se con le buone non la capisci, allora usiamo le cattive, forse la prossima volta capirai che una medaglia ha 2 facce e non solo una."
E' un po' il discorso dell'uscire o meno senza giubbotto. Così come può essere corretto fare assaggiare a mio figlio un po' di freddo affinchè comprenda che sarebbe meglio mettersi il giubbotto, così mio figlio potrebbe anche assaggiare una mamma, come la maggior parte ce n'è, che s'impone e quindi capire che non è ciò che fa x lui, e magari, chissà, la prossima volta essere più disponibile quando uso le maniere dolci.
Anche io, in realtà, parlo, ma senza sapere quale sia la strada giusta, anche xchè se lo sapessi, ora non sarei qui, con questi problemi.
L' unica cosa che so è che con noi l'empatia sta funzionando davvero pochino se non x niente, quindi mi vedo costretta a provare altre strade.
X quanto invece riguarda l'opinione che gli altri hanno di noi...
Anche io vorrei non far caso a ciò che pensa la gente, ma, alcune volte, forse sarebbe meglio farci caso, se non altro x proteggere noi ed il nostro bambino...
Mi spiego meglio...
La maggior parte delle persone ha un suo criterio su come dovrebbe essere un bimbo sano.
Se questa "gentaglia" vede mio figlio dare testate contro il muro, tirarsi schiaffoni, graffiarsi la faccia e fare altrettanto con me, queste persone, dicevo, cominciano a farsi un'idea su mio figlio, ossia che il mio sia un bambino disturbato, un bambino con dei "problemi."
Dico questo non parlando in via teorica, lo dico xchè ho già sentito fare strani ragionamenti sul mio bambino...
Io abito in un piccolo paese e, se permettete, mi da parecchio fastidio che mio figlio si faccia questa fama, anche xchè basta niente a rovinare così la sua vita.
Ora è piccolo, ma crescerà, sarà un ragazzo e poi un uomo...
A me, da madre, non va bene che mio figlio possa essere additato a questa maniera, quindi cerco di difenderlo da sè stesso x difenderlo dagli altri.
Guardate che ferisce più la lingua che la spada ed alcune volte la ferita non è solo morale...
Scusatemi se ultimamente parlo così, se potete, cercate di capirmi non è un bel periodo questo x noi...
Vi abbraccio tutti, Rita.

alea
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Messaggio da alea » dom apr 23, 2006 2:44 pm

Rita ha scritto:Ciao ragazzi!
Oramai mi conoscete da alcuni anni e credo che sappiate che tipo di mamma io sia...
Quando arrivo ad usare una terminologia esagerata è perchè sono davvero esasperata da una situazione che sembra tutto fuorchè normale...

Carissima Rita, sei sempre tanto dolce che nessuno, credo, potrebbe dubitare della tua sensibilità di mamma. Quello che intendevo dire è solo che trovo fuorviante usare quei termini perché inducono a pensare in modo deviante: in altre parole, le scorciatoie linguistiche rivelano spesso un fondo celato, se non dei nostri pensieri, delle nostre rappresentazioni o del nostro sentire. Ti faccio un esempio: quando intitolai un topic "la via di mezzo tra regole e anarchia", pensando di usare semplicemente una forma sintetica, diverse persone mi fecero notare che "regola" è un termine troppo categorico (non sto a ripetere i dettagli). Riflettendoci, mi accorsi che in effetti mi ero espressa così "anche" perché in me c'è un fondo di rigidezza che pretenderebbe di avere tutto sotto controllo... Per cui le obiezioni erano non solo sensate, ma produttive, perché mi hanno aiutato a fare chiarezza (ma ci ho messo molto tempo, eh!)

Non lo so, probabilmente ci sono dei problemi di base che ancora non ho colto, sarà sicuramente così, ma mio figlio è diventato davvero ingestibile ed io sono davvero molto stanca, triste, preoccupata.

Come tu sai, a questo proposito ti capisco benissimo, essendo le nostre situazioni spesso parallele o almeno simili, per i tratti che accomunano i nostri bimbi. Ecco, quando riesco a riemergere e a guardarmi con maggior consapevolezza, mi accorgo che parte delle difficoltà sono proprio legate alla stanchezza e alla tristezza. Certo, si finisce facilmente nel circolo vizioso: si è stanche, i bimbi aumentano le richieste (sono convinta che il loro essere intrattabili, in parte, sia anche questo), la stanchezza cresce e così via.... Prima di arrivare al limite, io spezzo il circolo uscendo a fare una passeggiata: al diavolo la casa, la cena e l'ordine. Penso sia opinione comune che all'aperto i bimbi si trasformino radicalmente (e giustamente!).


