Piangere: sfogo salutare?

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cecia
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Messaggio da cecia » lun dic 26, 2005 10:41 pm

quante cose da dire su questo argomento...
volevo solo puntualizzare che io assolutamente non sono per il "lasciar piangere" a priori, e in ogni caso non mi fermo a valutare "sarà per fame, sarà per stanchezza, ecc" prima di predere in braccio mio figlio!
non condivido l'opinione dell'autore che stai leggendo, wanja. assomiglia un po' alla vecchissima: "lascialo piangere, che rinforza i polmoni..."

quello che invece mi piace della Solter è il concetto di "sfogo" - che noi adulti possiamo effettuare tramite canali diversi, ad esempio parlandone con qualcuno, telefonando alla migliore amica, andando a correre nel bosco ecc. un'altro presupposto su cui basa il libro da me citato (non ho trovato la versona italiana sul web, in tedesco "Warum Babies weinen") è che i bimbi sanno istintivamente ciò di cui hanno bisogno, e lo fanno capire, se non si cerca di manipolarli. Questo non riguarda solo il pianto, ma ad esempio cosa mangiare e quando, come giocare, quando dormire ecc.

l'altro discorso molto interessante che per me è tutto un altro capitolo è il pianto per rabbia / frustrazione del bimbo più grandicello (OK: anche il bebè di 6 mesi sa esprimere benissimo la sua rabbia...) quando non ottiene ciò che vuole. anch'io sono d'accordo che alcune regole vanno stabilite e mantenute, ma sono anche d'accordo che il bimbo, vedendosi negato ciò che vorrebbe, debba avere la possibilità di sfogare la propria rabbia.

ecco perchè spesso mi danno fastidio le espressioni: "oggi è noiosetto, frigna sempre..." secondo me bisogna sempre valutare la situazione ed il contesto. Ad esempio mio figlio, se deve stare seduto per più di un'ora nel passeggino mentre la mamma fa shopping (cosa che raramente faccio, anche perchè mi mancano tempo e soldi per questo...), non si limita a frignare, diventa insopportabile! e ha ragione! c'è niente di più noioso di un passeggino, dove si è legati come un salame, si vedono solo ginocchia e gambe, niente di interessante da fare? stessa cosa se facciamo un viaggio in automobile che duri più di mezz'ora. Purtroppo certe volte questo non si può evitare, quindi cerchiamo di alleggerire il viaggio fermandoci più spesso, distraendolo, offrendogli qualcosa da mangiare ecc.
ma ciò che voglio dire è che secondo me spesso il bimbo è OK, manifesta solo il proprio disagio ed il suo bisogno (di movimento, di gioco, di cambiamento ecc.) e dagli adulti viene percepito come fastidioso perchè non sono disposti a mettersi nei suoi panni e valutare la situazione in cui si trova dal suo punto di vista.
un altro esempio, breve, poi passo la parola: mio figlio sta seduto nel seggiolone il tempo necessario per mangiare, quando ha finito o quando non ha più fame vuole scendere, lui si deve muovere, sedere a terra ecc. a Natale eravamo dai miei, la casa non è a prova di bimbo e quindi qualcuno si doveva sempre occupare del bimbo durante i pasti, oppure lui doveva aspettare nel seggiolone finchè qualcuno finiva di mangiare. Mio papà ritiene che in questa situazione lui dovrebbe starsene buono buono nel seggiolone ad aspettare che tutti finiscano di mangiare per tornare a giocare. Io non la penso così. E chiaramente mio figlio nemmeno, di conseguenza ha frignato per cinque minuti buoni finchè io l'ho liberato. Per me questo non significa che il bimbo sia un piagnucolone, ma che non è stato capito nei suoi bisogni.

e poi, a proposito di rabbia: a casa nostra ci sono pochi no. alcuni però ci vogliono. quando proibisco a mio figlio di giocare con l'acqua della fontana perchè ci sono meno 6 gradi e lui non capisce, io lo tengo in braccio e gli lascio sfogare la sua rabbia finchè ne ha bisogno. è un suo diritto. Che è ben diverso dal cedere perchè non si vogliono piagnistei ("OK, OK, ma solo cinque minuti, eh?") o dallo sgridarlo perchè non si reggono il suo pianto e le sue grida di rabbia ("smettila di piangere, non puoi sempre averla vinta tu, e stai zitto una buona volta!")

wanja
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Messaggio da wanja » mar dic 27, 2005 10:33 pm

