stiamo crescendo dei disadattati?

Archivio delle discussioni sui forum non più presenti
Antonella Sagone
Messaggi: 1252
Iscritto il: mar ott 05, 2004 10:13 am
Località: Roma

stiamo crescendo dei disadattati?

Messaggio da Antonella Sagone » dom feb 05, 2006 1:42 am

butto giù una riflessione molto a briglia sciolta, data anche l'ora tarda che non mi consente di essere più sistematica. Ditemi che ne pensate!

la domanda del titolo ovviamente è provocatoria....

ma insomma, il punto è questo: nel momento in cui educhiamo i nostri figli secondo certi punti di riferimento, certe regole (o non-regole), certi valori, e poi si trovano in un mondo che ha regole sociali, valori e forme di rapporto completamente diverse, è chiaro che nasce un reciproco disagio: del bambino verso l'ambiente sociale estraneo e incomprensibile in cui si trova a doversi muovere, e dell'ambiente, insegnante e compagni, verso il bambino, che sembra loro un piccolo extraterrestre.

Noi mamme soffriamo a vedere questo disagio, e la difficoltà che ha il bambino a inserirsi, e ci chiediamo se non stiamo sbagliando.
A volte cominciamo a fare da mediatori, e magari a farci improvvisamente portavoce di istanze che non sono nostre, per "far abituare" il bambino. Oppure ci troviamo a minimizzare e avallare certi comportamenti dell'ambiente sociale - ad es. dell'asilo -, solo per timore che altrimenti peggioreremmo le cose.

Sapeste quante volte mi sono posta questo dilemma!

In fondo è lo stesso dilemma di noi madri, che più ci avviciniamo al nostro continuum nell'accudire i figli, più ci allontaniamo dall'approvazione sociale.

Io devo dire che personalmente, anche se ho avuto dei momenti di cedimento, compromessi e mediazioni, alla fine sono sempre ritornata a concludere che faccio bene a essere me stessa e a rafforzare i miei figli ad esserlo, costi quel che costi...

Se i nostri figli cresceranno consapevoli, potranno poi via via scegliere anche di essere accondiscendenti e adeguarsi allo stile sociale di un ambiente, quando vogliono inserirsi; ma lo faranno consapevolmente.

Adesso vado un po' a briglia sciolta, con qualche associazione di pensiero molto libera.

Mi chiedo: chi ci dice che i bambini che sono cresciuti in modo conforme, non trovano contrasto fra casa e scuola e sono omologati fin da piccoli, e quindi entrano nel tessuto sociale senza intoppi - manipolati, comandati, disconfermati e inibiti in modo coerente da tutti gli adulti dentro e fuori la famiglia -, chi ci dice che questi bambini "perfettamente inseriti" non stanno pagando un prezzo?
Che tipo di adulti saranno? L'omologazione dà forse la felicità? o solo la "comodità"?

Emergono dei ricordi. Uno riguarda una conversazione fatta con mio figlio (22 anni) poche sere fa.

Se ci fosse qui MIchele in questo momento chiamerebbe in causa Star Wars e Harry Potter... e butterebbe giù un paio di citazioni. Mi ha fatto questo discorso giorni fa, facendomi notare come stesse emergendo da questi filoni fantastici un po' la stessa morale. La via del lato oscuro è apparentemente più facile, ma fuorviante. Anche Albus Silente dice ad Harry che presto arriverà il momento in cui bisognerà scegliere fra "ciò che è giusto e ciò che è facile". Questa contrapposizione mi ha colpito, il lato oscuro è non tanto "ingiusto" o "sbagliato" o "malvagio" (questi sono giudizi, non descrizioni) ma "facile". è la via di minor resistenza. Sembra di non pagare un prezzo ma alla fine il prezzo c'è... basta guardarsi intorno, guardare gli stessi adulti di oggi, che perpetuano questo modo distorto e tormentato di relazionarsi.

L'altro ricordo che mi viene in questo momento è relativo a un libro sul metodo Doman (leggere a tre anni). Sull'argomento occorrerebbe aprire un topic a parte; qui cito solo ciò che l'autore rispondeva a un'obiezione:
Ma se insegno a mio figlio a leggere prima, poi quando andrà a scuola dove nessuno sa leggere e dovrà "tornare indietro", non soffrirà per questo, non si sentirà emarginato?
E lui rispondeva osservando che in una scuola dove l'insegnante non è capace di offrire a ogni bambino gli stimoli che lo aiutano a crescere e appagare il suo bisogno di conoscenza, è una scuola dove TUTTI i bambini soffrono, anche quelli che non sanno cosa gli si sta negando... anzi, loro probabilmente soffrono di più, perché provano un senso di disagio ma non capiscono perché...

Se il continuum viene negato, ogni bambino si sentirà sbagliato "dentro". Ma chi si sentirà più sbagliato, quello che si sente negare costantemente la validità dei suoi sentimenti e della sua natura, da tutti gli adulti, o quello che a casa invece riceve rispetto e attenzione?

