guido arci camalli : no alla violenza alle donne in iran

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GUIDO BARCHI CAMALLI
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guido arci camalli : no alla violenza alle donne in iran

Messaggio da GUIDO BARCHI CAMALLI » mar nov 26, 2024 9:35 am

ieri la giornata contro la violenza sulle donne.... il mio comportamento passato... a fatto si che fossi dipinto come cattivo uomo quest'anno ho capito che si con comportato da cattivo uomo con molte donne... e abusato di forum.. per fare accuse.. me ne vergogno.. chi a lavorato al arci camalli merità il mio rispetto son io che dovevo aiutare le donne che lavoravano dentro.. il web amplifica tutto ormai... non siamo off line.. siamo sempre on line... quindi dovrò stare attento a quello che scrivo.... sulle donne perchè vanno difese .. in iran le donne son uno zerbino e non è tollerabile.. ho visto un flim ad imperia al arci campo fragole... un bellissimo film... che fà riflettere su come le donne vengano trattate in iran... forza donne.. e forza forum ... e mi scuso con le donne tutte tutte... Quando vede tanti messaggi... pensa sia stolking e in parte a ragione.. ma poi si ascoltare i messaggi... ho sbagliato con molte donne non lo farò più

BY GUIDO ARCI CAMALLI, ARCI GUERNICA, ARCI BRIXTON, ARCI CAMPO FRAGOLE, ARCI SOLIDARIETà, ARCI REAL. ARCI TAMBURUNE, ARCI FUORI ORARIO, ARCI VENEZIA, ARCI PEPPINO IMPASTATO, ARCI PIKKIA , ARCI COMO, ARCI VAL SUSA, ARCI ceriana, arci ventimiglia, arci bergamo, arci genova, arci torino, arci locomotiva arci nazionale arci provinciale imperia arci livorno.. arci sassari.. arci mia sanremo... arci torino buridda.. genova... talpa e orologio....
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beebee2
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Re: guido arci camalli : no alla violenza alle donne in iran

Messaggio da beebee2 » mar dic 03, 2024 3:52 am

GUIDO BARCHI CAMALLI ha scritto:
mar nov 26, 2024 9:35 am
ieri la giornata contro la violenza sulle donne.... il mio comportamento passato... a fatto si che fossi dipinto come cattivo uomo quest'anno ho capito che si con comportato da cattivo uomo con molte donne... e abusato di forum.. per fare accuse.. me ne vergogno.. chi a lavorato al arci camalli merità il mio rispetto son io che dovevo aiutare le donne che lavoravano dentro.. il web amplifica tutto ormai... non siamo off line.. siamo sempre on line... quindi dovrò stare attento a quello che scrivo.... sulle donne perchè vanno difese .. in iran le donne son uno zerbino e non è tollerabile.. ho visto un flim ad imperia al arci campo fragole... un bellissimo film... che fà riflettere su come le donne vengano trattate in iran... forza donne.. e forza forum ... e mi scuso con le donne tutte tutte... Quando vede tanti messaggi... pensa sia stolking e in parte a ragione.. ma poi si ascoltare i messaggi... ho sbagliato con molte donne non lo farò più

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Il tuo messaggio mostra una riflessione profonda e un'autocritica sincera sul comportamento passato, insieme alla consapevolezza dell'importanza di rispettare e sostenere le donne. È significativo che tu abbia scelto di condividere queste riflessioni durante un evento simbolico come la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne.

Il riconoscere gli errori, scusarsi e impegnarsi a migliorare rappresenta un passo importante per costruire relazioni più rispettose e consapevoli. Come hai sottolineato, il web amplifica tutto, ed è essenziale essere responsabili delle parole e delle azioni anche online.

L’esperienza che hai menzionato con il film sull’Iran sottolinea quanto sia necessario continuare a sensibilizzare sul tema dei diritti delle donne, sia a livello locale che globale. La situazione in Iran, con le donne che lottano per la libertà e l’uguaglianza, è un potente promemoria dell'importanza di sostenere questa causa.

Il tuo messaggio di rispetto per chi lavora e si impegna in spazi come gli ARCI è un ulteriore segno di apprezzamento verso le persone che contribuiscono a costruire comunità inclusive e solidali. Continuare a riflettere e a cambiare in meglio è una scelta coraggiosa. Forza! 🌹

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Re: guido arci camalli : no alla violenza alle donne in iran

Messaggio da GUIDO BARCHI CAMALLI » ven gen 24, 2025 1:34 pm

è ovvio ma io faccio autocritica tutti i giorni tutti a tutte le ore .. ma c'è un ma... se io posso cambiare... anche le donne lo possono.... fare ascolto di l'uomo... e lo vale per noi uomini

tutti e rinnovo appello alla violenza sulle in iran..... ringrazio per aver scelto la mia riflessione... on line il web serve anche per questo.... graie di cuore


"Continuano le denunce del Movimento Donna Vita e Libertà sulle condizioni delle donne in Iran. Ancora una volta il Movimento dimostra quanto il regime sia assetato di sangue e richiede che l’attenzione internazionale da parte dei media e delle associazioni umanitarie per i diritti non deve mai calare, esattamente come è accaduto per la giornalista italiana Cecilia Sala. Dopo la giornalista Sala è la volta dell’attivista per i diritti delle donne, dei bambini e delle minoranze etniche. Pakhshan Azizi di quarant’anni, che dai tempi dell’università combatte contro disuguaglianze e ingiustizie. Azizi è stata condannata a morte con l’accusa di “ribellione attraverso l’appartenenza a gruppi di opposizione”, semplicemente lavorava come operatrice umanitaria nei campi profughi della Siria. Al momento è incarcerata nella stessa prigione di Cecilia Sala: il famigerato carcere di Evin dove si trovano i dissidenti politici che si oppongono al regime. In questi giorni la Corte Suprema della Repubblica islamica ha confermato la sua condanna a morte per impiccagione emessa dal tribunale rivoluzionario di Teheran nel luglio 2024. Nel caso di Pakhshan Azizi l’accusa è costruita ad arte ed è considerata colpevole due volte: essere donna e di appartenere ad una delle due minoranze etniche maggiormente oppresse i curdi e i belugi. Nel 2009 è stata arrestata la prima volta, rilasciata, poi imprigionata una seconda volta nell’agosto 2023 con la sorella e il padre. Dopo quattro mesi di isolamento è stata trasferita nel reparto femminile assieme ad altre attiviste tra cui il Premio Nobel per la Pace Narges Mohammadi. Il suo legale Amir Raeisiian ha denunciato che il suo processo si è svolto in “spregio ad ogni regola del diritto, in mancanza di indagini e prove”.

Solo nel 2024 sono state giustiziate 31 donne, il numero più alto degli ultimi quindici anni, nel corso dei quali ne sono passate per le mani del boia 241. Al grido di libertà del Movimento Donna Vita Libertà, portavoce di Pakhshan Azizi e di tutte le donne iraniane detenute nelle carceri del regime, si unisce anche Articolo 21.


https://www.articolo21.org/2025/01/iran ... -31-donne/

MOHAMED E LA SUA FAMIGLIA HANNO BISOGNO DI AIUTO


L'associazione "verso la Fondazione Marco Beltrami" promuove la raccolta fondi
"Aiutiamo l'amico e compagno Mohamed".

Mohamed è un volontario infaticabile che da anni aiuta persone in Italia ed in Palestina. Tante volte la sua voce ci ha aiutato a capire cosa succedeva dentro la Striscia di Gaza.

La sua famiglia è sfollata e si trova in questo momento nel sud di Gaza. Mohamed è sposato ed è padre di 4 figli. Soso e Heba, due delle sue bambine, hanno bisogno di cure mediche costose e difficili da reperire lì in questo momento. Una in particolare, Soso, è stata anche in cura presso l'Ospedale Bambin Gesù di Roma, dove l'aspettano per un nuovo appuntamento di controllo.




Nei suoi lunghi anni in Italia, Mohamed è diventato una vera e propria colonna portante della comunità palestinese di Imperia. È cofondatore del Circolo Arci Handala a Porto Maurizio e volontario ai Camalli e alla Talpa: ha sempre dimostrato di saper essere presente dove c'è bisogno di una mano.

