Ciao a tutti,mi chiamo Mauro , sono vegano da 6 mesi e vegetariano da 2 anni.
I miei passi nel mondo del vegetarianesimo sono stati numerosi e graduali,fino ad eliminare qualsiasi prodotto di origine animale.
Il pensiero delle persone che mi chiedono perchè sono vegetariano e poi sorridono stupìti (stùpidi? )mi ha sempre interessato poco. Ma di una cosa ogni tanto mi preoccupo: la mia sensibilità nei confronti degli animali e il mio grado di informazione crescono sempre più e mi stanno portando ad essere un "estremista vegetariano"....
Tempo fa riuscivo ad entrare negli alimentari e osservare senza problemi prosciutti e salami,e seppur non acquistandone,non giudicavo male chi invece se ne nutriva. La ritenevo una scelta individuale,come la mia.
Oggi provo antipatia anche per chi si ciba di formaggi....e non riesco a guardare senza problemi la vetrina dei derivati del latte...
Qualche giorno fa a casa di amici stavano preparando la cena e hanno girato (per sbaglio) il sugo al pomodoro della mia pentola con il mestolo del ragù......ho provato una strana sensazione ,come un senso di nausea e repulsione e ....mi sono fatto la pasta in bianco.
Mi rivolgo quindi alle persone che da molti anni sono vegetariane e chiedo loro consigli ed esperienze personali. Vorrei sapere se con l'esperienza e la pazienza si può riuscire a condurre una vita "normale " e riuscire ad avere rapporti sociali con persone non necessariamente vegetariane,senza giudicarle "solo" perchè onnivore.
P.s. Scusate se non mi sono spiegato troppo bene...è anche l'una di notte
Vegetarianesimo,informazione,sensibilità:qual'è il limite?
- yasodanandana
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la cosa non mi sembra complicata..
basta pensare che le nostre scelte etiche, oltre che dipendere dalla nostra volonta', dipendono anche dall'aver avuto la possibilita' fortunata di avere una cultura, di vivere nella comunicazione, di essere sufficientemente "coperti" economicamente, di subire un dolore di vivere di relativa sopportabilita' in modo da poter pensare al dolore altrui.
In questo modo uno capisce di essere un piccolo miracolato, piuttosto che un eroe.... e quindi finisce ogni giustificazione per sentirsi di una casta superiore...
Anzi, volendo andare a fondo, la psicologia ci dice abbastanza chiaramente che tutte le scelte altruistiche sono dettate totalmente o parzialmente (speriamo!!), dalla gratificazione di sentirsi piu' etici / buoni / santi / bravi / umanitari / animalisti.. peggio ancora .. dall'idea di potersi distinguere dalla massa professando certi ideali e assumendo certi comportamenti...
Insomma... c'e' piu' di un motivo perche' ci venga qualche dubbio su quanto siamo bravi.. Questo dubbio, senza farci abbassare lo "standard" di pratica di vita, puo' essere fonte di comprensione e amore per gli altri, piuttosto che di odio e disprezzo...
ovvero, per capirsi, avrei anche io rinunciato al quel sugo di pomodoro.. pero' senza che chi ci ha messo il mestolo sanguinolento mi apparisse come un essere negativo
ciao!!!
basta pensare che le nostre scelte etiche, oltre che dipendere dalla nostra volonta', dipendono anche dall'aver avuto la possibilita' fortunata di avere una cultura, di vivere nella comunicazione, di essere sufficientemente "coperti" economicamente, di subire un dolore di vivere di relativa sopportabilita' in modo da poter pensare al dolore altrui.
In questo modo uno capisce di essere un piccolo miracolato, piuttosto che un eroe.... e quindi finisce ogni giustificazione per sentirsi di una casta superiore...
Anzi, volendo andare a fondo, la psicologia ci dice abbastanza chiaramente che tutte le scelte altruistiche sono dettate totalmente o parzialmente (speriamo!!), dalla gratificazione di sentirsi piu' etici / buoni / santi / bravi / umanitari / animalisti.. peggio ancora .. dall'idea di potersi distinguere dalla massa professando certi ideali e assumendo certi comportamenti...
Insomma... c'e' piu' di un motivo perche' ci venga qualche dubbio su quanto siamo bravi.. Questo dubbio, senza farci abbassare lo "standard" di pratica di vita, puo' essere fonte di comprensione e amore per gli altri, piuttosto che di odio e disprezzo...
ovvero, per capirsi, avrei anche io rinunciato al quel sugo di pomodoro.. pero' senza che chi ci ha messo il mestolo sanguinolento mi apparisse come un essere negativo
ciao!!!