Certo, se consegnamo alla scuola un bambino "ammaestrato" come un cagnolino, come diceva qualcuno, probabilmente avrà meno "problemi"... almeno apparentemente. Ma è proprio questo che vogliamo?

Resta un punto da sviscerare ancora un po'.
Sicuramente il bambino vive questo contrasto e contraddizione fra i due ambienti, quello familiare e quello della scuola (o di casa dei nonni, o della ludoteca, metteteci quello che volete...). Non possiamo limitarci a consegnarlo e riprendercelo senza commenti.... Se l'asilo e il bambino sono alieni uno all'altro, dovremmo dotare nostro figlio di qualche strumento per decodificare le modalità dell'asilo, dargli una chiave di lettura... Anzi, forse dovremmo essere così brave da fare la stessa cosa anche con l'insegnante...

Io ci sono riuscita abbastanza con la prima parte (anxche se i risultati a volte si vedono nei tempi lunghi...), con la seconda... ancora devo imparare come si fa!

Ora vado a rileggermi per la 4a volta i libri di Rosenberg e poi vi dico! :-))
Antonella

Emy
Messaggi: 405
Iscritto il: dom gen 02, 2005 7:40 am
Contatta:

Messaggio da Emy » dom feb 05, 2006 5:30 am

Provo a rispondere, ma data l'ora non so se ci riuscirò.
Io sono una specie di disadattata.
sono cresciuta da disadattata :-) , l'atteggiamento dei miei genitori era profondamente diverso dall'atteggiamento degli altri.

Per un periodo sono anche vissuti in un campo nomadi pur essendo gagi(ma io sono nata dopo).

Mai avuto una macchina...io pensavo fosse normale avere un furgone (eravamo 7 figli), e con la roulotte attaccata d'estate viaggiavamo fino in sicilia facendo tappa vicino ai fiumi, al mare, in montagna, sempre rigorosamente non in campeggio.

Mio padre stava spesso a piedi scalzi appena poteva

I mobili a casa mia li aveva costruiti mio padre in legno: la libreria, il tavolone lungo, i letti a castello a tre e anche il divano letto dei miei.

Per un periodo si è messo a costruire kayak e tuttora hanno una associazione , però ai tempi organizzavano per i ragazzi del quartiere, uscite in kayak, in collaboorazione con le associazioni locali.

Noi non si mangiava tante merendine, e paciughi, anche perchè costavano troppo.

Mio padre andava in trampoli altissimi in giro per il quartiere quando sfilavano i carri.

Ad un frate che non lo voleva far entrare nella abbazzia di Assisi,perchè era in pantaloni corti, mio padre rispose "ma San francesco non si è messo addirittura nudo in chiesa?"

Non avevo ovviamente mai vestiti "firmati", arrivavano a volte vestiti regalati da altre persone.

Questi sono solo alcuni aspetti visibili della mia vita strana...che poi tanto strana non è, era strana nell'ambiente in cui vivevo, case popolari, famiglie con profondi problemi sociali e povertà, accanto anche a un'altra zona di famiglie medie, abbastanza benestanti...ma bassa disponibilità mentale, l'atteggiamento di antagonismo era alto, una pura mentalità vinci-perdi.

Quello che era profondamente strano era il tipo di rapporto in famiglia, direi molto vicino al continuum...non-violenza etc

Io ho effettivamente avuto difficoltà, ma non tanto a giocare,o a rapportarmi con gli altri in modo normale.
E' che non c'era nessuno con cui VERAMENTE rapportarmi , dal punto di vista scolastico ero molto avanti rispetto agli altri, avevo una profonda consapevolezza di tutto.

Non c'erano persone che si rapportavano così, che si comportavano coi figli rispettando la loro dignità e i loro bisogni, di conseguenza non c'erano figli che facevano così coi compagni.

Vi prego di tenere ben distinte le azioni visibili "strane" dall'atteggiamento "strano" che possono avere nei rapporti le persone.
Questa seconda cosa, nell'alienazione conta molto di più.
Cioè io ho sofferto il fatto che la mia famiglia fosse diversa per il suo impegno nel quartiere, per le cose che faceva, però da un'altro punto di vista vedevo che erano ben accolti anche dagli altri, erano in realtà ammirati...(ma io non volevo essere ammirata, volevo solo passare inosservata, non volevo essere strana).
In ogni caso, accettavo queste stranezze, questo essere a volte "la figlia di" e mi faceva anche piacere esserlo in alcuni momenti.

No quello che mi ha fatto profondamente soffrire è stato il non trovare nessuno con cui condividere profondamente i pensieri, perchè avevo menti rigide attorno, menti occupate in pensieri inutili, di difesa, di emersione, di concorrenza, si attaccavano alle piccole cose, si affannavano disperdendosi.Nessuno "andava al dunque"....credo che andare al dunque potrebbe essere una traduzione dell'atteggiamento che ho nel continuum, cioè andare oltregli atteggiamenti, passare oltre certi sentimenti (ma non calpestarli certo), per arrivare li , sul cammino vicino al nostro cuore. Scremare. Focalizzare le cose importanti.

