Il punto sulla COSMESI ECO-BIO!
Inviato: lun giu 30, 2014 11:12 am
Salve a tutti, sono una nuova iscritta
Prima di introdurre la mia argomentazione circa una grande perplessità che credo assalga quasi tutti coloro che per la prima volta si affacciano al mondo della cosmesi eco-bio, volevo ringraziare di cuore tutti i volontari che donano il loro prezioso aiuto in questo meraviglioso forum.. e ovviamente un grazie particolare a Fabrizio Zago, che ammiro e stimo profondamente per la sua grande dedizione a questa causa in modo così sincero e incondizionato.
Recentemente ho letto in un blog (apparentemente affidabile) un'argomentazione proprio con il titolo: 'Il punto sulla COSMESI ECO-BIO'.... ed ovviamente capirete bene che per una persona che decide di affacciarsi a questo nuovo mondo ha bisogno di chiarimenti da persone esperte e competenti; dato che ormai sul web quasi tutti si spacciano per periti chimici e quant'altro..
Cari amici, dunque, vorrei ascoltare il vostro parere in merito a quanto tale blog scrive:
"Vista la generalizzata confusione sui termini si potrebbe provocatoriamente dire che in realtà: il cosmetico Eco-Bio non esiste.
Esiste però certamente il consumatore Eco-Bio. Esiste infatti una domanda del mercato sensibile ad argomentazioni ambientaliste e salutiste che i produttori di cosmetici cercano di catturare con cosmetici e marchi disegnati appositamente. Le analisi di mercato hanno individuato una quota poco superiore al 10% di consumatori TRUE GREEN, con una sistematica preferenza per i prodotti GREEN, ma oltre un 60% di comportamenti cosiddetti LIGHT GREEN , quindi con una predisposizione o preferenza generica per il prodotto GREEN .
Visto che la definizione di cosa è ECO e cosa è BIO nella cosmesi non è stabilita in modo univoco ogni marca adotta quella che gli fa più comodo per vendere più cosmetici possibile.
La domanda ambientalista e salutista , che possiamo chiamare GREEN, ha molte facce e viene modulata e a volte indirizzata dal marketing.
Le prime marche e prodotti fortemente caratterizzati hanno cominciato a crescere circa 30 anni fa.
Con il GREEN, il marketing ci è sempre andato a nozze; prima di tutto perché:
NON ESISTE UN PRODOTTO GREEN in assoluto.
Nella società dei consumi tutti i prodotti industriali comportano consumi energetici e impatti ambientali non nulli. E’ compito del marketing far capire o intendere che un prodotto è migliore da quel punto di vista. L’enorme giro d’affari e la grande confusione hanno obbligato la potente FTC, Federal Trade Commission, a redigere una Green Guide, per markettari che intendono utilizzare claims ambientali.
“Green Guides” Will Help Marketers Avoid Making Misleading Environmental Claims
Quello che si può vendere è un prodotto GREENER, cioè più GREEN.
E’ COMPITO DEL MARKETING FAR RECEPIRE AL CONSUMATORE QUANTO UN PRODOTTO E’ PIU’ GREEN.
Tra esperti e markettari circola il motto: “ there is not a such thing as a green product” , parafrasando una celebre frase molto amata a Wall Street: “non esistono pranzi gratis”. Per quanto il marketing , GREEN o NON GREEN, abbia comunque la finalità di far guadagnare l’impresa, in questo caso ha dovuto interagire ed adeguarsi ad una domanda dei consumatori più esigente e consapevole.
Molti esperti e cosmetologhi sono fortemente critici verso la “moda” del cosmetico ECO-BIO, più che altro per il dilagare di argomentazioni pseudoscientifiche e per il diffuso utilizzo di allarmismo immotivato (fearmongering) nel marketing green.
