STUDI Scientifici sull'Alimentazione VEG

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Daria
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STUDI Scientifici sull'Alimentazione VEG

Messaggio da Daria » sab gen 09, 2010 11:32 pm

Ciao a tutti.. :)
apro questo topic dedicato agli studi che riguardano l'alimentazione e la nutrizione VEG.

Posizione dell'American Dietetic Association (ADA):
Diete Vegetariane

Posizione Ufficiale

E' posizione dell'American Dietetic Association che le diete vegetariane correttamente pianificate, comprese le diete vegetariane totali o vegane, sono salutari, adeguate dal punto di vista nutrizionale e possono conferire benefici per la salute nella prevenzione e nel trattamento di alcune patologie. Le diete vegetariane ben pianificate sono appropriate per individui in tutti gli stadi del ciclo vitale, inclusa gravidanza, allattamento, prima e seconda infanzia, adolescenza, e per gli atleti.

Il Documento completo dell'ADA: http://www.scienzavegetariana.it/nutriz ... A_ital.htm

Daria
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Re: Topic dedicato agli STUDI scientifici dell'alimentazione VEG

Messaggio da Daria » sab gen 09, 2010 11:41 pm

"I Vantaggi dell'Alimentazione Vegetariana"

Dr.ssa Luciana Baroni

SOCIETA' SCIENTIFICA DI NUTRIZIONE VEGETARIANA - ONLUS


http://www.scienzavegetariana.it/opusco ... finale.pdf

Daria
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Re: Topic dedicato agli STUDI scientifici dell'alimentazione VEG

Messaggio da Daria » sab gen 09, 2010 11:44 pm

Trattare la Sclerosi Multipla con la dieta
07/08/2008

Un articolo tratto dall'archivio di Societa' Scientifica di Nutrizione Vegetariana.

La maggior parte dei professionisti della salute respinge l'idea che la Sclerosi Multipla, una malattia degenerativa del sistema nervoso, possa essere correlata alla dieta. Sembra loro ridicolo che una malattia così misteriosa possa venire influenzata da qualcosa di tanto semplice.

Eppure la sclerosi multipla è una malattia comune in Canada, U.S.A ed Europa del Nord, ma rara in Africa ed Asia. Unica eccezione il Giappone, paese moderno, industrializzato, con tutto lo stress, l'inquinamento, e le abitudini al fumo comuni alle altre nazioni industrializzate, ma dove la dieta a base di riso è più simile a quella dei paesi poveri. Il caso Giappone fornisce una valida evidenza di come una dieta ricca di cibi animali, piuttosto che altre "moderne" calamità, possa costituire la base per l'insorgenza della sclerosi multipla. Inoltre, durante la seconda guerra mondiale, quando la gente non poteva permettersi la carne, i medici osservarono una netta diminuzione dei ricoveri per sclerosi multipla.

Gia' dagli anni '50, Roy Swank ha iniziato a trattare i propri pazienti con una dieta povera di grassi animali e, avendo ottenuto risultati eccellenti, ha trattato per 35 anni migliaia di pazienti in questo modo. I suoi studi e la sua esperiena clinica non sono mai stati messi in discussione, ma tuttora molti medici ignorano o scartano il lavoro di Swank perchè pensano che seguire una dieta del genere sia troppo complicato.

Per chi e' interessato, l'articolo completo e' disponibile nell'archivio di Societa' Scientifica di Nutrizione Vegetariana - SSNV:

"Trattare la Sclerosi Multipla con la dieta: realta' o frode?"

Al Link: http://www.scienzavegetariana.it/nutriz ... rm_sm.html

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Daria
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Re: Topic dedicato agli STUDI scientifici dell'alimentazione VEG

Messaggio da Daria » sab gen 09, 2010 11:46 pm

"Una dieta vegana per l'artrite reumatoide"

La dieta aumenta anche i livelli di anticorpi naturali contro i composti dannosi che provocano i sintomi caratteristici di questa malattia

L'artrite reumatoide costituisce un importante fattore di rischio per attacchi di cuore e infarti, ma chi ne soffre potrebbe ridurlo ricorrendo a una particolare dieta. Un gruppo di ricercatori del Karolinska University Hospital (http://www.karolinska.se/templates/Divi ... anguage=EN) di Stoccolma ha infatti scoperto che per queste persone una dieta vegana priva di glutine non solo abbassa i livelli di colesterolo, di lipoproteine a bassa densità (LDL) e di LDL ossidate (oxLDL), ma aumenta anche i livelli di anticorpi naturali contro i composti dannosi che provocano i sintomi caratteristici di questa malattia infiammatoria, come la fosforilcolina.

Lo studio è descritto sull'ultimo numero della rivista ad accesso pubblico Arthritis Research & Therapy.
(http://arthritis-research.com/content/10/2/R34)

Nella ricerca, diretta da Johan Frostegard, 66 pazienti sofferenti di artrite reumatoide sono stati divisi in due gruppi: al primo era stata assegnata una dieta vegana priva di glutine, mentre il secondo seguiva una dieta ben bilanciata non vegana. Dopo 12 mesi i ricercatori hanno trovato che la dieta vegana priva di glutine aveva comportato la diminuzione dell'indice di massa corporea, dei livelli di LDL e di oxLDL, e un aumento degli anticorpi anti-fosforilcolina, mentre i livelli delle altre molecole grasse, compresi HDL e trigliceridi, erano rimasti invariati. Nella altro gruppo tutti i valori erano invece rimasti sostanzialmente invariati.

Gli anticorpi anti-fosforilcolina sono oggetto di studio nel quadro di una vasta collaborazione europea, chiamata CVDIMMUNE
(http://www.cvdimmune.com/), che mira a verificare l'ipotesi che essi abbiano un'azione protettrice nei confronti delle patologie cardiocircolatorie e che possano essere utilizzati come fattori diagnostici e terapeutici. (gg)

fonte: http://lescienze.espresso.repubblica.it ... de/1325885

8)

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Re: Topic dedicato agli STUDI scientifici dell'alimentazione VEG

Messaggio da Daria » sab gen 09, 2010 11:47 pm

Quanto ferro assumiamo con la dieta?
20/08/2008

Dal sito di Societa' Scientifica di Nutrizione Vegetariana alcuni approfondimenti sui falsi miti sull'assunzione di ferro.