Gli unici che avevano la mente aperta erano i miei zii e cugini, che però abitavano in un'altra città , e vedavamo durante l'estate (loro avevano il camper...erano più benestanti di noi :-) ).

Ho tentato di regredire... di appiattirmi, ma non ce l'ho fatta, era una mia difesa, ma sentivo che non era giusta.
Forse questo ha creato in me una profonda spaccatura, ma non riesco a parlarne ora.

In realtà, spostandomi un po' verso la città c'erano persone più"illuminate" , questo mi ha permesso di sentirmi meglio, più a mio agio.

E io avevo paura con mia figlia, che lei potesse soffrire come me, però io non avevo me come mamma(non perchè sia migliore, ma perchè ho vissuto certe cose) e poi ora dove vico ,c'è più etereogeneità di persone.
Credo che anche mia madre si sia trovata spiazzata in quell'ambiente, e io non sentivo di potermi confidare con lei, lei non avrebbe capito.

Le mie conclusioni?
Io avevo la profonda consapevolezza di essere nel mio giusto pur avendo tutto il mondo intorno che mi esprimeva il contrario, non avevo niente che mi appoggiasse , perciò ho zittito inconsciamente alcune parti del mio essere.
Però ho la speranza che i miei figli possano avere il mio appoggio, li aiuterò a tradurre la vita finchè e quando servirà per non farli sentire sbagliati.
Cercherò amicizie che vadano in una cera direzione, parlerò fino allo sfinimento coi genitori attorno a me almeno per mettere una pulce in un orecchio.

L'appoggio profondo dei miei genitori, che c'erano(se potevano) quando serviva, che rispettavano i miei tempi, che lasciavano aperta la finestra di dialogo, per arrivare al problema mi ha creato un profondo basamento per la mia persona, mi ha cementato l'amore per me stessa, la profonda consapevolezza di essere amata, che nonostante i vari problemi che ho avuto, non mi ha fatto vacillare in profondità, ero scossa in superficie, e il turbine quasi arrivava al fondo, ma mai mi sarei buttata via, io valevo, lo sapevo profondamente, anche se incvece apparentemente non avevo strumenti per poterlo vedere..
Avevo una profonda autostima, ma pochissima fiducia in me, questo per vari altri fattori.
Ma la fiducia si recupera abbastanza facilmente.

Antonella per quanto riguarda la via facile, io ho visto che si tende ad economizzare il tempo mentale, perciò la via che porta ad economizzare il tempo mentale, è quella di risolvere subito, prima possibile una faccenda, perciò, si stoppa, si urla, si ferma subito il bimbo, anche solo se sta accennando a fare qualcosa che sembra sbagliato.
La via facile include il non dover fare i conti con sè stessi, non spemersi le meningi per valutare tutte le alternative possibili etc.

Però la via difficile è quella che dà i migliori frutti, quelli più duraturi, e quella che poi rende la vità più facile con minore impiego di tempo mentale (non si deve stare a fare il carabiniere).

Ci ho pensato anche io sai al divario, ed ho lasciato mio marito attuare i "suoi " metodi...ma il tempo mi ha dato ragione.

Tra l'altro i miei figli in genere , comprendendo a fondo il perchè di certi atteggiamenti o "regole", quando sono a scuola, non hanno problemi a seguire ciò che dice l'insegnante, e sono molto più attenti di altri bimbi i cui genitori "impongono" le regole, che ovviamente a scuola trasgrediscono.

E cosa sarebbe Rosemberg?

Scusatemi se sono stata sconclusionata, però è un argomento che mi tocca purtroppo molto, e forse non sono ancora riuscita a sviscerarlo tutto.

Antonella Sagone
Messaggi: 1252
Iscritto il: mar ott 05, 2004 10:13 am
Località: Roma

Messaggio da Antonella Sagone » dom feb 05, 2006 12:05 pm

Cara Emy, come posso ringraziarti per avervi dato questa prospettiva a lungo raggio? Mi hai aiutato molto ad avere un feedback di quello che sto facendo con i miei figli.
Vorrei evidenziare solo due pezzetti, anche se quoterei tutto il tuo intervento:
Emy ha scritto:Vi prego di tenere ben distinte le azioni visibili "strane" dall'atteggiamento "strano" che possono avere nei rapporti le persone.
Questa seconda cosa, nell'alienazione conta molto di più.
Cioè io ho sofferto il fatto che la mia famiglia fosse diversa per il suo impegno nel quartiere, per le cose che faceva, però da un'altro punto di vista vedevo che erano ben accolti anche dagli altri, erano in realtà ammirati...(ma io non volevo essere ammirata, volevo solo passare inosservata, non volevo essere strana).
Questo mi aiuta molto a capire mia figlia, e il suo modo di essere (per sua fortuna e sua disgrazia) appunto figlia mia.
Emy ha scritto:Avevo una profonda autostima, ma pochissima fiducia in me, questo per vari altri fattori.
Ma la fiducia si recupera abbastanza facilmente.
Questa distinzione è interessante! Non ci avevo mai pensato, e anche questo mi aiuta a capire certe contraddizioni dei miei figli, ma anche mie.

