metodo doman

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officina dei colori
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metodo doman

Messaggio da officina dei colori » mar apr 07, 2009 1:49 pm

non so se qualcuno di voi conosce/applica il metodo doman (apprendimento precoce della lettura)con i propri figli
io l'ho scoperto al lavoro, in un asilo nido dove ho lavorato anni fa e ora, rivisitato, lo sto proponendo a mio figlio
ne abbiamo parlato sul nostro blog ( http://equazioni.wordpress.com/2009/02/ ... odo-doman/ )e ci hanno chiamato da sat2000 per raccontare la nostra esperienza in una trasmissione televisiva, formato famiglia
bè, dopo un piccolo video che sono venuti a girare a casa nostra la settimana scorsa oggi c'è stata la diretta.....che andrà in replica allo 00 o domani mattina alle 7 ( http://equazioni.wordpress.com/2009/04/ ... da-attori/ )
dobbiamo essere sembrati un pò dei pazzi esaltati che costringono il propio figlio a leggere al posto di giocare, cosa che assolutamente non è!!!
il tempo per spiegare però era davvero tanto e soprattutto l'imbarazzo....
mi piacerebbe sapere se qualcuno ha esperienza con questo metodo, che non è molto conosciuto e sapere cosa ne pensa
francesca

sole75
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Re: metodo doman

Messaggio da sole75 » mar apr 07, 2009 7:58 pm

Cara Francesca,
io, personalmente, su questo argomento sono sulla sponda opposta. Cioè sono molto contraria a insegnare a leggere a bambini non solo al di sotto dei 3 anni, ma pure dei 6!

Come si sarà ben capito da altri topic, io sono più per l'apprendimento spontaneo...e - diciamocelo - è difficile che un bambino di 3 anni spontaneamente venga a chiederci cos'è la tale lettera o come si legge la tale parola, a meno che non sia stimolato in quel senso.

Devo dire che non ho avuto tempo di leggere con calma la pagina sul tuo blog, ma mi ha colpito questa frase.

La prima domanda che spesso molti si pongono è “Perchè mai dovrei insegnare a leggere ad un bambino sotto i 3 anni?“ La risposta che Glenn Doman ci dà è semplicemente “ Perchè mai NON dovremmo?“


Perché mai non dovremmo?! Perché il concetto di lettura (e scrittura) implica l'apprendimento di associazione segno grafico/fonema che è un concetto intellettivo che investe delle aree del cervello umano che in un bambino di 3 anni, ma pure qualsiasi età sotto i 6-7, sono ancora immature. Certo che il bambino apprende, ma sostanzialmente lo stiamo plasmando. Quanto c'è di SUO in questo apprendimento?
Inoltre concentrare le energie in queste aree significa toglierle ad altre aree, compromettendo lo sviluppo armonico del bambino.
Accaniti oppositori della lettura prima dei 7 anni sono gli steineriani, ma non sono gli unici. La pedagogia contemporanea si sta rivedendo in tal senso. Un tempo era considerato un pregio ANTICIPARE: se prima leggevano a 5 anni, percHè non a 4? E why not? a 3? Magari prima che parlino pure!!!!! Vogliamo battere un record?
Ora si tende a considerare il bambino sotto vari aspetti che vanno al di là di quello solo intellettivo. Ha ben altre facoltà da sviluppare e c'è un giusto tempo e un giusto ritmo per ognuna di queste.

Non so...a me sembra così assurdo, vantarsi di riuscire a insegnare a un bimbo così piccolo a leggere. Mi sembra un esperimento al pari di quello di insegnare a parlare ai pappagalli.
E personalmente, oltre che pensare che non sia affatto utile, credo proprio che sia dannoso.

Comunque, ripeto, in questa mia visione sono molto influenzata dall'antroposofia (che pure per altri aspetti non sempre condivido), quindi se vi interssa, potete trovare lì dei riferimenti.

Sempre dal blog di Francesca, cito: ...ricordandoci sempre che la nostra finalità non deve essere allevare un piccolo bambino prodigio, ma dargli la possibilità di soddisfare anche tramite la lettura, la sua sete di conoscenza.

Ecco, la "sete di conoscenza" del bambino per me è fondamentale e, secondo me, il bambino ha sete di vita, del mondo, del mondo vivo, non tanto di quello scritto, raccontato, ma di quello che può vivere egli stesso, ha sete di esperienza e prima di tutto io cercherei di soddisfare QUESTA sua sete, che già non è facile soddisfare. Anzi, se solo si impiegasse la giornata a ster dietro alla loro "sete" non avremmo neanche più quei 15 minuti da dedicare al "metodo" per fargli apprendere questo o quello.
Che so...anzicché fargli "leggere" che di notte ci sono la luna e le stelle, basta portarlo fuori e fargli alzare gli occhi al cielo (certo a Milano è difficile che veda qualcosa!!!!! Scusate, questa era cattiva :twisted: ).

E poi è vero che il cervello umano è solo minimamente utilizzato, ma vi sono tantissime altre potenzialità. Perché non curiamo allora l'ascolto, il tatto, l'olfatto, sensi che sono caduti in subordine rispetto alla vista? Perché non portiamo i nostri figli nella natura e li lasciamo ascoltare il fruscio delle foglie, i tonfi sull'erba, il cinguettio degli uccelli, lo stridio dei grilli; perché non gli "insegniamo" gli odori, i sapori?
Pare che quando si tratta di "insegnare" qualcosa venga in mente solo la lettura, la scrittura e i numeri. E certo poi che il cervello umano si atrofizza!!!!!!!

C'è poi un altro discorso: l'apprendimento del tipo descritto da Francesca, per quanto NON coercitivo, rientra comunque in un tipo di apprendimento PASSIVO. Noi vogliamo che i nostri figli si abituino a subire le informazioni? a riceverle passivamente? O vogliamo che siano parte ATTIVA del loro percorso formativo?