Prove recenti hanno dimostrato come le cardiopatie possano essere più probabili in uomini che presentino elevati depositi di ferro. Ma tutti, al contrario, sembrano sempre preoccupati di non assumere abbastanza ferro. Anche su questo argomento, come su molti altri legati all'alimentazione, il "buon senso comune" spesso sbaglia, perche' non si basa su conoscenze reali. Un articolo del "Vegetarian Journal" di diversi anni fa, tradotto in italiano e disponibile sul sito di Societa' Scientifica di Nutrizione Vegetariana - SSNV, aiuta a capirne qualcosa di piu'.

L'emocromatosi, una sindrome da eccesso di ferro nell'organismo, colpisce una percentuale non trascurabile di persone. Il ferro in eccesso viene immagazzinato nel fegato, nel cuore, nel pancreas e può causare importanti problemi di salute, come ad esempio epatopatie. Per contrastare queste patologie e' importante la diagnosi e un conseguente trattamento che consiste nella riduzione del ferro in eccesso tramite salassi e nella non-assunzione di alimenti ricchi di ferro.

La sideropenia, cioe' la scarsita' di ferro rappresenta invece una deficienza nutrizionale più comune che colpisce il 10% della popolazione e può causare anemia, affaticabilità, irritabilità, cefalea ed astenia.

Una dieta vegetariana bilanciata fornisce la quantità adeguata di ferro senza bisogno di particolari attenzioni: l'organismo assorbe solo dal 2% al 20% del ferro disponibile da fonti vegetali. Per aumentarne l'assorbimento, se necessario, è sufficiente assumere un frutto o una verdura ricca di vitamina C ad ogni pasto. Un altro modo di favorire l'assorbimento del ferro è rappresentato dall'eliminazione del caffè e del te in prossimita' dei pasti.

Gli integratori di ferro possono fare più male che bene, specialmente agli uomini, che hanno più probabilità di avere problemi di accumulo piuttosto che di carenza e dovrebbero essere assunti solo su consiglio del medico. La regola fondamentale da seguire è che è meglio assumere tutti i nutrienti necessari per il nostro organismo, compreso il ferro, attraverso il cibo.

L'articolo completo, Assumiamo una quantità sufficiente di ferro o addirittura esagerata?, riporta inoltre un'utile tabellina relativa alle fonti vegetali di ferro.
http://www.scienzavegetariana.it/nutriz ... ferro.html

8)

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Re: Topic dedicato agli STUDI scientifici dell'alimentazione VEG

Messaggio da Daria » sab gen 09, 2010 11:50 pm

riporto questo studio postato da Elisa (Memalon) perchè è decisamente interessante!

"Studi e Ricerche Sulle Proteine Vegetali e Animali"

Ciao a tutti,

non scrivo sul forum da diverso tempo ormai, ma volevo segnalarvi un articolo che, a mio parere, è molto interessante.

E' un pò lungo, ma credo valga la pena leggerlo.

Saluti, Elisa

(non era segnalata la fonte, io l'ho trovato qui --> http://www.bodyweb.it/forums/showthread.php?t=174445 )

----------------------

Il concetto della complementazione delle proteine, e cioè la presunta indispensabilità di combinare, assumendo contemporaneamente e secondo proporzioni prestabilite, alimenti vegetali "incompleti" diversi per ottenere una proteina simile a quella animale "completa", nacque e fu promosso da


-Frances More Lappe, nel 1961, che all'epoca voleva dimostrare come fosse possibile ottenere proteine di alto "valore biologico" con una alimentazione vegetariana. La pratica di abbinare cereali e legumi venne velocemente adottata, soprattutto dai vegetariani, e fu questa forse una delle principali cause del suo successo. In seguito, è stata proprio la stessa Autrice a smentire categoricamente la propria precedente conclusione, nella sua revisione del libro "Diet for a small planet": sebbene il suo intento fosse stato quello di sfatare un mito, l'autrice ammette di averne involontariamente creato un altro, concludendo che, alla luce di nuovi studi e ricerche, non è assolutamente necessario combinare alimenti vegetali diversi [4].

Oggi ancora in troppi, vegetariani e non, parlano di proteine complete e incomplete, creando una distinzione tra regno animale e regno vegetale, e andando completamente fuori strada.

Una proteina è completa quando il suo profilo di aminoacidi non è più basso di quello ideale per l'uomo: ciò è stabilito dalla World Health Organization (WHO) e confermato dai più importanti centri di ricerca, come il Max Planck Institute, all'avanguardia nella ricerca sulla nutrizione. Ne deriva che il 94% dei frutti (sono esclusi ad esempio papaya, pera, prugna) e che quasi il 100% dei vegetali (con poche eccezioni, come il mais) forniscono proteine complete.

Inoltre, decenni di ricerche e studi epidemiologici hanno dimostrato, e continuano a dimostrare, come le proteine vegetali siano anzi di più alta "qualità" per l'uomo, perché si discostano meno, rispetto a quelle animali, da quello che è il profilo aminoacidico ideale; le proteine della carne, ad esempio sono troppo ricche in zolfo -con le ben note conseguenze a lungo termine sulla salute dell’osso, e di Isoleucina, il cui eccesso tende a produrre troppa ammoniaca (NH3) all’interno dell’organismo.

In seguito ad affermazioni e posizioni poco convincenti ma che si stavano affermando nei decenni scorsi, furono condotti alcuni studi che confermano senza ombra di dubbio quanto appena esposto: che cioè non solo le proteine vegetali sono complete, ma che sostenere la necessità di aggiungere prodotti animali alla dieta dell'uomo è affermazione priva di fondamento scientifico.

1 ESPERIMENTO:

In un primo esperimento condotto su volontari umani [5], vennero valutati gli effetti di un regime dietetico la cui fonte proteica era costituita da alimenti vegetali quali il grano, mais, fagioli e riso. Dopo 110 giorni i partecipanti all'esperimento presentavano tutti un bilancio azotato positivo, il che significa che le proteine assunte erano sufficienti per le necessità dell’organismo, che non aveva dovuto "intaccare" i propri depositi proteici. Latte e formaggio vennero aggiunti alla dieta di metà dei soggetti del gruppo per verificare se l’integrazione con altre fonti proteiche fosse necessaria. Il risultato fu che nei soggetti alla cui dieta erano stati aggiunti latte e formaggio non presentavano alcun cambiamento significativo nel bilancio azotato: le conclusioni dei ricercatori furono quindi che le sole proteine di alimenti vegetali si erano dimostrate in grado di fornire tutti gli aminoacidi e nella corretta quantità necessaria per soddisfare le richieste proteiche dei soggetti studiati.