In realtà anche se fosse solo una moda, più o meno pilotata dal marketing, la cosmesi GREEN , si porta appresso notevoli meriti
e la quantità o l’incidenza di nonsense, assurdità, pseudoscienza che si può trovare nella cosmesi GREEN non è affatto superiore a quella che si trova in tutta la cosmesi.
Il cosmetico GREEN non è più sicuro di un qualunque cosmetico, anzi contrariamente a quello che la gente pensa proprio perché utilizza ingredienti con una loro naturale variabilità, instabilità, indeterminazione, la cosmesi GREEN richiede maggiori attenzioni per garantire la sicurezza del prodotto. Per descrivere una qualità che distingue il cosmetico GREEN si può dire che tipicamente è più BIOCOMPATIBILE.
Il concetto di BIOCOMPATIBILITA’, migrato dalla medicina, riassume non solo il fatto che il prodotto dovrebbe essere in grado di essere metabolizzato dagli organismi viventi senza nessun effetto dannoso sulle funzioni vitali, ma anche che non innesca nel tempo reazioni di rigetto. E se con il concetto di rigetto si guarda all’uomo , ma anche all’ambiente, si intuisce per sommi capi cosa si intende per cosmetico GREEN.
La BIOCOMPATIBILITA’ in linea di principio comporta che siano più probabili o possibili interazioni con la fisiologia della pelle , nel bene e nel male.
“Nel male” intendendo , non tanto l’aspetto tossicologico, che deve essere comunque valutato in modo da rappresentare il minor rischio possibile, quanto il fatto che a volte la miglior azione cosmetica viene esplicitata da ingredienti assolutamente estranei alla pelle ed alla sua fisiologia, cioè poco o pochissimo biocompatibili.
Alcuni dei cosmetici venduti come ECO-BIO interpretano la BIOCOMPATIBILITA’ a loro piacimento, a volte con logiche assurde; la maggioranza dei cosmetici venduti come GREEN, anche per raggiungere la maggioranza dei consumatori con un messaggio semplice semplice, lo banalizzano con slogan tipo: SENZA PETROLATI o PARABENI.
BIOCOMPATIBILE non significa necessariamente più sicuro . Ma i movimenti di opinione e le preferenze di una fascia sempre più ampia di popolazione a favore di cosmetici più biocompatibili hanno prodotto una accelerazione nel processo per una maggiore sicurezza del cosmetico, di tutto il cosmetico.
Il trend di mercato ed il sistema normativo si sarebbero comunque evoluti in questa direzione, ma la domanda di cosmetici GREEN ha alimentato notevolmente questa evoluzione.
Tutti i cosmetici , non solo quelli GREEN, sono oggi più sicuri che in passato.
Ad esempio: da quando l’Enviromental Working Group in USA ha avviato la sua campagna per il SAFE COSMETICS, in USA sono completamente cambiati metodi di analisi e conclusioni dei SAFETY ASSESSMENT, i report di valutazione della sicurezza degli ingredienti cosmetici.
Il CIR ( Cosmetic Ingredient Review, il comitato scientifico privato di valutazione della sicurezza degli ingredienti ) che in passato tendeva a omologare le scelte dell’industria cosmetica sancendo di ogni ingrediente un generico SAFE AS USED ( Sicuro per come è utilizzato ) oggi pubblica report e opinion di grande accuratezza scientifica.
Cito un “quasi aneddoto”, che dovrebbe essere noto a chi naviga da un po’ di anni nella cosmesi: QUALCHE ANNO FA LA CONCENTRAZIONE MAX CHE IL CIR CONSIDERAVA ”SAFE AS USED” DEI PARABENI ERA PAZZESCAMENTE ALTA : IL 25% (safety assessment del 1984). Questa posizione è stata rivista solo nel 2005 e solo l’anno scorso , se non ricordo male, il CIR ha avvicinato le sue posizioni a quelle espresse dall’SCCP , il comitato scientifico europeo abbassando notevolmente le concentraziobni considerate sicure ( 0,4% il singolo parabene , 0,8% la miscela di più parabeni).
