domanda..

Archivio delle discussioni sui forum non più presenti
Talamasca

Messaggio da Talamasca » mar gen 11, 2005 11:41 pm

JP mach3 ha scritto: Il sogno più utopico?!? E' sperare che un giorno si riesca a sentire il nostro dolore dalle persone che per noi contano
Jani
ciao jani
quando te la senti potresti spiegarmi meglio questo sogno??
ciao talamasca..

JP mach3
Messaggi: 166
Iscritto il: mar ott 05, 2004 5:56 pm
Località: Torino
Contatta:

Messaggio da JP mach3 » mer gen 12, 2005 1:02 am

Talamasca ha scritto:
JP mach3 ha scritto: Il sogno più utopico?!? E' sperare che un giorno si riesca a sentire il nostro dolore dalle persone che per noi contano
Jani
ciao jani
quando te la senti potresti spiegarmi meglio questo sogno??
ciao talamasca..
Prova ad immaginare di dover descrivere, ad un cieco dalla nascita, la meraviglia delle stelle o i colori di un'arcobaleno, la maestosità delle montagne o la tranquillità delle acque pacifiche di un lago, prova ad immaginare di fargli capire cosa vuol dire lo sguardo perduto e immenso di un cane in un canile, abbandonato dalla persona di cui più si fidava al mondo o l'immensa tristezza che il volto devastato di un bambino del terzo mondo porta negli occhi....
Prova a pensare quali parole, se esistono, possano mettere in chiaro i sentimenti che queste immagini suscitano: la descrizione di quanto, con una sola occhiata, tu percepisci dal mondo intorno a te.
Non ci riuscirai, perchè uno che non ha mai visto i colori, che non ha mai visto le stelle, che non ha mai provato la stretta al cuore per un muto sguardo di dolore non potrà comprendere....
Chi ci circonda, a meno che non veda quello che vediamo noi, non potrà capire e non esistono parole che possano avvicinare alla realtà...
La solitudine è il peggior castigo per una colpa mai commessa: si può non sentirsi soli in mezzo al deserto, ma si può essere TREMENDAMENTE soli, in mezzo ad una folla di ciechi, se sei l'unico a vedere...
Ecco il mio sogno, far vedere a chi amo quel che vedo io, non per soffrire assieme, ma per capire ed esser non più sola quando vedo la sofferenza...
Ciau
Jani

Avatar utente
alFaris
Messaggi: 1585
Iscritto il: mar ott 05, 2004 12:01 pm
Controllo antispam: cinque
Località: Bracciano - Roma

Messaggio da alFaris » mer gen 12, 2005 9:05 am

Essalamu Elikah!

> La solitudine è il peggior castigo per una colpa mai
> commessa: si può non sentirsi soli in mezzo al deserto, ma si
> può essere TREMENDAMENTE soli, in mezzo ad una folla di
> ciechi, se sei l'unico a vedere...

giustappunto... un confronto con chi fa la scelta controcorrente e si deve sentire 'colpevole' di una colpa tanto simile...

tratto da: http://www.promiseland.it/view.php?id=1132

Mainstream
Il nostro mainstream è la cultura del biberon e del distacco; il latte artificiale e i suoi corollari...

Sostenere l’allattamento: secondo natura, controcorrente

Mainstream: questa è una di quelle parole, capolavoro di sintesi, che invidio all'inglese (come mothering, nurturing, empowerment). Letteralmente significa la “corrente principale”. In senso lato, è il comune modo di pensare, quello della maggioranza. Una volta mi sono dilettata con un'amica traduttrice a trovare il vocabolo italiano corrispondente: abbiamo pensato "la cultura/la gente omologata, la via del conformismo, il "gregge". Con il mainstream il comportamento medio si fa normalità, e la normalità si fa norma, regola.
Il nostro mainstream è la cultura del biberon e del distacco; il latte artificiale e i suoi corollari – le poppate ad orario, la doppia pesata, il ciuccio, le macchinette per decodificare i pianti – come parametro di riferimento di cosa è o non è normale, unità di misura e pietra di paragone di ogni allattamento, di ogni madre e ogni bambino. Sono strumenti, regole, linguaggi, oggetti che sono penetrati in profondità nel nostro quotidiano: tecnologie del biberon e dosi del latte artificiale sono ormai un sapere collettivo, cognizioni padroneggiate da tutti, nonne e zie e neonatologi, dal docente universitario fino all’ultima delle baby sitter.