Ciao, Cecia! Ben tornata preima di tutto!
Sai quando si parla di queste cose a volte ho l´impressione che bisogna stare molto attenti a come vengono formulati alcuni pensieri. Se si dice, per esempio, che e´ salutare lasciare piangere un bimbo e´ facile creare die malintesi, sembra quasi che e´ salutare lasciarlo piangere da solo o addirittura farlo piangere. Personalmente preferisco dire che un bimbo non va mai lasciato piangere nel senso che bisogna dargli sempre una risposta. A questo proposito mi viene in mente il libro „genitori efficaci“ di Thomas Gordon (in tedesco dovrebbe essere FamilienKonferenz). Parlando di ascolto attivo l´autore riporta degli esempi in cui l´adulto – e qui sto raccontanto la mia personalissima impressione – esprime con le parole le sensazioni che il bambino probabilmente sta provando: per esempio, il bambino trova finalmente un giocatolo che non trovava da tempo e la mamma dice „sei orgolgioso di averlo trovato!“ ho preso l´idea da questo esempio o ora cerco di „dare voce“ alle emozioni di mio figlio anche quando non e´ possibile eliminare la causa del malessere. Se piange se e´ stufo di stare al supermercato o legato al segiolino in macchina gli dico appunto: „sei stanco e arrabbiato e vorresti andare a giocare ma ti tocca aspettare ancora“ e sim, a seconda della situazione chiaramente. A volte ho l´impressione che un po´ lo aiuta. Spesso se cade e si fa male ed io con le parole descrivo il suo dolore smette di piangere e cerca di distrarsi (lui) con qualcos´altro. Chiaramente se il viaggio e´ lungo e deve stare legato per tanto tempo non credo di dargli tanto sollievo con le mie parole ma almeno io sto cercando di fare qualcosa per aiutarlo. E spero che il tentativo sia importante. (verbale ma anche fisico, una carezza, dondolarlo, fargli sentire che ci sei). Questo non vuol dire chiaramente che gli devo evitare tutte le frustrazioni. Anzi, penso che viversi le frustrazioni sia importante e ma che sia importante condividere con qualcuno le emozioni che ne derivano. Per questo mi va benissimo che pianga se vuole aprire il rubineto di gas e gli dico di no, ma mentre piange sto con lui, parlo o sto zitta, dipende. Ma non lo chiudo da solo in una stanza. Ne tiro giu´ il muro dell´indifferenza (e nemmeno mi giutifico).
Per quanto riguarda gli sfoghi, non so. mi sembra cosi´ strano che un bimbo possa aver bisogno di sfogare in pianto la sua esperienza del parto... sento piu´ vicino il pensiero di Antonella quando dice: „Credo che gli "sfoghi" siano un modo sano di ristabilire l'equilibrio di una precedente situazione patologica. Noi adulti con tanti pianti repressi in gola abbiamo a volte bisogno di sfogarci, tirando fuori ciò che è stato bloccato per tanto tempo. E nello sbloccarsi, può anche esprimersi con il pianto (ma non è il solo modo). „ Non so proprio cosa dirti. Forse se un bimbo piange in un modo inconsolabile da tanto tempo possa essere di aiuto alla mamma credere che il bambino stia sfogando il malessere del parto?
Dimenticavo, sono d´accordo sul fatto di non distrarre, almeno non sempre. A volte e´ un modo per non dare una risposta e fa sentire piu´ lontani.

cecia
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Messaggio da cecia » mar dic 27, 2005 11:04 pm

@wanja: lo sai che anch'io faccio così? (dare voce alle emozioni del bimbo). Ultimamente stavamo facendo la spesa al supermercato e Senan si lamentava un po'. Io gli dico:" sei stufo di stare fermo nel passeggino, adesso paghiamo e andiamo a casa." E lui, trionfante: "tufo! tufo! tuufoooo!" È troppo bello comunicare con lui adesso che capisce praticamente tutto...

Antonella Sagone
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Re: Piangere: sfogo salutare?

Messaggio da Antonella Sagone » mar dic 27, 2005 11:45 pm

wanja ha scritto:
Antonella Sagone ha scritto:Non ho capito se intendi che (se la risposta di allattare è immediata) la mamma non riuscirà a capire se era veramente fame? O il bambino stesso non capisce i suoi bisogni?
si intende il bambino una volta divenuto adulto - secondo l´autore non sara´ consapevole dei propri bisogni.
Io penso che il bambino corra in rischio di confondersi e non sapere più quali sono i suoi bisogni quando riceve dall'adulto, in modo sistematico, una risposta inappropriata, incongrua.
Ad esempio, ha fame e viene coccolato, cullato, ma non nutrito finché non è l'ora "giusta". Oppure, al contrario, è stanco, annoiato, ha voglia di attenzione e tenerezza, e gli si mette invece in bocca qualcosa da mangiare, o un dolcetto, una caramella...

Allora è come se l'adulto dicesse al bambino: "tu non hai veramente fame, ti sbagli, tu sei nervoso, ora ti consolo" oppure, "tu non hai voglia di attenzioni, sei solo affamato, mangia che ti passa".

Quindi, non c'è una risposta "buona per tutti gli usi" e per tutti i bambini: credo che stia alla sensibilità dell'adulto imparare a "modulare" le sue risposte per andare incontro ai bisogni del bambino.

Ma attenzione! il bambino di pochi mesi ha molti bisogni, ma la mamma ha praticamente una sola risposta: il contatto e il seno. Allattare e coccolare sono esattamente quello che occorre al neonato per ristabilire l'equilibrio, e non solo per quanto riguarda la fame o la sete, ma anche per tutti gli altri suoi bisogni fisiologici (badate, non sto ancora parlando di quelli emotivi, che pure per il bambino piccolo sono tutt'uno con quelli fisici: ma di energia, cibo, ormoni, enzimi, anticorpi, temperatura, stimolazione del sistema nervoso...).
Quindi, finché il bambino è piccolo prenderlo su e offrire il seno è la risposta giusta nel 99% dei casi, e quando il piccolo poppa riceverà esattamente quello che gli serviva (non solo nutrimento, ma anche tutto il resto). Solo in rari casi il seno può non bastare - ad esempio in caso di coliche o reflusso dopo pochi minuti il bambino si agita di nuovo, perché c'è un dolore fisico che continua (ma comunque finché il bambino si placa poppando, può non essere risolutivo ma non è nemmeno dannoso, è pur sempre di conforto anche se relativo).

