L'odio dei carnivori - Su "D" di Repubblica

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Marina Berati
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L'odio dei carnivori - Su "D" di Repubblica

Messaggio da Marina Berati » dom feb 19, 2006 11:38 pm

Su "D, La Repubblica delle Donne", rivista allegata a La Repubblica del 18 febbraio 2006 c'e' un simpatico articolo intitolato "Lettera a un vegetariano" di una certa Carla Pagani, che nella vita non ha saputo fare di meglio che scrivere il "Manuale del Carnivoro", chissa' quali torti ha subito da un qualche "vegetariano malvagio" nella sua infanzia, spiegherebbero il suo odio. Infatti e' molto strano che lei si senta cosi' minacciata dai vegetariani, in un mondo cosi' tanto carnivoro come quello di oggi... mah!

Qui di seguito il testo dell'articolo che si puo' liberamente scaricare dal sito http://www.dweb.it

Ora, rispondere a questa signora non serve, ovviamente, dal suo articolo e' chiaro come non abbia capito niente dei vegetariani e non voglia capirlo, pero' purtroppo ci tocca scrivere alla redazione, non ce ne possiamo esimere!
Prego tutti di scrivere messaggi abbastanza brevi, focalizzati su un aspetto specifico, perche' se ci si mette a rispondere a ogni singolo punto si scrive una cosa infinita, e non verra' mai pubblicata.
Prego anche di non scrivere insulti, perche' non servirebbero a niente, casomai, se non vi sembra meriti altro, scrivete qualcosa di breve e sarcastico.

Potete mandare le vostre lettere
[email protected]

Grazie a tutti per la partecipazione.

Marina

----------------------------------

Da "D" del 18-2-2006

Lettera a un vegetariano

PROVOCAZIONI
Una carnivora
mette in discussione
i principi
dell'alimentazione
"verde". E instilla
un dubbio: che
dietro la crociata
contro il cibo
di origine animale
ci sia più ideologia
che scienza
di Carla Pagani*


Qualche anno fa sentii dire che
la carne faceva male alla salu-
te. Nel frattempo, molte perso-
ne che conoscevo si stavano
convertendo al vegetarismo, e
diventava sempre più frequente incontra-
re qualcuno che - in nome della salute, in
nome della pace nel mondo, in nome del-
la lotta alle multinazionali, in nome della
battaglia contro l'allevamento degli animali
in batteria - decideva di punto in bianco di
alimentarsi solo con legumi, frutta e ver-
dura e qualche volta, per fortuna, anche
con uova, latte e formaggio. Allora mi sono
chiesta se le voci che circolavano, portan-
dosi dietro una forza persuasiva rilevante,
fossero fondate per davvero o, piuttosto,
fossero il risultato della moda del momen-
to, il frutto di una tendenza alimentare co-
me tante. Ho cominciato a documentarmi
per sapere se quello che si diceva fosse
vero, e ho scoperto che il principio di base
dei vegetariani poteva a tutti gli effetti dirsi
sbagliato. E i motivi per cui ero arrivata a
questa conclusione erano molti.