E' un po' il discorso dell'uscire o meno senza giubbotto. Così come può essere corretto fare assaggiare a mio figlio un po' di freddo affinchè comprenda che sarebbe meglio mettersi il giubbotto, così mio figlio potrebbe anche assaggiare una mamma, come la maggior parte ce n'è, che s'impone e quindi capire che non è ciò che fa x lui, e magari, chissà, la prossima volta essere più disponibile quando uso le maniere dolci.

Non so se questa possa essere la via. Certo, comunque, per quanto mi riguarda è necessario e inevitabile che mio figlio "assaggi" anche una mamma nervosa e irritata, perché purtroppo, fino a quando non riuscirò a crescere, questo sarà il mio modo di essere... Però credo sia importante accogliere nel profondo l'idea di essere madri normalmente affettuose (non è questa l'espressione esatta, ma spero di essermi spiegata lo stesso), cioè persone disponibili all'ascolto, all'empatia, al sostegno, al contenimento e al lasciar andare, ma con inevitabili momenti di cedimento, di stanchezza, di sconforto.


X quanto invece riguarda l'opinione che gli altri hanno di noi...
Anche io vorrei non far caso a ciò che pensa la gente, ma, alcune volte, forse sarebbe meglio farci caso, se non altro x proteggere noi ed il nostro bambino...
Mi spiego meglio...
La maggior parte delle persone ha un suo criterio su come dovrebbe essere un bimbo sano.
Qui invece non sono proprio d'accordo. Ma davvero vorresti conformare la tua vita, per proteggervi, ai criteri altrui? La pongo in questi termini perché sono sicura che la risposta sia negativa. Anche io vivo in un paese piccolo (per inciso, sono stata sottoposta ad ogni sorta di giudizio per quasi tutte le mie scelte, viste decisamente male - eppure ti assicuro che sono una persona "quasi" normale!), anche io mi preoccupo dell'integrazione di mio figlio, ma non sarei mai disposta a recedere rispetto a decisioni o valori che ritengo importanti.
Credo piuttosto che il problema, ora, per te sia un altro: la difficoltà in cui ti trovi ti induce a chiederti se per caso tu non abbia sbagliato tutto. Ma qui è troppo facile, con un minimo di serenità, vedere che i bimbi bravi, ubbidienti e "rispettosi" sono spesso quelli che sono stati abituati ad esserlo a suon di scapaccioni. Sono convinta che i risultati si vedranno e più che sicura che un approccio empatico come quello che sei riuscita ad instaurare finora sia giusto (per me, il migliore).
Un abbraccio forte, ti sono vicina in questo momento di difficoltà (comune!)
Alessandra

alea
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Messaggio da alea » dom apr 23, 2006 2:44 pm

Scusate, ho scritto con Chicco in braccio e ho fatto un po' di confusione... l'intervento non è molto leggibile e non ho il tempo di modificarlo.
Chiedo ancora scusa
Alessandra

anan
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Messaggio da anan » dom apr 23, 2006 10:21 pm

accipicchia che topic!
spero di riuscire a partecipare. ora però mi tocca andare a nanna!

vabbè dico solo una piccola cosa...

sono d'accordo sul fatto che "imporre" sia un brutto termine.
però a volte devo impormi su alessandro.
per esempio, dalla storia dell'asilo ale non vuole uscire. neanche il sabato con tutta la famiglia. ogni volta sono storie e corse per la casa urlano che lui non esce. sembra una scheggia impazzita.
in questi mesi le ho provate un po' tutte. però, quella che funziona è la posizione ferma.
con tono fermo gli dico: ale, capisco che non hai voglia di uscire. però, oggi usciamo lo stesso! anche le piante hanno bisogno di aria e di luce.

a questo punto ale si placa, capitola e inizia a pensare a cosa vuole portare con se durante la passeggiata.
è come se avesse bisogno di una fermezza in cui rifugiarsi.
una volta usciti è felice e sereno e non vuole tornare più.


ora però vado che fra poco lorenzo batte titta
anan

Rita
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Messaggio da Rita » lun apr 24, 2006 7:51 am