Quando il bambino cresce, invece, allattare può non essere sempre la risposta appropriata. C'è un momento, con il bambino grandicello, in cui la mamma scopre che la risposta di offrire il seno in certi casi è un modo troppo sbrigativo di calmare il bambino, che ha bisogno invece di risposte più differenziate. In questo caso, però, in genere il bambino segnala chiaramente che non è il seno che vuole: o lo rifiuta indignato, oppure fa 2-3 ciucciatine e poi si stacca e ricomincia a "frignare". è il segnale che è arrivato il momento di provare qualcos'altro.

Quello che può essere in effetti pericoloso è disconfermare le sue sensazioni, negandogli ciò che chiede per seguire uno schema precostituito: il che può effettivamente disorientare il suo istinto e le sue capacità di autoregolazione.
La parola chiave è "ascolto". Se si rimane aperti ad ascoltare il bambino, pronti a recepire i suoi segnali, si può sempre cambiare rotta quando si vede che la propria risposta non è quella appropriata sul momento. In questo modo il bambino (e l'adulto che diventerà) saprà che le sue sensazioni sono legittime, e meglio ancora se la mamma le verbalizza per lui quando ancora non può farlo da solo: "sei arrabbiato", sei "stufo", "hai sonno".
Antonella

cosimamma
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Messaggio da cosimamma » mer dic 28, 2005 11:00 am

non ho potuto leggere tutto, sono sempre di corsa, quindi scusatemi se dico cose già dette o off-topic.
Penso che far piangere un bambino, senza cercare di consolarlo(anche se cercando, come dice Antonella, il "modo giusto" e non travisando le sue sensazioni ed emozioni)sia fuorviante da quello che è il suo messaggio: sto male, ascoltami!!!
Il pianto, dalla sua nascita è l'unico modo che ha di comunicare con noi, sta a noi decifrare correttamente il suo pianto.
Ma come si fa??Non con quelle orribili macchinette!!!!
Con un rapporto di apertura e ascolto...ma anche di contenimento!!!
Questo non significa "forzarlo" a non piangere ma, secondo me, essere presenti e attivi, in modo da dire : "sono qui, se non riesco ad alleviare il tuo disagio e a far cessare il tuo pianto piangi pure...ma sappi che io ci sono!"
non so se è calzante come esempio, e so che forse è anche un pò triste, ma vi siete resi conto che quando stiamo molto male, o quando qualcuno di noi è proprio in fin di vita, si cerca sempre la mamma?io penso che sia perchè è stata la prima figura a calmare i nostri pianti e alleviare i nostri dolori(se siamo stati fortunati!)e invocandola cerchiamo consolazione ai dolori estremi che la nostra razionalità non ci fa gestire.

Francesca G.
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Messaggio da Francesca G. » gio dic 29, 2005 3:09 pm

Intanto volevo ringraziare tutte (roberta, carla, cristina, antonella), per il conforto e i consigli.

In particolare vorrei dire a Cristina che il suo spunto per certi versi ha centrato l'obiettivo. Lo dico perché per lunghissimo tempo io ho parlato dei problemi di Giuliano e dei suoi comportamenti di fronte a lui (anche peché effettivamente farlo senza di lui visto che ce l'avevo sempre addosso era quasi impossibile). Solo recentemente ho cercato di farne a meno, anche se mi sono resa conto che mi risultava difficile non sfogarmi in questo modo e che anzi vivevo questo parlare di lui in in sua presenza quasi come una sfida. Ecco perché le tue parole vengono proprio a sponarmi sul tasto giusto, che avevo già individuato. Non che pensi che Giuliano è così perché io lo dipingo così; ma è giusto, e certamente anche utile per un possibile cambiamento, che lui non si senta dipinto così, ma che percepisca parole positive e di sostegno nei suoi confronti.
Eppure faccio molta fatica a pensare ottimisticamente alla situazione di Giuliano; non mi sento di dire a me stessa, sinceramente, che Giuliano può cambiare, perché me lo sono detto per quasi due anni (adesso questo gli passerà e allora starà meglio...adesso crescerà e allora riuscirà a stare meglio...adesso guarirà e allora migliorerà...) ma invece di migliorare se possibile Giuliano è peggiorato, o più precisamente, si è evoluto nella sua condizione di disagio; e soprattutto perché sono convinta che Giuliano non possa effettivamente cambiare, diventare qualcosa di diverso da se stesso: crescerà, cambierà ma all'interno della sua struttura temperamentale-caratteriale-spirituale. Per la mia esperienza i bambini cambiano tantissimo, continuamente, ma conservando intatta la loro "natura", che rimane riconoscibile e stabile anche nei più turbolenti rivolgimenti. L'ho constatato con Arturo e lo constato ora con Giuliano.
Comunque cercherò di essere più positiva.