E' per questo che ho deciso di ri-
volgermi direttamente a voi, ca-
ri vegetariani. Come prima co-
sa, tengo a chiarire che l'ali-
mentazione vegetariana non si
può ritenere praticabile. E non può in nes-
sun modo sostituire l'alimentazione a base
di carne. Il mondo vegetale ha una scar-
sissima variabilità di sostanze proteiche, e
non può assolutamente garantire un ade-
guato apporto nutritivo. Se volete nutrirvi
di soli vegetali - e questa è la scelta prati-
cata dai vegan, che abdicano anche a uo-
va, latte e formaggio e a tutti gli alimenti di
origine animale - è necessario studiare e
selezionare accuratamente combinazioni
alimentari adeguate. Se le proteine che
assumete attraverso i derivati della soia -
come fa la maggioranza di voi - supera il
20 per cento del fabbisogno proteico tota-
le, rischiate di introdurre nell'organismo
sostanze che possono inibire l'assorbi-
mento di alcuni minerali, come lo zinco. E
poi le diete basate su vegetali, con un ab-
bondante consumo di frutta e verdura,
non forniscono abbastanza vitamina B12.
Livelli bassi di questa sostanza possono
causare anemia e danni al sistema nervo-
so, problemi di cuore e complicazioni in
gravidanza. Ed è proprio tra voi vegetariani
che si manifesta più spesso una forte ca-
renza di questa vitamina.
I vegan sono quelli che corrono i rischi
maggiori, insieme a fruttaristi e crudisti.
Stephen Walsh, collaboratore di fiducia
della Uk Vegan Society e di altri membri
dell'International Vegetarian Union Scien-
ce Group (Ivu-Sci), raccomanda di assu-
mere una volta al giorno un integratore
che fornisca almeno dieci microgrammi di
vitamina B12. Walsh, inoltre, mette in
guardia tutti quelli che pensano che la
dieta vegan sia già di per sé equilibrata,
sottolineando molto chiaramente i pericoli
che possono scaturirne: in oltre sessan-
t'anni di sperimentazione vegan, solo i cibi
fortificati con B12 e supplementi di B12
hanno dimostrato di poter garantire condi-
zioni di salute ottimali. Di fatto, eliminate
dalla vostra alimentazione molte più so-
stanze di quelle di cui l'organismo riesce
effettivamente a fare a meno. E per sup-
plire alla carenza di carne, molti di voi, so-
prattutto i vegan e gli altri vegetariani più
radicali, fanno frequentemente ricorso a
cibi fortificati e integratori alimentari. Que-
sti spesso vengono prodotti da multinazio-
nali farmaceutiche e testati sugli animali.
E non credo che questa pratica si possa
dire propriamente in linea con la politica
del rispetto della specie animale di cui vi
fate portavoci...
Eppure molti di voi continuano a ritenere
che tutte le sostanze contenute nella car-
ne possono provocare malattie e disturbi
all'apparato digerente, a quello cardiova-
scolare e così via. Al contrario, sempre se-
condo il vostro giudizio, un'alimentazione
ricca di frutta e verdura sarebbe
correlata a un'incidenza decisa-
mente ridotta di diverse malat-
tie, molto diffuse nei Paesi
avanzati. Non è un caso - dite -
che proprio la crescita del con-
sumo di carne, soprattutto ros-
sa, abbia contribuito a far au-
mentare la diffusione di arterio-
sclerosi, ipertensione, cancro
dell'intestino e così via. "Questo
perché", come si legge sul sito
di Vitasenzacarne, una delle as-
sociazioni che vi rappresentano,
"la carne che l'uomo ingerisce
altro non è che un pezzo di ca-
davere in putrefazione, un ca-
davere che porta con sé rifiuti
tossici e altre impurità altamen-
te pericolosi". Tralasciando il to-
no macabro di quest'afferma-
zione, che indubbiamente può
far breccia nel cuore dei carnivori sulla
strada della conversione, la verità è che
anche nei vegetali, come in molti altri
alimenti, sono contenuti numerosi fattori
che potrebbero rivelarsi antinutrizionali
(come l'acido ossalico, sostanze gozzi-
gene, fattori antitripsici, fenoli, pectine
e, soprattutto, aminoacidi non conven-
zionali o tossici). E molti di questi fattori
possono indebolire le resistenze antin-
fettive dell'organismo.
E' vero: troppa carne fa male,
come fa male il consumo ec-
cessivo di qualunque alimen-
to (vegetali compresi). Ma un
consumo moderato garanti-
sce l'assorbimento di sostanze nutritive
indispensabili che, se assunte nella giu-
sta dose, svolgono un ruolo fondamen-
tale nel mantenimento dell'equilibrio
psico-fisico. Tra queste, le proteine ani-
mali cosiddette "nobili", formate in buo-
na parte da aminoacidi essenziali, che
devono essere necessariamente assunti
attraverso il cibo; l'acido linoleico coniu-
gato, che protegge dai tumori, riduce il
rischio di problemi di cuore, rafforza il
sistema immunitario, frena l'avanza-
mento dell'arteriosclerosi, contribuisce
alla riduzione del grasso corporeo e aiu-
ta a prevenire il diabete; i minerali, pre-
senti in forma biodisponibile, cioè pron-
ta per essere utilizzata dall'organismo; la