è vero, lo struggimento dei miei figli è lo stesso che descrivi tu: non trovare persone affini con le quali condividere una certa visione del mondo. Tutti e due in una certa fase della loro vita (intorno ai 12-15 anni) si sono convinti di essere "indietro" mentre invece erano più avanti; ma poi crescendo hanno acquisito consapevolezza del loro valore e si sono posti in maniera più assertiva nei confronti del loro prossimo (e anche di diversa disponibilità). Ma questo è proprio la questione autostima/fiducia, no?
La mia conclusione è che forse dovremmmo dedicare meno energie a struggerci per capire se ogni passo e ogni frase che tiriamo fuori è giusta o sbagliata e a fasciarci la testa per il destino dei nostri figli, e più energie invece per cercare di avvicinare famiglie che abbiano il nostro modo di sentire e di fare, in modo che anche i nostri figli trovino un'oasi sociale e persone affini con le quale costruire un'amicizia.

Rosemberg... ho aggiunto un messaggio al topic "libri in attesa", lì spiega tutto!
Antonella

ale
Messaggi: 164
Iscritto il: mar ott 05, 2004 11:43 am
Località: friuli

Messaggio da ale » dom feb 05, 2006 7:39 pm

che bel topic! apre a spunti infiniti!
belle le cose che avete scritto, belle le riflessioni di antonella, che condivido, e bellissima la storia di emy.

Emy ha scritto:
Avevo una profonda autostima, ma pochissima fiducia in me, questo per vari altri fattori.
Ma la fiducia si recupera abbastanza facilmente.

anche a me questo punto ha molto colpito!
ho sempre pensato che autostima e fiducia in se stessi fosse la stessa cosa. invece ora riflettendoci mi accorgo che c'è una bella differenza. anch'io mi sento proprio così. forse la fiducia di sè viene spesso erroneamente (ma comprensibilmente) tarata in base agli apprezzamenti che riceviamo dagli altri, quindi dal giudizio degli altri. così sentirsi apprezzati trovando persone con cui comunicare davvero aumenta la fiducia in noi stessi, mentre sentirsi diversi e non compresi, la sotterra. ma l'autostima di base rimane, e andando avanti per la propria strada creandosi i contatti adatti a noi, anche la fiducia in noi stessi ha modo di aumentare.

ma prima di rispondere passo passo alle questioni che avete posto, vorrei capire come si fa a riportare le vostre parole evidenziandole??! non l'ho mai capito!
ale

Antonella Sagone
Messaggi: 1252
Iscritto il: mar ott 05, 2004 10:13 am
Località: Roma

Messaggio da Antonella Sagone » lun feb 06, 2006 8:44 am

ale ha scritto:forse la fiducia di sè viene spesso erroneamente (ma comprensibilmente) tarata in base agli apprezzamenti che riceviamo dagli altri, quindi dal giudizio degli altri. così sentirsi apprezzati trovando persone con cui comunicare davvero aumenta la fiducia in noi stessi, mentre sentirsi diversi e non compresi, la sotterra.
Credo che tu sia arrivata al nocciolo.

In fondo "fiducia" significa sentirsi abbastanza sicuri da abbandonarsi, e questo in un ambiente "ostile" o che non ti comprende è molto difficile. Anche se hai stima di te, cioè sai quanto vali. In questo può stare la distinzione. Poiché siamo esseri profondamente sociali, la mancanza di comprensione, empatia e sostegno del nostro prossimo ci fa soffrire moltissimo. Il continuum non è solo l'ambiente fisico in cui poter esprimere la nostra fisicità naturale, ma anche l'ambiente sociale per il quale la selezione ha plasmato la nostra specie.

Per le citazioni, ho messo un messaggio nel topic "presentazione del forum, suggerimenti per l'uso e netiquette".
Antonella

ale
Messaggi: 164
Iscritto il: mar ott 05, 2004 11:43 am
Località: friuli

Re: stiamo crescendo dei disadattati?