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Re: Vegetarianesimo,informazione,sensibilità:qual'è il limit
Ciao Mauro80, vedo che sei...piuttosto nuovo, benvenuto!mauro80 ha scritto: Mi rivolgo quindi alle persone che da molti anni sono vegetariane e chiedo loro consigli ed esperienze personali. Vorrei sapere se con l'esperienza e la pazienza si può riuscire a condurre una vita "normale " e riuscire ad avere rapporti sociali con persone non necessariamente vegetariane,senza giudicarle "solo" perchè onnivore.
Io credo proprio di si!..Si può vivere ed avere rapporti sociali con le persone non vegane o vegetariane.
Giudicare le persone, secondo me, è sempre sbagliato...
caso mai, cercare di spiegargli con pazienza le nostre motivazioni...questo si! Fargli capire i PERCHé della nostra scelta.
Cercare di "aprirgi gli occhi", fare in modo, almeno con quelli che conosciamo meglio, di fargli abbracciare poco a poco la nostra causa.
In un primo momento può sembrare impossibile, e con molti lo è...ma ci sono anche tante persone, che se informate adeguatamente (e sempre con tanta pazienza), si avvicinano alla scelta vegetariana.
Esattamente come tempo fa è successo a noi!!..
ciao e benvenuto.
ti capisco.io conosco molte persone onnivore(la mia famiglia per esempio),sto bene con loro ma quando mangiamo insieme e loro hanno nel loro piatto carne o pesce mi fanno arrabbiare.perché sanno tutto quello che c'é dietro(l'ho spiegato mille volte,devo dire peró che il consumo di carni varie é diminuito tra le persone che ho intorno..almeno quando ci sono io)
mi arrabbio(ma non dico niente)anche quando le persone mettono il formaggio sulla pasta che ho fatto io.
divento triste al supermercato soprattutto davanti al banco dei pesci.
lo so che sto diventando sempre piú intollerante ma cerco di controllarmi perché come ti ha giá detto biankonera la cosa migliore che possiamo fare é parlare e spiegare le nostre ragioni alle persone che abbiamo intorno.
questa rabbia é arrivata quando ho capito che essere vegetariani o vegan non é una scelta personale.e le persone che la considerano tale mi fanno imbestialire.
susanna
ti capisco.io conosco molte persone onnivore(la mia famiglia per esempio),sto bene con loro ma quando mangiamo insieme e loro hanno nel loro piatto carne o pesce mi fanno arrabbiare.perché sanno tutto quello che c'é dietro(l'ho spiegato mille volte,devo dire peró che il consumo di carni varie é diminuito tra le persone che ho intorno..almeno quando ci sono io)
mi arrabbio(ma non dico niente)anche quando le persone mettono il formaggio sulla pasta che ho fatto io.
divento triste al supermercato soprattutto davanti al banco dei pesci.
lo so che sto diventando sempre piú intollerante ma cerco di controllarmi perché come ti ha giá detto biankonera la cosa migliore che possiamo fare é parlare e spiegare le nostre ragioni alle persone che abbiamo intorno.
questa rabbia é arrivata quando ho capito che essere vegetariani o vegan non é una scelta personale.e le persone che la considerano tale mi fanno imbestialire.
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sono d'accordo Yaso sul principio (cioè che abbiamo qualcosa in più) ma non sulle motivazioni (non tutte almeno). Ad esempio, tu parli di cultura, di economia, di comunicazione, adeguate...ma intorno a me godono tutti di questi "privilegi" - non stiamo parlando di una tribù africana...io penso che alla base ci sia qualcosa dentro di noi, non fuori di noi: innanzitutto una buona dose di critica/autocritica, che ci permette di aprire gli occhi - e insieme un certo grado di sensibilità e capacità di immedesimarsi nell'altro (e sentire ad esempio la sofferenza del maiale). Principalmente penso che sono queste cose che mancano all'uomo medio dei paesi sviluppati.yasodanandana ha scritto: basta pensare che le nostre scelte etiche, oltre che dipendere dalla nostra volonta', dipendono anche dall'aver avuto la possibilita' fortunata di avere una cultura, di vivere nella comunicazione, di essere sufficientemente "coperti" economicamente, di subire un dolore di vivere di relativa sopportabilita' in modo da poter pensare al dolore altrui.
In ogni caso, per vivere tranquilli (più o meno) a volte penso che ti devi dire in certe situazioni: "ma che caz.. me ne frega!" - e vai avanti... :)))
- yasodanandana
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hai presente quando succede che due fratelli vengono su un bruttissimo, uno bellissimo? li guardi in faccia ed e' questione di millimetriAlanAdler ha scritto:yasodanandana ha scritto: Ad esempio, tu parli di cultura, di economia, di comunicazione, adeguate...ma intorno a me godono tutti di questi "privilegi"