Ciao
Sole
Ultima modifica di sole75 il mar apr 07, 2009 8:46 pm, modificato 1 volta in totale.

flores
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Re: metodo doman

Messaggio da flores » mar apr 07, 2009 8:40 pm

Ciao
io sono della stessa opinione di Sole, non so molto delle varie teorie pedagogiche ma ad "istinto" un bambino mi sembra già abbia da imparare molto nel giro di breve tempo (star seduto , camminare, parlare, coordinare i movimenti ,et etc) dirigere i suoi sforzi verso una attivita' che a quell'età e di fatto inutile mi sembra gratificante per i genitori, ma per lui ? a che pro? se anche sapesse leggere le lettere a meno di tre anni riuscirebbe a capire il senso della parola scritta e usarla per comunicare ? o si tratta di riconoscere un segno e dire : questa è la A...?
oggi pomeriggio osservavo mia figlia (23 mesi ) che raccoglieva dei fiori e li infilava nei buchi della recinzione del cancelletto del giardino,lo scopo sembrava essere "decorare" il cancello, farli stare su : i primi avevano il gambo corto e cadevano nel vuoto, poco dopo ha capito che doveva lasciare il gambo lungo e faceva piu' attenzione nella raccolta, poi con estrema cura li infilava nei buchi e faceva attenzione che la corolla restasse incastrata.... mi è sembrata una lezione di fisica sufficiente per una bimba piccola.


Manu

officina dei colori
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Re: metodo doman

Messaggio da officina dei colori » mar apr 07, 2009 10:52 pm

Ciao a tutte/i, sono Davide il compagno di Francesca. mi permetto di intervenire anche io in questa interessante discussione. la Frà mi accusa spesso di essere troppo prolisso sul nostro blog quindi cercherò di essere conciso (sperando di non risultare "brusco"...)

Alcune premesse e precisazioni:

I presupposti di Doman sono che:
il cervello non legge nè ascolta ma riceve ed interpreta degli impulsi dall'orecchio o dall'occhio quindi l'attività e la capacità di discernere ed interpretare le parole,i suoni e i rumori non è poi tanto differente da quella di discernere ed interpretare stimoli visivi siano essi disegni o scritte.

chiunque di fronte ad un bambino parla con un tono più enfatico, scandendo bene le parole, e ad un volume più alto, proprio per permettergli di ascoltare e capire i suoni - ma nessuno rapporta questo modo di porsi anche al testo scritto ( ed è invece proprio per questo che le scritte del Doman sono inizialmente giganti e poi progressivamente sempre più piccole...)

i bambini sono curiosi e hanno sete di conoscenza - leggere è uno dei Tanti modi di soddisfare questa sete di conoscenza, quindi perchè non assecondarli in questo? (non a caso Doman parla principalmente di APPRENDIMENTO alla lettura e non insegnamento proprio perchè non deve esserci nulla di coercitivo ma esclusivamente una attenzione maggiore alle opportunità e agli stimoli offerti al bambino)

Le principali raccomandazioni di Doman sono:
"NON annoiate il bambino" - Non opprimete il bambino e non siate determinati ad insegnargli a leggere" - "Non siate tesi e siate sempre inventivi allegri e giocosi" - Non insegnategli prima l'alfabeto (non c'è nulla di più astratto della lettera A ...)
L'insegnamento alla lettura è una opportunità in più per dedicare del tempo al proprio bambino, se non si riesce a osservare queste raccomandazioni è assolutamente meglio interrompere le "lezioni" (almeno per qualche giorno/settimana)
il tempo da dedicare all'"insegnamento alla lettura" è di circa mezz'ora "spalmata" su tutto l'arco della giornata , MAI consecutivamente.
Sole: Certo che il bambino apprende, ma sostanzialmente lo stiamo plasmando. Quanto c'è di SUO in questo apprendimento?
In un neonato o in un bambino piccolissimo, quanto c'è di SUO nell'apprendimento? Credo ben poco, TUTTO quello che impara è il risultato di un nostro "condizionamento" sia esso parlare, muover i primi passi, battere le manine, ecc ecc. Anche il semplice decidere di farlo giocare con (e quindi farlo imparare da) un gioco di plastica, di legno o della terra è un "dirigere" la sua attenzione.
Capisco cosa intendi, ma allora non dovrei insegnargli ad andare in bici, a canticchiare, a lanciare un sasso in uno stagno, a meno che non sia lui a chiedermelo o abbia già iniziato a farlo da solo? Capisco e in parte condivido la "pedagogia dell'offerta" (mentre non conosco affatto Steiner e l'antroposofia) ma penso che tutto vada fatto con coscienza, buon senso e soprattutto equilibrio.

Ultimamente ho letto un paio di libri molto interessantii, uno davvero splendido "Educazione e libertà (non c'è educazione senza libertà e non c'è libertà senza educazione)" di MArcello Bernardi e l'altro altrettanto valido ma un pò meno condivisibile "Elogio della disciplina di Bernard Bueb. Entrambi affrontano pro e contro dell'educazione autoritaria e dell'educazione permissiva.
Nel secondo libro c'è l'efficace esempio dell'educatore come vasaio e dell'educatore come giardiniere: Il primo plasma - costringe - impone una forma che potrebbe non essere affatto quella dell'individuo da educare; il secondo fa in modo che ci sia il terreno giusto per crescere, porta il suo contributo alla crescita e con qualche bastoncino e qualche potatura indirizza lo sviluppo dell'individuo secondo le sue proprie qualità e particolarità. Io mi sento Giardiniere (ma bisogna vedere se ho il pollice verde.. :o )
Bernardi però va oltre e sostiene che troppe volte si vuol fare dell''educazione una manovra di dominio, una sorta di addomesticazione mentre in realtà l'educazione non deve essere una pratica, un'operazione ma un rapporto.
Secondo me / noi proprio qui sta il nocciolo della questione. Il rapporto - la relazione con il bambino. Posso essergli vicino e aiutarlo a conoscere il mondo ANCHE grazie alla letto-scrittura come potrei dimostrarmi assente e freddo lasciandolo sempre fare da sè senza mai intervenire per non "imporgli" la mia percezione del mondo...

