il concetto del continuum (autore Jean Liedloff)

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fratea
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Messaggio da fratea » ven mar 11, 2005 9:22 pm

"Devo dire che in questo i figli sono una chance speciale, perché ti riavvicinano alla vita che c'è in noi e ti aiutano a ritrovare una dimensione che credevi perduta, ed anche a riscattare, attraverso un modo diverso di accudire, crescere e rispettare un bambino, quello che a volte tu stessa non hai ricevuto."


Non avrei potuto trovare parole più azzeccate!....mi sembra di guarire ogni giorno donando a lei tutto quello che non ho ricevuto io.

Penso che la consapevolezza del continuum spezzato sia già un buon inizio per trovare la strada della guarigione...almeno si sa da che punto partire, no?

grazie.

francesca

creatus
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Messaggio da creatus » sab mar 12, 2005 11:57 am

ciao
sto anch'io leggendo il concetto del continuum.
stavo pensando, mentre leggevo i vostri messaggi, che anch'io avevo delle idee totalmente diverse su cos'era crescere un figlio mentre ero incinta. poi, piano piano, un pó spontaneamente (di cuore, diciamo cosi) ho fatto tutto diverso. dall'allattamento a richiesta all'allattamento prolungato (mio figlio ha 13 mesi e l'ho allatto ancora con grande soddisfazione di entrambi), dal co-sleeping (mica sapevo prima che "si poteva"! sono cresciuta pensando che un bambino "va educato") al modo di gestire i "divieti"...

anzi, quest'ultimo soggetto mi interessa ed incuriosisce. perché nella nostra societá é dato grande peso all'imporre limiti, come se se i genitori non ci pensassero i bambini non si accorgessero che ci sono. come se il semplice fatto di non poter passare attraverso le porte senza aprirle non fosse, in se, un limite. invece mi vedo piu come qualcuno che "interpreta" il mondo, limiti compresi, per il mio figlio. e che piu che altro gli spiega i limiti.

rispetto al piangere, quando lui era piccolino, non riuscivo a lasciarlo piangere, mi si spaccava il cuore. poi piano piano ho capito che a volte lui ha BISOGNO di piangere, come modo di communicare, come modo di sfogarsi. ha anche lui diritto di esprimere il suo dissenso, il suo malessere... allora, a volte, non faccio altro che stargli vicino e lo lascio piangere, sfogarsi. in genere piange per un pó accanto a me (mi spinge se cerco di prenderlo in braccio) e poi viene lui da me, si annida nelle mie braccia e, spesso, poppa. non voglio che lui impari che deve trattenere i suoi sentimenti negativi, la sua aggressivitá, voglio che si senta libero di piangere, gridare, arrabbiarsi davanti a me.

rispetto al non essere "bambino-centrici" vorrei anch'io sapere di piu. forse leggendo il libro piu avanti ne parla, la liedloff...

un'altra cosa che mi ha colpito é stato il modo come una di voi ha parlato del "sacro sonno". mio figlio is sveglia parecchie volte la notte ed allora abbiamo la tendenza a far girare tutto intorno ai suoi pisolini. e istintivamente sono convinta che non va ben cosi...

Rita
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Messaggio da Rita » sab mar 12, 2005 9:50 pm

Ciao ragazze.Da molto seguo questa discussione,xchè è un tema che m'interessa molto e del quale vorrei saperne di più.Non ho partecipato prima xchè non ho letto il libro,ma ,da quello che scrivete,ho capito che è una lettura che potrebbe fare x me.
Solo,non ho ben capito una cosa...Il libro è stato tradotto in italiano?Dico questo xchè x me sarebbe un problema leggerlo,altrimenti,conosco solo la lingua francese e neanche benissimo...
Potete darmi x piacere qualche dato,tipo il costo e la casa edititrice?
Così,se non dovessi trovarlo subito,lo ordinerò.
Grazie a tutte queste dolci mamme,così meravigliosamente,mamme.
Rita

manuela
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Messaggio da manuela » sab mar 12, 2005 10:29 pm

Ciao rita!
Il libro è stato tradotto in italiano.
La casa editrice non mela ricordo.....però con l'autrice ed il titolo lo trovi sicuramente. Mi ricordo che costava 14 euro: ben spesi! Vedrai...ti piacerà moltissimo!
manuela

