sondaggio packaging ecobio!
Moderatore: Erica Congiu
Per quanto riguarda i vasetti Fitocose di creme viso non mi sembrano male (ho il centro raccolta regionale vasetti creme finite, mi passa sottomano di tutto). Mi sembrano resistenti anche i tappi, che si avvitano bene. Certo, le etichette di carta che si rovinano alla prima goccia d'acqua sono molto migliorabili (e non parliamo delle urende bottiglie di plastica bianca...!)
Lola
Lola
Muji è in Via Torino (sulla destra andando verso Duomo) e in Corso Buenos Aires (lato destro andando verso Loreto, mi pare dopo l'incrocio con Via San Gregorio). Anch'io uso i loro contenitori, viaggio spesso e pur essendo di plastica sono piccoli e fatti bene, ci sono anche i barattolini con lo spry :-)
Per quanto riguarda le confezioni dei cosmetici anche io sono abbastanza spartana e guardo più alla funzionalità che alla bellezza della confezione, però questo non giustifica lo squallore di certe confezioni.
Per quanto riguarda le confezioni dei cosmetici anche io sono abbastanza spartana e guardo più alla funzionalità che alla bellezza della confezione, però questo non giustifica lo squallore di certe confezioni.
a me interessa che conservino bene il prodotto e che siano di materiale riciclabile. preferisco se non sono contenuti in scatole di cartone, ma se lo sono, ovviamente è meglio che il cartone sia riciclato, altrimenti ci penso io.
del colore e delle etichette non mi importa nulla (ot: ma ho notato che in piscina attiravo l'attenzione sfoggiando marche sconosciute ai +, es. fitocose. una volta, poi, mi è toccato spiegare a una signora cosa mi stavo spalmando dopo la doccia - olio di mandorle dolci - e si è creato un capannello di gente intorno a me)
del colore e delle etichette non mi importa nulla (ot: ma ho notato che in piscina attiravo l'attenzione sfoggiando marche sconosciute ai +, es. fitocose. una volta, poi, mi è toccato spiegare a una signora cosa mi stavo spalmando dopo la doccia - olio di mandorle dolci - e si è creato un capannello di gente intorno a me)
Io penso che si dovrebbe cercare una sintesi tra l'estetica del pack, la funzionalità e l'ecologicità...gli involucri di cartone credo siano evitabilissimi, è solo carta in più, anche se riciclabile. Concordo sulla funzionalità...tirarsi dietro un bottiglione di vetro da litro in palestra o in piscina è improponibile (oltra al rischio di rottura..), si può ovviare travasando in contenitori più gestibili, è vero, però se si vuole che la cosmesi eco-bio diventi "comune" deve essere pronto uso, secondo me. Cioè uno compra il prodotto e lo adopera così com'è, confezionato in un pack funzionale e possibilmente gradevole alla vista..altrimenti la maggior parte dei consumatori continuerà a preferire il prodotto "facile".
E poi..anche l'occhio vuole la sua parte! Inutile negarlo..pretendere che un cosmetico eco-bio sia apprezzato solo ed esclusivamente per il suo "contenuto" piuttosto che anche per la confezione gradevole è IMHO come dire che una donna intelligente deve necessariamente essere brutta...
Come esempio di confezioni gradevoli e ecologiche mi vengono in mente quelle dei prodotti L'Occitane (li ho visti ma mai usati e non consco gli INCI quindi la mia è una considerazione prettamente estetica), vasetti in vetro con tappi di alluminio, tubi in alluminio, qualche bottiglia in vetro belle etichette...
Le confezioni di Fitocose non mi dispiacciono, non mi si è mai rotto nulla, solo le bottiglie delle creme fluide per il corpo mi sembrano migliorabili..
E poi..anche l'occhio vuole la sua parte! Inutile negarlo..pretendere che un cosmetico eco-bio sia apprezzato solo ed esclusivamente per il suo "contenuto" piuttosto che anche per la confezione gradevole è IMHO come dire che una donna intelligente deve necessariamente essere brutta...
Come esempio di confezioni gradevoli e ecologiche mi vengono in mente quelle dei prodotti L'Occitane (li ho visti ma mai usati e non consco gli INCI quindi la mia è una considerazione prettamente estetica), vasetti in vetro con tappi di alluminio, tubi in alluminio, qualche bottiglia in vetro belle etichette...
Le confezioni di Fitocose non mi dispiacciono, non mi si è mai rotto nulla, solo le bottiglie delle creme fluide per il corpo mi sembrano migliorabili..