A Roberta: Giuliano va all'asilo nido da settembre (alla mattina, dopo pranzo lo vado a prendere come facevo con Arturo). Avrei voluto non mandarcelo perché sentivo che, a differenza di Arturo che alla stessa età aveva PROPRIO bisogno di andarci, Giuliano non era pronto. Ma non potevo fare diversamente. L'inserimento è stato terribile. Ma alla fine, a modo suo, si è inserito. All'asilo, a parte il fatto che mangia facendo meno storie che a casa (ma sempre in modo discontinuo e anarchico), per il resto ha lo stesso comportamento che a casa: certi giorni è prevalentemente tranquillo, salvo qualche momento di disperazione; altri giorni alterna brevi momenti di lucidità a lunghe ore di rifiuto totale di partecipare a qualsiasi attività, di giocare, di interagire, e in cui si lamenta o piange disperatamente (ora con il ciuccio siamo riusciti a contenere in gran parte i picchi di disperazione). Vi dico soltanto che nei giorni precedenti il Natale, quando all'asilo tutti i bimbi impazzivano di gioia ad addobbare l'albero, lui non solo si riufiutava categoricamente di farlo, ma cercava in ogni modo con stizza, e piangendo se non ci riusciva, di impedire agli altri di farlo (e questo è un esempio che potrei portare anche ad Antonella dei "tipici" comportamente di Giuli).

Una cosa che potrei aggiungere a mio sfavore e che io sono una persona molto difficile. Sono lunatica, irascibile, nervosa, tendo al pessimismo e facilmente mi scoraggio alle prime difficoltà. Diciamo che sono ansiosa e ansiogena (cioè produco ansia in chi mi sta vicino). Considerando questo è già molto che uno dei miei figli sia normale. Comunque in generale i miei figli tendono a essere iperttivi e lamentosi (perché Arturo nella sua dolcezza e bontà tranquillità è sempre stato un esagitato lagnoso). Questo per dire che la mia natura e il mio stato d'animo non sono molto d'aiuto per la condizione di Giuliano. L'unica persona con cui Giuliano è rilassato e tranquillo e sembra davvero un altro bambino è con la nonna paterna, una persona dolcissima, la quintessenza della "maternità" e della "bontà".

Per Antonella. E' davvero difficile spiegare in che senso Giuliano è furfante e farabutto, perché singoli episodi o esempi non sarebbero abbastanza pregnanti per giustificare simili definizioni. Occorrerebbe vederlo in azione nella quotidianità per capire "davvero". Molte persone a cui descrivo Giuliano in questo modo pensano che io esageri ironicamente e solo in seguito potendo rendersi conto di persona nella quotidianità di "come" sia Giuliano mi hanno dato ragione. Forse potrei provare a farti capire attraverso il confronto con Arturo. Mentre con Arturo, già quand'era piccolissimo, 9-12 mesi, si potevano fare dei discorsi con cui spiegargli le cose e lui capiva e agiva di conseguenza, con Giuliano tuttora questo non è possibile: forse non capisce, ma io credo che capisca benissimo ma non gli interessi. Quando capitava che Arturo facesse qualcosa di sbagliato (tipo tirare i coperchi della batteria di pentole nuova dal soppalco sul tavolo di vetro: aveva 8 mesi), bastava dirgli che far quella cosa non andava bene e che non doveva farla più e lui si fermava e non la faceva più (e si contano sulla punta delle dita le volte che ho dovuto riprendere Arturo perché faceva qualcosa che metteva a repentaglio l'incolumità delle cose o delle persone). Giuliano invece passa tutto il santo giorno a fare cose che mettono a repentaglio l'incolumità delle cose, delle persone e sua personale: se non lo si bada a vista in pochi minuti è capace di srotolare interi rotoli di cartigenica e infilarli dentro il water intasandolo al punto che bisogna chiamare l'autospurgo, strappare le pagine di più libri, disegnare sulle lenzuola di tutti i letti, buttarsi giù dal seggiolino del tavolo (succede tutti i giorni), ribaltare la televisione, salire sui cancelli che riparano le scale per fare l'altalena rischiando di sfracellarsi, spremere tutti i tubetti di crema sul divano, saltare sul mio computer portatile, gettare le mele fuori dalla finestra, chiudersi a chiave nel bagno, chiudere il tappo del bidet e aprire il miscelatore a tutta birra allagando buona parte del piano superiore della casa, intingere una spunga nell'acqua del water e cercare di bersela (l'ho preso appena in tempo!), infilare gli scopini per pulire il water nei letti o trascinarli in giro per tutta la casa, infilare il didò nella serratura della porta costringendoci a cambiarla, strappare e pestare tutte le tagliatelle che ho preparato per un'intera mattina con tanta fatica, svasare le piante e spargere la terra dappertutto, infilandola anche nella lavatrice e nel forno, buttare il ferro da stiro giù per le scale, ecc. ecc. (sono solo una minima parte delle cose che Giuliano ha realmente fatto e fa ogni giorno). Ma ciò che è peggio è che se si cerca di persuaderlo con "buone parole" a smettere lui si mette a fare la cosa con ancora maggiore intensità e impegno e se a quel punto si interviene impedendogli fisicamente di farla allora parte sistematicamente in una delle sue scene madri che lo portano sull'orlo del vomito e delle convulsioni. Spesso fa una cosa che sa sbagliata guardandoti con occhi di sfida e sorrisetto furbo e mostrando un particolare gusto in questo.
Un'altro aspetto del carattere di Giuliano che mi pare caratterizzi bene la sua singolarità è la gelosia. Arturo come primogenito ha sempre dimostrato una gelosia del tutto normale e direi "fisiologica", capita anche tutt'ora, come quasi in ogni coppia di fratelli, che voglia qualcosa che ha il fratello, che cerchi di strappargliela o che gli dia una spinta, ma tutto molto contenuto e appianabile; d'altra parte Arturo dimostra una dolcezza e una disponibilità totali nei confronti del fratello. Giuliano per parte sua manifesta una gelosia che rasenta il patologico; è raro che accetti le attenzioni e le coccole del fratello, perlopiù lo rifiuta energicamente; è raro che giochi insieme a lui, non vuole che il fratello intervenga nei suoi giochi e lui invece interviene sempre in modo distruttivo e ostruttivo in quelli del fratello (se Arturo costruisce una torre con il lego o fa un disegno o un acquerello Giuliano aspetta che lui si giri o si allontani per saltare sulla torre e demolirla o per afferrare il disegno e strapparlo in mille pezzi o per versarre tutta l'acqua sporca sull'acquerello e rovinarlo completamente) ; non tollera di condividere l'affetto e le coccole della mamma e del babbo con il fratello e cerca sempre di allontanarlo e spingerlo via. Tutt'ora, nonostante gli sforzi e la buona volontà di Arturo, il rapporto tra i due fratelli è veramente limitato e nella maggior parte dei casi poco amichevole.

