domanda sulla produzione dei formaggi

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Daniela Conti
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domanda sulla produzione dei formaggi

Messaggio da Daniela Conti » dom apr 17, 2005 2:31 pm

ieri ho saputo da una ragazza vegetariana che i formaggi sono cagliati con l'uso di parti di animali. i formaggi industriali usano prodotti artificiali per il caglio; mentre quelli biologici (che prediligo) usano intestini o altre parti degli animali. per me è una sorpresa. è veramente così?! per tutti i tipi di formaggio??

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formaggi con il caglio

Messaggio da [email protected] » dom apr 17, 2005 3:37 pm

Il caglio è una materia acidaricavatadall'abomaso dei ruminanti lattanti, usati nell'industria casearia per far coagulare il latte e trasformarlo in formaggio.
L'abomaso è il quato e ultimo ventricolo dello stomaco dei ruminanti.
Se leggi l'etichetta ti accorgi che il caglio è presente sui formaggi e mozzarelle.
Una considerazione sul consumo di troppi latticini: il direttore del dipartimento di medicina dell'istituto tumori di Milano dice che consumare troppi latticini può essere controproducente. I formaggi oltre al calcio sono ricchi di proteine animali che provocano acidità nel sangue. Se questa acidità supera una certa soglia va tamponata: vengono allora richiamati nel sangue i sali di calcio che così non possono più depositarsi nelle ossa. Bisognerebbe privilegiare gli alimenti che contengono calcio ma sono poveri di proteine animali e di sodio
Spero di essere stato utile.
Al

Arianna
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Messaggio da Arianna » dom apr 17, 2005 5:26 pm

In commercio si trovano anche formaggi con caglio vegetale (nei normali supermercati io non riesco a trovarli ma in un qualsiasi negozio biologico li trovi sicuramente). Sinceramente, non li ho mai mangiati ma credo che siano identici in tutto e per tutto ai formaggi tradizionali. Comunque, certi tipi di formaggio (ricotta e tipo philadelphia) il caglio non ce l'hanno perchè usano degli addensanti (non so dirti di più; non credo questi addensanti siano di origine animale; in etichetta in genere è riportato esattamente il loro nome).
Ciao.

Eliana
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Messaggio da Eliana » lun apr 18, 2005 2:52 am

Se non mangi formaggi perché non vuoi che un vitello sia stato ucciso e abbia sofferto per il formaggio, sappi che questo in ogni caso avviene comunque. Caglio vegetale o no. I vitelli maschi vengono uccisi comunque a pochi mesi. E tutti i vitelli vengono separati alla nascita dalle loro mamme perché il latte che sarebbe destinato a loro viene invece usato per gli esseri umani. Quindi una volta che il vitello è morto, prendergli il caglio o no, non fa nessuna differenza per lui. Come diceva un frequentatore di questo forum, mangiare formaggi con caglio vegetale, in pratica la differenza c'è, ma sarebbe come mangiare una salsiccia insaccata in budella vegetale. La morte dell'animale c'è comunque.

Riporto un post di Marcello da Diritti animali & Attivismo:
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Soka Spirit ci ha inviato questa lettera.

Alcuni mesi fa mi sono trasferita dall'Olanda (paese che ha 7 volte piu' animali allevati che esseri umani) in Svizzera. Già, la verde svizzera con le mucche al pascolo e paesaggi da cartoline.

Dato che vari amici a 4 zampe condividono la mia vita, ho scelto un posto immerso nel verde. Un paesino di 15 case, con tante fattorie intorno.

Ben presto la favola della pace nella nautra ha iniziato a rivelare la sua vera realtà… già.

Una mattina, mentre passeggiavo con il mio cane, ho visto per la prima volta un vitellino chiuso in un gabbione. Non riuscivo bene a capire cosa facesse lì, dato che le mucche erano tutte libere dall'altra parte della fattoria. Mi sono avvicinata e ho fatto un sacco di carezze al vitello, ricambiata da molte leccate (eh chiaro, il piccolo stava soffrendo di carenze alimentari).

Sono andata dal contadino a chiedere spiegazioni. Mi ha detto che per legge lo deve tenere nel gabbione (e possibilmente a vista della madre), mentre prima lo poteva incatenare al muro (però, che salto di qualità!). Mi ha anche detto che aspettava di portarlo al macello dato che i maschi non servono a nulla. E che le femmine, dopo lo svezzamento artificiale, possono tornare a pascolare con la mamma (ovviamente solo dopo che non hanno più bisogno di latte).

