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da arbor » mar lug 21, 2015 6:55 am
In questo periodo ho grandi voglie di anguria e melone, anche di pesche, di frutta acquosa in genere, mentre trovo le banane (che sono il mio cibo di riferimento) decisamente meno appetibili del solito, e infatti ne mangio poche o niente. Quindi i gusti possono variare secondo la stagione, ma rinunciare alla frutta come si fa? Se si rinuncia perchè non si ha fame, basta aspettare e la fame ritornerà, e con essa la voglia di frutta. Se invece passa la voglia di frutta e si fa spazio qualche altra voglia, allora è solo detox, vecchie tossine in circolo che inducono astinenza e quindi voglia di vecchie schifezze: anche in questo caso allora bisogna aspettare che la detox abbia prodotto i suoi effetti.
Sul mercato dell'informazione ci sta, come sappiamo, quasi ogni cosa e il suo contrario, ci sta soprattutto il genere di cose che risultano "funzionali al sistema", che è quello convenzionale dell'onnivorismo, della medicina allopatica, del consumismo ecc.ecc.; e però, cercando pazientemente, ci sta anche la filosofia igienista (in senso lato, cioè comprensivo di punti di vista simili anche se qua e là differenziati), che secondo noi, ovviamente, non è una teoria come un'altra, da porre sullo stesso piano, per dire, della teoria onnivora. Io non ammetterò mai che una simile bestialità possa stare sullo stesso piano del frugivorismo. Non per questo intendo annettere all'igienismo il carattere della verità unica e assoluta, cui si deve solo fede cieca e incondizionata: può ben darsi che esistano delle spiegazioni ancora migliori rispetto alla nostra disciplina, e che questa non sia esente da errori incertezze e limiti, anzi più si scoprono cose e più si capisce quanto siamo ignoranti, igienismo compreso. Ma da qui a riconoscere all'onnivorismo o ad altra oscena teoria pari dignità della nostra, ce ne corre davvero, e io non ammetterò mai che queste insane teorie possano aver ragione: esistono, questo sì purtroppo, e ne vediamo quotidianamente gli effetti, che tutti noi abbiamo provato sulla nostra pelle, e di cui ci siamo liberati con tanta fatica come dal peggiore di tutti i mali.