carnitina che, tra le tante cose, favorisce
l'incremento della forza muscolare; la
carnosina, che protegge dai danni da
radicali liberi ed è totalmente assente
nelle piante; e, per finire, le vitamine,
specie quelle del gruppo B, che svolgo-
no un'importante funzione costruttiva.
Non vi basta? In effetti,
nonostante i dati, tutti
sembrano schierati
dalla vostra parte. E i
cosiddetti vip contri-
buiscono in misura decisiva a da-
re risonanza alla propaganda ve-
getarista, sostenendo mode ali-
mentari che possono produrre - e
di fatto, spesso, producono - ef-
fetti disastrosi soprattutto sui più
giovani, attratti da condotte diete-
tiche ferree e, soprattutto, molto
trendy.
Leggendo i manuali di conversio-
ne al mondo vegetale, scritti con
l'intento di fare proseliti e indicare
la retta via - e devo dire che la vo-
stra produzione di scritti è molto
prolifica, soprattutto sul web - mi
sono accorta che c'era qualcosa
in più, che andava oltre il discor-
so sulla salute e sull'alimentazione. Si
parlava di armonia cosmica, di pace in-
teriore, di eliminazione dell'aggressività
e di tanti altri buoni propositi. Una delle
più forti argomentazioni che general-
mente utilizzate a sostegno delle vostre
idee è quella secondo cui le proteine
animali rendono l'uomo aggressivo, vio-
lento, cattivo e profondamente insensi-
bile (la riduzione di triptofano determi-
nerebbe uno stato di aggressività, ansia
e propensione alla lotta). Molti di voi
presuppongono addirittura una correla-
zione diretta tra l'aumento del tasso di
violenza nella società contemporanea e
l'alimentazione a base di bistecche! La
carne non rende aggressivi, anzi svolge
un ruolo esattamente opposto: eliminar-
la dalla propria dieta abbassa la produ-
zione di serotonina. È questo che può
determinare un certo grado di aggressi-
vità, in individui già predisposti geneti-
camente e, soprattutto, con elevati squi-
libri nutrizionali. Ma, come si dice sem-
pre in questi casi, è una questione di
punti di vista.
E poi c'è il discorso sugli animali: "gli
animali sono quasi umani", "gli animali
ci vogliono bene", "gli animali non sono
nati per finire nei nostri piatti" e così via.
Se voi avete scelto di ridurre il vostro
senso di colpa attraverso l'assunzione di
comportamenti alternativi, volti a resti-
tuire rigore morale alla società del con-
sumo, perché dovremmo noi sentirci in
colpa se mangiamo animali morti? Fate
di quest'assunto il principio che fonda il
vostro stile di vita, provando avversione
per tutti coloro che ignorano la sfera dei
buoni sentimenti cibandosi di manzo,
pollo e maiale. È il concetto stesso di
animale morto che provoca reazione e
disgusto, ed è un concetto con cui ab-
biamo perso familiarità. Mickey Mouse
e gli altri animali animati sul grande
schermo non ci hanno aiutato di certo,
contribuendo a definire culturalmente
l'animale da compagnia attraverso l'at-
tribuzione di caratteristiche specificata-
mente umane. Ma c'è dell'altro.
Il vostro credo - si può dire che si
tratti a tutti gli effetti di una vera e
propria fede, soprattutto in certe
sue manifestazioni - viene metabo-
lizzato dalla cultura dominante, e i
vostri valori di riferimento, primo tra tutti
la cura del corpo, vengono facilmente
piegati alle mode del momento. Sono la
versione edulcorata e culturalmente raf-
finata dell'allenamento da marines che
si consuma quotidianamente tra le
macchine infernali delle palestre di tutto
il mondo. Un rimedio catartico, di stam-
po quasi ascetico-medievale, attraverso
cui espellere dal corpo tutti i residui ere-
ditati dalla cultura dell'opulenza, e ripri-
stinare i fondamenti di uno stile di vita
"morale". Se è così, vuol dire che il ve-
getarismo, soprattutto nelle forme più
estreme del fruttarismo e del crudismo,
risponde direttamente al soddisfacimen-
to delle esigenze estetiche contempora-
nee: il corpo diventa un bene prezioso,
da mantenere in salute attraverso una
dieta ferrea che elimini tutte le sostanze
nocive. È come se il pensiero vegetarista
rielaborasse il concetto di peccato e
quello di senso di colpa, integrandoli in
un sistema di pensiero più vasto, incen-
trato sul rifiuto della carne e sul rispetto
della vita animale. Mi pare che, nella vo-
stra filosofia, ci sia in forma nuova e sot-
tile il fondamento stesso dell'immagina-
rio collettivo occidentale, connesso al ri-
fiuto del corpo e della carne. E poi, dal-
l'altra parte, si parla di armonia cosmi-
ca, filosofia new age, superamento della
mentalità occidentale, spirito zen e altri
principi attinti direttamente dall'orizzon-
te filosofico e religioso d'Oriente. Una
contraddizione in termini, non vi pare?
Cari vegetariani, la fitta schiera degli
amanti della bistecca non vi chiede altro
che un po' di pace: meno rigore morale
e alimentare, meno sensi di colpa e, so-
prattutto, meno giudizi e condanne.