2: ESPERIMENTO:

Un'ulteriore ricerca condotta nel 1971 confermò che le proteine del grano erano in grado di mantenere positivo il bilancio azotato dei soggetti esaminati [6]. L'aggiunta di uova dopo 200 giorni di una dieta a base di sole proteine vegetali, a metà del gruppo, si rilevò totalmente indifferente nel migliorare il bilancio azotato di questi soggetti. Ciò permise di concludere che una dieta a base esclusiva di proteine vegetali era perfettamente in grado di garantire la positività del bilancio azotato e che l’aggiunta di proteine animali a questa dieta non appariva aggiungere alcun vantaggio.

3° ESPERIMENTO

In un altro studio clinico venne analizzato l’effetto di un regime dietetico a base esclusiva di proteine di frutta e verdura quali banane, mango, avocado, pomodori e carambola. La quantità di proteine assunta era di 24 g al giorno, e dopo 79 giorni tutti i partecipanti presentavano un bilancio azotato positivo e godevano di ottima salute [7]! A questo punto venne aggiunto fegato e carne alla dieta di metà del gruppo, che non comportarono alcuna modificazione del bilancio azotato dei partecipanti. Ancora una volta le proteine vegetali si erano confermate adatte a fornire la quantità necessaria di aminoacidi, e l’aggiunta di carne non aveva apportato ulteriori vantaggi nutrizionali rispetto alle proteine vegetali. Il solo riso è risultato in grado di fornire da 2 a 4.5 volte le quantità raccomandate dalla WHO di tutti gli aminoacidi essenziali (N.B: in studi precedenti condotti sui ratti la somministrazione di solo riso non si era dimostrata in grado di garantire una crescita normale dell’animale).
Il motivo per cui è inutile combinare le proteine all’interno dello stesso pasto è che l’organismo è perfettamente in grado di riutilizzare gli aminoacidi delle proteine "incomplete" ottenendo da questi proteine complete attraverso un meccanismo di "riciclaggio" delle riserve endogene di aminoacidi liberi (il cosiddetto "pool aminoacidico").

IMPORTANTE:

Infatti, come dimostrato dal National Research Council, gli aminoacidi che consumiamo a pranzo vanno a finire, assieme a quelli consumati a cena, nel pool aminoacidico, cosicché una qualsiasi carenza di un aminoacido (che può essere causata solo dal consumo di uno dei pochi cibi vegetali incompleti) viene compensata dagli altri cibi assunti durante la giornata. I tempi di permanenza nel deposito variano a seconda degli aminoacidi: ad esempio, la lisina arriva a 15 giorni di permanenza nel pool senza bisogno di essere rinnovata.
Non esiste nessuna motivo scientificamente dimostrato per cui sia necessario, in una alimentazione priva di prodotti animali, combinare diversi elementi vegetali per ottenere proteine complete (una carenza proteica si potrebbe realizzare solo nel caso in cui una dieta fosse composta esclusivamente e per lungo periodo da solo mais, o da quel 6% di frutti il cui profilo aminoacidico è più basso di quello ideale, ma è chiaramente una situazione estrema ed inconcepibile in condizioni di disponibilità adeguata di risorse alimentari vegetali).


Molti sostenitori del mito del valore biologico delle proteine continuano a portare come prova della loro indifendibile tesi, il dato che nei Paesi poveri la malnutrizione esiste perché non vengono consumati carne e prodotti animali (il famoso "gap proteico"); questi signori dovrebbero piuttosto preoccuparsi di riconoscere ciò che invece è noto e dimostrato da anni, e cioè che la malnutrizione nei Paesi poveri deriva semplicemente dalla carenza di risorse alimentari che è responsabile dell’impossibilità di soddisfare il fabbisogno calorico.

Le proteine non sono un problema purché venga rispettato il fabbisogno energetico. Il China Project [8], uno dei più grandi e accreditati studi epidemiologici, iniziato nel 1983, ha dimostrato come, benché il riso sia un alimento completo, un insufficiente apporto di calorie sia risultato in grado di provocare nella popolazione cinese una statura bassa rallentandone la crescita. Da quando la popolazione cinese ha potuto introdurre una quantità maggiore di cibi vegetali nella propria dieta, è stato da subito osservato un netto incremento nella statura media, seguito dalla progressiva scomparsa dei sintomi da malnutrizione. In molti Paesi la malnutrizione si spiega semplicemente perché le risorse alimentari insufficienti costringono la popolazione o ad un insufficiente apporto energetico, oppure all’assunzione di mono-diete basate praticamente su uno dei pochi cereali che non soddisfa il profilo aminoacidico ideale per l'uomo, che è appunto il mais, mancando la possibilità di introdurre alimenti come legumi, altri cereali, frutta e verdura.
Tutti i lavori scientifici più recenti condotti sulle diete latto-ovo-vegetariane e vegane ritengono ormai obsoleta la necessità di combinare le proteine, al punto che questa pratica spesso non è più nemmeno menzionata da associazioni, di ogni tipo, che operano nel campo dell'alimentazione umana. Anche nella posizione ufficiale dell'American Dietetic Association si legge "A condizione che vengano consumati gli alimenti vegetali in modo variato e che venga soddisfatto il fabbisogno energetico, le proteine vegetali sono perfettamente in grado di soddisfare i fabbisogni nutrizionali. La ricerca indica che una varietà di cibi vegetali assunti nel corso della giornata è in grado di fornire tutti gli aminoacidi essenziali ed assicurare l'assunzione e l'utilizzo di azoto negli adulti sani, indicando che le proteine complementari non debbano necessariamente essere consumate all’interno dello stesso pasto" [9].
Ora che l'argomento "qualità" è stato affrontato, resta da rassicurare brevemente chi sceglie di escludere del tutto i prodotti animali riguardo l'argomento "quantità" (per maggiori informazioni, invito a consultare i numerosi documenti ed articoli sul sito di Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana, http://www.scienzavegetariana.it ).