Il fatto che il comitato scientifico americano considerasse sicuri i parabeni all’interno di un cosmetico , addirittura, al 25%. è una prova del fatto che una decisa correzione di rotta nelle procedure e normative preposte alla sicurezza del cosmetico era necessaria. Questa c’è stata ed è in corso anche grazie alla COSMESI GREEN.
Oggi purtroppo la allarmistica campagna in corso contro i parabeni li sta assurdamente demonizzando con argomenti poco fondati.
Così può capitare che per vendere un cosmetico ECO-BIO si debba dichiarare che è paraben FREE e si utilizzino come conservanti alternativi sostanze sintetiche, spesso derivati petroliferi e con problemi di sensibilizzazione e stabilità anche superiori a quelli che potevano creare i parabeni.
MORTE ANNUNCIATA DEL COSMETICO IMMORTALE
Il cosmetico generico, alla luce delle attuali norme e prassi soffre di un disturbo terribile:
LA PRESUNZIONE DI ETERNITA’.
Strano ma vero, credono davvero che il cosmetico possa essere eterno.
Ne parlavo qui: Come sapere se un cosmetico è sullo scaffale da 10 anni
In sostanza, a chi per caso fosse capitato frequentare un laboratorio con le segrete carte tecniche delle materie prime sarebbe saltato agli occhi un curioso fenomeno, quasi un miracolo.
Moltissime delle materie prime con cui viene assemblato un cosmetico hanno una data di scadenza, cioè ogni lotto scade o ha una shelf life ben determinata.
Il miracolo era/è che assemblando:
un olio prelevato da un lotto che scade diciamo tra 16 mesi,
un conservante che scade diciamo tra 2 mesi,
un emulsionante che scade tra un anno e mezzo ,
degli antiossidanti che scadono diciamo tra 7 mesi,
acqua QB ( sull’acqua non c’è scritta la data di scadenza, ma scade pure lei)
il prodotto finale spesso non riporta alcuna data di scadenza, quasi fosse eterno. Al massimo se viene aperto ed usato si deve specificare che dopo un PAO ( cioè un tot ) di mesi deve essere buttato. Ma se non lo apri è proprio eterno ( almeno così lui crede!!).
Nessuno impedisce ad un cosmetico di stare su uno scaffale per 10, 20 o 30 anni. Tutto questo, ovviamente, nel pieno rispetto delle norme e prassi vigenti
Gli interessi economici che stanno dietro a queste norme e prassi sono evidenti.
E’ altrettanto evidente che se anziché un olio di paraffina o un dimeticone, che non ossidano neanche prendendoli a martellate, viene utilizzato un bel olio vegetale, magari ricco di omega 3, che puzza di pesce dopo 20 minuti di prova finestra, qualche dubbio sulla presunta eternità del cosmetico ce lo dovremmo porre."
Scusatemi ma l'argomento era molto vasto e ho cercato di riportare più materiale possibile.
In questo blog si discutono gli inci dei cosmetici e dei suoi presunti effetti 'come in questo forum' sotto la supervisione di colui che ha scritto quanto ho sopra citato.. Non so se é opportuno oppure no che io riporto nome e cognome di questa persona.. Se Fabrizio acconsente lascierò il link del blog.. però il fatto che qualcuno firmi il tutto con nome e cognome dà l'idea di una persona perlomeno informata e competente. Anche se la mia innata diffidenza mi porta a pensare che una persona che non lasci scritto alcuna qualifica e che per di più ha nel suo blog argomenti dal titolo: 'Le bloggers cosmetiche da evitare come la peste…' mi sembra indice di poca serietà e affidabilità.
Dunque, mi preme sapere il vostro parere, in particolare quello di Fabrizio su quanto ho riportato...
Spero che questo argomento non venga preso come una polemica, vi assicuro che la mia é pura e semplice curiosità..
e spero di non aver fatto un errore nell'introdurlo in questo forum..