(*) Autrice di Manuale del Carnivoro. Perché
non dovete sentirvi in colpa se mangiate
animali (Castelvecchi). Laureata in Scienze
della comunicazione, collabora con la
cattedra di Sociologia della metropoli
all'Università La Sapienza di Roma.

Mooner
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Iscritto il: mar dic 13, 2005 8:44 pm

Messaggio da Mooner » lun feb 20, 2006 1:20 am

Dio che nervoso...

Segnalo questo sito:

http://www.campagneperglianimali.org/

Sono già state programmate due uscite sul Magazine de Il Corriere della Sera: giovedi 9 e 16 marzo 2006.

piccino
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Messaggio da piccino » lun feb 20, 2006 7:48 am

ma uqella che ha in testa????cadaveri???che tristezza...manco qualcuno glili avesse tolti dal piatto...

MissAnneThrope
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Messaggio da MissAnneThrope » lun feb 20, 2006 9:32 am

sì l'ho letto, mia madre compra sempre D -_-
E tempo va vidi anche il suo 'manuale' i libreria tra la stampa alternativa..
nella parte finale, quando parla del rifiuto della carne come di un rifiuto del corpo e di un ritorno all'ascetismo medievale..non ho potuto fare a meno di farmi una panza di risate!!!

wide receiver
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Messaggio da wide receiver » lun feb 20, 2006 9:56 am

Ho scritto alla redazione della rivista.

Con la speranza che stimoli altri amici a dire la propria, riporto il testo della lettera:
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Alla redazione di "D - Repubblica delle donne",

ieri è stato posto alla mia attenzione un articolo pubblicato dal vostro magazine, firmato da Carla Pagani e intitolato "Lettera a un vegetariano".

Io sono vegetariano da sei anni e vegano da alcuni mesi.

Ritengo l'articolo pieno di inesattezze sia dal punto di vista scientifico, sia da quello della comprensione delle motivazioni che sottendono la scelta vegetariana. Qui userò l'aggettivo "vegetariano" comprendendo anche "vegano".