Neeta
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Re: il concetto del continuum (autore Jean Liedloff)

Messaggio da Neeta » sab mar 12, 2005 11:51 pm

MIA ha scritto:hanno avuto occasione di leggere il libro "Il concetto del continuum" dell'autrice Jean Liedloff e che hanno deciso di vivere la loro vita di genitori secondo il modello descritto nel libro.
Ciao Mia, io devo dire che ci sono molte cose che trovo sensate ed in un certo senso "istintive", nel senso migliore del termine, in quel libro. Il fatto è che quelle cose mi è venuto da farle da prima, senza bisogno di leggerlo. E' che (non so se riesco a spiegarmi bene) in questo periodo della nostra vita, anche in seguito alla nascita di Sara ed alle nostre esperienze come genitori, sia io che mio marito troviamo che ci vada stretta qualsiasi teoria "a priori" da applicare alla nostra vita. Qualsiasi modello, per quanto intelligente ed interessante, alla fine può essere solo uno spunto, o un insieme di spunti. Oppure può essere un riferimento rassicurante per dirsi che non si stanno facendo cose strane o cavolate, come magari gli altri intorno pensano. Un sostegno, a volte, di qualcosa che viene da noi stessi.

Ecco, credo che sia possibile che qualcuno si riconosca totalmente in un modello come quello della Liedloff, ma a noi semplicemente non è successo.. in parte proprio perché è l'idea stessa di "modello" che ci sembra cozzare con il nostro essere genitori nel qui e ora, o perché non ne sentiamo il bisogno... Lo troviamo estremamente interessante,ci dà parecchio da pensare, e come ti ho detto degli spunti vogliamo prenderli. Ma non ci sentiamo genitori che vivono secondo il continuum, ce lo siamo anche chiesti.
Baci

Neeta mamma di Sara 7mesiemezzo

creatus
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Messaggio da creatus » dom mar 13, 2005 12:06 am

ciao neeta
hai detto bene. a me piace un sacco leggere libri sul "parentaggio", ma piu che altro trovo spunti o rassicurazioni. a volte ho addirittura paura di essere inconsapevolmente cambiata da loro, cosi certi non li leggo (ancora)- ad esempio, il libro sulle fiabe di bettelheim... non lo so come sia, ma non voglio che mi venga in mente quello che ha scritto l'autore quando racconteró le fiabe a mio figlio...
dei libri che consiglierei vivamente sono quelli di carlos gonzales (sempre a proposito di consigli sul sonno). "il mio figlio non mangia" credo sia tradotto in italiano ed é illuminante. l'ho letto molto prima che mio figlio iniziasse a mangiare altro che il mio latte, ed ho ritenuto il messaggio- lasciarlo "in pace". mangia se ha voglia, se non ha voglia non mangia.
"besame mucho" é bellissimo! peró non credo sia tradotto in italiano.
sono libri meno "alternativi" del concetto del continuum. non parlano di altri popoli, di quasi antropologia, ma sono libri "veri", scritti da qualcuno che rispetta i bambini, ed é fino ad un certo punto molto "spontaneo"... e pensare che é un uomo...
poi, una curiositá- la liedloff non ha mai avuto figli...

Neeta
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Messaggio da Neeta » dom mar 13, 2005 12:18 am

"besame mucho" no, non è tradotto ma sono riuscita ad averlo dalla Spagna ordinandolo via internet.. solo che devo ancora trovare il tempo di leggerlo :D con la piccola cozzettina scatenata è difficile.
"Il mio bambino non mi mangia" è piaciuto tantissimo anche a me, è vero sono meno alternativi e radicali rispetto alla liedloff, ma forse questo in un certo senso può essere un pregio perché si possono proporre anche alle mamme meno alternative ;-)
A volte penso che ci siano libri "di rottura forte" come quello della Liedloff, e libri "di rottura più soft", ed anche quelli ci vogliono, per rompere un po' il ghiaccio e far passare un po' del messaggio... e poi se son rose fioriranno.

Neeta

Emy
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Messaggio da Emy » dom mar 13, 2005 9:21 am

Gestione dei divieti, è un argomento così vasto che non so da quale parte cominciare.
Solo una cosa premetto, che io non trovo giusto dare dei divieti assoluti, ma sempre relativi alla situazione e alle persone.