Mi fermo qui altrimenti scrivo un papiro.
Grazie ancora,
Francesca.

cris
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Messaggio da cris » gio dic 29, 2005 11:01 pm

CAra Franesca,
innanzitutto sono contenta che quello che ti ho detto possa in qualche modo averti confermata. Scusa se mi intrometto nuovamnte, ma la tua risposta mi ha suscitato un altro intervento.
Se Giuliano riesce ad essere un altro bambino con sua nonna, significa che quindi non è lui ad essere così, ma che è qualcosa intorno a lui a renderlo così. NOn è che forse sua nonna è una persona trasparente? Intendo dire, non è che forse sua nonna è una di quelle persone che hanno un solo livello di pensierio, di esistenza, che sono semplici, trasparenti, con poche sovrastrutture mentali, culturali? Se fosse così, potrebbe essere (in due occasioni Rebecca mi ha in passato dato segnali analoghi) che Giuliano non è tanto un bambino difficile, quanto piuttosto un bambino con grandissime capacità empatiche, cioè riesce a cogliere gli stati di disagio emotivo che sono negli altri, e va letteralmente in tilt perchè non sa gestirli.
Trovi che sia assurdo? Non c'entra niente?
A presto.
Cristina

Antonella Sagone
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Messaggio da Antonella Sagone » sab dic 31, 2005 12:46 am

Francesca G. ha scritto:Eppure faccio molta fatica a pensare ottimisticamente alla situazione di Giuliano; non mi sento di dire a me stessa, sinceramente, che Giuliano può cambiare, perché me lo sono detto per quasi due anni (adesso questo gli passerà e allora starà meglio...adesso crescerà e allora riuscirà a stare meglio...adesso guarirà e allora migliorerà...) ma invece di migliorare se possibile Giuliano è peggiorato, o più precisamente, si è evoluto nella sua condizione di disagio; e soprattutto perché sono convinta che Giuliano non possa effettivamente cambiare, diventare qualcosa di diverso da se stesso: crescerà, cambierà ma all'interno della sua struttura temperamentale-caratteriale-spirituale.
Su questo non ci piove; però anche la struttura carattriale si evolve, o meglio è fatta di molte più sfaccettature di quante ne vediamo in un dato momento, e con il tempo possono emergere potenzialità inaspettate e altre caratteristiche invece, pur rimandendo presenti, possono andare sullo sfondo. Io in Elena, anche lei una bambina "impegnativa" non poco, vedo emergere un nuovo equilibrio soltanto in questo ultimo anno (ha 15 anni), con caratteristiche che forse c'erano sempre state ma che forse sinora lei non aveva voluto o saputo condividere con il resto del mondo... Quindi non ti scoraggiare, pur semza crearti aspettative immediate.
Francesca G. ha scritto:Una cosa che potrei aggiungere a mio sfavore e che io sono una persona molto difficile. Sono lunatica, irascibile, nervosa, tendo al pessimismo e facilmente mi scoraggio alle prime difficoltà.
pensi che Giuliano provi dei sentimenti simili? tu ricordi come ti sentivi da bambina, e ti trovavi in situazioni analoghe, oppure i tuoi genitori ti possono aiutare a ricostruirle?
Francesca G. ha scritto:L'unica persona con cui Giuliano è rilassato e tranquillo e sembra davvero un altro bambino è con la nonna paterna, una persona dolcissima, la quintessenza della "maternità" e della "bontà".
come ti senti con l'idea di parlare un po' con lei di Giuliano?
Francesca G. ha scritto:Giuliano invece passa tutto il santo giorno a fare cose che mettono a repentaglio l'incolumità delle cose, delle persone e sua personale...
La descrizione che fai è davvero impressionante... Ho conosciuto un paio di bambini di questo genere, se ti può confortare; sono ancora piccoli e quindi non ti so dire come andrà avanti la loro storia, ma le loro madri sono madri veramente "speciali". Credo che da questo tipo di bambino si impari un sacco!
Penso anche che il nostro tipo di vita, l'ambiente delle nostre case e strade, lontano dal continuum pr tutti noi, lo sia in special modo per questi bambini che hanno così bisogno di "smontare" il mondo intorno a loro. Se il loro mondo fosse come come quello in cui siamo stati attrezzati a vivere dalla nostra natura, una foresta con foglie, rami e insetti, e lui si aggirasse demolendone un po' qua e là, certo il risultato sarebbe meno catastrofico...