Ormai è risaputo che le diete vegetariane ben bilanciate sono perfettamente adatte all'organismo umano, come sostengono gli studi più aggiornati in materia. In particolare mi riferisco alle posizioni dell'American Dietetic Association e dei Diaetitians of Canada, le due più importanti associazioni di nutrizionisti al mondo (non vegetariane). Purtroppo la maggior parte dei dietologi nostrani si appoggia a testi ormai obsoleti, risalenti a decine di anni fa e i cui contenuti sono in attrito con le evidenze attuali.
L'unico punto corretto in questa parte dell'articolo della signora Pagani è quello riferito alla vitaminia b12, che va integrata. Questo non perchè l'alimentazion veg* sia strutturalmente carente, ma poichè lavaggi e disinfezioni cui vengono sottoposti i prodotti di origine vegetale impoveriscono gli stessi della vitamina in questione, presente naturalmente nel terreno.
In realtà gli studi in materia affermano che oggi anche gli onnivori necessiterebbero di tale integrazione.
Una nota per l'autrice: esistono integratori di b12 di sintesi non testati su animali, quindi perfettamente in linea con i nostri principi etici.
Parecchi vegetariani sono donatori di sangue, compreso lo scrivente, a dimostrazione che un'alimentazione senza crudeltà è perfettamente compatibile con l'organismo umano.
Donald Watson, il padre del veganismo, è scomparso recentemente. All'età di novantacinque anni.
Ad asseverare che il consumo di carne sia alla base delle più diffuse patologie della società occidentale è Umberto Veronesi, il più grande oncologo d'Europa.
Pare evidente come la signora Pagani abbia capziosamente citato solo le informazioni (peraltro controverse)a sostegno della sua tesi e omesso quelle contrarie.

La giornalista si avventura poi sul piano morale della questione; in modo piuttosto goffo dal mio punto di osservazione, in quanto compone un miscuglio indistinto di filosofie orientali e new age, ascetismo, cura del corpo, mode... dimostrando un evidente pressapochismo nel trattare un argomento che conosce per sentito dire. I vegetariani non sono prodotti su una catena di montaggio, tutti uguali, con le medesime caratteristiche. Ognuno ha una propria indole e le stesse motivazioni alla base delle rispettive scelte alimentari possono differire notevolmente.
Io personalmente non sono nè un asceta nè un fanatico della cultura del corpo, nè tantomeno un seguace di "mode del momento". L'unica ragione che mi ha indotto a diventare prima vegetariano e poi vegano è quella di evitare la morte di esseri senzienti, che purtroppo vengono ancora considerati dai più come semplici oggetti.
La signora Pagani fa riferimento al concetto di moda come motore di una certa filosofia di vita. In questo dimostra di non riflettere a sufficienza su quanto scrive. Seguire una moda significa uniformarsi a una tendenza di massa per essere accettati dalla massa stessa. Se solo si fosse soffermata a pensare un po' più a lungo, si sarebbe resa conto che in questa società noi vegetariani siamo una nettissima minoranza e che sotto l'aspetto sociale (cioè quello in cui la "moda" trova espressione) siamo decisamente penalizzati; quindi avviene esattamente l'opposto di quello che succederebbe se ci adeguassimo a dei canoni "di moda".

Alla fine dell'articolo si arriva a quello che secondo me è il vero nocciolo della questione. La signora ci chiede di essere lasciata in pace, non vuole avere a che fare col proprio senso di colpa di fronte all'amata cotoletta.
Ritengo che questa sia la vera motivazione che sta alla radice dell'articolo, un tentativo di reprimere quello che, a livello conscio o inconscio, la signora Pagani sente affiorare dentro di sè. Chi ha la coscienza a posto non può in alcun modo temere che qualcuno stimoli sensi di colpa. Se esiste tale timore, significa che si ha la consapevolezza di aver tenuto un comportamento poco corretto.
Appare quindi chiaro a chiunque sia dotato di sensibilità quanto il pezzo in questione rappresenti una sorta di "scappatoia morale" per chi l'ha scritto.

Noi non possiamo restare indifferenti di fronte a una persona che si ostina a causare la morte per soddisfare il proprio palato. Di fronte a una palese e reiterata ingiustizia non è eticamente corretto stare in disparte e soprattutto non è lecito, per chi questa crudeltà la pratica, invocare l'altrui assenso.
Concludo con una citazione di Elie Wiesel, premio Nobel per la pace nel 1986: "Prendi posizione. La neutralità favorisce sempre l'oppressore, non la vittima. Il silenzio incoraggia sempre il torturatore, mai il torturato".