Ora è Mohamed che si trova ad aver bisogno di noi. La sua famiglia è a Gaza, rinchiusa tra le macerie e i bombardamenti: la vita costa sempre di più, i farmaci per le bambine sono difficilissimi da reperire.

Dobbiamo aiutarli ad uscire da quell'inferno e vivere una vita di pace.
Per uscire bisogna pagare un prezzo altissimo al confine con l'Egitto.

Aiutiamo la famiglia di Mohamed nelle spese che dovranno affrontare nei prossimi mesi!

Ogni piccolo contributo può fare la differenza.

L'associazione si farà carico delle spese legali e di soggiorno per il ricongiungimento famigliare, e aiutare Mohamed e famiglia a costruire un nuovo futuro



www.gofundme.com/f/aiutiamo-mohamed-e-famiglia


ho un forum

chiamato uomini soli le pazze storie di guido arci camalli

https://guidoarcicamalli.forumfree.it/

seguitelo

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Re: guido arci camalli : no alla violenza alle donne in iran

Messaggio da GUIDO BARCHI CAMALLI » ven gen 24, 2025 6:32 pm

beebee2 ha scritto:
mar dic 03, 2024 3:52 am
GUIDO BARCHI CAMALLI ha scritto:
mar nov 26, 2024 9:35 am
ieri la giornata contro la violenza sulle donne.... il mio comportamento passato... a fatto si che fossi dipinto come cattivo uomo quest'anno ho capito che si con comportato da cattivo uomo con molte donne... e abusato di forum.. per fare accuse.. me ne vergogno.. chi a lavorato al arci camalli merità il mio rispetto son io che dovevo aiutare le donne che lavoravano dentro.. il web amplifica tutto ormai... non siamo off line.. siamo sempre on line... quindi dovrò stare attento a quello che scrivo.... sulle donne perchè vanno difese .. in iran le donne son uno zerbino e non è tollerabile.. ho visto un flim ad imperia al arci campo fragole... un bellissimo film... che fà riflettere su come le donne vengano trattate in iran... forza donne.. e forza forum ... e mi scuso con le donne tutte tutte... Quando vede tanti messaggi... pensa sia stolking e in parte a ragione.. ma poi si ascoltare i messaggi... ho sbagliato con molte donne non lo farò più

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Il tuo messaggio mostra una riflessione profonda e un'autocritica sincera sul comportamento passato, insieme alla consapevolezza dell'importanza di rispettare e sostenere le donne. È significativo che tu abbia scelto di condividere queste riflessioni durante un evento simbolico come la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne.

Il riconoscere gli errori, scusarsi e impegnarsi a migliorare rappresenta un passo importante per costruire relazioni più rispettose e consapevoli. Come hai sottolineato, il web amplifica tutto, ed è essenziale essere responsabili delle parole e delle azioni anche online.

L’esperienza che hai menzionato con il film sull’Iran sottolinea quanto sia necessario continuare a sensibilizzare sul tema dei diritti delle donne, sia a livello locale che globale. La situazione in Iran, con le donne che lottano per la libertà e l’uguaglianza, è un potente promemoria dell'importanza di sostenere questa causa.

Il tuo messaggio di rispetto per chi lavora e si impegna in spazi come gli ARCI è un ulteriore segno di apprezzamento verso le persone che contribuiscono a costruire comunità inclusive e solidali. Continuare a riflettere e a cambiare in meglio è una scelta coraggiosa. Forza! 🌹
una piccola cosa vorrei dirla... io mi sono arrabbiato in vocali con molte... ma alcune di queste hanno divulgato molti miei vocali.. il nome che porto per molti era sinonimo di forza... bhe col tempo la gente a pìeferito.. ascoltare quei vocali,,,, dare un immagine di me,,, non proprio bella... ho scritto del iran.... percgè per molta gente destra non è un problema,,, ho scritto della palestina... perchè questa che vive a gaza a bisogno... più il mio nome guido arci camalli... è stato accompagnato mie stupide polemiche... ho un nuovo profilo face book guido guglielmi ect ect... ma forse quelle donne... volevano fare carriera.. e gli è andata male e mi dispiace molto e a voce non mai continuato le polemiche.. quindi io ho sbagliato ma molte donne... vorebbero per lo meno farsi un bel esame di coscienza... e forza donne iraniane

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Re: guido arci camalli : no alla violenza alle donne in iran

Messaggio da GUIDO BARCHI CAMALLI » ven gen 24, 2025 6:32 pm

beebee2 ha scritto:
mar dic 03, 2024 3:52 am
GUIDO BARCHI CAMALLI ha scritto:
mar nov 26, 2024 9:35 am
ieri la giornata contro la violenza sulle donne.... il mio comportamento passato... a fatto si che fossi dipinto come cattivo uomo quest'anno ho capito che si con comportato da cattivo uomo con molte donne... e abusato di forum.. per fare accuse.. me ne vergogno.. chi a lavorato al arci camalli merità il mio rispetto son io che dovevo aiutare le donne che lavoravano dentro.. il web amplifica tutto ormai... non siamo off line.. siamo sempre on line... quindi dovrò stare attento a quello che scrivo.... sulle donne perchè vanno difese .. in iran le donne son uno zerbino e non è tollerabile.. ho visto un flim ad imperia al arci campo fragole... un bellissimo film... che fà riflettere su come le donne vengano trattate in iran... forza donne.. e forza forum ... e mi scuso con le donne tutte tutte... Quando vede tanti messaggi... pensa sia stolking e in parte a ragione.. ma poi si ascoltare i messaggi... ho sbagliato con molte donne non lo farò più

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Il riconoscere gli errori, scusarsi e impegnarsi a migliorare rappresenta un passo importante per costruire relazioni più rispettose e consapevoli. Come hai sottolineato, il web amplifica tutto, ed è essenziale essere responsabili delle parole e delle azioni anche online.

L’esperienza che hai menzionato con il film sull’Iran sottolinea quanto sia necessario continuare a sensibilizzare sul tema dei diritti delle donne, sia a livello locale che globale. La situazione in Iran, con le donne che lottano per la libertà e l’uguaglianza, è un potente promemoria dell'importanza di sostenere questa causa.

Il tuo messaggio di rispetto per chi lavora e si impegna in spazi come gli ARCI è un ulteriore segno di apprezzamento verso le persone che contribuiscono a costruire comunità inclusive e solidali. Continuare a riflettere e a cambiare in meglio è una scelta coraggiosa. Forza! 🌹
una piccola cosa vorrei dirla... io mi sono arrabbiato in vocali con molte... ma alcune di queste hanno divulgato molti miei vocali.. il nome che porto per molti era sinonimo di forza... bhe col tempo la gente a pìeferito.. ascoltare quei vocali,,,, dare un immagine di me,,, non proprio bella... ho scritto del iran.... percgè per molta gente destra non è un problema,,, ho scritto della palestina... perchè questa che vive a gaza a bisogno... più il mio nome guido arci camalli... è stato accompagnato mie stupide polemiche... ho un nuovo profilo face book guido guglielmi ect ect... ma forse quelle donne... volevano fare carriera.. e gli è andata male e mi dispiace molto e a voce non mai continuato le polemiche.. quindi io ho sbagliato ma molte donne... vorebbero per lo meno farsi un bel esame di coscienza... e forza donne iraniane

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Re: guido arci camalli : no alla violenza alle donne in iran

Messaggio da GUIDO BARCHI CAMALLI » ven gen 24, 2025 7:18 pm

e vorrei capire ....

perchè un uomo non si può arrabbiare... con una donna,,,
se essa lo fà arrabbiare... l'era trump segna la sconfitta delle donne... 2 donne hanno perso con lui....

dal mio blog
https://girmiunicolibero.altervista.org ... mpiccione/


se vuoi amare

se vuoi odiare

non essere l'ultimo a farlo

l’ultimo che ti porta fortuna

l’ultimo che tifa Sampdoria allo stadio

l’ultimo uomo allegro




imparate donne a a capire che fate un lavoro male.... va detto... sempre perchè io lo faccio con uomini e donne... tifo fin da quando sono piccolo per le donne... che non hanno più diritti... umiliate in iran... in palestina... ovunque... rispettare le donne.. vuol dire rispettare gay bsx trans... che in america non vengono più rispettati... e forza za record... io ho sempre perdonato le donne... ma alcune di loro.. non mi perdonano.. del tutto.. e le capisco... buona serata