Nessuno stupore, quindi, che numerosi operatori del settore – neonatologi, ginecologi, ostetrici, pediatri – non sappiano e glie ne importi poco di sapere dell'allattamento materno, il quale viene visto un po' come un optional di lusso che chi vuole e può si gode per qualche mese, ma che in fondo non incide particolarmente sul benessere del bambino e anzi dà spesso grattacapi che poi ricadono pure sul pediatra. Tanto l'idea che il latte artificiale "in fondo è ugualmente adeguato" è ben radicata nella mente di tutti, dai 2 a 70 anni, un'idea rassicurante e ben confezionata in un guscio accattivante, che tiene al riparo la mente di molti operatori dal senso di colpa che proverebbero, se dovessero prendere atto dell'inadeguatezza di certe informazioni e consigli, e delle conseguenze pesanti che questi hanno, a livello di salute di popolazione, sui loro pazienti.
Ecco, questa credo che sia la posizione più comune di quegli operatori che non muovono un dito per aiutare la mamma che allatta, anzi spesso scoraggiano. Non credo che ci sia malafede, anzi spesso c’è il desiderio di trovare una soluzione immediata alle difficoltà della mamma, una soluzione che abbia un’applicazione certa, quantificabile, affidabile, immediata per “far mangiare il bambino”: l’alimento formulato delle industrie… non credo che ci sia malafede, almeno non nella maggioranza dei casi; anche se qualche volta, di fronte a alcune mamme che riferiscono di consigli così accanitamente volti a far interrompere allattamenti che stanno funzionando benissimo, provo una punta di dubbio.

C'è poi anche un’altra grossa porzione di operatori - pediatri, ostetriche, puericultrici - che non meritano di essere collocati nel mucchio di chi "se ne infischia" dell'allattamento. Sono persone fermamente convinte della bontà di allattare e che pensano di fare il meglio per i loro pazienti. Alcuni di loro dedicano molto tempo ed energie a seguire individualmente le madri che allattano, le incoraggiano tantissimo a parole, utilizzano senza risparmio tutte le armi a loro disposizione (farmaci tradizionali e medicine alternative, tisane, paracapezzoli, creme per le ragadi e quant'altro) per alleviare i problemi di allattamenti zoppicanti, magari certe volte si chiedono anche chi glie lo fa fare, ma continuano perché conoscono l’importanza del latte materno e desiderano il meglio per i loro pazienti. Queste persone, a volte con decenni di pratica alle spalle, sentono di non avere nulla da rimproverarsi e ci rimangono molto male – per non dire seccati, offesi, feriti – quando si insinua che ci siano enormi lacune da colmare sulla semplice conoscenza della fisiologia. Anche se il concetto di educazione continua in medicina è ormai legge, e nessun operatore si sente squalificato quando gli si propone un aggiornamento sulla patologia del neonato, l’idea di dover tornare a studiare l’ABC del normale allattamento al seno viene sentito come mortificante; come se anni e anni di esperienza e di sforzi fossero stati vani e mal riposti.

Se questi sentimenti risultano comprensibili a livello umano, non è invece accettabile, a livello di sistema sanitario, che si continui a tollerare che nel campo della salute femminile (e dei lattanti) esistano tali sacche di ignoranza. La conoscenza del normale andamento dell’allattamento materno non può essere considerata una curiosità, una spigolatura, una nota di colore della cultura medica. Se ci fosse una simile mancanza di sapere riguardo alla terapia del diabete, o all'igiene dentale, tanto per dire le prime due cose che mi saltano in mente, si griderebbe allo scandalo; ma mentre all'informazione puntuale sulla prima ci pensano le industrie farmaceutiche e sulla seconda quelle dei dentifrici, sull'allattamento materno quale impresa è interessata a tenere aggiornati i medici? Una conoscenza che emancipa madri e bambini dalle industrie degli alimenti sostitutivi, dalle attrezzature per l’alimentazione artificiale, e in ultima analisi, con il suo apporto di salute, anche dai servizi della medicina e della farmacologia… cui prodest, a chi giova, se non alle neo-mamme e ai neonati, cioè agli ultimi fra gli elementi produttivi della società?

