Agrumi

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Akira
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Agrumi

Messaggio da Akira » lun dic 03, 2018 7:34 am

Ieri è nata una discussione tra amici e parenti su quali siano le differenze tra mandarini, clementine e mandaranci. Voi le sapete??

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Erica Congiu
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Re: Agrumi

Messaggio da Erica Congiu » mer dic 12, 2018 3:54 pm

A dire la verità non le sapevo nemmeno io...e non mi sono mai posta il problema, sono tutti buoni! Che sia uno o che sia l'altro mangio e sono contenta :D
Però ho trovato un bell'articolo chiarificatore...dovrei citare la fonte ma è un blog così pieno di ricette strapiene di crudeltà che non me la sento...

Il mandarino
Fra queste tre “macroaree” di agrumi, quello più antico è senz’altro il mandarino, che è addirittura considerato uno dei tre “originari”, quelli da cui discenderebbero tutti gli altri agrumi. Gli altri due sono il cedro e il pomelo, una sorta di mandarino dalla polpa chiara e con una spessa parte bianca all’interno. La pianta del mandarino è alta fra i due e i quattro metri, a seconda della varietà. Le foglie sottili, così come la fine buccia del frutto, si distinguono per un caratteristico e piacevole profumo. La polpa, facilmente staccabile dalla buccia, è dolce ma leggermente acidula. Il frutto del mandarino rispetto al mandarancio e alla clementina è più piccolo, tendenzialmente ovale, dalla buccia più chiara e i semi sono quasi sempre presenti. I frutti si raccolgono fra novembre e gennaio e restano sui mercati fino a febbraio. Nell’Italia meridionale, le varietà più note e coltivate sono la Satsuma – di origine giapponese, dall’omonima città – la Avana e la Paternò. Negli Stati Uniti vengono prevalentemente coltivate le specie di origine giapponese, ma è diffuso anche l’appellativo “tangerine”, che rivela l’importazione dalla città marocchina di Tangeri. Quest’ultimo frutto è però un ibrido, ottenuto da un incrocio con l’arancio.


Il mandarancio
Un ibrido fra mandarino e arancio è anche il più noto mandarancio. Bisogna precisare che la classificazione fra mandarino e mandarancio non è la stessa in Europa e in America, dove gli ibridi più antichi vengono considerati mandarini. A oggi non esiste, quindi, una classificazione uniforme a livello internazionale. Di incroci fra questi due agrumi ne sono stati creati molti, sia con l’arancio dolce – come nel caso del mandarancio – che con l’arancio amaro – come nel caso della clementina. Fra le principali differenze fra mandarancio e mandarino c’è la taglia maggiore della pianta, che inoltre vanta una superiore resistenza al freddo e presenta foglie più larghe. Manca il tipico profumo del mandarino e il frutto, di taglia maggiore, ha una buccia più spessa, dal colore arancione acceso, così come la polpa. Un’ultima ma significativa differenza riguarda l’apporto di calorie, che per il mandarancio è inferiore, ma a sua volta superiore rispetto all’arancia.

La clementina
La clementina è quindi una variante di mandarancio, la più diffusa e coltivata in Italia. Il nome di questo frutto deriva dal suo inventore, il religioso algerino padre Clément Rodier, che lo selezionò nei primi del Novecento, incrociando mandarino Avana e arancio amaro. L’origine della clementina, tuttavia, non è del tutto chiara. C’è chi sostiene che il “vero” Clément fosse il cognome di un certo Pierre, che ottenne l’incrocio anni prima di Rodier. C’è chi invece crede che la clementina sia originaria dell’Oriente e che Rodier si fosse limitato a importarla. Origine dibattuta a parte, la caratteristica “vincente” della clementina è l’assenza di semi. Il frutto è presente sui mercati da novembre a marzo, ed è coltivato in Spagna, Nord Africa, Sicilia, Calabria (prima regione produttrice in Italia, dove le coltivazioni risalgono agli anni Trenta del Novecento) e Puglia. Le clementine calabresi e quelle pugliesi del Golfo di Taranto hanno ottenuto il marchio IGP.

Esistono poi gli ibridi di seconda generazione, e fra questi c’è il tacle, un frutto creato dal Centro di ricerca per l’agrumicoltura e le colture mediterranee di Acireale incrociando clementina Monreal e arancio Tarocco. Le dimensioni sono intermedie rispetto ai due “genitori”, e come per la clementina sono assenti i semi. Ci sono anche rare varietà di mandaranci a polpa scura, derivati dall’incrocio con arance rosse. Le tipologie sono davvero tante, anche se il mercato è dominato da poche varietà. Tra queste la principale è la clementina comune, commercialmente nota anche con il poco suggestivo codice SRA 63.

La coltivazione di mandarino, mandarancio e clementina
Riguardo alla produzione di mandarino, mandarancio e clementina, negli ultimi anni non sono mancati i problemi. Le importazioni di scarsa qualità, fraudolentemente spacciate per Made in Italy – spesso caratterizzata dalla consistente presenza di residui di pesticidi – hanno danneggiato la filiera italiana, già provata dalla forte discrepanza fra il bassissimo prezzo pagato ai coltivatori e il prezzo finale richiesto ai consumatori. L’inverno 2015/2016, caldo e secco, dovrebbe perlomeno favorire le quantità produttive. Le differenze riguardo al periodo di maturazione delle numerose varietà consentono di dilatare i raccolti di clementina, tra i primi di ottobre e la fine di febbraio.

Mandarino, mandarancio e clementina: le proprietà
Le proprietà del mandarino, del mandarancio e della clementina sono simili, caratterizzati da un forte apporto di potassio, di fibre e soprattutto di vitamina C: due clementine al giorno soddisfano il fabbisogno giornaliero di un adulto. Sul piano delle calorie, come detto, il mandarino fornisce l’apporto più consistente fra i tre agrumi, che ultimamente sono stati anche protagonisti di una dieta dimagrante, peraltro non consigliabile. Riguardo alla conservazione, i frutti si possono persino congelare, per utilizzarli nella stagione calda. Gli usi di questi agrumi sono davvero molteplici, ma in questo campo è il “vecchio” mandarino a prendersi la rivincita sui suoi discendenti ibridi. La fragranza e il gusto del mandarino lo rendono molto versatile, per la preparazione di dolci, cocktail, liquori, insalate, oli essenziali e cosmetici naturali.

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