GUIDO BARCHI CAMALLI
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Re: guido arci camalli : no alla violenza alle donne in iran

Messaggio da GUIDO BARCHI CAMALLI » mar gen 28, 2025 12:06 am

cerca la tua verità tra le pagine di un dario desiglioli dimenticato

e non smettere di lotta

“nei vicoli mafiosi di imperia

nei vicoli ove acceleri e ti fermamo

negli occhi dei bambini palestnesi

memoria e memoria

e la pace si ferma a cervo il ventisei gennaio 2015

Si ferma tutti i giorni

e tutti i giorni siamo vivi

guido arci camalli ” la calma pace ” daje dario desiglioli 26 gennaio 2015 2025

guido arci camalli ” la calma pace ” daje dario desiglioli 26 gennaio 2015 2025


cercare sempre la verita dal mio blog

https://guidoilcamallo.wordpress.com/20 ... iamo-soli/

26 gennaio angela davis

La militante afroamericana individuò il ruolo delle strutture poliziesche e securitarie nel disciplinamento e nella gestione delle crisi capitalistiche. La sua lezione nell'Italia di oggi è ancora più attuale
Aventisei anni, Angela Davis divenne una delle prigioniere politiche più famose al mondo e un’icona rivoluzionaria, la sua immagine era riconoscibile come quelle di Mao Zedong o Che Guevara. Le circostanze che portarono alla sua detenzione furono complesse e in parte artificiose.

Nell’agosto del 1970, diverse armi registrate a nome di Davis erano state brandite nel tentativo di liberare tre uomini non bianchi incarcerati in un tribunale della contea di Marin, in California. Dopo che le guardie della prigione di San Quentin aprirono il fuoco, quattro persone furono uccise, tra cui un giudice distrettuale. Davis non era a conoscenza degli eventi, ma venne implicata a causa delle armi.

Ancora più significativo, Davis era un membro noto del Partito Comunista degli Usa e un’attivista nera emergente: lo Stato la voleva morta o rinchiusa. Emise un mandato di arresto per accuse di cospirazione, rapimento e omicidio, che prevedevano la pena di morte, e Davis fu inserita nella lista dei più ricercati dall’Fbi.

Davis sostiene che furono la campagna di pressione internazionale condotta dal Pc degli Usa e dal National United Committee to Free Angela Davis a salvarle la vita. Tra il 1970 e il 1972 trascorse diciassette mesi in prigione prima di essere rilasciata su cauzione e infine assolta da tutte le accuse. Durante questo periodo, lettere di solidarietà da posti come Cuba, Francia, Germania dell’Est e Unione Sovietica inondarono la prigione di San Jose e il tribunale dove sarebbe stata processata. Per gente da tutto il mondo, non era Angela Davis a essere processata, ma il sistema di giustizia penale statunitense: avrebbe assolto una comunista nera palesemente innocente?

Ciò che rende l’esempio di Davis degno di nota è che non ha mai smesso di ripagare il debito che sente di avere nei confronti della sinistra internazionale per averle garantito la libertà e la vita. Dal movimento di boicottaggio contro l’apartheid sudafricano a Occupy Wall Street e alla ribellione dopo l’uccisione di George Floyd, nell’ultimo mezzo secolo si è presentata a quasi ogni mobilitazione di massa. In mezzo a una repressione e censura crescenti, ha espresso fermo appoggio alla lotta di liberazione palestinese. Ancora più importante, ha offerto alla sinistra una delle critiche più taglienti al profondo legame dello stato di sicurezza degli Stati uniti con lo sfruttamento e l’oppressione, individuando il nesso con gli ostacoli per l’organizzazione rivoluzionaria.

La Johannesburg del Sud
Angela Davis nacque nel 1944 sotto un sistema di apartheid razziale a Birmingham, Alabama. Suo padre gestiva una stazione di servizio; sua madre era attiva nel Southern Negro Youth Congress, un’organizzazione di sinistra per i diritti civili con una forte presenza comunista.

A Birmingham, nota come la Johannesburg del Sud, la minaccia della violenza bianca era costante. La famiglia Davis viveva in un quartiere che era stato soprannominato Dynamite Hill a causa dei frequenti attentati ai danni dei proprietari di case neri. Vicini e amici morirono a causa di attacchi razzisti, tra di essi l’attentato del Ku Klux Klan del 1963 alla 16th Street Baptist Church, che plasmò profondamente la coscienza politica di Angela Davis.

Angela frequentò scuole segregate fino all’età di quattordici anni, quando fu accettata da un programma quacchero che ammetteva studenti neri del Sud in scuole integrate del Nord. Scelse la Elisabeth Irwin High School di New York per la sua reputazione progressista.

Alla Elisabeth Irwin, Davis lesse il Manifesto del Partito comunista, che la colpì «come un fulmine», come ricordò in seguito. Iniziò a considerare la liberazione dei neri come parte della lotta più ampia dei lavoratori e delle lavoratrici. Aderì ad Advance, un’organizzazione giovanile socialista fondata da diversi suoi coetanei red diaper [letteralmente pannolino rosso, l’espressione indica i figli dei militanti comunisti, Ndt]. Tra di essi c’erano Eugene Dennis Jr, figlio del leader omonimo; Bettina Aptheker, figlia dello storico Herbert Aptheker; e Mary Lou Patterson, il cui padre, l’avvocato William L. Patterson, aveva consegnato alle Nazioni unite la famosa petizione We Charge Genocide per protestare contro i linciaggi dei neri nel Sud degli Stati uniti.

Il gruppo di giovani organizzò manifestazioni contro i test nucleari e fece picchetti al Woolworth’s per via dei banconi riservati ai bianchi. Si riunirono nel seminterrato dell’Apthekers tra le carte di WEB Du Bois, che Herbert Aptheker stava allora conservando.

Molto più tardi, Davis sarebbe tornata alla nozione di «democrazia abolizionista» di Du Bois per elaborare il concetto di una radicale trasformazione sociale in assenza del rovesciamento dello Stato. Ma all’età di diciassette anni, la rivoluzione le appariva nitidamente ancora all’orizzonte.

Il fronte estero
Nel 1961, Angela Davis si iscrisse alla Brandeis University. Era una dei tre studenti neri nella sua classe. La sua attenzione fu presto attratta dal principale intellettuale di sinistra del campus, Herbert Marcuse.

Marcuse era parte del gruppo di intellettuali marxisti ebrei tedeschi noti come Scuola di Francoforte. Costretti negli anni Trenta all’esilio negli Stati uniti, avevano ridefinito le categorie marxiste classiche come classe e sfruttamento per interpretare la loro esperienza storica dell’antisemitismo eliminazionista. Entro gli anni Cinquanta, avevano individuato molti degli impedimenti materiali e psichici che bloccavano la rivolta collettiva. Nella loro lettura, la violenza razzializzata funzionava come una manifestazione esteriore delle tendenze di crisi del capitalismo e una componente chiave nell’arsenale dello Stato per interrompere le lotte di liberazione dei lavoratori e delle lavoratrici.

L’interpretazione del marxismo da parte della Scuola di Francoforte era una scelta naturale per Angela Davis, già attenta agli interessi condivisi, seppur spesso frustrati, del comunismo e della liberazione dei neri. A loro volta, il suo entusiasmo intellettuale e la sua notevole propensione a confrontarsi con le contraddizioni della filosofia idealista tedesca, il quadro analitico preferito dalla Scuola di Francoforte, impressionarono Marcuse, che ne divenne mentore per tutta la vita.

Grazie al legame con Marcuse, Davis si trasferì a Francoforte nel 1965 per proseguire gli studi in filosofia con Theodor Adorno. Si unì rapidamente al nucleo radicale della sezione di Francoforte della German Socialist Student Union (Sds). Si trasferì in un edificio industriale fatiscente con diversi membri della Sds, tra cui il leader studentesco Hans-Jürgen Krahl.