Alcuni operatori però cominciano ad essere più informati. Le informazioni corrette, vivaddio, dopo due decenni in cui pochi si sono dati molto da fare, cominciano a diffondersi anche attraverso i canali più istituzionali e i mass media, sebbene siano mimetizzate e mescolate ancora in una quantità di sciocchezze. Nessuno più sostiene che le poppate vanno fatte ogni 4 ore e mezzo, come, ricordo, si diceva negli anni '70. Nessuno più afferma che il neonato nelle prime 24 ore non ha bisogno di poppare e va lasciato a digiuno perché deve smaltire i liquidi in eccesso. Nessuno più ha il coraggio di dire, almeno non ad alta voce, che il latte artificiale fa crescere i bambini più sani e più forti di quello materno. Anzi, molti operatori oggi sanno che il bambino può essere attaccato male e magari conoscono la posizione sottobraccio o altre prese ancora più raffinate; conoscono l'esistenza del Dispositivo per l'Alimentazione Supplementare per dare la giunta al neonato mentre poppa al seno materno; hanno accettato, seppure in maniera parziale e distorta, la filosofia dell'allattamento "a richiesta"; alcuni sono anche informati sulle più recenti ricerche e sanno della fase di calibrazione della lattazione, dei riflessi di emissione multipli, dell'inesistenza anatomica delle cisterne lattifere e della regolazione autocrina della produzione di latte.

Quello che non sanno ancora fare, è aiutare la mamma. Non sono in grado di analizzare una poppata o una suzione e correggerne le impostazioni errate. Non sono in grado di stimare correttamente il trasferimento di latte e a volte sottovalutano o sopravvalutano i problemi. Non sanno trasmettere le nuove conoscenze alla madre. Non sanno elaborare insieme a lei la strategia appropriata per aiutare quel neonato, per salvare quell'allattamento. Non sono a volte in grado neanche di diagnosticare con precisione un problema di allattamento, di fare un'anamnesi che li conduca nella giusta direzione. Analizzare la storia di un allattamento in crisi è un percorso tortuoso e labirintico in cui ci si può facilmente perdere, specie se si pensa di avere già tutte le risposte e si è fermamente convinti della bontà di certe soluzioni. Se si ha fretta di offrire la soluzione, si perde l’accesso a una risorsa immensa: la madre e il neonato. Le informazioni non fluiscono sempre facilmente dalla mamma in difficoltà verso l'operatore sanitario, e la comunicazione può facilmente bloccarsi senza che nessuno se ne renda conto.

I veri bisogni, paure, aspettative delle madri il più delle volte non vengono nemmeno espressi al medico, per il timore (spesso fondato) di essere troppo frettolosamente giudicate, sgridate, equivocate. I consigli del medico non vengono compresi, recepiti, seguiti. Alla fine le mamme mentono ai pediatri, facendo loro credere di aver seguito le indicazioni mentre hanno invece trovato una soluzione personale, più o meno efficace, che permettesse loro di salvaguardare cose per loro importanti quando l’aumento di peso del bambino, ma difficili da spiegare. E i pediatri, privati del “feedback” dei loro pazienti, continuano ad andare avanti con gli stessi errori, convinti di fare bene. L’operatore sanitario, proprio per la sua formazione, tende a intervenire immediatamente con una risposta “terapeutica”, quando nel caso di un allattamento in difficoltà gli si chiede tutt’altro tipo di intervento, per il quale nulla l’ha preparato. Così molti pediatri non ascoltano abbastanza e si affrettano ad offrire "soluzioni" a donne che, per sopravvivere in una cultura che mette in dubbio continuamente la loro competenza, spesso chiedono loro soltanto di essere rassicurate e sostenute nella strategia che hanno scelto.