Alea, non preoccuparti, ho capito le tue parole e la risposta è no, non voglio assolutamente modificare nè la mia vita, nè i miei atteggiamenti nei confronti di mio figlio a casusa di altri, non voglio fare questo, vorrei solo trovare il giusto approccio con mio figlio xchè a questo punto, se lui si comporta così "capricciosamente", molto probabilmente, l'approccio adottato finora non è corretto, da qualche parte è sbagliato.
Ecco, credo che sia così e credo anche di non essere riuscita a spiegarmi.
Però, quando ti dico che le persone possono davvero fare male con i loro giudizi, ti dico una grande verità.
A me, dopo una scenata del bimbo, mi hanno consigliato di farlo "vedere" xchè sicuramente ha qualcosa che non va e quando lo guardano ora, mi accorgo che lo scrutano in maniera quasi indagatoria, scrutano me e lui.
Ora, io potrei anche fregarmenene, ma credo sia mio dovere di madre non farlo.
Mio figlio è il bambino più normale del mondo, fin troppo normale e non posso accettare che faccia scenate tali da farlo sembrare un pazzo!!!
Non so ancora come, xchè non ho trovato il sistema, purtroppo, ma è mia intenzione farlo calmare un po', almeno in pubblico...
Non intendo conformare la nostra vita, intendo far capire a mio figlio che viviamo in società e bella o brutta che sia, bisogna essere in grado di stare al mondo e starci nella maniera migliore, più corretta nel rispetto nostro e degli altri.
Ora è piccolo, ma spero che lui possa piano piano recepire questo messaggio e farlo suo.
Questo non significa cambiare il proprio carattere o omologarsi alla massa, significa però, apprendere le banali regole di buona educazione, utili se si vuole convivere con il resto del mondo.Lo ripeto, è piccolo, ma passo dopo passo, questo è ciò che vorrei che capisse. Sarà una cosa , secondo me, positiva più x lui che x gli altri.
Io la vedo così, forse sbaglio, ma questo è il mio approccio alla vita e mi piacerebbe che mio figlio condividesse questa cosa, se potrò, tenterò di avvicinarlo a questa mia idea.

Invece il topic breve, ma significativo di Anan, mi trova d'accordo su tutta la linea...
Nicolas è come ale, sembra non voglia assolutamente fare una cosa ma se lo si forza (ovviamente non con la violenza anche se potrebbe sembrare una contraddizione in termini!) allora fa proprio quella cosa ed adora farla!!!
Secondo me, in alcuni casi, i nostri figli vogliono un punto fermo e comincio a credere che sia questo il sistema x comunicare questa mancanza.
Punto fermo non significa obbligare, o picchiare, o urlare, secondo me, significa "guidare" con fermezza ma serenamente.
Ovviamente ancora non sono in grado di farlo, almeno, non sempre, ma ho notato che quando lo faccio, i risualtati non tardano ad arrivare.
Alcune volte ho paura che mio figlio si senta trascinato dagli eventi in maniera caotica, trascinato dalle sue stesse emozioni contrastanti, suo malgrado, ma lui è un bambino ed è anche giusto che gli capitino queste cose, nel caso di una madre, forse, il bambino dovrebbe percepire che questa ha più punti fermi rispetto a lui e non, molto spesso, meno!
Scusate, tanto x cambiare credo di essere stato un po' confusionaria, spero che mi abbiate cmq compresa.
E lo ribadisco ancora una volta, xchè forse in questo caso non si è capito:
le mie non sono certezze, sono supposizioni che vorrei condividere con voi x vagliarle meglio, sentire cosa ne pensate, rifletterci ancora, e magari, accantonarle x sempre!:-)
Spero di non essere sembrata saccente, xchè davvero, sto navigando in un mare di dubbi!!!!
Un bacione a tutte, Rita

mamypuri
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Re: MA VOI: RIUSCITE AD IMPORVI?..

Messaggio da mamypuri » lun apr 24, 2006 10:28 am

andrea grasselli ha scritto:forse non interpreto bene le tue parole. comunque, da quello che capisco:
io condivido l'ascolto empatico, ma non condivido assolutamente il sistema dei premi.
Andrea, non è una questione di premi. Non voglio assolutamente escluderti dalla discussione, anche perchè il tuo contributo è sempre importantissimo e obiettivo. Però, vedi, non avendo un bimbo non sai che, se ha in mano le chiavi di casa, e tu devi entrare, molte mamme strapperebbero le chiavi di mano al bimbo, altre gli prometterebbero una caramella (ecco il premio), io invece gli do in cambio le chiavi della macchina, se mi da quelle di casa che ci servono per entrare. Mi guarda come se fossi pazza e me le da, entriamo in casa, ma appena la porta si è aperta, chiede di riavere ciò che è suo, ovvero le chiavi di casa!

Rita, capisco benissimo le tue paure di essere additata come strana, la gente di paese ha anche una mente da paese, e ti guarda strano qualsiasi cosa tu faccia!
Sappi, comunque, che queste persone troveranno sempre qualcosa da dire, per qualunque cosa! Quindi, anche secondo me, non vale la pena modificare i propri atteggiamenti! Anche perchè, quando la vicina pettegola andrà in giro a dire, faccio un esempio: "Ma hai visto Rita??? Tiene sempre in braccio Nicolas!", prima o poi troverà qualcuno che le risponda: "E allora, che c'è di male? Stare in braccio fa molto bene ai bambini!!!".

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