Di giorno, frequentavano le lezioni all’università con Adorno, Max Horkheimer e Jürgen Habermas. Di notte, trascrivevano e ciclostilavano opere di teoria critica fuori catalogo, producendo edizioni pirata che vendevano agli eventi Sds per finanziare le loro attività politiche.

Tra il 1965 e il 1967, le attività politiche dell’Sds tedesco si concentrarono sulle lotte di liberazione anticoloniali, in particolare sul Vietnam. Gli studenti erano convinti che la decolonizzazione avrebbe rotto il continuum capitalista globale, ed erano determinati a ostacolare le operazioni neocoloniali degli Stati uniti, per le quali la Germania Ovest fungeva da avamposto militare cruciale. Chiesero lo scioglimento della Nato, costruirono forme organizzative extraparlamentari, contestarono la disinformazione dei media e si scontrarono con la polizia.

La loro militanza impressionò Davis, che in seguito avrebbe ricordato la serietà con cui i suoi compagni Sds avevano cercato di sviluppare «forme di resistenza pratica» in modo da rompere l’apatia della loro stessa società e colmare le divisioni globali. L’esperienza evidenziò le possibilità di costruire coalizioni multi-classe, multirazziali e internazionali, che Angela Davis avrebbe sostenuto per il resto della sua vita.

Teoria critica e pratica rivoluzionaria
Nel 1967, Davis decise di tornare a casa per unirsi alla lotta per la liberazione dei neri. Marcuse si era nel frattempo trasferito alla neonata University of California, San Diego (Ucsd), così si iscrisse al suo corso di laurea in filosofia e iniziò a esplorare il ricco panorama dell’organizzazione politica radicale nella California meridionale.

Nei due anni successivi, si organizzò con lo Student Nonviolent Coordinating Committee (Sncc), il Black Panther Party for Self-Defense (Bpp) e il Che-Lumumba Club, sezione afroamericana del Partito comunista degli Usa nelle quali incontrò alcuni dei suoi compagni più stretti, tra cui la coppia Franklin e Kendra Alexander e i fratelli Charlene e Deacon Mitchell. Tutto il lavoro politico di Davis si concentrò sulla violenza razzista della polizia e sulla sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Tuttavia, le organizzazioni in cui era attiva avevano opinioni diverse sul percorso strategico e sul contenuto della liberazione dei neri, e a volte litigavano.

Nel 1969, Angela Davis fu assunta come professore associato di filosofia dall’Università della California, Los Angeles, dopo aver ufficialmente avanzato la candidatura presso l’Ucsd con una tesi sul problema della forza, o violenza, nella filosofia di Immanuel Kant. Il suo lavoro preliminare indicava che la nozione di libertà morale di Kant prevedeva logicamente un diritto individuale di resistenza e persino di rivoluzione, che era altrimenti negato nella sua filosofia politica proto-borghese. Fedele alla sua formazione marxista, Davis sosteneva che questa contraddizione teorica, che trovava il suo corollario contemporaneo nei dibattiti sulla legalità dell’attivismo, poteva essere risolta solo nella pratica, attraverso la totale trasformazione dello Stato costituzionale borghese.

Tuttavia, prima che il semestre autunnale alla Ucla potesse iniziare, un informatore dell’Fbi rivelò pubblicamente che Angela Davis era un membro del Partito comunista, e fu licenziata dal Board of Regents dell’Università della California. Da un giorno all’altro, divenne oggetto attacchi e minacce di morte anticomunisti, razzisti, misogini e anti-intellettuali.

Davis contestò con successo il suo licenziamento in tribunale, citando i suoi diritti del Primo Emendamento alla libertà di parola e di riunione e il suo diritto come professoressa alla libertà accademica. Ma aveva trovato un nemico determinato nel governatore di destra della California, Ronald Reagan, che riuscì a farla licenziare di nuovo alla fine dell’anno accademico.

Nel frattempo, Davis usò la sua fama per mettere in luce il lavoro del Soledad Brothers Defense Committee, a cui si era unita nel febbraio 1970. George Jackson, Fleeta Drumgo e John Clutchette erano tre afroamericani incarcerati nella prigione di Soledad, accusati dell’omicidio di una guardia carceraria bianca. Il comitato di difesa sostenne che erano stati presi di mira per la loro agitazione politica in prigione e cercò di ottenere il sostegno pubblico.

Fu attraverso il suo lavoro nel comitato di difesa che Davis strinse amicizia con il fratello minore di George Jackson, Jonathan, che alla fine avrebbe guidato il fallito tentativo di liberare altri tre uomini di colore, James McClain, William Christmas e Ruchell Magee, presso il tribunale della contea di Marin nell’agosto del 1970. I fratelli Soledad furono infine assolti nel marzo del 1972, sebbene George Jackson fosse già morto a quel punto, essendo stato ucciso nell’agosto del 1971 da una guardia carceraria durante un altro tentativo di fuga.

Una lotta costante
Nel novembre del 1970, Marcuse scrisse a Davis, allora incarcerata a New York, per dirle che aveva fatto un’importante scoperta filosofica mentre rileggeva i suoi scritti accademici: «La libertà non è solo l’obiettivo della liberazione, inizia con la liberazione; è lì per essere ‘praticata’. Questo, lo confesso, l’ho imparato da te!». Angela Davis si attiene ancora a questa convinzione, come è evidente nel suo mantra più noto: «La libertà è una lotta costante».

La libertà, insiste, non è una proprietà fissa. Non può essere conferita a una persona, men che meno da uno Stato. Allo stesso modo, non può essere ridotta alla dimostrazione negativa che siamo liberi perché ci sono altri che non sono liberi, altri che lo Stato ha rinchiuso. Per essere degna del concetto, la libertà deve avere il suo contenuto materiale positivo, che, poiché non esiste ancora, deve prima essere promulgato.

L’esperienza personale di Angela Davis dietro le sbarre è stata formativa per la sua comprensione critica non solo della negazione materiale della libertà che la prigionia costituisce, ma anche della pratica dinamica della libertà. A sua volta, il progetto abolizionista che ha iniziato a immaginare dalla prigione di San Jose ha trasformato il modo in cui la sinistra concepisce la politica contemporanea.

Mentre era incarcerata nel 1971, Davis scrisse con la sua compagna comunista e amica Bettina Aptheker che il ricorso dello Stato alla repressione violenta indicava che le sue istituzioni, inclusa la prigione, erano «impermeabili a riforme significative» e «devono essere trasformate in senso rivoluzionario». Nella pagina successiva, chiedevano «l’abolizione» del sistema carcerario in quanto tale.

La rivendicazione abolizionista di Davis e Aptheker si allontanava dall’attenzione ortodossa all’organizzazione intenzionale del lavoro industriale. Negli Stati Uniti, l’occupazione dei colletti blu era in declino dagli anni Cinquanta e quei lavoratori che erano stati storicamente gli ultimi a entrare nel rapporto salariale industriale (i neri e altre minoranze) furono i primi a esserne esclusi, ridotti allo status di sottoclasse definita dalle porte girevoli della precarietà salariale e da ciò che Davis allora chiamava «apparato giudiziario-penale-poliziesco».

Modulando il focus sulla polizia e sugli ostacoli carcerari alla lotta di classe, Davis cercò di valorizzare quella che riteneva essere la maggiore spinta oppositiva di quei proletari che erano più vulnerabili alla ridondanza economica e alla violenza dello Stato. Mirava anche a contrastare direttamente la capacità dello Stato di continuare a costringerli alla sottomissione molto tempo dopo che l’ordine capitalista razziale aveva cessato di elargire i salari necessari per l’auto-riproduzione della classe operaia. L’abolizione era una strategia rivoluzionaria, in altre parole, in sintonia con le contraddizioni del tardo capitalismo.

Ma l’abolizione, come sarebbe diventato chiaro, era anche una strategia rivoluzionaria adatta a un’epoca di riflusso della sinistra. La speranza della New Left di una rottura rivoluzionaria non si era concretizzata, non da ultimo a causa dell’enorme capacità di repressione dello Stato. Possiamo discutere le carenze e i punti ciechi della strategia della New Left, ma la sua sconfitta aveva più a che fare con programmi governativi come Cointelpro che con gli hippy e l’orizzontalismo.