La Frà mi sta vietando di andare oltre... alla fine non ce l'ho fatta... spero di non avervi annoiato :shock: - ma tornerò!! voglio quotarvi e rispondere alle altre obiezioni!! :lol: :twisted:
(ecco la frà. non ho letto la risposta di davide, sono troppo stanca e voglio andare a letto. perdonatelo :roll: e, nel caso ce ne fosse bisogno, mi dissocio in anticipo)

Curry
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Re: metodo doman

Messaggio da Curry » mer apr 08, 2009 9:10 am

A Natale ad Angelica hanno regalato un computer per bimbi, lei e Cristiano (5 e 3 anni) hanno imparato tutte le lettere. Per la W c'era wurstel, e ogni volta che in tv c'era la pubblicità del film W su Bush Cristiano urlava Wurstel :lol:

Da quel poco che ho capito, credo che il metodo sia una cosa simile. Un gioco con le parole e le lettere. Io l'ho sempre fatto perchè lettura e scrittura sono sempre state la mia passione fino a essere il mio lavoro, quindi in casa mia ci sono libri in quantità. E magari loro riconoscono anche le parole Barbapapà o mamma o cose così.

Però, onestamente, non credo faccia molta differenza. Avranno più familiarità con le parole, certo, come qualcuno altro avrà dimestichezza con animali o piante, cose per cui io son negata. Però, alla fine, un bimbo di 6 anni a scuola in un anno sarà alla pari di chi ha cominciato a leggere a 3, mediamente.
Io sono andata a scuola che sapevo leggere, ma solo perchè ero tanto appassionata di libri che piano piano con mia mamma ho imparato. Ma non è che leggevo romanzi.

Insomma, anch'io ci vedo principalmente una soddisfazione dei genitori. Poi magari danni non ne fa, questo non lo so, però non ne vedo una grande utilità

Ciao

officina dei colori
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Re: metodo doman

Messaggio da officina dei colori » mer apr 08, 2009 9:42 am

Curry ha scritto:Insomma, anch'io ci vedo principalmente una soddisfazione dei genitori. Poi magari danni non ne fa, questo non lo so, però non ne vedo una grande utilità
noi non ci aspettiamo , continuiamo a ripeterlo, nessun risultato, e non abbiamo come finalità avere un bimbo prodigio da mostrare vantandocene ad amici o parenti. non lo facciamo per soddisfazione ne orgoglio, ma solo perchè ci piace leggere e perchè leggere è bello e utile. e anche un bambino di 3 anni puo trarne benefici
se danni non ne fa, anche se non fosse utile, è un modo in più per stare col proprio figlio giocando ed imparando, un modo FRA i tanti, INSIEME ai tanti
non il solo, non uno al posto di un altro e la finalità non è poi farlo star li a leggere tranquillo e da solo, ma godere tutti insieme del piacere di un bel libro
è diverso ma i pediatri da anni vanno parlando dei benefici della lettura ad alta voce
noi vediamo la lettura ad alta voce , l'avvicinamento al libro e l'apprendimento precoce come un tuttuno naturale
se gli leggo delle storie lui si interesserà al libro e ai caratteri stampati, e quindi avrà soddisfazione dall'interpretarli
e quindi x lui imparare a leggere sarà un gioco, una cosa bella piacevole ed utile
non vediamo alcuna differenza tra la gioia che prova a riconoscere un disegno e la gioia che proverebbe a riconoscere una parola
e quindi non c'è alcuna differenza tra lo spiegargli che il disegno di una mucca o di un areoplano è una mucca o un areoplano. e che la parola MUCCA o AREOPLANO significano mucca o areoplano

officina dei colori
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Re: metodo doman

Messaggio da officina dei colori » mer apr 08, 2009 10:59 am

officina dei colori ha scritto:Io l'ho sempre fatto perchè lettura e scrittura sono sempre state la mia passione
x noi è nato proprio così, dall'amore che noi abbiamo x la lettura cosa che la > parte della gente trova noioso x gli adulti, figuriamoci x un bambino
un bambino che legge un libro o è costretto oppure, poverino, è proprio un bambino serio, non gli piace giocare....
questi sono in genere i commenti tipo

il problema sta tutto lì: non avere aspettative
imparerà a leggere? bene. non imparerà a leggere "prima" e lo farà a scuola? ancora bene! che problema c'è

a te piace leggere. pensi sia giusto leggere delle storie ad un bambino?lo fai solo perchè da grande diventi un accanito lettore, hai aspettative? ....non credo. penso piuttosto che tu gli voglia passare tutto ciò che credi sia bene, che possa servirgli per farlo crescere
non so se mi spiego. paragonalo a qualsiasi altra attività....perchè si trova strano questo e non tutto il resto, tutti gli stimoli che si danno ai bambini(camminare, parlare, battere le mani, cantare......qualsiasi cosa!)
francesca

sole75
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Re: metodo doman

Messaggio da sole75 » mer apr 08, 2009 11:16 am

officina dei colori ha scritto:e quindi non c'è alcuna differenza tra lo spiegargli che il disegno di una mucca o di un areoplano è una mucca o un areoplano. e che la parola MUCCA o AREOPLANO significano mucca o areoplano
Su questo non sono d'accordo: sia la mucca vera che il disegno di una mucca sono qualcosa di concreto. Le parole, al contrario, sono concetti astratti. I concetti astratti per loro stessa natura richiedono un impegno differente per essere acquisiti e assimilati. Uno sforzo della mente che può anche essere eccessivo per un bambino troppo piccolo.
Ripeto: coinvolgono aree del cervello che in un bimbo di tre anni sono ancora troppo immature.