Re: sondaggio packaging ecobio!
per me le confezioni devono essere funzionali piu' che belle. Ad esempio le alcune confezioni di fitocose sono scomode perche' non si riescea capire quanto prodotto e' rimasto (vedi lo jalus o i fluidi per il corpo o i tonici)elena ha scritto:E' importante per voi la scatola che contiene il vasetto di crema?
a me veramente turba il pensiero che si cominci a ricercare anche nel bio un pakaging esteticamente apprezzabile,
concordo col fatto che quando con poca fatica si può creare un prodotto piacevole alla vista, và fatto eccome.
ma il rischio è che si reinnesti un modello pensiero che si fà così fatica a sradicare dall'altra parte, e che nell'arco del tempo la richiesta dell'estetica diventi preponderante.
ho fatto una fatica sciamannata a deprogrammare i miei sensi alla piacevolezza e necessità dei vari colori e delle seduzioni di ogni tipo che i prodotti chimici in commercio, dalla produzione alla pubblicità,
da questa deprogrammazione mi deriva che un prodotto semplice e basico mi appaga e rasserena
quindi voto no per i veri cessi di confezioni
ma voto un si netto per qualunque confezione basica, e mi auguro che rimanga tale.
spero non succeda mai che si parta ad investire soldi e risorse, energie e tossicità di produzione, per confezioni più elaborate.
perchè suppongo che ogni elaborazione di colore e forma aggiuntiva richieda delle energie in più.
il mostro packaging e graziosità si annida negli angoli e quando siamo più indifesi salta fuori.
scusate, sono troppo talebana, o forse stò ancora lottando con la deprogrammazione da vasetti seducenti,
sigh.
concordo col fatto che quando con poca fatica si può creare un prodotto piacevole alla vista, và fatto eccome.
ma il rischio è che si reinnesti un modello pensiero che si fà così fatica a sradicare dall'altra parte, e che nell'arco del tempo la richiesta dell'estetica diventi preponderante.
ho fatto una fatica sciamannata a deprogrammare i miei sensi alla piacevolezza e necessità dei vari colori e delle seduzioni di ogni tipo che i prodotti chimici in commercio, dalla produzione alla pubblicità,
da questa deprogrammazione mi deriva che un prodotto semplice e basico mi appaga e rasserena
quindi voto no per i veri cessi di confezioni
ma voto un si netto per qualunque confezione basica, e mi auguro che rimanga tale.
spero non succeda mai che si parta ad investire soldi e risorse, energie e tossicità di produzione, per confezioni più elaborate.
perchè suppongo che ogni elaborazione di colore e forma aggiuntiva richieda delle energie in più.
il mostro packaging e graziosità si annida negli angoli e quando siamo più indifesi salta fuori.
scusate, sono troppo talebana, o forse stò ancora lottando con la deprogrammazione da vasetti seducenti,
sigh.
complimenti!Elle ha scritto:ho fatto una fatica sciamannata a deprogrammare i miei sensi alla piacevolezza e necessità dei vari colori e delle seduzioni di ogni tipo che i prodotti chimici in commercio, dalla produzione alla pubblicità,
da questa deprogrammazione mi deriva che un prodotto semplice e basico mi appaga e rasserena
La scatola protegge solo dalla luce, nell'eventualità fosse necessario.elena ha scritto:Ma il prodotto senza scatola non vi sembra meno igienico?Parlo più che altro delle creme...sto avendo un diverbio con un amico, secondo me se si mette un sigillo non dovrebbe fare differenza, secondo lui invece la scatola protegge di più, almeno dà questa idea.
Che ne pensate?
:-) Elena
Che c'entra l'igiene? Che non si può sditazzare una crema in scatola?
Meglio il sigillo, come dici tu.
Scusate ma il 99% del bio viene invasato in questi vasetti:
Si usano perchè suppongo costino una caxxata.
Normalmente la plastica utilizzata è il PP (polipropilene). E' vero che in parte si ricicla ma credo che il maggior riciclatore vicino a me sia l'inceneritore (scusate ... termovalorizzatore) di Bergamo.
Ma il vetro fa così schifo? Ci facciamo le menate per 3grammi di petrolato e poi ..?
Capisco i bagnodoccia ... a me anni fa se ne ruppe uno della allora famosa 'antica erboristeria' mentre facevo la doccia e non fu una bellissima esperienza ma dove si può evitare ....
Si usano perchè suppongo costino una caxxata.
Normalmente la plastica utilizzata è il PP (polipropilene). E' vero che in parte si ricicla ma credo che il maggior riciclatore vicino a me sia l'inceneritore (scusate ... termovalorizzatore) di Bergamo.
Ma il vetro fa così schifo? Ci facciamo le menate per 3grammi di petrolato e poi ..?
Capisco i bagnodoccia ... a me anni fa se ne ruppe uno della allora famosa 'antica erboristeria' mentre facevo la doccia e non fu una bellissima esperienza ma dove si può evitare ....
Ciao a tutti.
Se il verbo del bio va diffuso il contenitore dovrebbe essere bello, funzionale e resistente e il prodotto avere un buon profumo, cioè essere uguale a uno di cosmesi tradizionale fuori, e meglio dentro. La plastica si può riciclare, almeno quella che si usa per i cosmetici (PET, PE, SAN, PP forse, anche l'ABS mi dicono), la carta anche, il vetro che te lo dico a fare.
La via talebana potrebbe essere andare a farsi lo sciampo in una azienda produttrice, proprio sotto la pompa di scarico del semilavorato , ovviamente dopo aver verificato l'inci.
La mia scelta è PET per i liquidi e vetro col tappo di plastica per le creme. Con scatola e sigillo, massì, non facciamo vedere che siamo provinciali. Tutto riciclabile chiaro.