Le prime raccomandazioni ufficiali sulle proteine, basate sempre sugli studi sui ratti prima menzionati, arrivavano a consigliare 200 g e oltre di proteine al giorno, che oggi rappresenta purtroppo la quantità media di una dieta standard occidentale. Attualmente, dopo decenni di studi e ricerche, la maggioranza delle organizzazioni internazionali di nutrizionisti sono concordi nell’aver stabilito che l'introito di proteine, in una qualunque dieta vegetariana equilibrata, dovrebbe rappresentare il 10% circa delle calorie totali della dieta stessa.
Una dieta che preveda il consumo di frutta, verdure, cereali, legumi, frutta secca e semi supera senza nessun accorgimento particolare, se non quello di consumare le calorie necessarie al proprio fabbisogno energetico, questa percentuale. Basti pensare che il mondo vegetale fornisce dal 6-10% (frutta) al 40-50% (verdure a foglia) di proteine, oltre a tante altre importanti sostanze come vitamine, antiossidanti e minerali.
Che il consumo della carne sia "necessario" è un mito da sfatare nel mondo "normale", ma nel mondo "vegetariano" ancora non si è sfatato il mito che uova e formaggio vadano consumati in grandi quantità, in quanto fonte di proteine ad alto valore biologico. Questa convinzione ha infatti conseguenze negative sulla salute, portando come risultato a una dieta più ricca di grassi di quelle standard, compromettendo così i vantaggi per salute insiti in una dieta vegetariana equilibrata.
Le proteine dei cereali, dei legumi e della frutta secca, della verdura e della frutta, sono in grado di fornire le richieste proteiche di qualunque organismo, a qualsiasi età, con qualsiasi tipo di attività fisica, da sedentari a sportivi professionisti, e sono abbondantemente contenute in questi alimenti, ricchi di molte altre sostanze fondamentali per la crescita e il mantenimento fisico e della salute dell'uomo.

Bibliografia
] Osborn. T “Amino acids in nutrition and growth”. Journal of biological chemistry 17:325 1914
[2] Vaghefi, S.B., Makdani, D.D. and Mickelsen, O. (1974). 'Lysine supplementation of wheat proteins, a review', Am. J. Clin. Nutr. 27, 1231-1246.
[3] Rose, W.C. and Wixom, R.L. (1955). 'The amino acid requirements of man. XIII The sparing effect of cystine on methionine requirement', J.Biol. Chem., 216, 763-773.
[4] Lappe, F.M. (1976). Diet for a small planet. New York, Ballantine Books.
[5] Clark, H.E., Malzer, J.L., Onderka, H.M., Howe, J.M. and Moon, W. (1973). 'Nitrogen balances of adult human subjects fed combinations of wheat, beans, corn, milk, and rice', Am. J. Clin. Nutr., 26, 702-706.
[6] Edwards, C.H., Booker, L.K., Rumph, C.H., Wright, W.G. and Ganapathy, S.N. (1971). 'Utilisation of wheat by adult man; nitrogen metabolism, plasma amino acids and lipids', Am. J. Clin. Nutr., 24, 181-193.
[7] Lee, C., Howe, J.M., Carlson, K. and Clark, H.E. (1971). 'Nitrogen retention of young men fed rice with or without supplementary chicken', Am. J. Clin. Nutr., 24, 318-323
[8] http://www.nutrition.cornell.edu/ChinaProject/ [9] ADA Reports. Posizione dell'American Dietetic Association e dei Dietitians of Canada: Diete Vegetariane. J Am Diet Assoc. 2003;103: 748-765, traduzione italiana pubblicata on-line, ©SSNV 2003. http://www.scienzavegetariana.it/nut...e/ADA_ital.htm (accesso 05.03.2005).

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Re: Topic dedicato agli STUDI scientifici dell'alimentazione VEG

Messaggio da Daria » sab gen 09, 2010 11:53 pm

"Studio tedesco conferma la superiorita' ecologica della dieta vegan"
(31/08/2008)

Il risultato e' stato pubblicato dall'associazione di consumatori Foodwatch.

L'associazione di consumatori tedesca Foodwatch ha pubblicato lunedì 25 agosto un report sull'impatto dell'agricoltura e dell'allevamento sull'effetto serra, il primo nel suo genere che confronta anche la metodologia di produzione - agricoltura e allevamento biologici o meno.

Lo studio è stato svolto dall'Istituto tedesco per la Ricerca sull'Economia Ecologica (IOeW), e ha tenunto conto delle emissioni di CO2 risultanti dalla coltivazione dei mangimi per gli animali, dall'utilizzo dei pascoli per l'allevamento e dalle deiezioni prodotte dagli animali stessi.

Il confronto, per risultare di facile comprensione al pubblico, è stato esplicitato in termini di "km equivalenti" percorsi in auto (una BMW, per la precisione), e quindi spiega a quanti km percorsi in auto equivale 1 kg di carne, 1 kg di grano, ecc.

Il risultato che ne emerge è che, come già noto da altri studi, il tipo di alimentazione più ecologista è quella 100% vegetale, vale a dire l'alimentazione vegan. L'alimentazione vegetariana ha un impatto 4 volte più alto, quella onnivora 8 volte più alto.

Questo solo per quanto riguarda l'effetto serra, ma va tenuto presente che come impatto ambientale totale contano anche i consumi di acqua, sostanze chimiche, terreni, e l'inquinamento da deiezioni in generale.

I numeri: confronto tra tipi di alimentazione e tipi di produzione

Se confrontiamo le emissioni di gas serra dovute al cibo consumato da una persona per un anno intero, e le esprimiamo come equivalente in km percorsi in auto (BMW) in un anno, questi sono i risultati numerici dello studio:

Alimentazione vegan
Da agricoltura bio: 281 km
Da agricoltura convenzionale: 629 km

Alimentazione latto-ovo-vegetariana
Da agricoltura bio: 1978 km
Da agricoltura convenzionale: 2427 km

Alimentazione onnivora
Da agricoltura bio: 4377 km
Da agricoltura convenzionale: 4758 km

Come si vede, l'agricultura biologica è una scelta molto ecologica, ma solo se si consumano direttamente i vegetali: con un'alimentazione vegan, si possono dimezzare le emissioni di gas serra, se si scelgono vegatali da agricoltura biologica. Ma anche con l'agricoltura convenzionale, la scelta vegan batte di molte lunghezze le altre due possibilità.