Diversissimo è il discorso della lettura ad alta voce, cioè del leggere ai figli qualsiasi cosa, che sia una fiaba, o il romanzo che ci sta appassionando. Sono pienamente d'accordo nel passare ai propri figli l'amore per la lettura, ed è certo che, a un certo punto, mentre gli leggiamo la sua fiaba preferita dal libro, lui improvvisamente scoprirà che sul libro ci sono dei segni e che noi seguiamo proprio quei segni nel leggere. E ci chiederà cos'è questo? Ed ecco il suo primo approccio con la lingua scritta! Se la domanda viene SPONTANEAMENTE da lui a 3 anni, non è che io mi tiro indietro, rispondendo: "no, niente, non ti preoccupare!" Risponderei: "qui c'è scritto bimba, o cane, o mamma, o quello che è". Può essere che la risposta per lui sia sufficiente, la immagazzina, la mette da parte, la userà più avanti, oppure che voglia indagare meglio. Mi farò guidare da lui. Ma non sarò io ad approfondire, dicendo: "Vedi? C'è scritto M-A-M-M-A".
officina dei colori ha scritto:chiunque di fronte ad un bambino parla con un tono più enfatico, scandendo bene le parole, e ad un volume più alto, proprio per permettergli di ascoltare e capire i suoni - ma nessuno rapporta questo modo di porsi anche al testo scritto ( ed è invece proprio per questo che le scritte del Doman sono inizialmente giganti e poi progressivamente sempre più piccole...)
Ciao Davide,
in realtà questo è un presupposto di Doman, ed è forse vero che un tempo veramente ci si rivolgeva ai bambini come se fossero scemi o mezzo sordi, alzando il tono della voce, scandendo le parole, usando nomignoli stupidi anzicché le giuste denominazioni delle cose.
La tendenza attuale è invece quella di non considerare i bambini dei "subumani", ma persone a tutti gli effetti e dunque di rivolgersi a loro esattamente come ci si rivolgerebbe a un adulto: non solo con lo stesso rispetto, ma anche con la convinzione che dall'altra parte c'è un indivisuo che capisce quello che diciamo, anche se non è ancora in grado di riprodurre il nostro linguaggio.
Io non mi rivolgo alle mie figlie diversamente da come faccio con altri, NON PARLO A LETTERE CUBITALI, perché non sono sorde. Da quando hanno cominciato a muoversi indipendentemente (prima gattonando, poi camminando), chiedevo loro di andarmi a prendere qualcosa che mi serviva nell'altra stanza, che so, ad es: "Mi vai a prendere il cappello che ho lasciato sulla scrivania?" E loro ci andavano, anche se non sapevano dire CAPPELLO, né tanto meno SCRIVANIA, ma sapevano cosa voleva dire.
Questa idea di dover parlare ai bambini in maniera diversa ha alla base la convinzione che i bambini siano qualcosa di MENO rispetto agli adulti e ne va di conseguenza che il buon adulto si senta in dovere di aiutare il bambino ad assomigliare all'adulto riversando in lui tutte le proprie competenze, senza tener minimamente conto del fatto che il bambino stesso ha le SUE di competenze.
officina dei colori ha scritto:Sole: Certo che il bambino apprende, ma sostanzialmente lo stiamo plasmando. Quanto c'è di SUO in questo apprendimento?
In un neonato o in un bambino piccolissimo, quanto c'è di SUO nell'apprendimento? Credo ben poco, TUTTO quello che impara è il risultato di un nostro "condizionamento" sia esso parlare, muover i primi passi, battere le manine, ecc ecc. Anche il semplice decidere di farlo giocare con (e quindi farlo imparare da) un gioco di plastica, di legno o della terra è un "dirigere" la sua attenzione.
Tutto quello che impara è il risultato del nostro condizionamento? Proprio tu che fai EC mi dici una cosa simile? Non sei forse pure tu, Davide, a imparare insieme a tuo filgio e addirittura DA tuo figlio? Quando cerchi di capire quando deve far pipì, sei TU che lo obblighi a farla quando fa comodo a te o è lui a darti il segnale: mo sto per farla?
Lasciando poi da parte i biogni fisiologici che sono un discorso a parte, comunque per me "lasciar libero" un bambino significa appunto NON FARLO GIOCARE con me o con questo e quello, ma lasciare che sia lui a prendere iniziativa e a decidere se giocare col tale gioco, se "leggere" il tale libro (le mie "leggono" senza riconoscere le parole, ma col libro davanti raccontano delle storie fantastiche!), se correre fuori o se starsene a oziare.
Le mie le ho sempre lasciate libere così: non ho mai proposto niente. Ovvio fanno parte della mia vita, quindi non sempre sono completamente libere, nel senso che, se ad es devo uscire, loro vengono con me anche se sul momento magari vorrebbero starsene a casa. Ma per quanto riguarda le attività, spesso l'iniziativa parte proprio da loro. E ti assicuro che questo non le ha rese delle ritardate, anzi sono molto autonome e hanno una forte autostima. Credo che AUTONOMIA e AUTOSTIMA siano obbiettivi di gran lunga più importanti e duraturi rispetto al semplice risultato immediato.
Questo volergli INSEGNARE tutto significa anche, come ho già detto, metterli in posizione PASSIVA, loro subiscono l'educazione, non ne sono artefici. Che tu sia vasaio o giardiniere sei TU la parte ATTIVA e loro li consideri solo materia che deve acquistare forma nelle tue mani.

Io, invece, non voglio essere giardiniere, ma mi piace assistere alla selva intricata e rigogliosa delle loro giovani vite. assisto alla loro VITA e me ne beo!
Credo che meno ci metto le mani, meglio è! La loro vita per me non è un giardino all'inglese, tutto curato e artificioso, ma un' esplosione di vegetazione incontaminata, un bosco, nel quale loro possono decidere se farmi entrare, ma io non tocco niente!!!

Baci
Sole

Curry
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Re: metodo doman

Messaggio da Curry » mer apr 08, 2009 2:23 pm

Io mi rendo conto che non sono così esperta da poter rispondere nel dettaglio, non so che differenze ci siano nel cervello tra il riconoscere un disegno o una parola. Credo che il metodo, se fatto con la voglia dei genitori di stimolare, non sia dannoso, anzi sia comunque uno stimolo d'amore e come tale vada preso.

Io dicevo che non vedevo utilità nel senso che non credo serva un metodo. Ai bambini solitamente piacciono molto i libri, ad Angelica in particolare (lo hanno notato le maestre all'asilo), e quindi credo si avvicinino comunque alle parole. Che a ogni spazio corrisponda una parola diversa, come a ogni micropausa nel discorso corrisponda una parola diversa, è cosa che credo imparino con la confidenza coi libri, senza che si debba applicare un metodo.
Angelica ha imparato le lettere con un tappetino lavabile con su l'alfabeto: invece di disegnare le copiava e mi chiedeva cos'erano. Cristiano giocava con sua sorella col computer. Non sono metodi, però hanno funzionato.