Inutile dire che ho trascorso le notti seguenti alla ricerca di una soluzione. Sì potevo comprarlo e riscattare la sua vita, e poi? Avrei dato soldi al contadino per comprarsi altri animali. Potevo liberarlo stile alf per portarlo... dove? E cosa fare alla nascita del prossimo vitello, e di quello dopo?

Mi sono resa conto che è un circolo vizioso e nel mio cuore l’unica consolazione è che sono vegan e non sono e non sarò mai responsabile della sua morte.

Ma le disgrazie non vengono mai da sole, no? Ecco dopo un paio di giorni passare proprio davanti casa un camion con dei vitellini diretti al macello. Il camion non riusciva a fare la curva, quindi ha dovuto fare diverse manovre per poter girare. In quel momento i loro occhi spaesati si sono fusi con i miei e avrei voluto morire al posto loro. Ho provato un dolore immenso che non posso descrivere.

E gli animali piangono… Oh sì che lo fanno.

Il vitello di turno, che visito quotidianamente, muggisce per parecchi minuti dopo che mi sono allontanata… e a volte lo sento muggire, nei giorni più solitari.

Un giorno, in inverno, le mucche di un allevamento più in alto erano stranamente fuori... e muggivano, muggivano e io non capivo. Poi mi sono avvicinata e ho capito: alcune di loro venivano "accompagnate" su di un camioncino… Urla di addio? Di dolore? Beh, quelle sono urla che mi accompagnano ogni giorno, sempre.

Purtroppo la maggiopr parte dei vegetariani storici non si rende conto che essere vegetariani non basta e non può bastare…

Sta diventando una moda vantarsi di essere vegetariani da 20 anni... Invece bisognerebbe vergognarsi che dopo 20 anni ancora non si riesca a fare il salto al di là dei propri limiti. Ma cosa ci vuole per farlo? Possibile che non si riesca a fare un collegamento tra il latte o l'irrunciabile formaggio e la sofferenza animale?

Ormai non ci sono scuse: in qualsiasi supermecato si trova tutto, ma proprio tutto per soddisfare anche il vegan più povero, senza dover andare al biologico. 10 anni fa si potevano comprare le solite 4 cose, oggi c'è una scelta che non finisce mai… Quindi dove è il problema?

Ho voluto condividere questa mia esperienza perché spesso, vivendo in città, si ha solo una vaga idea di quello che sono gli allevamenti o i ritmi di campagna. Io stessa venivo dalla città. A volte basta una riflessione più profonda per far scattare qull'interruttore che ci dice che possiamo essere vegan, che in realtà non c'è nessun motivo per non diventarlo.
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Qui c'è stata una discussione sul caglio:
http://www.promiseland.it/forumold/read ... 885&t=6833
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E infine ti posto una lettera aperta di Marina. Ancora una volta la sorte che tocca agli animali (bufalini in questo caso, per le mozzarelle) solo per produrre latte è orrenda. Capirai che a questo punto porsi il problema del caglio prelevato da un animale che è già stato fatto morire perché non sarebbe stato utile in quanto essendo maschio non poteva produrre latte e formaggio, non ha senso. Una volta che è stato fatto morire prendergli o non prendergli il caglio è esattamente la stessa cosa.

Lettera aperta ai vegetariani
di Marina Berati (marzo 2002)

Questa lettera è indirizzata a chi è vegetariano per motivi etici, ma non ancora vegano. Cosa voglio trasmettervi, in queste pagine? Voglio convincervi a diventare vegani, ve lo dico subito. Voglio spiegarvi perché lo sono diventata io, nella speranza che gli stessi meccanismi di pensiero e di empatia funzionino anche in voi. Forse pensate che sarebbe più utile convincere i carnivori a diventare vegetariani, piuttosto. Può essere. Lascio questo compito a chi è più bravo di me nel confrontarsi coi mangiatori di animali. Un compito importante, per salvare delle vite. Io cercherò invece di comunicare con voi, che siete più simili a me, che sentite, come me, orrore e rabbia al solo pensiero che un animale possa essere ucciso, angoscia e furore per gli allevamenti, i pescherecci, i macelli. Così possiamo ragionare su basi comuni. E questo è un compito altrettanto importante, perché si tratta, anche in questo caso, di salvare delle vite.