continuo a pensare che Giuliano abbia anche qualche disturbo fisico che lo rende così, magari su base allergica, e non ti aggiungo altro perché sicuramente tu sei competente più di me su questo, pr cui continuerrai a cercare...
Per quanto riguarda l'asilo, sembra che non peggiori quantomento la situsazione, e forse anzi è positivo per lui, e per te è importante e quindi è stato saggio inserirlo, non sentire bisogno di giustificarti!
Spero che un giorno ci incontreremo di persona, anzi sarebbe bello fare un bell'incontro di gruppo con Giuliano, AleTaz e tutti gli altri bimbi, più o meno "pepati", di questa notra comunità virtuale"!
Antonella

ale
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Messaggio da ale » sab dic 31, 2005 9:56 am

cara francesca,
mi ha colpito molto la tua descrizione di giuliano e immagino la tua difficoltà e lo scoraggiamento. anch'io volevo farti pensare alla possibilità di qualche allergia o intolleranza; diverse mamme hanno raccontato dei looro bambini "impossibili" che diventavano più gestibili eliminati i cibi che gli procuravano disagio. non sarò la prima a dirti questa cosa e sicuramente hai già approfondito la questione, vista la tua attenzione verso ogni aspetto dell'educazione dei tuoi figli, ma prova a considerare ancora questa possibilità.
mi sento di dirti anche un'altra cosa, questo più per solidarietà che per esserti d'aiuto. anch'io potrei definirmi lunatica, irascibile, nervosa e problematica: è vero, lo sono assolutamente. spesso, molto molto spesso, rifletto su questo e mi butto giù tanto, osservo gli altri e vedo tutti più capaci di spensieratezza, di leggerezza... mi porto il peso della negatività che ho assorbito nella mia famiglia d'orogine e non credo di potermene più di tanto liberare. senz'altro questo incide non poco su quello sfondo di tormento che già mi sembra di cogliere nella personalità di mia figlia.
poi penso: ma non sono solo così. sono anche profonda e sensibile, attenta ai sentimenti degli altri e molto intuitiva, sono capace di pensiero critico .......... e così in altri giorni penso che il mio tormento, la mia tregedia greca come diceva un'altra mamma, sia anche una ricchezza, perché per sviluppare sensibilità per una certa dose di sofferenza di solito passi... ma non sono qui a parlare di vestiti all'ultima moda o dell'ultima serie di carabinieri.... e questo credo trasmetterà a mia figlia qualcosa che forse un giorno le permetterà di lasciare qualcosa nel mondo in cui vivrà.
non la vedo sempre sotto questa luce positiva, ma in fondo a tutto questo credo e mi sono trovata a volte a guardare alla mia travagliata adolescenza come a un percorso che senz'altro spererei di poter in parte risparmiare a mia figlia ma che è stato anche molto molto formativo. forse se avessi solo vissuto sopra le cose e soltanto riso di tutto e mi fossi posta meno domande ora non srciverei su un sito come promiseland. e questo lo dico con tutto il rispetto per chi si pone meno domande, ma ecco...preferirei che mia figlia se le ponesse.... quindi forse una madre impegnativa come me le lascerà anche qualcosa di utile.
non lo so se sempre la cosa si conferma, ma nella mia piccola esperienza di osservazione difficilmente un figlio ad alto bisogno arriva ad una madre molto leggera... ma potrei sbagliarmi...
dato che siamo in tema, joanna ha diverse crisi di pianto, ed io troppo spesso (troppo secondo me) reagisco con rabbia eccessiva. sicuramente mi smuove qualcosa di pesante dentro, tant'è che da quando è nata il suo pianto mi ha letteralmente mandata in tilt in mezzo secondo. credo fortemente che sia impossibile che mia figlia non abbia percepito questo tilt nella mia testa e trovo possibile che anche questo, unito alla sua personalità già di base capace di farsi rispettare, l'abbia convinta della necessità di una risposta immediata... con questo non voglio dire che l'ho "viziata" rispondendo troppo in fretta, non fraintendetemi, ma il senso di panico che mi pervadeva quando la sentivo piangere e che scompariva solo dopo i pochi minuti in cui riuscivo ad attaccarla al seno, questo senso di panico non può non essere stato trasmesso a mia figlia... riflettevo su questo, voi che ne dite?
vi chiedo anche un'altra cosa: ultimamente joanna non appena c'è qualcosa che la innervosisce, si prende a sberle, dandosi colpi sul viso e la testa...fino a poco tempo fa lo faceva contro le cose: un bel palmo di mano sul mobile con rabbia, ninet di che, ma ora lo fa su se stessa e io ne sono piuttosto rattristata; non posso non chiedermi infatti se le (poche) sberle che mi sono partite nei momenti di catastrofe ne siano la causa.
un bacio a tutte e grazie
ale

alea
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Messaggio da alea » sab dic 31, 2005 6:37 pm