Io non sono contraria ad avvicinare i bambini alla scrittura a quasiasi età, credo solo non sia necessario un metodo scientifico.

osmanto
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Re: metodo doman

Messaggio da osmanto » mer apr 08, 2009 4:37 pm

officina dei colori ha scritto: paragonalo a qualsiasi altra attività....perchè si trova strano questo e non tutto il resto, tutti gli stimoli che si danno ai bambini(camminare, parlare, battere le mani, cantare......qualsiasi cosa!)
.....giocare all'irrinunciabile calcio....


preferisco che inizi a leggere che a dare calci ad un pallone.
(noi odiamo il calcio come business, non come sport di quartiere).

Osmanto

giu*giu
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Re: metodo doman

Messaggio da giu*giu » mer apr 08, 2009 7:46 pm

ciao a tutte, mi chiamo MARZIA
ho scoperto il metodo in un gruppo yahoo e ho letto i mess di una mamma che lo pratica con la figlia dal'età di 3 mesi in un'altro forum.
ci sono diversi blog che ne parlano...

non l''ho adottato come metodo con Giulia di 3 anni e nemmeno con Ilaria di 6 mesi xrchè mi è subito sembrata una forzatura mostrare "dei cartelli" alle bambine..
xrò devo amettere che giulia più volte mi ha indicato delle scritte! x sapere il significato..conosce ormai a occhio i marchi famosi e li "legge" di conseguenza..
leggiamo insieme le scritte belle grandi dei cartelli o dei libri e mi sembra molto interessata.

quello che più mi ha colpito di questo metodo è il modo in cui il bambino apprende a leggere..molto simile al vecchio metodo "globale relativo".
consiste principalmente nel leggere insieme al bimbo le "parole" .
anzichè insegnare a leggere con le lettere..poi sillabe..ecc..che mete in difficoltà molti bambini xrchè non comprendono bene quello che stanno imparando anche a 7 anni!!..
leggere insieme ai bimbi le parole permette loro di imparare a leggere "leggendo quello che più interessa"..x poi approfondire anche le sillabe e le lettere in questo contesto...imparano in modo intuitivo - autonomo ad apprendere la lettura!

non applico questo metodo alla lettera
xrò mi ha ispirato moltisSimo!!
e mi ha aperto gli occhi sulla possibilità di poter come madre insegnare a leggere alle mie bimbe "condividendo" con loro anche la lettura.

IN REALTà SONO MOLTISSIMI I BIMBI CHE A 2 ANNI AD ESEMPIO "IMPARANO A LEGGERE DA SOLI!
xrchè l'ambiente che li circonda e pieno di scritte accesibili a loro..
ci sono altri esperti che hanno "notato" la curiosità del bambino piccolo verso le scritte..e io devo dire che sia mia figlia che mia nipote manifestano questo interesse a 3 anni!
x quanto riguarda la libertà, io devo dire che entrambe le mie bimbe sono state lasciate libere di fare...ma la maggior parte delle loro attività consiste nel seguire qualche "adulto" che lavora..sonom bimbe di appena 3 anni e sono sempre state seguite molto x lasciarle fare a loro istinto..
ora vedo che hanno bisogno di avere stimoli da noi adulti!
di vedere come si svolgono certi lavori..
è poi con la loro esperienza nello svolgerli che apprendono..ma comunque "cercano sempre nuovi stimoli da seguire"..
e io credo che i bambini abbiano comunque bisogno di vivere le attività degli adulti..e fionch'è sono così piccoli non le scelgono da se ma "le trovano x apprenderle".
e la lettura è una di quese attività!
e un'ambiente stimolante è meglio di un'ambiente poco stimolante!

ciao!

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abete
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Re: metodo doman

Messaggio da abete » mer apr 15, 2009 9:06 am

Ciao a tutti,

anche se non scrivo quasi mai, questa volta volevo intervenire...
A dire il vero, potrei anche non scrivere niente e quotare l'interto messaggio di sole75, la penso esattamente come lei :-)
Secondo me è giusto dare degli stimoli ai bambini, ma bisognerebbe soprattutto rispettare i loro ritmi e non intellettualizzarli troppo precocemente. A questo ci pensa già la scuola/l'asilo, fin troppo presto!
Mio figlio ha tre anni e gli piacciono molto i libretti. Di solito io leggo il testo e poi "li raccontiamo" insieme, commentando quello che succede, i piccoli particolari delle illustrazioni etc... a volta li legge da solo, ripetendo a memoria certi passaggi e inventandone di nuovi. Sto anche cercando di imparare a raccontare le storie, senza supporto visivo, ma non sono molto brava :( Però per bimbi così piccoli mi sembra molto più adatto e stimolante il racconto, o la lettura da parte dell'adulto, rispetto all'insegnamento della lettura, che per quanto proposto con naturalezza resta (secondo me) un esercizio troppo intellettuale/astratto per bimbi di quest'età.
Anche mio figlio è molto curioso e conosce già molte lettere e numeri, perché quando chiede spiegazioni io non mi tiro indietro, però non cerco mai di forzarlo o di andare oltre insegnandogli a comporre parole o cose simili... per ora ci sono ancora tante altre cose da scoprire!

ztephya
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Re: metodo doman

Messaggio da ztephya » lun apr 20, 2009 5:28 pm

Molto delicato questo tema, e mi interessa in modo particolare perché mi sto informando sulla pedagogia antroposofica e sulla scuola steineriana della mia città e mi aveva colpito questo discorso del non insegnare concetti astratti e quindi la lettura al bambino.
Premetto che non sono affatto una specialista né di pedagogia, né di neurologia, sono solo una mamma che cerca di avere un approccio critico e aperto all'educazione di suo figlio.