Io sono stata vegetariana per nove anni. Non vi spiego i motivi, perché sono gli stessi vostri. Credevo che non sarei mai diventata vegana. Non è necessario, pensavo. Quello che voglio è non uccidere. E consumando latte e uova non si uccide nessuno. E' vero che c'è dello sfruttamento dietro gli allevamenti di galline ovaiole e mucche da latte. Ma il problema, allora, è cambiare i metodi di allevamento, di trattamento degli animali. Non è la produzione in sé di latte e uova, il problema. E' il metodo. Quindi, in linea di principio, mangiare questi alimenti non è sbagliato. Perché, comunque, non uccide. Devo dire che forse, anche fosse vero che il consumo di latte e uova non uccide gli animali, questo ragionamento non sarebbe stato molto valido, perché occorre comunque dissociarsi e non contribuire allo sfruttamento, quando esiste. Ma questo è quel che pensavo, e ne ero convinta. Forse anche molti di voi ne sono convinti, e, per essere più in linea coi propri principi, consumano solo uova di galline allevate a terra, o di piccole fattorie, e latte di allevamenti non intensivi.

Purtroppo, purtroppo per gli animali, intendo, questo non basta, perché c'è un problema in più: non è "solo" una questione di sfruttamento. Ma di uccisione. Perché anche il consumo di latte e uova implica, necessariamente, l'uccisione di animali. Non gli stessi individui che producono questi "alimenti" (o almeno, non subito), ma loro simili, i loro figli, che devono morire affinché questa produzione sia possibile. E' matematicamente, statisticamente, economicamente impossibile produrre latte e uova senza uccidere un altissimo numero di animali. Vi spiegherò ora perché. Per cui, alla fine, se avete scelto di essere vegetariani per non uccidere dovete, per lo stesso motivo, diventare vegani. Il motivo è identico, quindi è una decisione facile da prendere, perché ci siete già passati una volta. Siete già convinti della sua validità.

Mi concentro sul fatto dell'uccisione proprio per questo: si trattasse solo di sfruttamento, uno potrebbe sempre scegliere di usare prodotti di allevamenti non intensivi (il che significherebbe comunque, se si è coerenti, limitare molto il proprio consumo, renderlo minimale, perché gli allevamenti non intensivi non possono certo fornire prodotti a tutta la popolazione della Terra, nella quantità oggi considerata abituale). Ma si tratta invece di morte. E, come vegetariani per motivi etici, siete di sicuro già convinti che non sia lecito UCCIDERE gli animali. Perciò, punto su questo.

Perché produrre uova significa uccidere animali? Sentiamolo prima dalle parole di un allevatore di galline ovaiole. Vediamo qual è la realtà. I fatti, solo i fatti. E vediamo di tradurre questo esempio in una regola generale.

MUCCA PAZZA: SOS SMALTIMENTO IN DISCARICA PER PULCINI MORTI (ANSA) - ASTI, 3 FEB 2001
Preoccupazione per lo smaltimento in discarica di quintali di pulcini morti, prima destinati alle industrie produttrici di farine animali, è espresso dagli allevatori dell'astigiano. L' SOS viene, in particolare, dall'azienda "Valversa" di Cocconato dove c'è il più grande impianto italiano di incubatrici per pulcini. "Ogni settimana - spiega Valerio Costa, uno dei fratelli titolari dell'azienda - dalle nostre incubatrici nascono 260.000 pulcini. Circa metà sono femmine e vivono per diventare galline ovaiole, l'altra metà maschi e vengono uccisi". Ogni settimana, dunque, tra pulcini morti e gusci d'uova, circa 300 quintali di scarti riempiono almeno 2 autocarri che, fino a quindici giorni fa, erano destinati alle fabbriche per le farine animali a un costo di 30 lire al chilogrammo. Adesso il sindaco di Cocconato, Carlo Scagno, dopo aver sentito tutte le autorità sanitarie regionali, ha emesso un'ordinanza che consente lo smaltimento nella discarica torinese di Basse di Stura per una spesa di circa 1.000 lire al chilo. "Non sappiamo - ha aggiunto il sindaco - fino a quando la discarica torinese potrà accogliere questi rifiuti speciali". D'altra parte "nell'azienda - afferma Costa - si lavora a pieno regime. Bloccare le incubatrici che ogni 21 giorni fanno nascere oltre un milione di pulcini e bloccare l'allevamento di oltre 50 mila galline che producono uova per le incubatrici, sarebbe un disastro". (ANSA).