Questi operatori, sinceramente desiderosi di aiutare, si impegnano più del dovuto e moltiplicano gli sforzi insieme alle mamme, ma spesso nonostante tutto l'allattamento declina, e si rafforza il pessimismo e la frustrazione. I più arditi fra loro sfidano il giudizio dei colleghi e si avventurano senza sostegno in una terra ignota, abbandonando i vecchi criteri e le vecchie strategie che, seppure in genere erano d’ostacolo per la maggioranza degli allattamenti, pure nella maggioranza dei casi non mettevano a rischio lo stato nutrizionale del bambino; ora a volte l’operatore ha realmente difficoltà a sentirsi sicuro di quello che fa, e certe volte gli mancano gli elementi di informazione e di esperienza per puntellarsi, per muoversi bene mentre sperimenta con la mamma le “nuove” strategie.
Solo se gli operatori sono molto ostinati e molto fortunati, riescono a trovare e intraprendere il giusto percorso formativo, e poi hanno la forza di modificare la prassi di anni di pratica (il che non è facile) e di sperimentare quello che per loro è un campo totalmente nuovo; e così, con mesi e anni di esperienze differenti, cominciano a scoprire un nuovo mondo che gli offre una visione finalmente reale dell'allattamento umano, dotandoli nello stesso tempo di nuovi strumenti per aiutare e sostenere le madri.
Fortunati può significare, ad esempio, che fanno parte di un'Azienda illuminata che rende loro accessibili occasioni di formazione e aggiornamento adeguato; oppure che conoscono l’inglese e sanno navigare in Internet abbastanza bene da trovarsi da soli le fonti di aggiornamento attendibili; molti, più di quanti si possa immaginare, si pagano la formazione di tasca propria.

Ma certo questi non sono nel mainstream. Soffrono dello stesso isolamento e incomprensione che patisce la mamma che allatta più dei canonici 4 mesi. Sono spesso tacciati di essere talebani dell’allattamento, proprio come accade a quelle mamme. La scelta che hanno compiuto complica loro la vita, perché l’organizzazione sanitaria, sul territorio e in ospedale, non è fatta per i medici che vogliono sostenere gli allattamenti più di quanto lo sia per le mamme e i bambini che vogliono attuarli. Devono combattere con protocolli inappropriati, o con l’assenza di protocollo. Si trovano spesso sulla difensiva con i colleghi, i quali a volte percepiscono il loro approccio come una muta critica nei loro confronti, un mettere in dubbio la propria professionalità – proprio come le mamme che allattano al seno a volte ricevono reazioni difensive dalle mamme che danno il biberon, e che si sentono messe in discussione solo perché loro invece continuano l’allattamento, magari per molti mesi. Mancano, ancora, di un linguaggio adatto per descrivere la normalità dell’allattamento materno.

Questa normalità, pezzetto per pezzetto, dovremo costruirla un po’ tutti insieme, madri e operatori, abbattendo tutte le barriere che impediscono di percepire ciò che stiamo facendo per quello che è: consentire che si realizzi pienamente il modo di accudire il bambino che la natura assicura alla specie umana – offrire il seno e le braccia materne finché il piccolo non mostri di non averne più bisogno.

Testo di Antonella Sagone



Ua Elikah Essalam! by alFaris

Talamasca

Messaggio da Talamasca » mer gen 12, 2005 8:28 pm

>ma si può essere TREMENDAMENTE soli, in mezzo ad una folla di ciechi, se sei l'unico a vedere...
Ecco il mio sogno, far vedere a chi amo quel che vedo io, non per soffrire assieme, ma per capire ed esser non più sola quando vedo la sofferenza...

/..ciao jani..questo è il tuo nome??
ma vivi con persone cieche?
o sorde?
perchè chi ami non ti ascolta o non vede ciò che tu vedi e perchè ti lasciano sola quando vedi la sofferenza...

mi devo fare gli affari miei??
basta dirlo...ti chiedo scusa...
in ogni caso ti regalo una stoffa quadrata arancione....la puoi mettere dove vuoi...
ciào..
p.s non voglio aiutare nessuno vorrei ascoltare e capire..

JP mach3
Messaggi: 166
Iscritto il: mar ott 05, 2004 5:56 pm
Località: Torino
Contatta:

Messaggio da JP mach3 » mer gen 12, 2005 9:03 pm

mi devo fare gli affari miei??
basta dirlo...ti chiedo scusa...
Assolutamente non era mia intenzione dirti che non sono affari tuoi :o)
Anzi, il contrario...
E' proprio perchè è così difficile da far capire a chi non sà che è difficile trovare un modo di spiegare.
Se non hai mai toccato il fuoco non puoi sapere che brucia....
C'è chi cerca di vedere, ma non ha gli occhi aperti e c'è chi non vuol neanche provare a vedere.... In entrambi i casi nessuno guarda, nessuno può vedere il fuoco....
p.s non voglio aiutare nessuno vorrei ascoltare e capire..
Puoi provarci, in molti tentano per fortuna, ma riuscirci è difficile.
Se ci riuscirai, avrai raggiunto una visione del mondo *speciale* e sarai più vicino a tante persone di quanto tu possa sperare...
Jani
Ps..Grazie, l'arancio è un bel colore ^_^

Talamasca

Messaggio da Talamasca » mer gen 12, 2005 10:54 pm

tagliarsi un braccio tutti e due... con la persona che si ama e unirsi i nervi...nel momento speciale...
forse così....qualcosa potrebbe vedere o sentire...
mhà....scusami...
ciao jani...non badare!!....