La prima cosa che mi colpisce è l'idea che a differenza dell'immagine la parola scritta sia astratta, e che il bambino di 3 anni non sia ancora intellettualmente maturo per gestire l'astrazione.
Ripeto, non ho conoscenze scientifiche in merito, ma a me pare che il bambino che maneggi la parola ed il linguaggio si stia già rapportando in modo naturale ai concetti e all'astrazione. A 3 anni un bambino non conosce solo parole (che già secondo me sono astratte quanto i segni disegnati) che si riferiscono direttamente ad un oggetto ma maneggia un insieme di concetti, di funzioni (aggettivo, verbo, soggetto, complemento, pronome, nome, avverbio...) e tutte le loro interrelazioni strutturate in un sistema che gli permette di comunicare bisogni ed emozioni, di descrivere il reale o quello percepito come tale, di immaginare qualcosa che non ha davanti agli occhi, di maneggiare nozioni di tempo, spazio, paragoni, negazione, io/tu/noi/lui ecc.
Lo stesso tramite le immagini, bastano 2 tratti per fare riconoscere ad un bambino un elefante o una pecora (per fortuna, perché le mie doti in disegno sono proprio scarse... :oops: ), e mio figlio passa il tempo ad interpretare segni, forme e disegni spontanei e naturali (spirali nel disegno del legno sono lumache, la leva della macchina da cucire è la proboscide di un elefante, i pali di illuminazione dell'autostrada sono candele, le nuvole celano draghi e cavalette, screpolature nella vernice evocano un ragno...)
Insomma, a me non risulta che il bambino sia così impreparato all'astrazione, e non mi pare che il segno scritto sia più astratto di altri segni, parole o immagini.

Sull'apprendimento spontaneo, sono dall'idea, molto rassicurante per un genitore, che il bambino ha in sé moltissime risorse e raggiungo Sole sull'importanza del rispetto dei ritmi del bambino, delle loro sorprendenti capacità ad imparare e capire e anche a me dà un enorme fastidio sentire gente (che spesso di figli non ne ha o non li guarda) parlare ai/dei bambini come fossero scemi/scimmiotte, sempre ad infantilizzare e semplificare tutto. Concordo sulle cose che imparano spontaneamente: non c'è bisogno di girello per insegnare ad un bambino a camminare, anzi non c'è proprio bisogno di insegnarglielo. Così come ho evitato di "metterlo seduto" a giocare prima che fosse capace di raggiungere da solo questa posizione e di cambiarla... e si è messo seduto da solo, spontaneamente... insomma esempi di questo tipo ce ne sono a bizzeffe.
Laddove però non sono d'accordo è quando si sottintende che questo modo spontaneo di imparare sia indipendente da noi genitori. Penso che i bambini imparino, come detto da Davide, dalla relazione, e secondo me, dall'imitazione. Quindi i genitori c'entrano eccome, e l'immagine del bosco selvaggio è forse molto poetica ma non la faccio mia. Un conto è cercare di dare loro il più possibile l'occasione di scegliere, di manifestare gusti e preferenze, di rispettare i loro ritmi e dare loro l'occasione di fare ed essere da soli. Ma a me piace l'idea di trasmettere a mio figlio un insegnamento (non è per forza una brutta parola!) di un certo tipo (e i valori educativi appena citati ne sono appunto, un esempio), di cercare di condividere con lui dei miei interessi (poi, rispetto il suo seguirmi o non seguirmi in quella strada ma intanto gliela propongo): a mio figlio faccio scoprire (tastare, gustare, udire, capire...) la natura (semplicemente andando in mezzo ad un prato e lasciandolo indugiare da solo, poi l'uccello lo sente subito ma se gli dico che è un picco è contento), la musica (poi ha le sue canzoni o i suoi strumenti preferiti, e quando canta si accompagna spontaneamente battendo il ritmo sulla pentola ma intanto canta ed ascolta quello che gli propongo io e un bambino africano o persiano avrà un approccio ritmico diverso), la lettura non nel senso stretto di decifrare lettere ma nel senso lato di godere di suoni, immagini, storie, grazie al supporto materiale di un libro, e quando punta il dito sulle parole scritte chiedendo di leggere esattamente quello che c'è scritto lo faccio, e quando mi chiede di scrivere suo nome lo faccio, ecc. Insomma, gli do degli impulsi che lui sceglie di cogliere e approfondire o meno (per esempio io ero una bambina molto acrobatica e lui dopo 3 minuti sul triciclo si stufa subito, non ne vuole sapere... pazienza! io non insisto per farlo salire, ma il triciclo è lì come proposta, e ogni tanto si fa il suo giro di 3 minuti, gran parte del tempo lo ignora). E non ha mai messo le mani nell'olio a motore né sa riconoscere i modelli delle moto perché a me non interessa e che non gli posso dire niente di più che questo è una moto e quello è un autobus. E se da grande vuole imparare la meccanica non glielo impedirò. Ma tramite le cose che a 2 anni e mezzo sa e non sa, fa e non fa, e il modo in cui le fa o non le fa, si riconosce che Victor è nostro figlio e non quello dei vicini di casa e vice versa (niente di personale con i vicini, semplice esempio :wink: ), quindi così selvaggio non lo è, nonostante tutto il rispetto che cerco di mettere nella nostra relazione e l'importanza che do alla libertà, all'autonomia, all'autostima, alla conoscenza di sé, al rispetto dei ritmi e della crescita.