Che cosa si ricava da questo, in sostanza? Che, mediamente, al fine di far nascere una gallina ovaiola, un pulcino maschio viene ucciso. Nella maggior parte dei casi viene ucciso subito, tritato, soffocato, gasato. Questo è il caso più "fortunato" per lui. In alcuni altri casi, vive qualche settimana per poi essere macellato come pollo. E questo vale ovviamente anche per le galline dei piccoli pollai a conduzione familiare o amatoriale. Anche per quelle galline che non finiranno mai macellate (come invece finiscono macellate quelle ovaiole degli allevamenti intensivi, in gabbia o a terra che siano, a fine carriera). Se in un pollaio ci sono anche solo cinque galline, da qualche parte saranno nate, no? Non ci sono di certo anche cinque galli, lo dice pure il proverbio... Al più, un gallo. E gli altri quattro, che statisticamente devono essere nati per poter aver le cinque galline femmine? Uccisi. Da qualunque posto venissero le galline. Questa è solo logica, e statistica.

Veniamo al latte. Perché la sua produzione comporta l'uccisione di animali (a parte le mucche da latte stesse, a fine carriera)?

Un esempio, dal mondo reale della produzione della mozzarella di bufala, una testimonianza di prima mano (apparsa in una mailing list a diffusione pubblica):

12 marzo 2002
Il 12 di febbraio ultimo scorso, tornando a casa, ho intravisto una grande macchia scura sul bordo della strada. Avvicinandomi, ho visto che "la cosa"... era un bufalotto di alcuni giorni, ancora vivo. Devo dire che diverse volte negli anni mi è capitato di vedere carogne di bufalotti nei campi e lungo le strade, e ho sempre pensato che fossero morti di malattie perinatali. Ho segnalato il fatto all'autorità competente che è intervenuta per rimuovere la carcassa. Ma questa volta non si trattava di un cadavere, era un animale vivo. Un bufalotto maschio, senza marca nell'orecchio, senza padrone. L'ho caricato in macchina e l'ho portato a casa. Ho chiamato subito il Servizio Veterinario il cui responsabile ha detto che posso tenerlo per farlo crescere, perché probabilmente è stato abbandonato essendo un maschio. Allora i maschi vengono abbandonati? Si, mi è stato risposto, è l'abitudine in zona. Per legalizzarlo sono andata ai Carabinieri per fare la denuncia di "ritrovo". Anche il Comandante "sapeva": i maschi si uccidono, si lasciano lungo le strade, è "normale", non servono, non danno latte. Si parlava di soffocarli buttando la paglia in gola... Con il Servizio Veterinario abbiamo fatto i calcoli: circa 15.000 bufalotti maschi all'anno "non nascono" ufficialmente. Ma devono essere nati, perché la natura procura l'equilibrio: nascono tanti maschi come femmine. E se sono iscritti 40.000 bufali femmina devono essere minimo 15.000 i maschi che "spariscono". Ho sentito di altri "metodi" di uccisione: la maggior parte degli allevatori semplicemente lascia morire di fame i neonati, cioè li allontanano dalla mamma subito dopo il parto e non danno più attenzione. Muoiono! Basta! Ci sono quelli che li sotterrano vivi e ci sono quelli che li buttano nella fossa del letame. Qualche allevatore locale cresce i bufali maschi per la carne. Una percentuale molto bassa. Per il resto, per continuare a produrre mozzarella di bufala si dovrebbe organizzare una raccolta dei piccoli appena nati per portarli ai macelli.

Al di là dell'esempio specifico, per far produrre latte alla mucca occorre farle partorire un vitellino. Uno ogni anno, o ogni due, in ogni caso, se il vitellino è maschio non potrà vivere come "mucca da latte", perciò vivrà qualche mese e poi verrà macellato. I bufaletti fanno la stessa fine dei pulcini, ammazzati, o lasciati morire, appena nati. I vitellini invece vengono abitualmente mangiati, perciò vivono qualche mese per mettere su carne.

