che fine fà l'umidita?
Moderatore: michele ricci
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- Iscritto il: mar nov 30, 2004 4:40 pm
che fine fà l'umidita?
Ragazzi una domanda che mi è venuta in mente parlando con un termoidraulico, riguardo i ventilconvettori, questi ultimi come noto rendono gli ambienti in cui vengono installati, molto secchi, perchè ne asciugano l'umidità, e qui la domanda: che fine fa l'umidità presente nell'aria quando viene azionato un fancoil?? evapora? e dove se siamo in un ambiente chiuso?
In caso di raffrescamento l'umidità condensa e viene inviata allo scarico.
In caso di riscaldamento, la quantità vapore acqueo presente nell'aria resta la stessa in quanto non condensa al contatto con elementi riscaldanti. L'umidità assoluta dunque in prima approssimazione non varia (*) nel sistema chiuso casalingo.
Quello che però comunemente intendiamo con'umidità è il parametro relativo, in quanto è quello che ci influenza fisiologicamente (in particolare porta disagi a livello respiratorio, se troppo alta o bassa).
L'umidità relativa è definita come il rapporto tra umidità assoluta e tensione di saturazione, ovvero la massima umidità possibile alle date condizioni (in particolare, la temperatura): aumentando il vapore acqueo oltre a quella soglia ci sarebbe inevitabile condensazione.
Cosa succede allora con un impianto di riscaldamento? Che questo, innalzando la temperatura dell'aria, aumentano la tensione di saturazione: a parità di umidità assoluta si riduce dunque quella relativa.
In sunto: il vapore resta dov'è, solo che diventa meno percepibile (umidità relativa più bassa).
Ma perchè questo fenomeno è particolarmente sentito con i ventilconvettori mentre è minimo con i sistemi radianti? Per il fatto che i primi alzano molto di più la temperatura dell'aria, dovendo essere questa a scadare poi le pareti; inoltre spesso si creano vere e proprie correnti calde molto secche, ovvero zone con aria meno umida dell'altra, che provocano rapida secchezza delle fauci e conseguente fastidio anche laddove l'umidità media è giusta.
(*) Ad essere più precisi, questo varrebbe solo se le pareti fossero completamente insolanti e idrorepellenti. In realtà così non è: le stesse accumulano acqua sia all'interno che sulla superficie in forma di condensa; al crescere della temperatura una parte di questa evapora facendo così *aumentare* l'umidità assoluta dell'aria. Resta però che la pressione di vapore cresce ancor più rapidamente con la temperatura, quindi il bilancio netto è comunque un calo dell'umidità relativa.
Questa cosa diventa significativa quando si analizzano le forme di riscaldamento: i sistemi radianti (a pavimento o parete), per il fatto stesso di portare a temperatura *più alta* le strutture dell'aria, accentuano il fenomeno di evaporazione e dunque rendono bassa la variazione dell'umidità relativa con la temperatura dell'aria. Per contro, i sistemi ventilconvettori - specialmente in edifici mal isolati - portano aria molto calda mantenendo pareti fredde, con conseguente riduzione ulteriore dell'umidità dell'aria ed accumulo di (dannosa) condensa sulle pareti.
In caso di riscaldamento, la quantità vapore acqueo presente nell'aria resta la stessa in quanto non condensa al contatto con elementi riscaldanti. L'umidità assoluta dunque in prima approssimazione non varia (*) nel sistema chiuso casalingo.
Quello che però comunemente intendiamo con'umidità è il parametro relativo, in quanto è quello che ci influenza fisiologicamente (in particolare porta disagi a livello respiratorio, se troppo alta o bassa).
L'umidità relativa è definita come il rapporto tra umidità assoluta e tensione di saturazione, ovvero la massima umidità possibile alle date condizioni (in particolare, la temperatura): aumentando il vapore acqueo oltre a quella soglia ci sarebbe inevitabile condensazione.
Cosa succede allora con un impianto di riscaldamento? Che questo, innalzando la temperatura dell'aria, aumentano la tensione di saturazione: a parità di umidità assoluta si riduce dunque quella relativa.
In sunto: il vapore resta dov'è, solo che diventa meno percepibile (umidità relativa più bassa).
Ma perchè questo fenomeno è particolarmente sentito con i ventilconvettori mentre è minimo con i sistemi radianti? Per il fatto che i primi alzano molto di più la temperatura dell'aria, dovendo essere questa a scadare poi le pareti; inoltre spesso si creano vere e proprie correnti calde molto secche, ovvero zone con aria meno umida dell'altra, che provocano rapida secchezza delle fauci e conseguente fastidio anche laddove l'umidità media è giusta.
(*) Ad essere più precisi, questo varrebbe solo se le pareti fossero completamente insolanti e idrorepellenti. In realtà così non è: le stesse accumulano acqua sia all'interno che sulla superficie in forma di condensa; al crescere della temperatura una parte di questa evapora facendo così *aumentare* l'umidità assoluta dell'aria. Resta però che la pressione di vapore cresce ancor più rapidamente con la temperatura, quindi il bilancio netto è comunque un calo dell'umidità relativa.
Questa cosa diventa significativa quando si analizzano le forme di riscaldamento: i sistemi radianti (a pavimento o parete), per il fatto stesso di portare a temperatura *più alta* le strutture dell'aria, accentuano il fenomeno di evaporazione e dunque rendono bassa la variazione dell'umidità relativa con la temperatura dell'aria. Per contro, i sistemi ventilconvettori - specialmente in edifici mal isolati - portano aria molto calda mantenendo pareti fredde, con conseguente riduzione ulteriore dell'umidità dell'aria ed accumulo di (dannosa) condensa sulle pareti.