Ciao Ale, non credo che ci sia un collegamento tra le poche sberle tue e il fatto che Joanna si percuota: ho letto diverse volte di mamme costernate per questi comportamenti, apparentemente inspiegabili e ingiustificati dei loro bimbi. Per quanto mi riguarda, sono anch'io nervosa, spesso perché ho troppi fronti su cui devo muovermi: mi scappa qualche urlo, ma non mi è mai successo con le sberle. Nonostante questo, Chicco ha passato un periodo (verso i 12-13 mesi) in cui si comportava esattamente come Joanna - poi è passato, senza che abbia capito come e perché. Credo che nel mare di attenzione e ascolto che una mamma sensibile come te presta alla propria figlia non possano proprio essere due gesti che sfuggono - e di cui ci si pente amaramente, cosa che i bimbi sentono benissimo - a provocare chissà quali conseguenze.
Buon anno!
Alessandra

carlapioneer
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Messaggio da carlapioneer » dom gen 01, 2006 4:56 am

Ciao a tutte/i,
buon 2006 e volevo riportare un episodio, oggi per la prima volta siamo stati a fare una passeggiata nel bosco senza marsupio o fascia, eravamo tutti rillassatissimi e avevamo tutto il tempo che volevamo, la giornata era ideale e abbiamo lasciato che Romeo camminasse da solo e lo abbiamo preso in braccio quando lo voleva, questo per riallacciarmi ad una commento che Antonella ha fatto a proposito di bambini un po' piu' difficili, e Romeo e' impegnativo, non come Giuliano, ma noi abbaimo cominciato a cambiare come persone e come genitori, tornando al topic, eravamo in mezo al bosco,lui libero di fare e andare dove voleva, noi rilassatissimi, abbiamo camminato tutto il pomeriggio, lui non ha dormito, ma era tranquillissimo, poteva fermarsi quando voleva, tettare se aveva voglia, giocare e "distruggere" quello che voleva, e' stato un pomeriggio illuminante, se alcuni bambini si sentono lontanto da questa realta' che e' stata creata intorno a loro e vogliono distrutturarla in qualche modo, vedi Giuliano, non e' colpa loro , ma del fatto che la maggior parte di questo mondo e' fatto alla rovescia.
Francesca, lo so che queste possono essere belle parole, ma che quando non dormi bene da un anno o piu', hai delle giornate molto impegnative, non la pensi cosi, ma vorresti che non ci fossero tutte le crisi di pianto solite e che una giornata fosse solo per te, tieni duro , penso che Giuliano ti riservi davvero delle sorprese,
Baci
Carla

Emy
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Messaggio da Emy » dom gen 01, 2006 9:49 am

Continuo a leggervi, ma non so rispondere ancora, io ho avuto una figlia difficile da un lato, e molto facile dall'altro...piangeva tantissimo da piccola, ma ascoltava molto e se gli si diceva parlando di non fare una certa cosa, lei smetteva...piano piano affiorano i ricordi però, e mi rendo conto che c'è una diversità nell'atteggiamento di fondo,....il tempo e la "lungimiranza".
Mi sono trovata di fronte ad un bimbo(il secondo) molto più attivo, più determinato a scoprire il mondo.
Io avevo meno disponibilità a lasciarlo esplorare, non potevo stargli accanto come alla sorella, lo potevo fare solo poche volte, le altre, dovevo stoppare la situazione, piano piano, credo,io abbia messo via il fatto che lui era un bimbo che non ascoltava, anche se c'erano momenti in cui lo faceva, io avevo pochissima pazienza, non riuscivo a ritornare nella mia consapevolezza solita.
Perchè ovviamente succedeva che io lo dovevo fermare, e lui quasi ci prendeva gusto e continuava peggio di prima.
Sapevo e vedevo che quando riuscivo ad avere più tranquillità e cambiavo modo di pormi, il risultato era un po' differente.
Purtroppo non è facile quando si hanno pressioni esterne che impediscono di essere rilassati e liberi ad osservare la situazione.
La lungimiranza, è quella capacità di aspettare, e sapere che una cosa "accadrà" "lo farà" "succederà" e se non lo farà, non avrà importanza, si vede che proprio i suoi bisogni erano altri.
Ovviamente bisognava non stimolare le difese di ribellione, insite in mio figlio, cosicchè non risentisse di pressioni esterne.
Ecco soprattutto quando aspettavo il terzo, avevo proprio paura, paura di non riuscire in futuro, quando la pancia sarebbe cresciuta , di poter gestire la situazione.
Comunque è andato meglio del previsto, e nel frattempo mio figlio è cresciuto, ed ho intravisto in lui maggiori capacità di ascolto, il vedere in lui capacità di attenzione che non mettevo in conto avesse, ha migliorato il cambiamento in me e il modo di pormi con lui, leggere poi del concetto del continuum ha dato la raddrizzata finale, e la consapevolezza profonda, che non gli concedevo il tempo per assimilare ciò che gli dicevo, ciò che ritenevo il giusto, e intervenivo più con le parole e i fatti, invece di stare tranquilla ad aspettare che si andasse nella direzione che avevo indicato(magari modificando l'ambiente).
Però sono sicura che per lui ci sarebbe voluto il triplo del tempo ....tempo che io non riscivo ad avere, perciò era difficile comportarsi diversamente.