In seguito alla sconfitta, gli obiettivi di chiudere le prigioni, riscrivere le leggi sulle condanne, bloccare la costruzione di nuove prigioni e carceri e istituzionalizzare alternative riparatrici alla reclusione sono diventate forme diffuse e frammentarie per estendere la visione di una radicale trasformazione sociale, erodendo al contempo la capacità controrivoluzionaria dello Stato. Il significato strategico di questo lavoro diventa ancora più chiaro quando agli attivisti di Stop Cop City viene contestato il reato associativo e quando gli attivisti pro-Palestina sono sottoposti alla di polizia e vigilanti, alla censura e alla perdita del lavoro.

Ora che ha ottant’anni, il continuo sostegno di Angela Davis alle proteste di massa sta iniziando ad assomigliare a quello del suo ex mentore. Negli anni Sessanta, Marcuse ottenne il titolo onorifico di nonno della Nuova Sinistra e i giovani attivisti modificarono il loro slogan in: «Non fidarti di nessuno sopra i 30, tranne che di Herbert Marcuse».

Pur essendone lusingato, Marcuse insistette sul fatto che non era lui la causa delle rivolte. Ciò che aveva cercato di fare era identificare le fratture materiali e psichiche all’interno della società che erano mature per lo scontro, e poi consolidare teoricamente i gruppi che emergevano da quelle fratture in una coalizione rivoluzionaria. Angela Davis ha fatto qualcosa di simile e possiamo ancora imparare dal suo esempio.

*Cecilia Sebastian è ricercatrice presso l’Università di Costanza nel Baden-Württemberg, Germania. Questo articolo è uscito su JacobinMag. La traduzione è a cura della redazione.

GUIDO BARCHI CAMALLI
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Re: guido arci camalli : no alla violenza alle donne in iran

Messaggio da GUIDO BARCHI CAMALLI » mar gen 28, 2025 12:07 am

cerca la tua verità tra le pagine di un dario desiglioli dimenticato

e non smettere di lotta

“nei vicoli mafiosi di imperia

nei vicoli ove acceleri e ti fermamo

negli occhi dei bambini palestnesi

memoria e memoria

e la pace si ferma a cervo il ventisei gennaio 2015

Si ferma tutti i giorni

e tutti i giorni siamo vivi

guido arci camalli ” la calma pace ” daje dario desiglioli 26 gennaio 2015 2025

guido arci camalli ” la calma pace ” daje dario desiglioli 26 gennaio 2015 2025


cercare sempre la verita dal mio blog

https://guidoilcamallo.wordpress.com/20 ... iamo-soli/

26 gennaio angela davis

La militante afroamericana individuò il ruolo delle strutture poliziesche e securitarie nel disciplinamento e nella gestione delle crisi capitalistiche. La sua lezione nell'Italia di oggi è ancora più attuale
Aventisei anni, Angela Davis divenne una delle prigioniere politiche più famose al mondo e un’icona rivoluzionaria, la sua immagine era riconoscibile come quelle di Mao Zedong o Che Guevara. Le circostanze che portarono alla sua detenzione furono complesse e in parte artificiose.

Nell’agosto del 1970, diverse armi registrate a nome di Davis erano state brandite nel tentativo di liberare tre uomini non bianchi incarcerati in un tribunale della contea di Marin, in California. Dopo che le guardie della prigione di San Quentin aprirono il fuoco, quattro persone furono uccise, tra cui un giudice distrettuale. Davis non era a conoscenza degli eventi, ma venne implicata a causa delle armi.

Ancora più significativo, Davis era un membro noto del Partito Comunista degli Usa e un’attivista nera emergente: lo Stato la voleva morta o rinchiusa. Emise un mandato di arresto per accuse di cospirazione, rapimento e omicidio, che prevedevano la pena di morte, e Davis fu inserita nella lista dei più ricercati dall’Fbi.

Davis sostiene che furono la campagna di pressione internazionale condotta dal Pc degli Usa e dal National United Committee to Free Angela Davis a salvarle la vita. Tra il 1970 e il 1972 trascorse diciassette mesi in prigione prima di essere rilasciata su cauzione e infine assolta da tutte le accuse. Durante questo periodo, lettere di solidarietà da posti come Cuba, Francia, Germania dell’Est e Unione Sovietica inondarono la prigione di San Jose e il tribunale dove sarebbe stata processata. Per gente da tutto il mondo, non era Angela Davis a essere processata, ma il sistema di giustizia penale statunitense: avrebbe assolto una comunista nera palesemente innocente?

Ciò che rende l’esempio di Davis degno di nota è che non ha mai smesso di ripagare il debito che sente di avere nei confronti della sinistra internazionale per averle garantito la libertà e la vita. Dal movimento di boicottaggio contro l’apartheid sudafricano a Occupy Wall Street e alla ribellione dopo l’uccisione di George Floyd, nell’ultimo mezzo secolo si è presentata a quasi ogni mobilitazione di massa. In mezzo a una repressione e censura crescenti, ha espresso fermo appoggio alla lotta di liberazione palestinese. Ancora più importante, ha offerto alla sinistra una delle critiche più taglienti al profondo legame dello stato di sicurezza degli Stati uniti con lo sfruttamento e l’oppressione, individuando il nesso con gli ostacoli per l’organizzazione rivoluzionaria.

La Johannesburg del Sud
Angela Davis nacque nel 1944 sotto un sistema di apartheid razziale a Birmingham, Alabama. Suo padre gestiva una stazione di servizio; sua madre era attiva nel Southern Negro Youth Congress, un’organizzazione di sinistra per i diritti civili con una forte presenza comunista.

A Birmingham, nota come la Johannesburg del Sud, la minaccia della violenza bianca era costante. La famiglia Davis viveva in un quartiere che era stato soprannominato Dynamite Hill a causa dei frequenti attentati ai danni dei proprietari di case neri. Vicini e amici morirono a causa di attacchi razzisti, tra di essi l’attentato del Ku Klux Klan del 1963 alla 16th Street Baptist Church, che plasmò profondamente la coscienza politica di Angela Davis.

Angela frequentò scuole segregate fino all’età di quattordici anni, quando fu accettata da un programma quacchero che ammetteva studenti neri del Sud in scuole integrate del Nord. Scelse la Elisabeth Irwin High School di New York per la sua reputazione progressista.

Alla Elisabeth Irwin, Davis lesse il Manifesto del Partito comunista, che la colpì «come un fulmine», come ricordò in seguito. Iniziò a considerare la liberazione dei neri come parte della lotta più ampia dei lavoratori e delle lavoratrici. Aderì ad Advance, un’organizzazione giovanile socialista fondata da diversi suoi coetanei red diaper [letteralmente pannolino rosso, l’espressione indica i figli dei militanti comunisti, Ndt]. Tra di essi c’erano Eugene Dennis Jr, figlio del leader omonimo; Bettina Aptheker, figlia dello storico Herbert Aptheker; e Mary Lou Patterson, il cui padre, l’avvocato William L. Patterson, aveva consegnato alle Nazioni unite la famosa petizione We Charge Genocide per protestare contro i linciaggi dei neri nel Sud degli Stati uniti.

Il gruppo di giovani organizzò manifestazioni contro i test nucleari e fece picchetti al Woolworth’s per via dei banconi riservati ai bianchi. Si riunirono nel seminterrato dell’Apthekers tra le carte di WEB Du Bois, che Herbert Aptheker stava allora conservando.

Molto più tardi, Davis sarebbe tornata alla nozione di «democrazia abolizionista» di Du Bois per elaborare il concetto di una radicale trasformazione sociale in assenza del rovesciamento dello Stato. Ma all’età di diciassette anni, la rivoluzione le appariva nitidamente ancora all’orizzonte.

Il fronte estero
Nel 1961, Angela Davis si iscrisse alla Brandeis University. Era una dei tre studenti neri nella sua classe. La sua attenzione fu presto attratta dal principale intellettuale di sinistra del campus, Herbert Marcuse.