Viceversa, la scelta biologica non è molto rilevante nell'alimentazione onnivora (è quasi insignificante), e nemmeno in quella latto-ovo-vegetariana.

E' importante notare che non è vero, come in molto credono, che il problema sia solo quello del metano emesso da bovini, pecore e capre durante la digestione: il problema esiste per tutti gli animali d'allevamento, perché è dovuto in larga misura al fatto che per produrre 1 kg di carne è necessario coltivare appositamente una quantità di mangime che va da 4 a 35 volte tanto, con tutti gli sprechi - di energia, acqua, sostanze chimiche, ecc. che questo comporta.

Il mito della "carne biologica": non è vero che aiuta l'ambiente

Chi sceglie di mangiare carne biologica, e lo fa però consumandone sempre la stessa quantità, senza ridurre i consumi, non fa nessun regalo all'ambiente.

Anzi, come mostrano i risultati dello studio, la produzione di 1 kg di carne bovina da allevamento estensivo equivale a 113,4 km in BMW, mentre da allevamento intensivo equivale a 70,6 km, come emissioni di gas serra. Per quanto riguarda il formaggio, biologico o non biologico non cambia molto, è sempre un cibo molto dispendioso in termini di CO2: 71,4 km equivalenti per 1 kg di formaggio da allevamento intensivo, 65,5 km per quello da allevamento biologico estensivo.

Quindi, come ben spiegano gli scienziati autori del report, l'allevamento biologico aiuterebbe l'ambiente solo se fosse portato alle sue estreme conseguenze, vale a dire: 1. l'allevamento estensivo-biologico richiede molta terra; 2. se tutti gli allevamenti fossero biologici, ci sarebbe per forza di cose una diminuzione di almeno il 70% della produzione; 3. quindi, effettivamente, se si allevassero solo il 30% degli animali che si allevano oggi, ci sarebbero dei benefici per l'ambiente. Ma solo perché si allevano meno animali, non perché si allevano in modo estensivo-biologico!

Invece, consumare carne biologica, mantenendo inalterati i consumi, significa non cambiare nulla, e non aiutare per nulla l'ambiente, anzi.

Quindi, chi pensa di risolvere il problema mangiando carne biologica dovrebbe prima diminuire i suoi consumi del 70%, se vuole essere ecologicamente coerente.

Qual è la soluzione, e perché non viene messa in pratica?

Il report affronta anche il problema pratico di che cosa fare con la lobby degli allevatori. Gli autori del report parlano chiaro: serve una diminuzione dei consumi di carne, latte e formaggi, non ci sono altre soluzioni. Questo lo sostengono l'associazione di consumatori Foodwatch, e il Ministero dell'Ambiente tedesco.

Ma, come viene spiegato nel report, l'agricoltura è il punto debole del piano governativo per combattere i cambiamenti climatici, in Germania (come in tutti gli altri paesi europei, Italia inclusa). Il settore dell'agricoltura e zootecnia è del tutto esentato dal programma per ridurre l'emissione dei gas serra.

E pensare che il settore zootecnico è responsabile del 18% del totale dell'effetto serra, molto di più dell'intero settore dei trasporti (13,5%).

Questa scelta non ha senso, ma, come spiega un esponente del Ministero dell'Ambiente intervistato dal quotidiano Spiegel: "Abbiamo esentato il settore dell'agricoltura per limitare il numero di potenziali conflitti". Infatti, come aggiunge un ex-consulente dello stesso ministero, Hans-Joachim Koch, "Questa lobby è ben organizzata". Il suo successore, Martin Faulstich, aggiunge: "Nessuno osa dire che dovremmo mangiare meno carne e più proteine vegetali".

Questo ovviamente non accade solo in Germania, ma dappertutto.

Perché dare sussidi a chi inquina e non intende smettere?

L'associazione di consumatori Foodwatch vuole vedere cancellati per sempre i sussidi dell'Unione Europea al settore dell'agricoltura, e vuole che chi emette gas serra paghi delle tasse apposite, anziché essere pagato con le tasse dei cittadini. In questo modo verrebbero premiate le produzioni con meno emissioni di CO2, quindi sostanzialmente quelle vegetali per il diretto consumo umano, ancora di più se biologiche.

Lo stesso chiede anche il Ministro dell'Ambiente tedesco Gabriel, che si oppone al fatto che vengano dati 40 miliardi di euro l'anno al settore agricolo e zootecnico quando quest'ultimo è dannoso per l'ambiente.

Della stessa idea è il Centro Internazionale di Ecologia della Nutrizione (NEIC) che ha da poco lanciato una petizione popolare a livello europeo per chiedere esplicitamente l'eliminazione di tutti i sussidi al settore zootecnico, in quanto dannoso per l'ambiente e la salute umana. Si può firmare on-line o si possono raccogliere firme su una petizione cartacea, andando alla pagina:
http://www.nutritionecology.org/it/news ... idies.html

Al contrario, il Ministro dell'Agricoltura tedesco, Seehofer, si oppone all'idea di andare contro la lobby degli allevatori, e, sempre secondo lo Spiegel, intende proporre un piano per usare "fertilizzanti più efficienti, nuovi animali che rilascino meno metano nell'atmosfera, e l'acquisto di attrezzature agricole più ecologiche".

In sostanza, queste "misure" lasciano il tempo che trovano, e infatti, come riporta lo Spiegel, gli stessi membri dello staff del Ministero dell'Agricoltura sanno benissimo che queste misure non ridurranno le emissioni di gas serra in modo percettibile. E secondo i membri del ministero di più alto livello "una riduzione drastica dei gas serra del settore agricolo si potrà ottenere soltanto se tutti consumeranno meno carne, latte, formaggio e yoghurt".