Messaggio da ale » lun feb 06, 2006 10:52 am

Antonella Sagone ha scritto: Io devo dire che personalmente, anche se ho avuto dei momenti di cedimento, compromessi e mediazioni, alla fine sono sempre ritornata a concludere che faccio bene a essere me stessa e a rafforzare i miei figli ad esserlo, costi quel che costi...
Se i nostri figli cresceranno consapevoli, potranno poi via via scegliere anche di essere accondiscendenti e adeguarsi allo stile sociale di un ambiente, quando vogliono inserirsi; ma lo faranno consapevolmente.
condivido completamente. anch'io me lo sono posta questo problema ultimamente ed ero molto combattuta. poi la risposta è venuta da joanna: quando le imponevo delle regole che non sentivo mie (tipo mettere via i giochi dopoaverci giocato, cioé fare ordine), ma che mettevo solo perché spesso mi piombano in casa suocere&vicine di casa varie e guardano sempre storto per il casino che c'è o comunque lo devono commentare (problema squisitamente mio, non certo di joanna) lei si incazzava. non capiva il perché. era chiaro che questa era una regola astratta per noi. poi ho smesso: la casa adesso è perennemente incasinata e le rare volte in cui metto un po' in ordine ciò che è sparso in giro joanna mi aiuta, forse perché non percepisce la mia ansia. ho poi pensato una cosa molto semplice: ma io in case come quella di mia suocera e della vicina ci vivrei mai!!?? no! e allora perché tentare di fargli assomigliare la mia!!???

Mi chiedo: chi ci dice che i bambini che sono cresciuti in modo conforme, non trovano contrasto fra casa e scuola e sono omologati fin da piccoli, e quindi entrano nel tessuto sociale senza intoppi - manipolati, comandati, disconfermati e inibiti in modo coerente da tutti gli adulti dentro e fuori la famiglia -, chi ci dice che questi bambini "perfettamente inseriti" non stanno pagando un prezzo?
Che tipo di adulti saranno? L'omologazione dà forse la felicità? o solo la "comodità"?.
domanda amletica. me la sono posta tutta la vita. dall'adolescenza intendo.
anch'io sono stata per parecchio tempo una disadattata. sono nata in un paesino di 200 abitanti, considerato dal circondario come un luogo rimasto indietro. le vecchiette escono in ciabatte e camminano in mezzo alla strada, i negozi non esistono, tranne un vecchissimo panificio caratteristico. bambini pochi. una migliore amica molto controllata e con moltissime regole che sembrava dovessi superare ogni giorno delle prove per essere accetata nella sua famiglia (mi mandavano letteralmente a casa). i miei genitori mi hanno messo molti pochi limiti, ma mi hanno anche molto poco ascoltata, o quasi per nulla. io scorazzavo per il paese e i campi. un rapporto intensissimo con la natura, con le distese di campi e il piccolo colle, gli animali...meraviglioso. me la sono cavata fintantoche sono rimasta alle elementari del paese. poi alle medie il patatrac. facevo solo 3 chilometri per arrivarci ma era un altro mondo, i ragazzini erano svegli (o così mi sembravano allora), si vestivano e pettinavano in altro modo, si approcciavano facilmente...e chi arrivava dal mio paese (eravamo in 6) era schernito costantemente.
ecco, io la sentivo la mia utostima, era forte. ma la fiducia è crollata. il mio corpo era di bambina. mi sentivo indietro su tutto. qui sono cominciati i miei disordini alimentari.

Se il continuum viene negato, ogni bambino si sentirà sbagliato "dentro". Ma chi si sentirà più sbagliato, quello che si sente negare costantemente la validità dei suoi sentimenti e della sua natura, da tutti gli adulti, o quello che a casa invece riceve rispetto e attenzione?.
io credo che se a casa fossi stata ascoltata, se fosse stato colto il mio disagio, se fosse anche soltanto stato preso in considerazione il fatto che l'impatto con un ambiente così diverso potesse essere per me una scossa forte... non mi sarei poi persa per lunghi anni in quella spasmodica ricerca di omologazione agli altri, che mi ha portato a cambiare pelle, esteriormente, infinite volte.

Certo, se consegnamo alla scuola un bambino "ammaestrato" come un cagnolino, come diceva qualcuno, probabilmente avrà meno "problemi"... almeno apparentemente. Ma è proprio questo che vogliamo? .
io non sono stata una cagnolina ammaestrata ed ora ne sono felice. ma il lavoro che ho fatto e le cose che ho dovuto capire sulla mia pelle sono stati molto molto dolorosi. però il mio è un caso diverso: io non sono stata cresciuta dai miei con la coscienza di quello che facevano. a volte ho proprio la sensazione che non abbiano semplicemente fatto nulla.
Resta un punto da sviscerare ancora un po'.
Sicuramente il bambino vive questo contrasto e contraddizione fra i due ambienti, quello familiare e quello della scuola (o di casa dei nonni, o della ludoteca, metteteci quello che volete...). Non possiamo limitarci a consegnarlo e riprendercelo senza commenti.... Se l'asilo e il bambino sono alieni uno all'altro, dovremmo dotare nostro figlio di qualche strumento per decodificare le modalità dell'asilo, dargli una chiave di lettura... Anzi, forse dovremmo essere così brave da fare la stessa cosa anche con l'insegnante... .
certo, per questo sarà un lavoro continuo, e io credo ci saranno cedimenti ciclici, ma se i nostri figli verranno sostenuti e fatti sentire individui meravigliosi ne trarranno benefici. .