Emy
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Messaggio da Emy » dom mar 13, 2005 10:02 am

La chiamerei piuttosto gestione dei limiti.
Io credo di essere allergica alle imposizioni di cui non vedo il senso, e non relative ad una reale necessità delle altre persone attorno. Proprio mi viene da dentro una insofferenza terribile, mi viene da urlare, il mio cervello non connette più .
Credo che molte persone siano così e in special modo i bimbi.
E anche se uno mi spiega il perchè, avrei bisogno di provarlo io stessa, a meno che l'argomento non sia abbastanza convincente, con ricordi di esperienze concrete, perchè "che ne sa l'altro che magari per me è diverso?"
Dare delle imposizioni ai bimbi, quindi mi vede investita anche di queste sensazioni, che rivedo nei miei figli.

Quindi valuto di volta in volta le cose, valuto la pericolosità, valuto il bisogno del bimbo, cerco di capire le sue ragioni, valuto i possibili effetti , valuto le mie paure e sensazioni, da entrambe le parti si avanzano proposte, finchè non si arriva al compromesso finale, che io però devo approvare ovviamente, perchè la responsabilità finale è sempre mia.

Non posso farlo sempre, non tutte le situazioni prevedono il mettersi in discussione (che dura poco eh) , ma solo nei momenti in cui ci sono delle rimostranze da parte dei figli.

Emy
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Messaggio da Emy » dom mar 13, 2005 10:15 am

Io riesco ad imporre solo le cose che non riesco ad accettare, dopo aver vagliato tutta una serie di possibilità.
Spesso però se riesco a capire i bisogni che stanno dietro a certe richieste, riesco ad accettare di più, ma non oltrepasso mai il mio livello più basso, che tenuto conto della mia disposizione d'animo mi manderebbe in perdita di energie non costruttiva.

Emy
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Messaggio da Emy » dom mar 13, 2005 10:16 am

Insomma non riesco a spiegare...

creatus
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Messaggio da creatus » dom mar 13, 2005 12:14 pm

ciao emy
non lo so se non sei riuscita a spiegare, peró a me é sembrato giusto a pelle quello che descrivi.
infatti anche a me non piaciono le imposizioni senza una spiegazione. tutto quello che "é cosi perché é cosi" mi irrita e mi viene voglia di scomporre per provare che forse non é proprio cosi...
anche a mio figlio cerco e cercheró di proibire solo quello che é veramente pericoloso, e sempre spiegando perché. e per ora (lui ha 13 mesi) non mi arrabbio se lui comunque continua a provare di fare quello che ho proibito. perché mi sembra normale che la curiositá vinca i divieti...
poi per le altre cose che potrebbero diventare pericolose, cerco di stargli accanto per evitare incindenti, ma lo lascio scoprire le cose il piu da solo possibile.

Antonella Sagone
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Messaggio da Antonella Sagone » dom mar 27, 2005 3:24 am

Il libro della liedloff è edito dalla Meridiana con il titolo "il concetto del continuum".
E, sì, la Liedloff non ha figli ed è anche molto poco "continuum" (l'ho conosciuta a una convegno e mi ha piuttosto delusa come persona, molto rigida, ascolta poco...), però, gli spunti del suo libro sono molto validi seocndo me, almeno la parte centrale e cioè quella dell'esperienza con gli yequana e quello che le hanno trasmesso.
Antonella

Chiara
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Messaggio da Chiara » dom mar 27, 2005 6:11 pm

Ieri sera ho finito il libro
Mi è piaciuto molto perchè ho scoperto che grossomodo quello che ho fatto fino ad ora ad istinto non si discosta molto dal suo concetto di continuum, che mi ha molto convinto.

Assolutamente terribile la descrizione di quello che potrebbe provare un neonato lasciato a piangere... mi ha fatto piangere, ed ho pensato meno male che non ho mai permesso che questo accadesse!
Mi sono sempre rifiutata di lasciar piangere il bimbo, anche quando era in ospedale nella scatola di vetro della nursery e non "potevano" (o non volevano) darmelo in braccio, se piangeva io gli restavo accanto ed almeno dalle finestrelle della scatola cercavo di rassicurarlo toccandolo con le mani ed accarezzandolo...