In conclusione, non è pensabile che possano essere mantenuti "a sbafo" animali improduttivi (i maschi). Anche nei piccoli allevamenti. Significherebbe raddoppiare i costi. E se mai gli allevatori e i consumatori diventassero così (e comunque ADESSO non lo sono e quindi ADESSO latte e uova implicano morte) tanto sensibili al benessere degli animali da consentire agli animali maschi di vivere... credete davvero che non sarebbe più probabile che si arrivasse invece a una semplice rinuncia a quella piccolissima quantità di prodotti animali che allevamenti di questo genere consentirebbero di ottenere?

Mi sembra così dimostrata, in termini logici, e in termini empatici (con i due esempi sopra riportati, che non possono non far inorridire un vegetariano), la necessità di diventare vegani. Il perché queste ragioni non siano immediatamente visibili non lo so, io stessa ci ho messo nove anni a rendermene conto. E ora sono vegana da cinque anni. Una volta scoperti i motivi, quale può essere la remora a diventare vegani? Solo qualche problema pratico in più. Maggiore difficoltà nel mangiare fuori casa. Minore scelta di cibi, e quindi qualche dubbio sul "ma cosa posso mangiare???" Perplessità sull'aspetto salutistico no, perché è noto che latte e uova di certo non fanno bene, anzi. Piuttosto, il non voler rinunciare alla mozzarella così buona o all'omelette alle verdure. Però... ci siamo già passati una volta, nella transizione da carnivori a vegetariani. E ce l'abbiamo fatta. Possiamo farcela anche questa volta. Dopotutto, questi sono gli stessi motivi che adducono i carnivori nel non voler diventare vegetariani. E noi, da vegetariani, non li accettiamo, vero?

Attenzione: è vero che facciamo già molto come vegetariani, e non possiamo essere perfetti, che non ridurremo mai a zero il nostro impatto negativo sul mondo e sugli animali, però... queste non possono essere delle ragioni per non fare il più possibile il prima possibile. Una volta che ci rendiamo conto del perché sia giusto e necessario.
Datevi tempo, ma iniziate a pensarci. Grazie.

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Messaggio da [email protected] » lun apr 18, 2005 5:27 pm

Io sono vegano da pochissimo tempo (meno di sei mesi) e sono stato vegetariano per solo 2 mesi. Quando ho letto la "lettera aperta ai vegetariani" (credo di Marina) ho deciso immediatamente di passare dal vegetarianismo al veganismo ritenendo a quel punto la scelta vegetariana (se dettata da motivi etici) alquanto incoerente.
A pasqua sono stato a Roma per vacanza. Durante il soggiorno sono stato al ristorante "La Margutta" che si definisce "Vegetariano dal 1978". Ho scoperto che la maggioranza dei piatti sono vegetariani e soltanto una minima parte vegana. Non pensate che in 25 anni si potevano rendere conto dell'incoerenza?
Vorrei precisare che a parte l'incoerenza, è sempre meglio questo ristorante che tutti gli altri ristoranti romani.
In ogni caso penso sia ben venuta qualunque scelta che comporti la diminuzione del consumo di carne o derivati (anche se non "coerentissima"); l'importante è cominciare .......

Nippo
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Messaggio da Nippo » lun apr 18, 2005 8:09 pm

[email protected] ha scritto:Io sono vegano da pochissimo tempo (meno di sei mesi) e sono stato vegetariano per solo 2 mesi....
:O anche per me il vegetarismo è durato 2 mesi!
Ma a diventare vegan mi ha "aiutato" un onnivoro..
Ero a pranzo fuori e mi hanno chiesto non lo mangi l'agnello?
-No grazie..
-ma perchè soffrono o perchè non vuoi ingrassare?
-La prima.
Ma almeno l'uovo sodo allora?
-si quello si, per adesso..
-Eheh anche per fare le uova soffrono le galline non lo sai? (sghignazzi diffusi)
Già avevo pensato di diventare vegan (allo stesso tempo stavo anche leggendo dei libri a proposito) , ma quello è stato il momento decisivo :D
[email protected] ha scritto: In ogni caso penso sia ben venuta qualunque scelta che comporti la diminuzione del consumo di carne o derivati (anche se non "coerentissima"); l'importante è cominciare .......
anche secondo me è così...
ciao !