Prima di introdurre la mia argomentazione circa una grande perplessità che credo assalga quasi tutti coloro che per la prima volta si affacciano al mondo della cosmesi eco-bio, volevo ringraziare di cuore tutti i volontari che donano il loro prezioso aiuto in questo meraviglioso forum.. e ovviamente un grazie particolare a Fabrizio Zago, che ammiro e stimo profondamente per la sua grande dedizione a questa causa in modo così sincero e incondizionato.
Recentemente ho letto in un blog (apparentemente affidabile) un'argomentazione proprio con il titolo: 'Il punto sulla COSMESI ECO-BIO'.... ed ovviamente capirete bene che per una persona che decide di affacciarsi a questo nuovo mondo ha bisogno di chiarimenti da persone esperte e competenti; dato che ormai sul web quasi tutti si spacciano per periti chimici e quant'altro..
Cari amici, dunque, vorrei ascoltare il vostro parere in merito a quanto tale blog scrive:
"Vista la generalizzata confusione sui termini si potrebbe provocatoriamente dire che in realtà: il cosmetico Eco-Bio non esiste.
Esiste però certamente il consumatore Eco-Bio. Esiste infatti una domanda del mercato sensibile ad argomentazioni ambientaliste e salutiste che i produttori di cosmetici cercano di catturare con cosmetici e marchi disegnati appositamente. Le analisi di mercato hanno individuato una quota poco superiore al 10% di consumatori TRUE GREEN, con una sistematica preferenza per i prodotti GREEN, ma oltre un 60% di comportamenti cosiddetti LIGHT GREEN , quindi con una predisposizione o preferenza generica per il prodotto GREEN .
Visto che la definizione di cosa è ECO e cosa è BIO nella cosmesi non è stabilita in modo univoco ogni marca adotta quella che gli fa più comodo per vendere più cosmetici possibile.
La domanda ambientalista e salutista , che possiamo chiamare GREEN, ha molte facce e viene modulata e a volte indirizzata dal marketing.
Le prime marche e prodotti fortemente caratterizzati hanno cominciato a crescere circa 30 anni fa.
Con il GREEN, il marketing ci è sempre andato a nozze; prima di tutto perché:
NON ESISTE UN PRODOTTO GREEN in assoluto.
Nella società dei consumi tutti i prodotti industriali comportano consumi energetici e impatti ambientali non nulli. E’ compito del marketing far capire o intendere che un prodotto è migliore da quel punto di vista. L’enorme giro d’affari e la grande confusione hanno obbligato la potente FTC, Federal Trade Commission, a redigere una Green Guide, per markettari che intendono utilizzare claims ambientali.
“Green Guides” Will Help Marketers Avoid Making Misleading Environmental Claims
Quello che si può vendere è un prodotto GREENER, cioè più GREEN.
E’ COMPITO DEL MARKETING FAR RECEPIRE AL CONSUMATORE QUANTO UN PRODOTTO E’ PIU’ GREEN.
Tra esperti e markettari circola il motto: “ there is not a such thing as a green product” , parafrasando una celebre frase molto amata a Wall Street: “non esistono pranzi gratis”. Per quanto il marketing , GREEN o NON GREEN, abbia comunque la finalità di far guadagnare l’impresa, in questo caso ha dovuto interagire ed adeguarsi ad una domanda dei consumatori più esigente e consapevole.
Molti esperti e cosmetologhi sono fortemente critici verso la “moda” del cosmetico ECO-BIO, più che altro per il dilagare di argomentazioni pseudoscientifiche e per il diffuso utilizzo di allarmismo immotivato (fearmongering) nel marketing green.
In realtà anche se fosse solo una moda, più o meno pilotata dal marketing, la cosmesi GREEN , si porta appresso notevoli meriti
e la quantità o l’incidenza di nonsense, assurdità, pseudoscienza che si può trovare nella cosmesi GREEN non è affatto superiore a quella che si trova in tutta la cosmesi.