Invece non mi piace l'idea di insegnare sistematicamente, con un metodo speciale/scientifico, x minuti al giorno, anche se ridendo e giocando, una qualsiasi cosa a mio figlio di 2 o 3 anni. A me è più quello che dà fastidio. Come vedo che per esempio non gli piacciono ancora i giochi con delle regole precise e determinate (x giocatori, scopo preciso, determinata metodologia..). Un pò come Curry quindi credo che per me la questione non sia tanto cosa si insegna ma come. Penso di avere capito bene che per Davide e Francesca lo scopo non sia di avere a casa un piccolo genio né di sovrastimolare il loro bambino. Ma io non sento la necessità di insegnare a leggere, inteso come insegnamento scolastico, perché anche se fondato sulla relazione, la condivisione, il gioco, sempre di quello si tratta (mi ricordo che sono stata sedotta, quando Victor è nato, dall'insegnamento della lingua dei segni ai bambini, ma che poi anche lì, l'idea di un insegnamento specifico con il metodo descritto in un video non mi è piaciuta molto e poi mi sono reso conto che in parte non è stato necessario applicare quel metodo per comunicare intimamente ed in modo soddisfacente con lui e in parte i segni (nostri, suoi, non per forza del video) li abbiamo anche usati, in modo naturale.) Succede lo stesso con le lingue straniere: a casa ciascun genitore ha la propria lingua, e quelle due non gli vengono insegnate scolasticamente parlando ma fanno parte naturalmente della nostra vita. Io stessa sono cresciuta bilingue quindi canto a mio figlio delle canzoni nella mia seconda lingua ma non gliela insegno perché non è la lingua nella quale vivo principalmente. La sente in vacanza, la sente quando sono al telefono e basta. Così con l'inglese: l'idea di parlare/leggere con lui in inglese per il semplice fatto di insegnarglielo mi sembra folle. Peggio ancora l'idea di metterlo a guardare "video educativi" (a me veramente baby-einstein non dice proprio niente). Poi semmai un giorno andremo a vivere, che ne sò, in Congo, imparerà il lingala giocando per strada :mrgreen:

Alla fine in tutto questo dibattito, la mia posizione non è né pro né contro l'approccio precoce alla lettura... forse non è quello il problema. Non vedo questa grande differenza tra mio figlio che impara a camminare in equilibrio sul bordo del marciapiede, a impastare il pane, a misurare 2 bicchieri di farina e 2 di latte per fare le crepes, a pulire il pavimento, a lavarsi i denti, a riconoscere gli animali associati al loro verso, al nome del loro verso, ai cuccioli ecc. oppure i fiori tramite il loro profumo, il loro colore, la loro grandezza ecc. e mio figlio che quando leggiamo insieme o semplicemente quando vede attorno a lui delle parole scritte impara a riconoscerne alcune. Io non insegno a mio figlio a leggere con un metodo, leggo con lui e rispondo alle sue domande spontanee nell'esatto stesso modo in cui in giardino sollevo una pietra per fargli vedere le formiche. Non capisco perché una cosa debba essere talmente diversa dall'altra, in misura tale da dovere essere insegnata con appositi cartelloni per gli uni o considerata nociva dagli altri.

Mi rendo conto di non essere molto chiara... ringrazio le persone che sono arrivate fino alla fine :lol:

sole75
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Re: metodo doman

Messaggio da sole75 » gio apr 23, 2009 4:08 pm

ztephya ha scritto:A 3 anni un bambino non conosce solo parole (che già secondo me sono astratte quanto i segni disegnati) che si riferiscono direttamente ad un oggetto ma maneggia un insieme di concetti, di funzioni (aggettivo, verbo, soggetto, complemento, pronome, nome, avverbio...) e tutte le loro interrelazioni strutturate in un sistema che gli permette di comunicare bisogni ed emozioni, di descrivere il reale o quello percepito come tale, di immaginare qualcosa che non ha davanti agli occhi, di maneggiare nozioni di tempo, spazio, paragoni, negazione, io/tu/noi/lui ecc.
Ecco...quando parlavo di "astrazione", io intendevo proprio questo, cioè cosa ben diversa dall'"immaginazione".
Come giustamente tu dici, Ztephya, il bambino quando parla fa uso di concetti grammaticali come soggetto, verbo, complemento, aggettivo, ecc, ecc, ma NON LO SA, o meglio NON SA che noi per convenzione chiamiamo SOGGETTO quello che compie l'azione, PREDICATO il verbo....né tanto meno ci passa per la testa di metterci a far lezione di grammatica a un bambino di 2 anni, a spiegargli: "Sai, amore di mamma, che ogni volta che dici IO, stai dicendo un soggetto?" Insomma, questo è un concetto astratto, un qualcosa di innaturale, perché le regole grammaticali sono nate DOPO la lingua, quindi mentre è naturale che parli, non è altrettanto naturale che conosca le funzioni del linguaggio che sono argomento da apprendere (non sono istintive). E così pure la scrittura altro non è che una convenzione: che noi il segno A lo pronunciamo /a/ è pura convenzione, tant'è che il segno O, tanto naturalmente pronunciato /o/ da noi italiani, in Norvegia lo pronunciano /u/.
Dunque il fonema e il segno fonetico non li paragonerei tanto al disegno: un disegno di un albero - per quanto spesso vada molto a interpretazione ( e in questo è forma artistica, ben più libera dalle regole del linguaggio scritto) - è un albero sia in Italia che in Norvegia, per intenderci.

Per me, un conto è il bambino che "diisegna" in qualche modo tutto suo e dice "Questa è la mia mamma!" e un conto è il bambino che, a furia di trovarsi un cartellone davanti con su scritto a lettere cubitali M A M M A, con qualcuno a fianco che va ripetendo "mamma - mamma", a un certo punto dice pure lui MAMMA!!!

E dov'è quella libertà d'espressione che è nel disegno?... e soprattutto: DOV' E' IL VANTAGGIO CHE NE RICAVEREBBE QUESTO BAMBINO, proiettato precocemente nel mondo delle regole e delle convenzioni?! ....perché LA LINGUA SCRITTA E' UN CODICE, E' CONVENZIONE! L'ARTE (il disegno tra questa) NO!!!

Nel disegno (come pure nel racconto, nell'immaginare e fantasticare), il bambino può esprimere il suo modo personale di percepire la realtà (mia figlia, ad es, mi disegna come un grosso tondo con un pallino in mezzo: non si capisce se sono una grande testa con un occhio, o una grossa tetta....mi sa più la seconda :lol: :lol: :lol: ). Nel leggere M-A-M-M-A invece non c'è niente di personale, MAMMA si legge in un modo solo, c'è poco da dire.
ztephya ha scritto:Non vedo questa grande differenza tra mio figlio che impara a camminare in equilibrio sul bordo del marciapiede, a impastare il pane, ... e mio figlio che quando leggiamo insieme o semplicemente quando vede attorno a lui delle parole scritte impara a riconoscerne alcune
Ovvio, se il bambino si mostra interessato e chiede, è naturale rispondere, ma dubito che a 10 mesi, come pure a 1 anno, ti chieda: "Cosa c'è scritto qui?"
ztephya ha scritto:Non capisco perché una cosa debba essere talmente diversa dall'altra, in misura tale da dovere essere insegnata con appositi cartelloni per gli uni o considerata nociva dagli altri.
Personalmente, infatti, è proprio il "metodo" che non condivido, non solo questo in questione, ma qualsiasi applicazione metodica per INSEGNARE la lettura e la scrittura, soprattutto poi se precocemente.

