Come hai ragione Fabrizio, io sono molto ma molto disillusa sul fatto che gli "artigiani" si dedichino a un po' di ricerca, che perfezionino la scienza, che razionalizzino l'ecoemozione e l'ecomarketing. Ho notato che tutti tirano solo a campare, a copiarsi, a ripetere il già visto e il già fatto, l'innovazione anche su tematiche di sostenibilità è vista come il fumo negli occhi.Fabrizio Zago ha scritto: .... gli artigiani dovrebbero riunirsi in un consorzio che faccia della ricerca, che proponga nuove sostanze eccetera, e che le produca. Tu sei convinta che quel giorno verrà?
Io sto qui e aspetto e mi leggo materiale tecnico molto interessante pubblicato da .... multinazionali.
Eppure in un paese come la Grecia - messa ben peggio dell'Italia sia come progresso scientifico, sia dal punto di vista economico - è cresciuta una azienda come Korres http://www.korres.com/default.aspx che adesso si trova in tutto il mondo (aveva uno stand persino al congresso AAD - american academy of dermatology). Io sono - non saprei nemmeno dire cosa sono- atterrita? schifata? basita? boh...- dalle aziende italiane e dalla loro ristrettezza mentale (guarda anche un erbolario, ma per cortesia, sono ancora lì a spacciare per eco profumi sintetici, ftalati a gogò e incensini, a fronte di quattro prodotti del put certificati Icea...).
E per tornare al "verde", un mio amico e collega mi ha fatto notare che il colore meno ecosostenibile è proprio....il verde!
http://www.nannimagazine.it/articolo/E- ... ostenibile (è vero, tu che sei un esperto di colori?)
Per finire con Garnier e la sua ecolinea: stanno facendo una pura operazione di marketing. Va bene, il fine giustifica i mezzi, ma capisco che possa "innervosire" chi si è dedicato anema e core, a queste tematiche, il vedere che arriva la potenza di turno e forte della sua spocchia e dei miliardi che investe in pubblicità va avanti come un panzer comportandosi come se avesse scoperto l'acqua calda.