Il cosmetico GREEN non è più sicuro di un qualunque cosmetico, anzi contrariamente a quello che la gente pensa proprio perché utilizza ingredienti con una loro naturale variabilità, instabilità, indeterminazione, la cosmesi GREEN richiede maggiori attenzioni per garantire la sicurezza del prodotto. Per descrivere una qualità che distingue il cosmetico GREEN si può dire che tipicamente è più BIOCOMPATIBILE.
Il concetto di BIOCOMPATIBILITA’, migrato dalla medicina, riassume non solo il fatto che il prodotto dovrebbe essere in grado di essere metabolizzato dagli organismi viventi senza nessun effetto dannoso sulle funzioni vitali, ma anche che non innesca nel tempo reazioni di rigetto. E se con il concetto di rigetto si guarda all’uomo , ma anche all’ambiente, si intuisce per sommi capi cosa si intende per cosmetico GREEN.
La BIOCOMPATIBILITA’ in linea di principio comporta che siano più probabili o possibili interazioni con la fisiologia della pelle , nel bene e nel male.
“Nel male” intendendo , non tanto l’aspetto tossicologico, che deve essere comunque valutato in modo da rappresentare il minor rischio possibile, quanto il fatto che a volte la miglior azione cosmetica viene esplicitata da ingredienti assolutamente estranei alla pelle ed alla sua fisiologia, cioè poco o pochissimo biocompatibili.
Alcuni dei cosmetici venduti come ECO-BIO interpretano la BIOCOMPATIBILITA’ a loro piacimento, a volte con logiche assurde; la maggioranza dei cosmetici venduti come GREEN, anche per raggiungere la maggioranza dei consumatori con un messaggio semplice semplice, lo banalizzano con slogan tipo: SENZA PETROLATI o PARABENI.
BIOCOMPATIBILE non significa necessariamente più sicuro . Ma i movimenti di opinione e le preferenze di una fascia sempre più ampia di popolazione a favore di cosmetici più biocompatibili hanno prodotto una accelerazione nel processo per una maggiore sicurezza del cosmetico, di tutto il cosmetico.
Il trend di mercato ed il sistema normativo si sarebbero comunque evoluti in questa direzione, ma la domanda di cosmetici GREEN ha alimentato notevolmente questa evoluzione.
Tutti i cosmetici , non solo quelli GREEN, sono oggi più sicuri che in passato.
Ad esempio: da quando l’Enviromental Working Group in USA ha avviato la sua campagna per il SAFE COSMETICS, in USA sono completamente cambiati metodi di analisi e conclusioni dei SAFETY ASSESSMENT, i report di valutazione della sicurezza degli ingredienti cosmetici.
Il CIR ( Cosmetic Ingredient Review, il comitato scientifico privato di valutazione della sicurezza degli ingredienti ) che in passato tendeva a omologare le scelte dell’industria cosmetica sancendo di ogni ingrediente un generico SAFE AS USED ( Sicuro per come è utilizzato ) oggi pubblica report e opinion di grande accuratezza scientifica.
Cito un “quasi aneddoto”, che dovrebbe essere noto a chi naviga da un po’ di anni nella cosmesi: QUALCHE ANNO FA LA CONCENTRAZIONE MAX CHE IL CIR CONSIDERAVA ”SAFE AS USED” DEI PARABENI ERA PAZZESCAMENTE ALTA : IL 25% (safety assessment del 1984). Questa posizione è stata rivista solo nel 2005 e solo l’anno scorso , se non ricordo male, il CIR ha avvicinato le sue posizioni a quelle espresse dall’SCCP , il comitato scientifico europeo abbassando notevolmente le concentraziobni considerate sicure ( 0,4% il singolo parabene , 0,8% la miscela di più parabeni).
