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da Francesca G. » gio set 29, 2005 9:32 am
Mi piacerebbe dire qualcosa su questo argomento spostando la questione verso gli aspetti specifici dello sviluppo del bambino su cui la televisione come mezzo di trasmissione di immagini influisce profondamente e allontanandolo invece dal giudizio globale che si può dare dei contenuti che veicola.
Il problema grosso della televisione nei bambini piccoli, soprattutto per quelli in età prescolare, diciamo fino ai 7 anni, è che imponendo un immaginario definito, precostituito, non manipolabile ed influenzabile, ne blocca il libero sviluppo immaginativo, che è, insieme a quello corporeo, il più importante nel primo settennio. In parole povere, il bambino piccolo ha una capacità immaginativa potenzialmente infinita, che può sviluppare liberamente nel contatto con la realtà a lui più vicina, prima la mamma e poi la famiglia in generale (babbo, fratelli, nonni) e poi, quando comincia la socializzazione, gli amichetti, ecc, nel gioco aperto, dunque senza giochi strutturati, insomma quello manipolatorio, di invenzione pura con piccoli oggetti naturali (pigne, costane, semini, legnetti) o con gli oggetti della quotidianità (sedie, tavoli, scope, secchi, mattarelli, pentole, ecc.), nella vita all'aria aperta e nell'ascolto (fondamentale per l'arricchimento e il nutrimento dell'interiorità e dell'immaginazione del bambino è il racconto orale, soprattutto delle fiabe che contengono gli archetipi dell'immaginario e danno un ritmo allo spirito del bambino). Dunque, il problema della televisione non sta tanto, o non sta solo, nei suoi contenuti (comunque, nella maggior parte dei casi, troppo eccitanti, forti per bambini così piccoli, che ancora devono conoscere il mondo e sviluppare se stessi e devono spendere lì le proprie energie e che invece il mondo convulso, coloratissimo e velocissimo della televisione assorbe quasi completamente), ma soprattutto in questa sovraimposizione di un immaginario che schiaccia lo sviluppo della loro interiorità. Lo stesso vale anche per i libri con le immagini (se noi ad un bambino raccontiamo di un bosco lui sarà capace di vedere dentro di sé il bosco più fantastico e immenso e magico, se invece gli mostriamo il misero bosco disegnato su un libro, per quanto esteticamente valido, ecco che il bosco sarà quello con quei tratti e quelle forme, e sarà fuori e non dentro di lui), ma la cosa si amplifica enormemente con la televisione.
Tra i 6 anni e i 12 anni io ho visto molta televisione, ma la mia fortuna è stata che ai miei tempi c'erano ancora tantissime possibilità di libertà per i bambini (non vivendo in una grande città): potevo uscire in strada quando volevo a giocare con i miei amici di tutte le età senza il controllo dei genitori, potevo girare ovunque in bicicletta, andare a scuola da sola, scorazzare nei campi a infangarmi e a sbucciarmi le ginocchia (tutti cose che avevano il sopravvento sulla televisione o che comunque ne controbilanciavano l'influsso); i nostri bambini oggi invece vivono in appartamento, non possono andare liberamente da nessuna parte, non hanno spesso fratelli con cui condividere giochi ed emozioni, non hanno amichetti di cortile e non possono uscire fuori autonomamente a giocare al parco o per strada, devono continuamente essere accompagnati, seguiti, controllati, spesso sono soli, circondati di giocattili di plastica che li annoiano, non hanno la possibilità di correre, di saltare, di pasticciare con la terra, con il fango, con i sassi, di scavare, di rotolarsi, di fare le lotte, insomma hanno poche attività conformi alle necessità della loro natura e del loro sviluppo (che è appunto corporeo e immaginativo nel primo settennio) che possano contrapporsi all'influsso dovvero potente della televisione sul loro spirito e sulla loro immaginazione.
Mio figlio grande, di tre anni e mezzo, non ha mai visto la televisione. Sa che cos'è, ma non chiede di vederla e ha una capacità straordinaria di inventarsi giochi con ogni cosa che trova in casa o per strada e ama moltissimo raccontarsi e raccontare storie fantastiche (degne davvero dei surrealisti tanto sono strambe, sconclusionate e oscure, ma così buffe e piene di una fantasia assolutamente non corrotta da far venire i brividi). Io gli racconto tante fiabe e lui mi ascolta con gli occhi sgranati e la bocca spalancata. A volte gli leggo dei libri, quando non c'è tempo e lui vuole sentire una storia, ma per lui non è la stessa cosa e mi chiede: "per favore mamma mi racconti con la bocca?" (che vuol dire di raccontare senza leggere). Ogni volta che posso lo porto in campagna a buttarsi nei fossi, a scavare, a fare i pasticci con le pentole, a correre in bicicletta, a rotolarsi nei prati; se siamo in città al parco, anche col brutto tempo, gli metto gli stivalini, e via...ad arrampicarsi su quei complicati attrezzi svedesi. A casa, con lui, uso tutti i vecchi strumenti per la pulizia della casa, scopettoni, scope (niente aspirapolvere), stracci, secchi, e poi facciamo da mangiare insieme, impastiamo (per i bambini è la cosa più bella del mondo sentire la consistenza dei diversi ingredienti, farina, uova, burro...), tritiamo, facciamo biscotti, torte, gnocchi, il pane, lui ha il suo grembiule e si sente fiero e dice: "Sono un bravo cuoco, mamma?".
Dunque, non demonizziamo certo la televisione, è vero fa parte della nostra società, ma non c'è nessuna necessità di farla vedere ad un bambino di tre anni (o tantomeno a uno di 10 mesi), ci sono tante cose più belle che i bambini possono fare da soli (se li si lascia liberi di sviluppare la loro fantasia) o insieme ai propri genitori; ne avranno di tempo in seguito per recuperare se proprio lo vorranno. Potranno guardarla più avanti, a otto anni, a dieci anni, in quantità modiche, quando ormai una parte importante di loro si sarà formata e tante cose si saranno sedimentate e allora entreranno in contatto con il mezzo televisivo su un piano di superiorità, intellettuale e spirituale.
Scusate per la lunghezza,
ciao,
F.