Gae
Messaggi: 247
Iscritto il: mar ott 05, 2004 3:31 pm
Località: Torrita Tiberina (RM)
Contatta:

Messaggio da Gae » gio gen 13, 2005 10:35 am

Sai Tal perchè capisco perfettamente ciò che Jani dice......solo perchè lo provo; è difficile, sicuramente una delle più difficili cose da spiegare, forse perchè è una di quelle che è più in fondo nel nostro essere, ti dirò di più nemmeno psicologi, psichiatri, neuro-psichiatri (almeno quelli che ho frequentato io) riescono a capire; oppure concludono con discorsi generici che non colpiscono nel segno, ma.......loro sono gli specialisti.......quindi chi si sogna di contraddire.
Il momento più difficile da superare è proprio quello che cercava di spiegare Jani, per me, in modo molto efficace. Perchè quel tipo di solitudine non è più un fatto generico, magari di incomprensione o di scarso dialogo in senso generale, ma è come se improvvisamente qualcosa in te si fosse congelato e quindi privo di sensazioni e questo può avvenire, almeno per quanto mi riguarda, quando la o le persone più vicine dimostrano di non cogliere il momento negativo anche se spiegato e suggerito.......no.....non è possibile non si può spiegare, scusami.
Un abbraccio
Gae

Talamasca

Messaggio da Talamasca » gio gen 13, 2005 2:20 pm

Ciao gae non ti devi scusare…
Penso di aver capito che… non è facile, anzi impossibile… da capire quella situazione di solitudine congelata ..perchè neanche io sono in grado di spiegarla appunto perché non l ho provata…
Ma se è “solo” questo le cose, rimangono tali…nel senso che uno sta da quella parte e uno dall’altra.
Non ci vorrebbe un qualcosa che vi scongeli nel momento negativo?…sempre che voi lo vogliate…
Ma cosa può scongelare?……il calore….Quindi l amore e la bontà è ciò che le persone attorno vi possono dare come calore...anche se questo non risolve il problema del vero scongelamento....
Se è uno o più fattori esterni che hanno fatto sviluppare quest’ombra…Ci deve essere secondo me un punto in comune fra tutte queste persone in ombra. Un punto.. una situazione che si è vissuta durante la propria vita che può essere.. aver bevuto dell’ acqua inquinata.. aver subito un incidente…aver mangiato un qualcosa in un determinato posto…aver subito pressioni dai propri genitori…essere stai declassati dopo la nascita di un vostro fratello o sorella…e così via….Ed è per questo che penso che gli psicologi fanno ricordare il passato a qualcuno…ma se invece di andare dagli psicologi e singolarizzarsi… queste persone si radunassero e si raccontassero la propria vita dettagliatamente.. forse apparirebbero evidenti punti di connessione…ed è su questi punti che forse ma forse ma forse una soluzione la si potrebbe trovare….
Sono io che mi scuso…
Adios..
talamasca

Fabio
Messaggi: 100
Iscritto il: mar ott 05, 2004 1:43 pm
Contatta:

Messaggio da Fabio » gio gen 13, 2005 2:25 pm

Talamasca ha scritto:Ciao gae non ti devi scusare…
Penso di aver capito che… non è facile, anzi impossibile… da capire quella situazione di solitudine congelata ..perchè neanche io sono in grado di spiegarla appunto perché non l ho provata…
Ma se è “solo” questo le cose, rimangono tali…nel senso che uno sta da quella parte e uno dall’altra.
Non ci vorrebbe un qualcosa che vi scongeli nel momento negativo?…sempre che voi lo vogliate…
Ma cosa può scongelare?……il calore….Quindi l amore e la bontà è ciò che le persone attorno vi possono dare come calore...anche se questo non risolve il problema del vero scongelamento....
Se è uno o più fattori esterni che hanno fatto sviluppare quest’ombra…Ci deve essere secondo me un punto in comune fra tutte queste persone in ombra. Un punto.. una situazione che si è vissuta durante la propria vita che può essere.. aver bevuto dell’ acqua inquinata.. aver subito un incidente…aver mangiato un qualcosa in un determinato posto…aver subito pressioni dai propri genitori…essere stai declassati dopo la nascita di un vostro fratello o sorella…e così via….Ed è per questo che penso che gli psicologi fanno ricordare il passato a qualcuno…ma se invece di andare dagli psicologi e singolarizzarsi… queste persone si radunassero e si raccontassero la propria vita dettagliatamente.. forse apparirebbero evidenti punti di connessione…ed è su questi punti che forse ma forse ma forse una soluzione la si potrebbe trovare….
Sono io che mi scuso…
Adios..
talamasca
Brava talamasca, sei grande.