ale

ale
Messaggi: 164
Iscritto il: mar ott 05, 2004 11:43 am
Località: friuli

Messaggio da ale » lun feb 06, 2006 10:54 am

oh cavolo!! non ho capito come si fa!! ho appena mandato un messaggio in cui le parti scritte da antonella e i miei commenti si accavallano!!!
se non riuscite a capirci niente, lo riscrivo!
ale

carlapioneer
Messaggi: 74
Iscritto il: ven feb 25, 2005 10:02 pm
Località: Parma

Messaggio da carlapioneer » lun feb 06, 2006 12:31 pm

Grande topic,
anche noi abbiamo avuto in famiglia un babbo un po' fuori dagli schemi e questo ci ha creato qualche problema di "inserimento" ma alla lunga mi sento meglio come disadattata, e secondo me se ce ne sono abbastatnza in giro forse la marea cambia
carla

Chedivieburi
Messaggi: 1
Iscritto il: lun feb 06, 2006 5:46 pm
Località: Friuli

Re: stiamo crescendo dei disadattati?

Messaggio da Chedivieburi » lun feb 06, 2006 6:28 pm

Incredibile, mi decido infine che mi merito del tempo per venire a leggere un po' di cose, e proprio appena entro la prima volta nel forum trovo questo topic che è esattamente la precisa domanda che mi sta martellando in testa da un mese senza tregua, proprio tale quale.
La solita magia di Antonella...

Mi rispondevo: "almeno io posso accendere il computer e trovare qualcuno a mille chilometri da qui che non mi fa sentire una pazza, ma i miei figli dove lo trovano un sostegno fra i loro pari??????"
Loro non possono nemmeno prendere l'auto e andare da un amico che stia in città, qui in paese viviamo in tremila "anime" (così si dice no?), e ... sigh, massificazione totale sul fronte del comportamento con i figli, e più si sale di età peggio è (ehm, veramente non vado oltre i 6 anni coi miei bimbi)

Che strazio, è un argomento che mi prende tantissimo, ma - accidenti - il tempo è tirannissimo.
Scusate se ho risposto così senza presentarmi ancora (ma qualcuno mi ha già riconosciuta, vero?....), ma questa domanda "stiamo crescendo dei disadattati?" mi massacra davvero la mente in questo periodo (ho appena iscritto a scuola mia figlia, e sapeste cosa mi è già toccato di sentire...!). Grazie dei vostri spunti!

anan
Messaggi: 518
Iscritto il: dom ott 17, 2004 11:12 pm

Messaggio da anan » lun feb 06, 2006 10:43 pm

ale ha scritto:oh cavolo!! non ho capito come si fa!! ho appena mandato un messaggio in cui le parti scritte da antonella e i miei commenti si accavallano!!!
se non riuscite a capirci niente, lo riscrivo!
ale
ciao ale!
provo a spiegarti come si fa. dunque, clicchi sul lato destro della finestra del messaggio che vuoi riportare.

in cima al pezzo da riportare compare nell'ordine
una parentesi quadra
quote ="nome della persona"
parentesi quadra

poi riporti il testo
e alla fine
parentesi quadra

/quote
parentesi quadra

spero sia chiaro

anna

silvia b
Messaggi: 40
Iscritto il: dom giu 05, 2005 1:23 pm

Messaggio da silvia b » lun feb 06, 2006 11:29 pm

ciao a tutte. ho letto adesso questo bellissimo topic.
Anch'io spesso ho pensato di far crescer mio figlio come un disadattato: allattato ad oltranza, vegetariano, non andava a scuola , per due anni abbiamo vissuto con un baba indiano sull'appennino, completamente isolati.
Però lui non è un disadattato, me ne rendo conto ogni volta che lo vedo relazionare con gli altri siano questi adulti o bambini. è equilibrato! Non ha avuto difficoltà di inserimento alla scuola media, e adesso si sta preparando per le superiori addirittura Liceo Classico. Io da bambina e anche da adulta ho avuto molte più difficoltà eppure la mia vita è stata normalissima e apparentemente felice, il mio disagio era interiore perchè non riuscivo ad accettare la società ipocrita che mi circondava.
Grazie Antonella per i tuoi messaggi sempre molto ricchi di riflessioni Buona notte Silvia

Emy
Messaggi: 405
Iscritto il: dom gen 02, 2005 7:40 am
Contatta:

Messaggio da Emy » mar feb 07, 2006 2:40 pm

Antonella Sagone ha scritto:Cara Emy, come posso ringraziarti per avervi dato questa prospettiva a lungo raggio? Mi hai aiutato molto ad avere un feedback di quello che sto facendo con i miei figli.
Lo sai bene che il potersi confrontare vale più di 1000 grazie :-)
La mia conclusione è che forse dovremmmo dedicare meno energie a struggerci per capire se ogni passo e ogni frase che tiriamo fuori è giusta o sbagliata e a fasciarci la testa per il destino dei nostri figli, e più energie invece per cercare di avvicinare famiglie che abbiano il nostro modo di sentire e di fare, in modo che anche i nostri figli trovino un'oasi sociale e persone affini con le quale costruire un'amicizia.