Fonti:

Spiegel on-line, The Cow Is a Climate Bomb, 27 agosto 2008
http://www.spiegel.de/international/ger ... 54,00.html


Foodwatch, Klimaretter Bio?, 25 agosto 2008
http://www.foodwatch.de/foodwatch/conte ... 25_ger.pdf


NEIC, Panel 1 - Impatto ambientale
http://www.nutritionecology.org/it/panel1/intro.html

http://www.nutritionecology.org/it/index.html

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Re: Topic dedicato agli STUDI scientifici dell'alimentazione VEG

Messaggio da Daria » sab gen 09, 2010 11:56 pm

Vegetariani meno colpiti dal diabete

Rimbalzano su tutte le più importanti agenzie di stampa le dichiarazioni
del professor Bernard Guy-Grand, dell'Istituto francese per la
nutrizione. Dall'ANSA del 14 gennaio 2009:

"Essere vegetariani ha i suoi vantaggi: meno incidenza dei casi di
diabete e di obesità, ma anche meno problemi coronarici. Non bastano,
però, le verdure: il segreto è associarle a legumi e cereali, un binomio
che produrrebbe proteine molto simili a quelle presenti nella carne.
Studi hanno rilevato che i vegetariani soffrono meno di ipertensione,
problemi coronarici, diabete e obesità."


Come Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana, aggiungiamo che
cereali e legumi non devono essere necessariamente consumati nello
stesso pasto, per avere un'alimentazione equilibrata, basta che siano
consumati nell'arco della giornata e che non è del tutto esatto parlare
di "proteine simili a quelle della carne" come se queste fossero lo
standard a cui tendere.

Al contrario, questo studio è l'ennesima conferma, proveniente da un
prestigioso ricercatore, di come l'alimentazione vegetariana sia non
solo nutrizionalmente adeguata, ma anche salutare, cioè in grado di
ridurre il rischio di comparsa di molte gravi malattie.

Per ulteriori informazioni sull'alimentazione a base vegetale, si
possono consultare i contenuti del sito http://www.scienzavegetariana.it

Fonte:
ANSA, Vegetariani meno colpiti da diabete, 14 gennaio 2009
http://www.ansa.it/site/notizie/awnplus ... 21558.html

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Societa' Scientifica di Nutrizione Vegetariana
http://www.scienzavegetariana.it
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Re: Topic dedicato agli STUDI scientifici dell'alimentazione

Messaggio da Daria » sab gen 09, 2010 11:58 pm

Uno studio pilota, condotto presso il Dipartimento di Scienze Farmacologiche dell’Università di Milano, ha dimostrato che il consumo giornaliero di 4 noci è in grado di aumentare i livelli sanguigni dell’acido alfa linolenico (ALA) e del suo derivato EPA (acido eicosapentaenoico). Numerose evidenze hanno associato gli acidi grassi omega-3 con la riduzione del rischio cardiovascolare; le noci rappresentano una delle maggiori fonti alimentari di ALA, lo scopo dello studio era dunque di verificare se il consumo di noci possa essere indicato nella prevenzione delle patologie cardiocircolatorie.
Sono stati reclutati 10 volontari di età media 37 anni, i quali hanno compilato un questionario al fine di raccogliere i dati relativi alle loro abitudini alimentari, inoltre è stato loro richiesto di ridurre, per tutta la durata dello studio, il consumo di olio e di tutti quei cibi che rappresentano una fonte di ALA, come per esempio le verdure a foglie verdi (spinaci) e il pesce. Dopo un periodo di run-in di 2 settimane, nelle 3 settimane successive hanno consumato 4 noci al giorno, equivalenti a una media di circa 1,2 g/dì di ALA e 4,4 g/dì di acido linoleico (LA), con un rapporto ALA/LA di 0,27. I campioni di sangue sono stati raccolti al momento del reclutamento, dopo le due settimane di run-in, alla settimana 1 e 3 di studio e dopo 2 settimane dal termine. Per testare la presenza di ALA e derivati nel sangue è stata applicata una procedura che permette la rilevazione del profilo lipidico di un soggetto da una goccia di sangue.
L’analisi dei risultati ha evidenziato che, in seguito al consumo di 4 noci al giorno, nel sangue dei partecipanti sono aumentati non solo i livelli di ALA (livelli raddoppiati già dopo la prima settimana e poi rimasti stabili per tutta la durata dello studio), ma anche quelli di un suo derivato, l’acido eicosapentaenoico (EPA), le cui concentrazioni sono aumentate del 300% rispetto ai valori iniziali. Inoltre, anche dopo il periodo di washout (2 settimane dal termine dell’assunzione di noci), i livelli di EPA sono risultati più elevati rispetto a quelli iniziali.
Il consumo di noci, in virtù dell’elevata concentrazione di omega-3, sembrerebbe dunque indicato nella prevenzione delle patologie cardiovascolari.
http://www.scienzavegetariana.it/forum/ ... ?f=2&t=147

Fonte originale: http://www.scienzavegetariana.it/nutriz ... scena.html

Daria
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Re: STUDI Scientifici sull'Alimentazione VEG

Messaggio da Daria » dom gen 10, 2010 9:45 am

Come devono mangiare i latto-ovo-vegetariani ed i vegani per non incorrere in carenze?
Quali sono le possibili carenze alimentari e come si possono compensare?


http://www.scienzavegetariana.it/medici ... renze.html

Daria
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Re: STUDI Scientifici sull'Alimentazione VEG

Messaggio da Daria » lun gen 11, 2010 1:46 pm

Indicazioni alimentari per la terapia delle malattie autoimmuni
dr.ssa Michela De Petris

Si definisce malattia autoimmune una condizione patologica provocata da una reazione immunitaria contro costituenti propri dell'organismo (cellule, proteine, frammenti peptidici) che vengono "scambiati" per agenti estranei pericolosi ed attaccati per essere distrutti.

Le malattie autoimmuni di più frequente riscontro sono: l'artrite reumatoide, il diabete mellito di tipo I, il Morbo di Chron, la colite ulcerosa, la sclerosi multipla, il lupus eritematoso sistemico, la sindrome di Sjogren, la psoriasi, la sclerodermia, la polimiosite, le connettiviti autoimmuni e la tiroidite di Hashimoto.

Attraverso un'alimentazione corretta è possibile modificare il decorso della malattia, ridurre l'intensità ed il numero dei disturbi fisici ad essa correlati, allungare i periodi di benessere, diminuire le fasi di riacutizzazione e migliorare la prognosi.