Avatar utente
alFaris
Messaggi: 1585
Iscritto il: mar ott 05, 2004 12:01 pm
Controllo antispam: cinque
Località: Bracciano - Roma

Messaggio da alFaris » ven gen 14, 2005 12:15 pm

Essalamu Elikah!

> se invece di andare dagli psicologi e singolarizzarsi… queste
> persone si radunassero e si raccontassero la propria vita
> dettagliatamente..

si chiamano 'gruppi di auto aiuto' e sono strutturati in maniera minimalista... sovente non ci sono neanche terapeuti di alcun genere (psicologi o medici) ma solo persone che si riuniscono e parlano si comprendono e si aiutano... un po' come qui! :-)



Ua Elikah Essalam! by alFaris

Talamasca

Messaggio da Talamasca » ven gen 14, 2005 1:08 pm

Essalamu Elikah!

ciao alfa..
no sai cosa?? mi immagino che sò... jani gae musica juli non dietro ad uno shermo ma insieme a preparare una torta chi rompe le uova chi chennesò taglia l insalata...e anche tu con il grembiulino a tagliare la frutta....
ecco più o meno così...forse il contatto fisico con persone giuste è una buona cosa...
ciao...
p.s oppure senza uova...per i vegan..
Ua Elikah Essalam!
talamasca

Gae
Messaggi: 247
Iscritto il: mar ott 05, 2004 3:31 pm
Località: Torrita Tiberina (RM)
Contatta:

Messaggio da Gae » ven gen 14, 2005 1:15 pm

Scusa Tal......ma tu che fai......guardi.......mangi......o tutte e due?
Baci
Gae

Avatar utente
musica
Messaggi: 550
Iscritto il: mar ott 05, 2004 10:27 am

Messaggio da musica » ven gen 14, 2005 1:38 pm

Talamasca ha scritto:Essalamu Elikah!

mi immagino che sò... jani gae musica juli non dietro ad uno shermo ma insieme a preparare una torta chi rompe le uova chi chennesò taglia l insalata...e anche tu con il grembiulino a tagliare la frutta....

talamasca
Immagineuao!!!
che bella immagine
sarebbe un bel sogno
ma forse un giorno ci incontreremo chissà?

Gae
Messaggi: 247
Iscritto il: mar ott 05, 2004 3:31 pm
Località: Torrita Tiberina (RM)
Contatta:

Messaggio da Gae » ven gen 14, 2005 3:21 pm

E di Tal che ne facciamo......la facciamo mangiare oppure no......magari ragazzi che bel sogno, visto che sognare è lecito.......coltiviamolo.....
baci.......baci
Gae

Avatar utente
alFaris
Messaggi: 1585
Iscritto il: mar ott 05, 2004 12:01 pm
Controllo antispam: cinque
Località: Bracciano - Roma

Messaggio da alFaris » sab gen 15, 2005 1:14 am

Essalamu Elikah!

> mi immagino che sò... jani gae musica juli non dietro ad uno
> shermo ma insieme a preparare una torta chi rompe le uova
> chi chennesò taglia l insalata...e anche tu con il grembiulino
> a tagliare la frutta....

tanto tempo fa... quando qui frequentavano altre ragazze... rosalba e simona e alma e mina e...

quanti cari ricordi...

avevamo creata una fantastica 'piazzetta' - fantastica nel senso che fu il prodotto della nostra fantasia... dove ci potevamo incontrare e perché no? portare anche da mangiare e salutarci e ballare...

... e se provassimo a ricostruirla? :-)

alFiereMemento



Ua Elikah Essalam! by alFaris

Rispondi