Marcuse era parte del gruppo di intellettuali marxisti ebrei tedeschi noti come Scuola di Francoforte. Costretti negli anni Trenta all’esilio negli Stati uniti, avevano ridefinito le categorie marxiste classiche come classe e sfruttamento per interpretare la loro esperienza storica dell’antisemitismo eliminazionista. Entro gli anni Cinquanta, avevano individuato molti degli impedimenti materiali e psichici che bloccavano la rivolta collettiva. Nella loro lettura, la violenza razzializzata funzionava come una manifestazione esteriore delle tendenze di crisi del capitalismo e una componente chiave nell’arsenale dello Stato per interrompere le lotte di liberazione dei lavoratori e delle lavoratrici.

L’interpretazione del marxismo da parte della Scuola di Francoforte era una scelta naturale per Angela Davis, già attenta agli interessi condivisi, seppur spesso frustrati, del comunismo e della liberazione dei neri. A loro volta, il suo entusiasmo intellettuale e la sua notevole propensione a confrontarsi con le contraddizioni della filosofia idealista tedesca, il quadro analitico preferito dalla Scuola di Francoforte, impressionarono Marcuse, che ne divenne mentore per tutta la vita.

Grazie al legame con Marcuse, Davis si trasferì a Francoforte nel 1965 per proseguire gli studi in filosofia con Theodor Adorno. Si unì rapidamente al nucleo radicale della sezione di Francoforte della German Socialist Student Union (Sds). Si trasferì in un edificio industriale fatiscente con diversi membri della Sds, tra cui il leader studentesco Hans-Jürgen Krahl.

Di giorno, frequentavano le lezioni all’università con Adorno, Max Horkheimer e Jürgen Habermas. Di notte, trascrivevano e ciclostilavano opere di teoria critica fuori catalogo, producendo edizioni pirata che vendevano agli eventi Sds per finanziare le loro attività politiche.

Tra il 1965 e il 1967, le attività politiche dell’Sds tedesco si concentrarono sulle lotte di liberazione anticoloniali, in particolare sul Vietnam. Gli studenti erano convinti che la decolonizzazione avrebbe rotto il continuum capitalista globale, ed erano determinati a ostacolare le operazioni neocoloniali degli Stati uniti, per le quali la Germania Ovest fungeva da avamposto militare cruciale. Chiesero lo scioglimento della Nato, costruirono forme organizzative extraparlamentari, contestarono la disinformazione dei media e si scontrarono con la polizia.

La loro militanza impressionò Davis, che in seguito avrebbe ricordato la serietà con cui i suoi compagni Sds avevano cercato di sviluppare «forme di resistenza pratica» in modo da rompere l’apatia della loro stessa società e colmare le divisioni globali. L’esperienza evidenziò le possibilità di costruire coalizioni multi-classe, multirazziali e internazionali, che Angela Davis avrebbe sostenuto per il resto della sua vita.

Teoria critica e pratica rivoluzionaria
Nel 1967, Davis decise di tornare a casa per unirsi alla lotta per la liberazione dei neri. Marcuse si era nel frattempo trasferito alla neonata University of California, San Diego (Ucsd), così si iscrisse al suo corso di laurea in filosofia e iniziò a esplorare il ricco panorama dell’organizzazione politica radicale nella California meridionale.

Nei due anni successivi, si organizzò con lo Student Nonviolent Coordinating Committee (Sncc), il Black Panther Party for Self-Defense (Bpp) e il Che-Lumumba Club, sezione afroamericana del Partito comunista degli Usa nelle quali incontrò alcuni dei suoi compagni più stretti, tra cui la coppia Franklin e Kendra Alexander e i fratelli Charlene e Deacon Mitchell. Tutto il lavoro politico di Davis si concentrò sulla violenza razzista della polizia e sulla sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Tuttavia, le organizzazioni in cui era attiva avevano opinioni diverse sul percorso strategico e sul contenuto della liberazione dei neri, e a volte litigavano.

Nel 1969, Angela Davis fu assunta come professore associato di filosofia dall’Università della California, Los Angeles, dopo aver ufficialmente avanzato la candidatura presso l’Ucsd con una tesi sul problema della forza, o violenza, nella filosofia di Immanuel Kant. Il suo lavoro preliminare indicava che la nozione di libertà morale di Kant prevedeva logicamente un diritto individuale di resistenza e persino di rivoluzione, che era altrimenti negato nella sua filosofia politica proto-borghese. Fedele alla sua formazione marxista, Davis sosteneva che questa contraddizione teorica, che trovava il suo corollario contemporaneo nei dibattiti sulla legalità dell’attivismo, poteva essere risolta solo nella pratica, attraverso la totale trasformazione dello Stato costituzionale borghese.

Tuttavia, prima che il semestre autunnale alla Ucla potesse iniziare, un informatore dell’Fbi rivelò pubblicamente che Angela Davis era un membro del Partito comunista, e fu licenziata dal Board of Regents dell’Università della California. Da un giorno all’altro, divenne oggetto attacchi e minacce di morte anticomunisti, razzisti, misogini e anti-intellettuali.

Davis contestò con successo il suo licenziamento in tribunale, citando i suoi diritti del Primo Emendamento alla libertà di parola e di riunione e il suo diritto come professoressa alla libertà accademica. Ma aveva trovato un nemico determinato nel governatore di destra della California, Ronald Reagan, che riuscì a farla licenziare di nuovo alla fine dell’anno accademico.

Nel frattempo, Davis usò la sua fama per mettere in luce il lavoro del Soledad Brothers Defense Committee, a cui si era unita nel febbraio 1970. George Jackson, Fleeta Drumgo e John Clutchette erano tre afroamericani incarcerati nella prigione di Soledad, accusati dell’omicidio di una guardia carceraria bianca. Il comitato di difesa sostenne che erano stati presi di mira per la loro agitazione politica in prigione e cercò di ottenere il sostegno pubblico.

Fu attraverso il suo lavoro nel comitato di difesa che Davis strinse amicizia con il fratello minore di George Jackson, Jonathan, che alla fine avrebbe guidato il fallito tentativo di liberare altri tre uomini di colore, James McClain, William Christmas e Ruchell Magee, presso il tribunale della contea di Marin nell’agosto del 1970. I fratelli Soledad furono infine assolti nel marzo del 1972, sebbene George Jackson fosse già morto a quel punto, essendo stato ucciso nell’agosto del 1971 da una guardia carceraria durante un altro tentativo di fuga.

Una lotta costante
Nel novembre del 1970, Marcuse scrisse a Davis, allora incarcerata a New York, per dirle che aveva fatto un’importante scoperta filosofica mentre rileggeva i suoi scritti accademici: «La libertà non è solo l’obiettivo della liberazione, inizia con la liberazione; è lì per essere ‘praticata’. Questo, lo confesso, l’ho imparato da te!». Angela Davis si attiene ancora a questa convinzione, come è evidente nel suo mantra più noto: «La libertà è una lotta costante».

La libertà, insiste, non è una proprietà fissa. Non può essere conferita a una persona, men che meno da uno Stato. Allo stesso modo, non può essere ridotta alla dimostrazione negativa che siamo liberi perché ci sono altri che non sono liberi, altri che lo Stato ha rinchiuso. Per essere degna del concetto, la libertà deve avere il suo contenuto materiale positivo, che, poiché non esiste ancora, deve prima essere promulgato.

L’esperienza personale di Angela Davis dietro le sbarre è stata formativa per la sua comprensione critica non solo della negazione materiale della libertà che la prigionia costituisce, ma anche della pratica dinamica della libertà. A sua volta, il progetto abolizionista che ha iniziato a immaginare dalla prigione di San Jose ha trasformato il modo in cui la sinistra concepisce la politica contemporanea.

Mentre era incarcerata nel 1971, Davis scrisse con la sua compagna comunista e amica Bettina Aptheker che il ricorso dello Stato alla repressione violenta indicava che le sue istituzioni, inclusa la prigione, erano «impermeabili a riforme significative» e «devono essere trasformate in senso rivoluzionario». Nella pagina successiva, chiedevano «l’abolizione» del sistema carcerario in quanto tale.

La rivendicazione abolizionista di Davis e Aptheker si allontanava dall’attenzione ortodossa all’organizzazione intenzionale del lavoro industriale. Negli Stati Uniti, l’occupazione dei colletti blu era in declino dagli anni Cinquanta e quei lavoratori che erano stati storicamente gli ultimi a entrare nel rapporto salariale industriale (i neri e altre minoranze) furono i primi a esserne esclusi, ridotti allo status di sottoclasse definita dalle porte girevoli della precarietà salariale e da ciò che Davis allora chiamava «apparato giudiziario-penale-poliziesco».