Cordiali saluti,

William Rossin - Cernusco Lombardone (Lecco)

pleiadi
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Messaggio da pleiadi » lun feb 20, 2006 9:58 am

indubbiamente non ha molto da fare sta tipa per scrivere sta lettera... evidentemente, da piccola, è stata una di quelle bambine che venivano legate sulla sedia dai genitori per farle finire di mangiare tutte le verdure nel piatto :P

pasionario
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Iscritto il: ven lug 01, 2005 12:13 pm
Località: MDR

Messaggio da pasionario » lun feb 20, 2006 9:58 am

quanti luoghi comuni!! New age, moda, proteine "nobili" (scemenza...io faccio palestra e anche senza supplementi di proteine veg* mi trovo uguale a quando facevo palestra e mangiavo polli e manzi a nastro)..
Insomma più che un manuale..uno stupidario!

StefaniaVegan
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Messaggio da StefaniaVegan » lun feb 20, 2006 10:48 am

Ohcavolo...io sono addirittura vegana...allora ho già un piede nella fossa!!!

Marina Berati
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Messaggio da Marina Berati » lun feb 20, 2006 4:03 pm

Scrivete tutti alla redazione!
Va benissimo anche una mail di poche righe di presa in giro della povera autrice traumatizzata dai veg che stanno per conquistare il mondo :-)

Ciao,
Marina

StefaniaVegan
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Messaggio da StefaniaVegan » lun feb 20, 2006 4:15 pm

L'autrice sarà anche 'povera', ma questa rivista non ha un direttore o qualcuno che approva gli articoli da inserire?!
Oltre a noi, credo che molti altri veg* protesteranno...sarà forse una trovata pubblicitaria?

Alberto
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Messaggio da Alberto » lun feb 20, 2006 8:20 pm

Qualcuno dovrebbe scrivere a quei milioni di Indiani vegani per avvisarli che non dovrebbero esistere...

Julian
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Località: Bari

Messaggio da Julian » lun feb 20, 2006 10:52 pm

davvero bello l'articolo mandato da William,temo però che non sarà pubblicato,credo che dietro la lettera della signora Pagani ci sia qualcos'altro(o qualcun'altro).
Mi sembra quasi superfluo sottolineare la vacuità di quest'articolo,zeppo di luoghi comuni e ricerche su google,dite alla signora Pagani che quando ci si arrampica sugli specchi poi si scivola.

Marco Valussi
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Località: Verona
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Messaggio da Marco Valussi » mar feb 21, 2006 11:08 am

wide receiver ha scritto:Ho scritto alla redazione della rivista.
Midaresti l'indirizzo?
Grazie mille, l'articolo è imbarazzante...:-(
marco

Alex81
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Iscritto il: gio set 01, 2005 1:24 pm
Località: Pc

Messaggio da Alex81 » mar feb 21, 2006 11:21 am

Marco Valussi ha scritto:Midaresti l'indirizzo?
Grazie mille, l'articolo è imbarazzante...:-(
marco
L'indirizzo è questo: [email protected]

riboeri
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Iscritto il: ven mar 11, 2005 9:37 am
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Messaggio da riboeri » mar feb 21, 2006 11:23 am

Io ho mandato questa... è breve ma spero efficace:

Dell'articolo in oggetto sarebbe interessante conoscere le referenze bibliografiche da cui l'autrice trae le conclusioni sui "pericoli" insiti nelle varie tipologie di diete vegetariane. Conclusioni che espresse in questo modo da una non-addetta ai lavori (sociologa?) rappresentano solo delle considerazioni personali senza alcun valore generale, tanto più che le uniche affermazioni riportate vengono poi estese ben oltre la loro originaria collocazione (metodo efficace solo per farsi valere all'osteria, fra compagnoni di bicchiere).
Mi piacerebbe inoltre sapere (andando in argomento sociologico, più consono all'autrice) quale fastidio diano alla società i vegetariani. O forse sarebbe meglio indagare sui sentimenti dell'autrice verso i vegetariani. In questa ricerca però sarebbe più utile l'indagine psicanalitica.
Cordiali saluti

Riccardo Boeri

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