Avendo rifiutato il fatto di lasciarlo piangere e volendo comunque fare qualcosa in casa ho adottato anche io il metodo di portarmelo addosso col marsupio nelle faccende, ed anche quest'estate che eravamo in montagna lo abbiamo sempre portato in giro col marsupio. Lo stesso con la nanna: lo addormento e lo mettonel suo lettino, ma quando si sveglia di notte lo trasferisco da noi senza troppi complimenti e tutti dormiamo minimizzando così il fastidio dei risvegli notturni.

Altro concetto che mi ha convinto, perchè effettivamente è vero, è il fatto di portare i bambini nelle nostre faccende come degli spettatori del nostro lavoro, e non mettersi lì a loro disposizione a giocare con i loro giochi.
Adesso poi che gattona ed è in grado di giocare da solo è molto più bravo ad intrattenersi da solo con i suoi giochi di quanto io possa inventare per lui. Mentre ho proprio constatato che apprezza molto essere tenuto in società a guardare noi adulti mentre lavoriamo, parliamo, viviamo. Quando passo l'aspirapolvere per casa si mette a sgambettare sorridendo tutto estasiato, anche quadno faccio la doccia restaa guardare che faccio, e poi si mette a seguire i suoi pensieri e le mie ciabatte ;-)

Anche il discorso relativo alla compagnia degli altri bimbi, anche più grandicelli mi convince perchè i bambini amano stare in società con i più grandi per imparare. Noi adulti siamo per così dire il loro "obiettivo" a lungo termine, percui la compagnia di altri bambini più grandicelli da ai piccoli un obiettivo più vicino a cui puntare. Non so se mi sono spiegata..

In certe circostanze in casa, sono però "obbligata" ad usare alcuni prodotti della nostra cultura civilizzata, come il box: in mansarda dove dipingo ci sono barattoli e colori e pennelli ... e mille altre sostanze potenzialmente pericolose, perciò non mi fido a lasciarlo gironzolare libero. Ho visto comunque che ha accettato il box e ci resta volentieri a giocare mentre io lavoro e lui può vedermi.
In tutto il resto della casa lo lascio libero di esplorare, facendo ovviamente attenzione anon lasciare a sua portata potenziali pericoli come detersivi, bottiglie, tavolette insetticide, medicine...
In questo la Liedloff forse è un po' troppo naive, nella foresta i bambini non hanno mai a che fare con "questi" pericoli tipici della nostra cultura civilizzata e dai quali secondo me non c'è continuum che tenga. Ma tenedo fuori dalla loro portata queste cose si può lasciarli effetivamente liberi di scoprire il mondo.
Forse il Paolo è anche un bimbo particolarmente pacioso e indipendente, però effettivamente non fa scenate, non piange se non quando sta male, sta volentieri in compagnia di adulti in visita e si comporta con garbo...

Insomma, il libro mi è davvero piaciuto. Come anche quello di Sears. Fuori dal mainstream. Ma non mi hanno sconvolto nel senso oddio fino ad oggi ho sbagliato tutto. Semmai ho avuto la conferma che facendo quello che mi diceva il mio istinto... in realtà ho sempre fatto il meglio per il mio bambino e per me. E questo ha fortificato la mia autostima e fiducia in me ed in lui. Perciò non mi lascio più ferire o mettere in crisi da commenti del tipo "così lo vizi"

Ma quanto ho scritto?!
Chiara

manuela
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Messaggio da manuela » mar mar 29, 2005 1:37 pm

Mi è molto piaciuto ciò che ha scritto Neeta. Credo che i libri debbano essere uno spunto di riflessione...poi si prende ciò che piace e convince e si lascia il resto. A volte le cose poi ci ritornano a distanza di tempo. Ci sono libri che addirittura mi irritano e poi, dopo anni, mi chiedo come avessi potuto avere una sensazione simile. Credo che nessuna di noi vada in cerca di manuali. Nessun genitore è uguale ad un altro...nessun bimbo è uguale ad un altro...genitori uguali hanno diverse reazioni in momenti diversi della loro vita e con figli diversi. Come potrebbe esserci un libro che dà regole valide per tutti? Inoltre non so se sia completamente corretto andare a vedere la vita dell'autore....personaggi che nella loro vita si sono comportati in modo orribile con i loro cari, hanno scritto opere grandiose...molti psicoterapeuti della coppia hanno alle spalle dei divorzi...
manuela

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