Credo che siano due cose ben diverse il caso di un bambino che, puntando il dito su una parola, ti chiede: "Cosa c'è scritto qua?", il che presuppone che abbia già interiorizzato il concetto di scrittura/lettura (c'è da chiedersi come), oppure più semplicemente di un bambino che, indicando una parola, chieda "Cos'è questo?" (che è già un discorso diverso) e il caso invece di mettere un bambino di fronte a parole scritte per fargliele sostanzialmente entrare in testa. Tanto per cominciare, nei primi due casi, la proposta arriva dal bambino e non dall'adulto, è il bambino interessato a sapere cos'è quel segno, cosa compongono quei segni che noi chiamiamo così familiarmente LETTERE, nell'ultimo caso è l'adulto che PROPONE, anche se in forma di gioco, anche se ripetendo a se stesso come un mantra che no, non lo fa per avere un figlio genio, ecc ecc, un esercizio, decidendo il COME, il DOVE, il QUANDO e il PERCHE'....Insomma, il bambino non conta niente, in questo caso, non decide niente, si ritrova coinvolto in questo "gioco" volendo o nolendo. Non l'ha chiesto lui di giocare.
Nei primi casi, io lo chiamo apprendimento ATTIVO, quest'ultimo è apprendimento PASSIVO. Che poi funzioni....beh...questa è un'altra triste storia: i metodi, lo sappiamo, funzionano eccome (un esempio: il discusso metodo Estivil di "fate la nanna", ne abbiamo ampiamente parlato qui sul forum), ma il fatto che funzionino non significa che necessariamente facciano bene. L'uomo è "animale" molto adattabile, e in particolare il bambino è estremamente collaborativo, il che alle volte può essere un danno per lui!

ciao ciao
Sole

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Re: metodo doman

Messaggio da giu*giu » gio apr 23, 2009 10:07 pm

apprezzo tutti i vostri interventi..

xrò volevo sottilineare che alcune cose che doman afferma nei suo libro non mi sembrano sbagliate..
i bambini hanno davvero molta "fame" di conoscenza i primi anni..
sicuramente xrò doman non ha ben presente il modo più naturale x favorire questi primi anni del bambino..

mia figlia Ilaria di sette mesi non fa che guardare attentamente ogni cosa..
io la allatto a richiesta..la tengo sempre in bracio e nella fascia..è nella condizione che le permette di osservare le mie abitudini..con le manine cerca di sentire ogni cosa..
vederla mi affascina xrchè è giustamente molto intenta..io le presento gli oggeti che vede interessata e come li tocca!si arrabbia se li tolgo..a tavola vuole in mano il nostro cibo..
io sto svezzandola in modo naturale..niente pappe e cucchiaini..a 7 mesi prede il mio latte e ente dalle sue mani il cibo che afferra..lo lavora con la bocca(il pane)..credo poi che adora la carta proprio xrchè la sente sciogliersi in bocca come se fosse del cibo..nel frattempo impara ad afferrarlo e lo tasta molto in mano..
guarda anche le scritte, i cartelloni..i libri che guardo con giulia di 3 anni..
la Montessori dice ad esempio che il bambino è una "spugna assorbente"..è immerso nel "tutto"
che esperienza dopo esperienza "approfondisce" ogni cosa che gli serve..

io non credo che il metodo funzioni così come è concepito da doman, io penso che ogni bambino x comprendere la lettura approfondendo passo dopo passo il meccanismo..
inizialmente impara a memoria alcune parole..poi comprende come comporle..ecc..
esattamente come avviene x ogni altra aquisizione!

mia figlia sa contare fino a dieci a memoria da un pezzo..ascoltandoloe ripetendolo...ma poi ha imparato a contare 1 unità..sottolineandola durante una operazione con il suo dito....mi diceva sempere 1! e si bloccava se gli proponevo poi..2 dita x 2 cose!!
lei era arrivata da sola ad imparare 1 cosa!! e dopo pochi giorni mi ha detto che voleva 2 cose indicandomi 2 dita..dichiarandomi x nome ogni cosa..approfondiscono loro a suo tempo..

non si insegna niente al bambino..è lui ad elaborare ed apprendere ed "approfondimento" quella cosa..
e solo noi mamme che lo conosciamo riusciamo a percepire cosa arriva al nostro bimbo in quel momento..crescendo la sua consapevolezza delle cose lo pota ad apprendere come funziona il linguaggio..la lettura..la scrittura ..la matematica..

e poi i bambini di doman non imparano realmente a leggere subito..ma dopo i 3 anni..(quando ha uno sviluppo tale che afferra realmente i meccanismi della letura) prima forse ricordano le parole o lettere..
la montessori insegnava a leggere ai bimbi di 3-4 anni stimolando i loro sensi..lettere smerigliate che potevano seguire con la matita ad esempio..comporre i tasseli..e questi sono esercizi che offrono al bambino l'esperienza di utilizzare la lettura precocemente..in modo autonomo proprio x "apprenderla autonomamente" nel tempo..

io sono convinta che un bambino non interessato non guarderà nemmeno quei cartelli..

il suo percorso artistico rimarrà invariato anche se gioca con dei cartelli..
approfondirà ogni cosa seguendo il suo interesse personale..la fantasia e l'immagiazione non credo vengano intaccate in questo periodo in cui tutto arriva da se..

i bambini si adattano benissimo alla complessità che trovano nell'ambiente secondo me..
forse è molto più probabile che ci siano attitudi diverse da bambino a bambino e che bambini diversi seguendo il metodoapprendano comunque in tempi diversi..
il metodo in realtà è fato in modo da "divertire il bambino"..e le madri cercano di adattarlo ad attvità divertenti..

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