Aveva una capacità di creare casino, prendendo oggetti da tutte le stanze, ad una velocità incredibile, cosicchè poi per mettere in ordine ci voleva un sacco di tempo per selezionare e portare.

Con il terzo bimbo vedo, che lui è molto curioso ed esploratore, ma basta che lo guardi in modo dubbioso su quello che sta facendo, qualche volta sottolineare a parole, e lui "in teoria " smette....hehehe ieri era in bagno che osservava lo scopino (osservava solo, ma sapevo quali erano le sue intenzioni, bisogna che compri uno scopino e prima di metterlo glielo lasci toccare un po'), poi è uscito da dietro il water, mi ha seguita, poi ho visto che ci ha ripensato..e mi ha fatto il gesto indicandomi di andare in 'un'altra stanza, ci sono andata, ed appena ho girato l'angolo, lui è tornato là verso lo scopino, che tocca ogni tanto sul manico ma gli fa tanta voglia di usarlo e capire come funziona, forse basterebbe aiutarlo ad usarlo.
Con lui riesco ad avere una maggiore disponibilità mentale, vedo chiaramente, che se io intervengo troppo, lui comincia ad arrabbiarsi e "spacca tutto"... si arrabbia un sacco. e succede peggio, lui si accanisce maggiormente su quella cosa.

Però ovviamente ogni situazione è a sè, questa è stata la mia esperienza, e per giunta coi miei commenti, magari le conclusioni che ho tirato non sono reali ma solo impressioni.

AAAAARGH HA APERTO LA CREDENZA..VADO!

Emy
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Messaggio da Emy » dom gen 01, 2006 10:20 am

mI SONO RESA CONTO CHE ero OT forse.
BUON ANNO

Io non ho paura che piangano i miei figli...ma mi fa una rabbia immensa ...e faccio fatica a trattenermi, quando piangonocon stizza perchè non riescono a fare una cosa....ecco credo che il figlio "incapace" "poco paziente", sia una reminescenza di una qualche paura di mio padre o chissà, so solo che facevo fatica ad avvicinarmi con tranquillità di fronte ad una cosa del genere, cercavo magari di non intervenire, ma ad esempio la prima bimba non smetteva nei limiti della mia pazienza.
Devo fare in fretta a trovare un riscontro reale nella loro incapacità, in modo da dare in pasto al mio cervello una giustificazione, altrimenti rispondo irritata... e non mi piace.

Francesca G.
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Messaggio da Francesca G. » dom gen 01, 2006 9:32 pm

Grazie ancora a tutte per i vostri pensieri. Me ne servirò.

Sì, Giuliano è un bambino speciale. Su questo non c'è dubbio. Ma non sono forse speciali tutti i bambini, ognuno a suo modo ?
Arturo non è stato un bambino difficile, eppure è una persona speciale, fuori da ogni immaginazione: una creatura dallo spirito vasto, con una capacità di comprensione del mondo, delle persone e di sé che non ci si aspetterebbe mai da un bambino. E' un saggio in un piccolo corpo.

Giuliano è speciale perché fa le cose solo secondo se stesso e in un modo tutto particolare, che, a chi guarda dall'esterno, sembra assolutamete fuori logica. Penso che se riuscirà a superare la testardaggine estrema e l'egoismo, sarà un uomo davvero libero.

Buon anno a tutti,
Francesca.

anan
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Messaggio da anan » dom gen 01, 2006 10:48 pm

Antonella Sagone ha scritto: Spero che un giorno ci incontreremo di persona, anzi sarebbe bello fare un bell'incontro di gruppo con Giuliano, AleTaz e tutti gli altri bimbi, più o meno "pepati", di questa notra comunità virtuale"!
sai che confusione per non dire stress...
i bimbi complessi richiedono una mamma speciale e se non lo sei lo diventi. ultimamente io mi sento poco speciale. sarà la stanchezza, sarà che con l'arrivo del fratellino è diventato grande e io mi aspetto di più da lui... ma ultimamente nutro sentimenti così complessi per alessandro. mi sento spesso contratta e arrabbiata con lui. alessandro è sempre contro conterrente. è così laborioso interagire con lui.
è come se avessi smesso di ascoltarlo e fossi sintonizzata su un'altra stazione...
per esempio, non so come fare per farlo uscire di casa.
ale non solo ha chiuso con la scuola, ma con tutto ciò che è ad essa legato incluso l'uscire di casa. ogni volta è una fatica convincerlo a uscire e non sempre ci riesco. questa impotenza mi lascia un senso di frustrazione che mi rende irascibile e severa nei suoi confronti.
non potendo "punirlo" perché non vuole uscire allora litigo con lui perché non vuole mettersi i calzini, non vuole mettere in ordine...
faccio anche fatica a seguire i suoi stati d'animo, le sue rabbie per "niente" (le risvolte dei pantaloni che non sono uguali per es.).
d'altra parte questa mia rigidezza rende alessandro più vulnerabile e quindi più nervoso... è un circolo vizioso...

speriamo che un po' di vento spazzi via questi stati d'animo e ci restituisca un po' di serenità
anna

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