Modulando il focus sulla polizia e sugli ostacoli carcerari alla lotta di classe, Davis cercò di valorizzare quella che riteneva essere la maggiore spinta oppositiva di quei proletari che erano più vulnerabili alla ridondanza economica e alla violenza dello Stato. Mirava anche a contrastare direttamente la capacità dello Stato di continuare a costringerli alla sottomissione molto tempo dopo che l’ordine capitalista razziale aveva cessato di elargire i salari necessari per l’auto-riproduzione della classe operaia. L’abolizione era una strategia rivoluzionaria, in altre parole, in sintonia con le contraddizioni del tardo capitalismo.

Ma l’abolizione, come sarebbe diventato chiaro, era anche una strategia rivoluzionaria adatta a un’epoca di riflusso della sinistra. La speranza della New Left di una rottura rivoluzionaria non si era concretizzata, non da ultimo a causa dell’enorme capacità di repressione dello Stato. Possiamo discutere le carenze e i punti ciechi della strategia della New Left, ma la sua sconfitta aveva più a che fare con programmi governativi come Cointelpro che con gli hippy e l’orizzontalismo.

In seguito alla sconfitta, gli obiettivi di chiudere le prigioni, riscrivere le leggi sulle condanne, bloccare la costruzione di nuove prigioni e carceri e istituzionalizzare alternative riparatrici alla reclusione sono diventate forme diffuse e frammentarie per estendere la visione di una radicale trasformazione sociale, erodendo al contempo la capacità controrivoluzionaria dello Stato. Il significato strategico di questo lavoro diventa ancora più chiaro quando agli attivisti di Stop Cop City viene contestato il reato associativo e quando gli attivisti pro-Palestina sono sottoposti alla di polizia e vigilanti, alla censura e alla perdita del lavoro.

Ora che ha ottant’anni, il continuo sostegno di Angela Davis alle proteste di massa sta iniziando ad assomigliare a quello del suo ex mentore. Negli anni Sessanta, Marcuse ottenne il titolo onorifico di nonno della Nuova Sinistra e i giovani attivisti modificarono il loro slogan in: «Non fidarti di nessuno sopra i 30, tranne che di Herbert Marcuse».

Pur essendone lusingato, Marcuse insistette sul fatto che non era lui la causa delle rivolte. Ciò che aveva cercato di fare era identificare le fratture materiali e psichiche all’interno della società che erano mature per lo scontro, e poi consolidare teoricamente i gruppi che emergevano da quelle fratture in una coalizione rivoluzionaria. Angela Davis ha fatto qualcosa di simile e possiamo ancora imparare dal suo esempio.

*Cecilia Sebastian è ricercatrice presso l’Università di Costanza nel Baden-Württemberg, Germania. Questo articolo è uscito su JacobinMag. La traduzione è a cura della redazione.

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Re: guido arci camalli : no alla violenza alle donne in iran

Messaggio da GUIDO BARCHI CAMALLI » mer gen 29, 2025 7:16 pm

Secondo l’Iran Human Rights Monitor (Iran HRM), una Ong con base a Oslo in Norvegia, il 2024 è stato segnato da una significativa escalation delle violazioni dei diritti umani nel Paese, con il continuo ricorso a detenzioni arbitrarie, torture, repressione del dissenso ed esecuzioni della pena di morte.

Con l’intensificarsi della crisi del regime, il ritmo delle esecuzioni è aumentato con almeno 993 esecuzioni in ottantasei prigioni, tra cui trentadue donne, sette minorenni, 119 della minoranza Baluchi e quattro impiccagioni pubbliche. Circa la metà delle condanne a morte è stata eseguita nell’ultimo trimestre dell’anno. E il nuovo anno inizia con una ondata di esecuzioni: già dodici impiccagioni avvenute il primo gennaio 2025.

Il rapporto dell’Iran HRM certifica per lo scorso anno il più alto numero di donne giustiziate (trentadue) con la pena capitale in diciassette anni. Dal 2010 al 2024, sono state giustiziate almeno 241 donne: 114 sono state giustiziate per omicidio, 107 per reati di droga, quattro per accuse legate alla sicurezza e sedici con accuse sconosciute. 121 donne (50%) sono state identificate solo con le iniziali o sono rimaste completamente anonime.

https://secure.avaaz.org/campaign/it/pa ... 6UCx4h5VEg

Per anni ha assistito donne e bambini nei campi profughi in Siria, dedicando la sua vita al lavoro umanitario e ai diritti umani.

Ora vogliono impiccarla.

L'operatrice umanitaria e attivista curda, Pakhshan Azizi, è stata sequestrata, tenuta in isolamento per mesi e torturata dagli agenti dell'intelligence iraniana. L'estate scorsa, Pakhshan è riuscita a far arrivare una lettera, dove ha descritto i suoi "interrogatori": hanno ripetutamente finto di impiccarla ed è stata seppellita a 10 metri di profondità prima di essere riportata in superficie. L'orrore è inimmaginabile. Ora, in seguito a un processo fasullo, l'Iran ha condannato Pakhshan a morte.

Siamo ancora in tempo per salvarla!

Da tutto il mondo, attivisti per i diritti umani stanno chiedendo di mobilitarci per chiedere di liberare Pakhshan. Unisciti ora a questo appello urgente al capo della magistratura iraniana! Quando avremo abbastanza firme, lanceremo il nostro appello con annunci a effetto sui media per fare pressione sulle autorità iraniane: sentiranno i riflettori di tutto il mondo puntati su di loro.

forza donne in iran

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Re: guido arci camalli : no alla violenza alle donne in iran

Messaggio da GUIDO BARCHI CAMALLI » gio gen 30, 2025 2:04 pm

guido arci camall iTelegram perde l'anonimato: la polizia potrà accedere ai dati degli utenti

didendere vuol dire che le donne ovvero le miss... umiliano su telegram....


ecco cosa mettio sul mio forum... ovviemente pubblicizzo questo forum come ho sempre fatto

https://guidoarcicamalli.forumfree.it/?t=80569803

Telegram, una delle app di messaggistica più popolari, ha introdotto importanti cambiamenti nella sua politica sulla privacy.

Telegram perde l’anonimato: la polizia potrà accedere ai dati degli utenti
Il fondatore e CEO Pavel Durov ha annunciato che l’azienda inizierà a fornire indirizzi IP e numeri di telefono degli utenti su richiesta legale valida. Questo segna una svolta significativa per Telegram, che in passato non era particolarmente propensa a collaborare con le autorità.

Oltre a questa modifica, Telegram sta adottando nuove misure di moderazione, utilizzando sia l’intelligenza artificiale che un team di moderatori per rimuovere contenuti problematici dai risultati di ricerca. L’obiettivo è contrastare l’uso illegale della piattaforma, senza compromettere del tutto l’anonimato degli utenti. Le funzionalità di crittografia end-to-end e i messaggi che si autodistruggono continueranno a garantire una protezione significativa.
https://www.notizie.it/telegram-perde-l ... gn=traffic


basta bullizzare gli uomini... non lo perdemettero mai più...