GattaMatta
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Messaggio da GattaMatta » lun apr 18, 2005 10:21 pm

Non vi lamentate...i miei amici mi hanno portato in un ristorante vegetariano (mi odiano perche`nn possiamo mai andare a mangiare insieme quando torno)di pe,e io non ho potuto mangiare nulla!!!Una misera insalatina con olio aromatico...neanche accompagnata col pane perche`non mi hanno assicurato che non c`era nulla..."Ma che c**** di vegetariani siete/" gli ho detto all`arrivo del conto...Fra l`altro 9 euro d`insalata... :(
Meglio il cinese,hanno piu`rispetto!!!

Ginevra

Messaggio da Ginevra » dom ott 02, 2005 1:32 pm

Verità o leggenda???????

Ciao a tutti! Io so che tutti i formaggi prodotti in ambito industriale hanno tutti caglio "sintetico", tranne ASIAGO e PARMIGIANO, mentre gli unici formaggi che hanno caglio animale sono quelli prodotti artigianalmente (tipo quelli prodotti in baite ecc.)

E' vero? Oppure no?

Illuminatemi!!!

Grazie, buona domenica a tutti
G.

pata
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Messaggio da pata » dom ott 02, 2005 1:48 pm

Arianna ha scritto:Comunque, certi tipi di formaggio (ricotta e tipo philadelphia) il caglio non ce l'hanno perchè usano degli addensanti (non so dirti di più; non credo questi addensanti siano di origine animale
Non ho esperienza nella produzione di formaggi ma credo che la ricotta sia il risultato della seconda cagliata, quella dopo del formaggio. Dunque il caglio ce l'ha. Correggetemi se sbaglio.

Marina Berati
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Messaggio da Marina Berati » mer ott 05, 2005 10:17 am

Ginevra ha scritto:Verità o leggenda???????

Ciao a tutti! Io so che tutti i formaggi prodotti in ambito industriale hanno tutti caglio "sintetico", tranne ASIAGO e PARMIGIANO, mentre gli unici formaggi che hanno caglio animale sono quelli prodotti artigianalmente (tipo quelli prodotti in baite ecc.)

E' vero? Oppure no?

Illuminatemi!!!

Grazie, buona domenica a tutti
G.
Non mi risulta.
Posso comunque chiedere che importanza ha se il caglio e' animale o vegetale o chimico, a parte la curiosita' accademica, visto che tanto per produrre il latte i vitelli partoriti dalla mucca vengono comunque ammazzati?

Ciao,
Marina

Ginevra

Messaggio da Ginevra » ven nov 04, 2005 6:35 pm

Marina Berati ha scritto:
Posso comunque chiedere che importanza ha se il caglio e' animale o vegetale o chimico, a parte la curiosita' accademica, visto che tanto per produrre il latte i vitelli partoriti dalla mucca vengono comunque ammazzati?

Ciao,
Marina
Ho specificato che sono vegetariana e NON vegana.
Quindi la risposta è ovvia.
Ciao
G.

Ginevra

Messaggio da Ginevra » ven nov 04, 2005 6:42 pm

Supponendo che la questione Asiago ecc. sia una bufala, come faccio a sapere se il caglio nei formaggi è animale oppure no? Voi come vi comportate?
Finora non ho dato peso al fattore caglio, ma, forse, se non è troppo complicato, inizierò a farci caso.
Impazzisco già per lo strutto, in questo frangente sono rigidissima, controllo, chiedo e, se non sono sicura, non compro non mangio.
C'è davvero da impazzire per lo strutto, o no?? Questa è una domanda anche per i vegani...
Ciao,
G.

Federica
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Messaggio da Federica » ven nov 04, 2005 6:51 pm

Ginevra ha scritto: Ho specificato che sono vegetariana e NON vegana.
Quindi la risposta è ovvia.
Ah, quindi lo sei per ragioni salutistiche?

Beh, allora..!

Ginevra

Messaggio da Ginevra » ven nov 04, 2005 7:05 pm

Federica ha scritto: Ah, quindi lo sei per ragioni salutistiche?

Beh, allora..!
Risposta errata!
Ritenta, sarai più fortunata!!!!!!

Federica
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Messaggio da Federica » ven nov 04, 2005 7:27 pm

Ginevra ha scritto:
Federica ha scritto: Ah, quindi lo sei per ragioni salutistiche?

Beh, allora..!
Risposta errata!
Ritenta, sarai più fortunata!!!!!!
Non avevo il minimo dubbio.

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