Rosemberg... ho aggiunto un messaggio al topic "libri in attesa", lì spiega tutto!
Antonella
Infatti Antonella, concordo...però in attesa di avere un migliore approccio dialettico, presto i miei libri in giro.

Comunque a volte bastano anche poche persone affini per darci la forza per tutto il resto.

cosimamma
Messaggi: 271
Iscritto il: gio dic 16, 2004 10:57 am
Località: Ovunque, ma più spesso Roma e Firenze

Messaggio da cosimamma » mar feb 07, 2006 4:36 pm

Ho letto sulla Repubblica L'amaca di Michele Serra,era riferito a tutto un altro discorso ma credo che calzi in maniera molto forte con questo topic "...La più importante delle libertà, per chi se la sa prendere: quella di appartenersi, di autodeterminare la propria vita, di essere persona e non personaggio....Si può fare, basta volerlo. O forse non basta volerlo: ci vuole, in aggiunta, quell'indeterminato eppure ben percepibile modo di essere che chiamiamo stile. Un misto di misura, gentilezza e ironia..."
Non seguirò un filo logico; non mi è possibile perchè questo topic copre tanti e tali aspetti della mia vita che è impossibile seguire un ordine.
Vengo da una famiglia "normale"(lo metto di proposito fra virgolette, perchè non so cosa possa mai essere normale), benestante, rigorosa ma non rigida. Mio padre era "il Dottore",ai tempi in cui in un paese il medico era anche confessore, padre, amico, maestro...quindi tutti noi eravamo "i figli del Dottore" cosa che imponeva certe regole di condotta. Mio padre
però ci ha sempre detto: "Qui siete i figli del Dottore, fuori dal paese siete gente qualunque" per farci capire che non dovevamo nasconderci nell'ombra della sua influenza, ma essere noi stessi.
La nostra vita è stata "spartana", anche se eravamo benestanti non ci è mai caduto niente dal cielo, mi è stato insegnato il valore del cibo, del lavoro, il rispetto per tutto questo.
Ho avuto anche il superfluo, ma mi avevano fatto capire che non mi era nè utile nè dovuto.
Quello che di più prezioso mi ha insegnato la famiglia è stato che mi avrebbe supportata qualunque cosa avessi deciso di fare di me stessa, senza preoccuparmi di quello che pensavano gli altri, insomma lo stile, come dice Serra, di autodeterminarmi.
Sono partita quindi con un vantaggio, quello cioè di avere una mente più aperta.
Per farvi un esempio stupido se avessi detto ai miei: "voglio fare l'astronauta" non mi avrebbero risposto "non è un mestiere da donna". Così per prove ed errori sono diventata ciò che sono.
Sempre per prove ed errori cerco di essere la migliore madre possibile.
Sicuramente avrò commesso infiniti errori e ne commetterò ancora, ma penso di essere sempre stata salda nell'impegnarmi affinchè i miei figli non fossero la massa, non perchè nella massa ci sia qualcosa di deprecabile, ma perchè omologandosi solo per non essere diversi si perde la propria individualità.
Mia nonna diceva sempre:"chi pensa col cervello degli altri il suo se lo può friggere".
Purtroppo oggi molti pensano il contrario, se non sei "in linea" hai qualcosa che non va.
L'esempio più banale, ma che suscita più polemiche, è quello della televisione. Niente turba di più gli altri che il fatto che in casa nostra non si guardi...Eppure, nonostante tutto, mio figlio(4anni) sa a memoria la canzone delle tartarughe Ninja, sa cosa sono le Winx e altre amenità del genere. Cosa voglio dier con questo? poco tempo fa è stato il mio compleanno, volevo fare(come facciamo spesso) una torta con lui per festeggiare. Lui mi ha detto"no, andiamo in pasticceria, tu sei una
femmina e le femmine hanno la torta delle winx". Gli ho chiesto se era sicuro di non voler fare il dolce e lui ha insistito per le Winx, così siamo andati in pasticceria. Lì in vetrina ha visto un bel Profiterole ricoperto di cioccolato e mi ha detto "Mamma, anche se sei una femmina non devi per forza prendere le Winx!"e si è fatto incartare quello.
Cosa voglio dire con questo?Che spero sia dovuto al fatto di aver insegnato a mio figlio a scegliere con la propria testa(oltre che con lo stomaco!!), di avergli insegnato che solo perchè si è "femmine" non per questo si devono per forza volere le Winx.
Sarà un disadattato?Forse per il metro di molti si, ma almeno avrà scelto lui la torta per il compleanno di sua madre, non un pubblicitario sconosciuto. Avrà scelto con che giocattoli giocare e vestiti vestirsi, cosa mangiare, cosa desiderare. Avrà avuto, grazie a questi genitori "snaturati", la possibilità di essere libero di scegliere il suo stile.