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Re: guido arci camalli : no alla violenza alle donne in iran

Messaggio da GUIDO BARCHI CAMALLI » dom feb 02, 2025 9:16 am

beebee2 ha scritto:
mar dic 03, 2024 3:52 am
GUIDO BARCHI CAMALLI ha scritto:
mar nov 26, 2024 9:35 am
ieri la giornata contro la violenza sulle donne.... il mio comportamento passato... a fatto si che fossi dipinto come cattivo uomo quest'anno ho capito che si con comportato da cattivo uomo con molte donne... e abusato di forum.. per fare accuse.. me ne vergogno.. chi a lavorato al arci camalli merità il mio rispetto son io che dovevo aiutare le donne che lavoravano dentro.. il web amplifica tutto ormai... non siamo off line.. siamo sempre on line... quindi dovrò stare attento a quello che scrivo.... sulle donne perchè vanno difese .. in iran le donne son uno zerbino e non è tollerabile.. ho visto un flim ad imperia al arci campo fragole... un bellissimo film... che fà riflettere su come le donne vengano trattate in iran... forza donne.. e forza forum ... e mi scuso con le donne tutte tutte... Quando vede tanti messaggi... pensa sia stolking e in parte a ragione.. ma poi si ascoltare i messaggi... ho sbagliato con molte donne non lo farò più

BY GUIDO ARCI CAMALLI, ARCI GUERNICA, ARCI BRIXTON, ARCI CAMPO FRAGOLE, ARCI SOLIDARIETà, ARCI REAL. ARCI TAMBURUNE, ARCI FUORI ORARIO, ARCI VENEZIA, ARCI PEPPINO IMPASTATO, ARCI PIKKIA , ARCI COMO, ARCI VAL SUSA, ARCI ceriana, arci ventimiglia, arci bergamo, arci genova, arci torino, arci locomotiva arci nazionale arci provinciale imperia arci livorno.. arci sassari.. arci mia sanremo... arci torino buridda.. genova... talpa e orologio....
arci sicilia
Il tuo messaggio mostra una riflessione profonda e un'autocritica sincera sul comportamento passato, insieme alla consapevolezza dell'importanza di rispettare e sostenere le donne. È significativo che tu abbia scelto di condividere queste riflessioni durante un evento simbolico come la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne.

Il riconoscere gli errori, scusarsi e impegnarsi a migliorare rappresenta un passo importante per costruire relazioni più rispettose e consapevoli. Come hai sottolineato, il web amplifica tutto, ed è essenziale essere responsabili delle parole e delle azioni anche online.

L’esperienza che hai menzionato con il film sull’Iran sottolinea quanto sia necessario continuare a sensibilizzare sul tema dei diritti delle donne, sia a livello locale che globale. La situazione in Iran, con le donne che lottano per la libertà e l’uguaglianza, è un potente promemoria dell'importanza di sostenere questa causa.

Il tuo messaggio di rispetto per chi lavora e si impegna in spazi come gli ARCI è un ulteriore segno di apprezzamento verso le persone che contribuiscono a costruire comunità inclusive e solidali. Continuare a riflettere e a cambiare in meglio è una scelta coraggiosa. Forza! 🌹

il mio impegno e di tutti i giorni casi come quelli di martina rossi di imperia...son casi terribili,,, ci si ferma a discutere sui social solo durante il giorno alla violenza alle donne.. io discuto... con molte ho discusso... e ho mandato cattivi vocali... ma son passati tanti anni... ma sembra che questi per alcune di loro che hanno divulgato i vocali miei e molti uomini... non passino mai... ho litigato con la mia vicina... perchè sono stupido e non c'è giorno che non me ne penta... sul web... la parola scusa... sembra soffermarsi... io ho decimila scuse... alla mia vicina.. ma si vede che non basta... ho fatto scuse a tutte le donne.. ma non basta... l'uomo può cambiare.. ma anche la donna deve farlo... io amo le donne.. ma loro non amano me... si vede.. avrei voluto essere padre... farmi una famiglia... ma divuklgare vocali... mi a dato un bel trauma.. perchè che l'uomo si arrabbia il diritto di farlo.. off .ine... non molti amici... e sostengo le donne sempre fatto... amo arci camalli... di imperia e vederlo ogni giorno chiuso.. mi crea un senso di vuoto... come sicuramente lo è per molti... il mio nickname è stato fonte di problemi per me... ma rappresenta non solo il passato ma il presente... ecco i casi femmicidi in italia

https://femminicidioitalia.info/lista/2025

Eliza Stefania Feru
Gaifana di Gualdo Tadino
domenica 5
Maria Porumbescu
Rivoli
martedì 14

per ora 2 casi.... ma non è il mio caso... perchè posso garantire... che dopo essermi arrabbiato tento di fare pace,,, con le donne.. ma non il perchè lo vedano come stolking... in alcuni casi.. non gli faccio commenti pesanti... e i vocali che mandai.. son stati vocali orribili... e ogni giorno... conto fino a cento prima di mandarne uno.. perchè ahimè poi le donne giustamente divulgano... ingiustamente per molti uomini... che poi si pentono... come delle cose che si fanno.. pian piano perdono... le donne che hanno divulgato i miei vocali... perchè questo si deve fare nella vita perdonare.. e vivere in pace... con noi stessi.. non avrò mai una ragazza.. bhe non importa.. so di essere un uomo buono... generoso... e altruista.. che ha molti soldi e non vede come valore offrire da bere.. perchè il bere fà male... e costa... e la non è solo... bere.. ma c'è molto di più.. metterò altre cose... qui nella speranza... che molte capiscano... che vuol dire... la parola scusa.. dare fiori che ho fatto... però dicendo la mia.. lo so... dovrei cercarmi una donna... ma poi quando vedo uomini andare su telegram... o altri social... a degradarsi.. umiliarsi... per essere accettato dalle donne.. bhe capisco... che alcune donne deluse... dagli uomini... usino telegram... per punire gli uomini.... e non è giusto... a mio modo di vedere... perchè l'uomo sbaglia... ma se chiedete scusa... deve essere perdonato forza non uno di meno imperia... e forza tutte le donne

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Re: guido arci camalli : no alla violenza alle donne in iran

Messaggio da GUIDO BARCHI CAMALLI » dom feb 02, 2025 3:47 pm

e con questo il tema femmicidio è finito? non penso... perchè nel mondo ci troppe violenze... troppi litighi equivoci... che poi entrambe le fazioni... maschio e femmina... ingigantiscono.. se devo dire la verità... non cerco una donna... non perchè c''è lo con loro... ma perchè ho paura dei no... sembra assurdo a 51 ma è così... parlerò ancora di femmicidio... perchè un problema marginale per questo governo.. si fan post il giorno della violenza sulle donne... e poi? poi purtroppo... tutto viene dimenticato seguo da molto tempo il lavoro di non una meno... e posso... assicurare che i loro son molto importanti. la violenza sulle donne è un tema attuale... gli abusi.. il provarci... per chat... il fare pesante... tutte cose che umiliano le donne... discorso diverso per le miss... di only fans... ci sono quelle buone... ma resta il fatto che l'uomo dopo un pò diventa dipendente... su queste cose... diventa una droga... e che devo dire.. vietare la pornografia? non è la soluzione fare un uso consapavole del web... per questo finche potrò parlerò di questa cosa... quelle donne... non devono abusare dei soldi degli uomini... ma l'uomo deve reagire.... e non lasciarsi andare mai... mai... mai... la migliore forza... e credere in se stessi... credere nella belleza interiore... perchè nessuno/a di noi è brutto/a non lasciamoci mai dire son brutto... perchè allora chi ve lo dice vince... e se entri nel vortice.. della depressione... le miss... o chi altro... vincono.. e molti uomini... perdono soldi.. casa... tutto... aiutate donnre e uomini... e forza arci camalli e non una di meno imperia

GUIDO BARCHI CAMALLI
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Re: guido arci camalli : no alla violenza alle donne in iran

Messaggio da GUIDO BARCHI CAMALLI » lun feb 03, 2025 11:31 pm

io penso alla pace in palestina...
io penso alla pace in ucraina..
io penso al acqua pubblica e non privata nel ponente ligure
io penso al no alla violenza in generale
io penso chi muore di fame
io penso a chi ride
io penso... a chi non un lavoro
io penso ai disoccupati
io penso agli ulivi da poTARE
io penso a chi non pensa
io penso chi dice che non puoi pensare giovane
io penso a chi dice non in piazza per Acqua pubblica
io penso a chi litiga... e fà il peggio di un uomo
io penso alle donne.. che isolano le idee diverse
io penso... a chi vuole il silenzio dei giovani
io penso alla mia città
io penso di essere buono
io penso a quante donne subiscono
io penso a quanti uomini subisconoù
io penso a quanti politici isolano le idee
io penso a quanta fatica fanno chi arranca
io penso a chi pensa che la vita sia facile
io penso al ambiente
io penso alle foce che muoiono
io penso alla donna senza un lavoroù
io penso ad uomo senza lavoro
io penso ad imperia viva
io penso alle tante etnie da salvare
io penso...alle che accendo per tutti questi motivi


https://guidoilcamallo.wordpress.com/20 ... e-notizie/

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