La dieta vegetariana ha dimostrato chiari effetti positivi sulla sintomatologia in pazienti affetti da artrite reumatoide .

Le indicazioni alimentari sono di basare la propria dieta su cibi di origine vegetale< (cereali, legumi, verdura, frutta, semi, noci), preferire preparazioni semplici, scegliere alimenti non conservati o troppo elaborati, consumare in abbondanza cibi ricchi di vitamine ed acidi grassi buoni.

Qui diamo alcune indicazioni su come fare.

limitare il più possibile l'assunzione di acidi grassi saturi animali e di acido arachidonico (precursori di prostaglandine infiammatorie): latte, formaggi, burro, uova, carne, salumi (eliminarli completamente nelle fasi di riacutizzazione)

ridurre il consumo di acidi grassi della serie omega 6 (promuovono la sintesi di acido arachidonico): olio di soia, olio di girasole, olio di mais, olio di sesamo, olio di semi vari, margarina, maionese, semi di girasole.

incrementare l'uso di cibi ricchi di acidi grassi polinsaturi della serie omega 3 (riducono la sintesi di molecole infiammatorie e svolgono una potente attività antinfiammatoria): olio di lino, semi di lino, noci, rosmarino ed origano secco, semi di zucca, fagioli di soia, portulaca, mandorle e nocciole.
Attenzione: l'olio di lino deve essere utilizzato solo a crudo.

assumere giornalmente alimenti ad alto contenuto di vitamine antiossidanti A, C, E (contrastano l'attività dei radicali liberi che stimolano la produzione di molecole infiammatorie).

Vitamina A: prezzemolo secco, carote, peperoncino rosso, basilico, zucca gialla, radiccio verde.
Vitamina C: peperoncini piccanti, ribes nero, ortica, prezzemolo, peperoni, arance.
Vitamina E: nocciole, mandorle, germe di grano, olio extra vergine d'oliva, pinoli, salvia e rosmarino secchi.
Attenzione: la cottura riduce drasticamente il contenuto di vitamina C.

utilizzare: zenzero (fresco o secco in polvere) e peperoncino.
preferire il consumo di cereali integrali in chicco (riso, avena, orzo, miglio, amaranto, quinoa, grano saraceno, mais) per il loro contenuto in acidi grassi polinsaturi (omega 3).

ridurre l'utilizzo di alimenti ricchi di glutine (grano, farro, kamut, seitan).

eliminare il più possibile prodotti contenenti zuccheri semplici (biscotti, torte, bibite zuccherate, miele, gelati, prodotti di pasticceria in genere) e imparare a cucinare dolci alternativi sostituendo latte, uova, burro e zucchero con: latti vegetali (di riso, soia, avena, mandorla), creme di nocciola, di mandorla, frutta secca, uva passa e succo di mela.

raggiungere e mantenere un peso corretto (BMI compreso fra 18.5 e 24.9); eccessi alimentari stimolano la produzione di radicali liberi e promuovono l'infiammazione dei tessuti.

se possibile, svolgere un'attività fisica moderata e regolare (passeggiate, nuoto, bicicletta) che consente di preservare il trofismo muscolare, mantenere la mobilità articolare e migliorare il tono dell'umore.

Molecole dotate di attività antinfiammatoria:

polifenoli (catechine): the verde
capsaicina: peperoncino piccante
curcuma: curry
resveratrolo (polifenoli): buccia di uva rossa
germe di grano secco fermentato: Avemar (integratore)
In presenza di sindrome di Raynaud:

limitare l'assunzione di frutta e verdura crude in inverno
utilizzare pomodori, melanzane e peperoni saltuariamente e solo d'estate

-----------------------

Dott.ssa Michela De Petris
Medico Chirurgo
Specialista in Scienza dell'Alimentazione
cell. 348 030 55 15
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Re: STUDI Scientifici sull'Alimentazione VEG

Messaggio da Daria » mar gen 12, 2010 2:20 pm

Norme alimentari per la calcolosi renale

dr.ssa Michela De Petris

I calcoli renali si formano per uno squilibrio tra sostanze che tendono a precipitare (calcio, fosforo, ossalato, acido urico, cistina, xantine) e sostanze in grado di mantenerle in sospensione (citrato, magnesio).

Si possono classificare in:

di calcio (incindenza del 70-80% - ossalato di calcio 60%, ossalato di calcio + fosfato di calcio 30%, fosfato di calcio 10%)
di acido urico (incidenza del 5-15%)
misti (incidenza del 5-10%; ossalato di calcio + acido urico + fosfato di calcio)
di cistina (incidenza del 1-2%)
di xantine, ipoxantine, colesterolo (incidenza inferiore all'1%)
Un'alimentazione ricca di proteine animali e di zuccheri semplici (aumentano l'eliminazione di calcio tramite le urine), il consumo quotidiano di cibi ad alto contenuto di ossalato (pomodori, barbabietole, spinaci), l'utilizzo di carni, salumi, latte, formaggi (provocano un aumento di acido urico urinario) favoriscono la formazione di calcoli.

La dieta vegetariana e ancor più quella vegana riducono drasticamente il rischio di sviluppare calcoli e recidive anche nei soggetti predisposti.

Il solo consiglio di ridurre l'apporto di calcio con la dieta è scorretto perché promuove l'insorgenza di osteoporosi e facilita l'assorbimento intestinale dell'ossalato che entra in circolo, viene filtrato dal rene e precipita nelle urine (il calcio svolge l'importante azione di legare l'ossalato e di formare il complesso calcio-ossalato che non viene assorbito ed è eliminato con le feci).

Qui di seguito le indicazioni dietetiche più efficaci per chi, pur avendo eliminato dalla propria alimentazione carne, salumi e pesce, ma anche uova, latte e formaggi (i cibi di origine animale sono i maggiori responsabili della formazione di calcoli urinari) è affetto da questa patologia o vuole semplicemente ridurne il rischio di insorgenza.

Punti cardine per la prevenzione della calcolosi renale e delle sue recidive
Aumentare l'apporto di liquidi per diluire le urine e ridurre la probabilità di precipitazione dei sali. Consumare 2-3 litri/die di acqua iposodica (Na < 20 mg/litro). Le acque Sangemini e Lete vanno benissimo perché povere di sodio e ricche di calcio.