Antonella Sagone
Messaggi: 1252
Iscritto il: mar ott 05, 2004 10:13 am
Località: Roma

Re: stiamo crescendo dei disadattati?

Messaggio da Antonella Sagone » sab feb 11, 2006 4:13 am

Chedivieburi ha scritto:Scusate se ho risposto così senza presentarmi ancora (ma qualcuno mi ha già riconosciuta, vero?....)
io no... chi sei, vuoi tenerci con fiato sospeso? :-)))
dai fatti riconoscere!
Antonella

elenoe7702
Messaggi: 8
Iscritto il: mer gen 19, 2005 5:55 pm
Località: pisa
Contatta:

Messaggio da elenoe7702 » dom feb 12, 2006 2:33 am

rieccomi, dopo breve latitanza... :)
ormai mi sono rassegnata, il tempo per le mie cose è la notte... lo è sempre stato, anche adesso con 2 piccole e tante poppate notturne vedo che le cose piacevoli "tutte mie" le seguo di notte.. con sommo gaudio di chi si sorbisce questi miei brevi deliri... ;)

se stiamo crescendo dei disadattati... io credo di no. Sono profondamente convinta che se è vero che ogni fase della sua vita ha i suoi colori, i suoi temi e i suoi insegnamenti, è anche vero che nella prima infanzia si inzia a disegnare e scrivere sul libro della vita... la chiave di lettura che do alle bambine è racchiusa in questo: le pagine iniziali del quaderno della loro vita, ora che ancora non sanno scrivere ma che conoscono già il loro colore preferito(per restare in metafora), queste pagine meravigliose e importantissime le scriviamo insieme.. io, loro e il loro papà... insieme le giriamo , queste pagine, e insieme le riempiamo, e questo è il mio insegnamento:finchè c'è bisogno di me io ci sono, e non impongo ma se necessario ti aiuto, sempre sempre sempre ti ascolto e ti affianco, ma non lo scrivo io, il tuo libro... cerco di esserci trasmettendo che sono loro le protagoniste(nn del mondo ma della loro vita), che le amo, che valgono moltissimo e che conta poco, per adesso, che non sappiano scrivere, perchè possono fidarsi che non tradurrò falsamente l'universo di msg che mi arriva da loro. quindi su cosa lavoro tanto? sulla loro autostima, sul fatto che spero che in futuro potranno dubitare di moltissime cose ma non del fatto che ogni persona ha il suo particolare valore.. lavoro sull'onestà, non potrei trasmettere loro valori diversi da quelli in cui io e andrea crediamo per il timore che saranno valori che "domani"non troveranno dietro ad ogni angolo. Ho un po' paura, come forse tante mamme, del giorno in cui spiccheranno il volo e guardandosi indietro non apprezzeranno(temporaneamente o in via definitiva)tutto ciò che hanno vissuto al nostro fianco, ma come potrei essere falsa adesso per timore di un futuro che ancora nn conosco? Io cerco di trasmettere la passione per le proprie convinzioni, l'amore per la curiosità e la potenza del dire sempre la propria, in modo gentile ma non sottovoce, cerco di guidarle senza strattonarle, e se dovessi dire come le preparo al mondo direi che le preparo dando loro la base dell'amore familiare e dell'importanza del confronto, ascoltarsi e parlare... io sono contenta delle nostre scelte e ho imparato col tempo a non vantarmi nè deprimermi se tali scelte sono spesso voci fuori dal coro...spero impareranno anche loro a fare così, a crogiolarsi nella loro unicità... sarebbero, immagino, più a rischio di essere future disadattate se alla fine dei giochi, magari tra qualche anno, scoprissero che le ho cresciute secondo valori non miei per timore di quando avrebbero incontrato proprio quei valori, voci intonate..cosa avrei dato loro? una mamma che ha paura delle proprie idee e che sacrifica un'idea orginale (nn che sia un genio piena di belle trovate, eh... ;) )all'omologazione...
poi penso che devo essere onesta con loro, quando sarà il momento delle domande mi assumerò la responsabilità di risposte "importanti", che diano loro il senso delle mie scelte, nn racconto adesso e non racconterò allora bugie, tanto prima o poi che "i compleanni si festeggiano anche al mac donald " lo realizzeranno... mi comporto e mi comporterò anche in futuro, spero, come se dovessi descrivere la mia città ad un'amica lontana che verrà presto a trovarmi... anche se adesso si fida delle mie parole e si raffigura piazze e strade in base a quanto le dico, tra poco verrà a camminare su quelle strade e vedrà le piazze, e troverà nella sua mente un compromesso accettabile tra quello che la mia descrizione le aveva fatto immaginare e la realtà.
Come sempre vorrei essere stata più sintetica e chiara... mah...abbiate pazienza!

Rispondi