In questo modo il barattolo costerà circa 10 volte più di ciò che contiene , ma in fatto di costi al consumatore abbiamo tutti "visto cose che voi umani neanche immaginate".
Una volta conquistato il mercato e spazzato via tutto ciò che non è bio, eliminiamo tutto il pack superfluo. Chi è con me? (e aggiungerei anche: Dio lo vuole!)
Con ossequi,
Messer Pink
Se il verbo del bio va diffuso il contenitore dovrebbe essere bello, funzionale e resistente e il prodotto avere un buon profumo, cioè essere uguale a uno di cosmesi tradizionale fuori, e meglio dentro. La plastica si può riciclare, almeno quella che si usa per i cosmetici (PET, PE, SAN, PP forse, anche l'ABS mi dicono), la carta anche, il vetro che te lo dico a fare.
La via talebana potrebbe essere andare a farsi lo sciampo in una azienda produttrice, proprio sotto la pompa di scarico del semilavorato , ovviamente dopo aver verificato l'inci.
La mia scelta è PET per i liquidi e vetro col tappo di plastica per le creme. Con scatola e sigillo, massì, non facciamo vedere che siamo provinciali. Tutto riciclabile chiaro.
In questo modo il barattolo costerà circa 10 volte più di ciò che contiene , ma in fatto di costi al consumatore abbiamo tutti "visto cose che voi umani neanche immaginate".
Una volta conquistato il mercato e spazzato via tutto ciò che non è bio, eliminiamo tutto il pack superfluo. Chi è con me? (e aggiungerei anche: Dio lo vuole!)
Con ossequi,
Messer Pink
Sono una persona "essenziale" e penso che in questi casi la funzionalità sia l'unico aspetto importante
Un'analisi meno personale: chi acquista prodotti ecologi ed appartenenti al commercio equo-solidale deve fare una scelta prima di tutto etica; sono importanti le conseguenze dell'atto di acquisto(sostenere i produttori dei paesi in via di sviluppo, sostenere la difesa dell'ambiente) e la funzionalità dei prodotti, mentre sono secondarie le motivazioni edonistiche e di salutismo egocentrico
Inoltre non è coerente l'uso di confezioni "accattivanti" o dal design complesso con i messaggi di "sobrietà" e di "divieto verso ogni forma di spreco" che caratterizzano chi promuove queste forme di commercio responsabili
Infine non è un advanced marketing project che farà fare il salto alla biocosmesi; le piccole aziende artigianali da sole non hanno gli strumenti per poter sostenere economie di scala e non saranno aumenti del fatturato del 10-20% a far crescere la capacità produttiva di queste PMI;
non so quanto sia auspicabile che un'azienda che produce in modo artigianale (sono le superstiti di una realtà autentica in estinzione: le arti e corporazioni, le maestranze) denaturi il suo modo di procedere e si trasformi in una moderna industria che automatizza i processi produttivi e produce in serie
Pensate ad un prodotto seguito passo dopo passo da un artigiano, alla selezione delle materie prime, alle tecniche di estrazione dei principi attivi,
come potranno essere garantite da produzioni in serie automatizzate?
I controlli di terza parte indipendente (gli enti certificatori) che anche in un mercato di nicchia (l'attuale mercato della biocosmesi) non sono in grado di garantire controlli sistematici e credibili (vedi Icea-Lav),
come possono sostenere una nuova "biocosmesi delle multinazionali"?
Un'analisi meno personale: chi acquista prodotti ecologi ed appartenenti al commercio equo-solidale deve fare una scelta prima di tutto etica; sono importanti le conseguenze dell'atto di acquisto(sostenere i produttori dei paesi in via di sviluppo, sostenere la difesa dell'ambiente) e la funzionalità dei prodotti, mentre sono secondarie le motivazioni edonistiche e di salutismo egocentrico
Inoltre non è coerente l'uso di confezioni "accattivanti" o dal design complesso con i messaggi di "sobrietà" e di "divieto verso ogni forma di spreco" che caratterizzano chi promuove queste forme di commercio responsabili
Infine non è un advanced marketing project che farà fare il salto alla biocosmesi; le piccole aziende artigianali da sole non hanno gli strumenti per poter sostenere economie di scala e non saranno aumenti del fatturato del 10-20% a far crescere la capacità produttiva di queste PMI;
non so quanto sia auspicabile che un'azienda che produce in modo artigianale (sono le superstiti di una realtà autentica in estinzione: le arti e corporazioni, le maestranze) denaturi il suo modo di procedere e si trasformi in una moderna industria che automatizza i processi produttivi e produce in serie
Pensate ad un prodotto seguito passo dopo passo da un artigiano, alla selezione delle materie prime, alle tecniche di estrazione dei principi attivi,
come potranno essere garantite da produzioni in serie automatizzate?
I controlli di terza parte indipendente (gli enti certificatori) che anche in un mercato di nicchia (l'attuale mercato della biocosmesi) non sono in grado di garantire controlli sistematici e credibili (vedi Icea-Lav),
come possono sostenere una nuova "biocosmesi delle multinazionali"?