Ridurre drasticamente l'apporto di sale poiché predispone alla formazione di nuovi calcoli. Usarne poco in cottura (meglio quello marino integrale) e sostituirlo con limone, aceto, aglio, cipolla, erbe aromatiche (basilico, salvia, menta, rosmarino, timo...) e spezie (cannella, zenzero, peperoncino, zafferano, curry...) per condire. Limitare anche l'utilizzo di tamari, shoyu e gomasio che contengono molto sale.

Per i calcoli di calcio:

per i vegetariani: sconsigliati latte e formaggi (per la co-presenza di calcio, sale e proteine animali), per i vegani via libera a tutte le bevande vegetali (latte di riso, soia, avena, mandorla) ed al tofu;
consigliati i cibi ricchi in acido fitico che lega in calcio e ne modula l'assorbimento intestinale (cereali integrali)
Per i calcoli di ossalato:

diminuire l'introduzione alimentare di ossalato, abbondante in:

frutta: uva, fichi, ribes, prugne, lamponi
verdura: barbabietole, biete, cardi, indivia, spinaci, pomodori
bevande: cioccolata, caffè, tè
altro: cacao, cioccolato, acetosella, prezzemolo
Per i calcoli di acido urico:

sconsigliati i cibi ad alto contenuto di purine il cui metabolismo determina la formazione di acido urico. I più ricchi sono frattaglie, carne e pesce; tra i vegetali (nettamente inferiori a quelli animali per contenuto di purine) sono da limitare: lievito di birra, funghi secchi, fagioli verdi tipo Mung, fagioli di soia, semi di papavero, semi di girasole.

Per i calcoli di cistina:

limitare i cibi ricchi in metionina (precursore della cistina): per i vegetariani attenzione a uova, latte e frutta secca, per i vegani ridurre solo il consumo di frutta secca.

Aumentare l'apporto di magnesio (incrementa la solubilità urinaria dei sali e ne inibisce la precipitazione) e di vitamina B6 entrambi ben rappresentati in orzo, mais, grano saraceno, segale, soia, avena, riso integrale, avocado, banane, fagioli e patate.

Utilizzare regolarmente mirtilli ed agrumi (anche in succo o come spremuta, sempre senza zucchero aggiunto). I mirtilli riducono il calcio in forma ionica e gli agrumi apportano acido citrico che diminuisce la saturazione urinaria dei soluti. L'integrazione con citrato (di potassio o di sodio) si è dimostrata molto efficace nel prevenire l'insorgenza di recidive nei soggetti predisposti.

In caso di colica renale risulta molto utile fare degli impacchi locali con una soluzione di acqua e zenzero che lenisce il dolore e facilita l'espulsione del calcolo.

Impacco di zenzero

Grattugiare una o due noci di radice fresca di zenzero, raccogliere la polpa in una garza e farne un sacchetto. Mettere a scaldare 3 litri d'acqua e spegnere quando bolle. Strizzare nell'acqua il sacchetto contenente lo zenzero in modo che ne fuoriesca il succo (lo zenzero non deve mai bollire).

Immergere un piccolo asciugamano di spugna nell'acqua e zenzero, strizzarlo ed applicarlo a diretto contatto con la pelle facendo ben attenzione a non scottarsi. L'impacco dev'essere il più possibile caldo. Appena l'asciugamano si intiepidisce sostituirlo con un altro. Continuare per 10 - 15 minuti.

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Re: STUDI Scientifici sull'Alimentazione VEG

Messaggio da Agape » mar apr 20, 2010 11:45 am

Caspita se è interessante questo post!!! :D

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Re: STUDI Scientifici sull'Alimentazione VEG

Messaggio da lisavegan » mar apr 20, 2010 10:53 pm

Interessantissimo!!!Ci sono un bel po' di cosette che mi servono qui...L'ho già messo nei preferiti!!! :D
Questo mese ho comprato "Salute naturale extra" di Riza...Parlavano di dieta vegetariana(dieta depurativa per il mese di aprile,ecc...).Ho letto con piacere che anche la dieta vegana viene descritta positivamente,e non solo!non è controindicata nemmeno per gestanti e neonati...Era ora che qualcuno finalmente scrivesse cose decenti!!!Considerata l'ignoranza generale e il fatto che i giornali hanno un alto potere nei confronti dei loro lettori,è un bene che ci sia qualcuno che dà informazioni corrette...Mi mettono di buon umore queste cose! :o

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Re: STUDI Scientifici sull'Alimentazione VEG

Messaggio da Daria » gio apr 29, 2010 12:37 pm

Grazie Agape e grazie Lisavegan... :D

proseguiamo con gli studi:


Per un cuore a prova di attacchi
Una dieta vegetale a basso contenuto di grassi previene e cura la malattia coronarica.

Il Los Angeles Times riporta il 27 aprile che la metà degli statunitensi soffrono di malattie cardiache e che la maggior parte di loro non ha idea delle condizioni pessime in cui si trova il loro cuore. Il loro primo sintomo sarà probabilmente un attacco cardiaco.

Eppure un uomo, il dr. Caldwell Esselstyn, ha dimostrato più e più volte negli ultimi 21 anni che cambiando modo di mangiare si può rendere il proprio fisico a prova di attacchi cardiaci.

Ha iniziato con 20 persona malate, che i loro cardiologi avevano rimandato a casa a morire perché senza speranza.

Ha cambiato la loro dieta - sostituendola con una 100% vegetale e a basso contenuto di grassi - senza aggiungere alcun tipo di esercizio fisico, meditazione, o altro. Ha solo cambiato la dieta.

Oggi, 21 anni dopo, sono tutti vivi e senza disturbi cardiaci.

Altri medici hanno seguito la stessa strada, prima e dopo il dr. Caldwell Esselstyn, ottenendo gli stessi strabilianti - ma del tutto logici - risultati.

Per una panoramica sul tema, si può leggere, in italiano, l'articolo "La cura naturale della malattia coronarica (CAD)"
http://www.scienzavegetariana.it/nutriz ... urale.html
e seguire una conferemza del dr. Esselstyn, in inglese, sul sito di VegSource: Watch: Make yourself heart attack proof - with Caldwell Esselstyn MD: http://www.vegsource.com/news/2010/04/w ... yn-md.html

fonte: http://www.agireora.org/

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