Il fatto che il comitato scientifico americano considerasse sicuri i parabeni all’interno di un cosmetico , addirittura, al 25%. è una prova del fatto che una decisa correzione di rotta nelle procedure e normative preposte alla sicurezza del cosmetico era necessaria. Questa c’è stata ed è in corso anche grazie alla COSMESI GREEN.
Oggi purtroppo la allarmistica campagna in corso contro i parabeni li sta assurdamente demonizzando con argomenti poco fondati.
Così può capitare che per vendere un cosmetico ECO-BIO si debba dichiarare che è paraben FREE e si utilizzino come conservanti alternativi sostanze sintetiche, spesso derivati petroliferi e con problemi di sensibilizzazione e stabilità anche superiori a quelli che potevano creare i parabeni.
MORTE ANNUNCIATA DEL COSMETICO IMMORTALE
Il cosmetico generico, alla luce delle attuali norme e prassi soffre di un disturbo terribile:
LA PRESUNZIONE DI ETERNITA’.
Strano ma vero, credono davvero che il cosmetico possa essere eterno.
Ne parlavo qui: Come sapere se un cosmetico è sullo scaffale da 10 anni
In sostanza, a chi per caso fosse capitato frequentare un laboratorio con le segrete carte tecniche delle materie prime sarebbe saltato agli occhi un curioso fenomeno, quasi un miracolo.
Moltissime delle materie prime con cui viene assemblato un cosmetico hanno una data di scadenza, cioè ogni lotto scade o ha una shelf life ben determinata.
Il miracolo era/è che assemblando:
un olio prelevato da un lotto che scade diciamo tra 16 mesi,
un conservante che scade diciamo tra 2 mesi,
un emulsionante che scade tra un anno e mezzo ,
degli antiossidanti che scadono diciamo tra 7 mesi,
acqua QB ( sull’acqua non c’è scritta la data di scadenza, ma scade pure lei)
il prodotto finale spesso non riporta alcuna data di scadenza, quasi fosse eterno. Al massimo se viene aperto ed usato si deve specificare che dopo un PAO ( cioè un tot ) di mesi deve essere buttato. Ma se non lo apri è proprio eterno ( almeno così lui crede!!).
Nessuno impedisce ad un cosmetico di stare su uno scaffale per 10, 20 o 30 anni. Tutto questo, ovviamente, nel pieno rispetto delle norme e prassi vigenti
Gli interessi economici che stanno dietro a queste norme e prassi sono evidenti.
E’ altrettanto evidente che se anziché un olio di paraffina o un dimeticone, che non ossidano neanche prendendoli a martellate, viene utilizzato un bel olio vegetale, magari ricco di omega 3, che puzza di pesce dopo 20 minuti di prova finestra, qualche dubbio sulla presunta eternità del cosmetico ce lo dovremmo porre."
Scusatemi ma l'argomento era molto vasto e ho cercato di riportare più materiale possibile.
In questo blog si discutono gli inci dei cosmetici e dei suoi presunti effetti 'come in questo forum' sotto la supervisione di colui che ha scritto quanto ho sopra citato.. Non so se é opportuno oppure no che io riporto nome e cognome di questa persona.. Se Fabrizio acconsente lascierò il link del blog.. però il fatto che qualcuno firmi il tutto con nome e cognome dà l'idea di una persona perlomeno informata e competente. Anche se la mia innata diffidenza mi porta a pensare che una persona che non lasci scritto alcuna qualifica e che per di più ha nel suo blog argomenti dal titolo: 'Le bloggers cosmetiche da evitare come la peste…' mi sembra indice di poca serietà e affidabilità.
Dunque, mi preme sapere il vostro parere, in particolare quello di Fabrizio su quanto ho riportato...
Spero che questo argomento non venga preso come una polemica, vi assicuro che la mia é pura e semplice curiosità..
e spero di non aver fatto un errore nell'introdurlo in questo forum..