come faccio tempera naturale e vegan?

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Haderian
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come faccio tempera naturale e vegan?

Messaggio da Haderian » lun mar 15, 2010 4:15 pm

ciao, qualcuno potrebbe darmi qualke consiglio per creare una tempera con componenti di origine non sintetica e non animale (pigmenti a parte)?
Grazie,
Francesco

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Lavanda
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Re: come faccio tempera naturale e vegan?

Messaggio da Lavanda » lun mar 15, 2010 6:58 pm

Boh mi sa che devi usare i pigmenti e miscelarli in acqua o olio..
altri mzzi non li so.. magari puoi fare un acquerello monocromo con il caffè..
ma la tempera non so.. l'arancione con l'hennè?

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lux
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Re: come faccio tempera naturale e vegan?

Messaggio da lux » gio mar 18, 2010 9:47 am

è facile è facile!! Ora devo lasciare il pc. Ma stasera ti scrivo qualche consiglio :)

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lux
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Re: come faccio tempera naturale e vegan?

Messaggio da lux » ven mar 19, 2010 6:49 pm

La tempera vera e propria si realizza con vari metodi che prevedono l'uso di colle animali o di uova o di cera. Quindi nessuna di queste varianti va al caso nostro.
Io ormai raramente preparo delle tempere, ma un buon metodo è quello di sciogliere i pigmenti (quelli in polvere) in acqua e colla vinilica. Il risultato è identico alle tempere che sono in commercio e sono adatte ad ogni supporto, cioè muro, carta o tela.
Se invece non vuoi servirti della colla vinica scegliendo un metodo più naturale allora puoi servirti del Guazzo, che sarebbe una tecnica simile alla tempera, a mio parere una via di mezzo tra acquerello e tempera.
I colori possono essere sciolti in acqua e zucchero creando una pasta abbastanza densa. Lo zucchero servirà da collante.
Oppure puoi sciogliere i pigmenti in una soluzione di acqua e gomma arabica (che è una gomma naturale estratta da una pianta di acacia).
In ogni caso per rendere il colore più corposo e meno acquerellato potresti aggiungere ad ogni preparazione del pigmento bianco.
Durante la preparazione dei colori però tieni a memoria che la tonalità delle tempere varia da quando è bagnata a quando è asciutta, quindi prima di intervenire sul lavoro fai una prova su un altro supporto per non fare errori, in quanto la tecnica della tempera (anche usando i tubetti in commercio) non prevede ripassate sul colore già steso. In quel caso potrebbe anche spaccarsi o rendere troppo evidenti macchie di acqua più chiare.
In ogni caso ti consiglio di sperimentare e provare quello che più fa al caso tuo e la tua gestualità.
Spero di esserti stato utile. Facci sapere come va :)

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Re: come faccio tempera naturale e vegan?

Messaggio da lux » ven mar 19, 2010 6:58 pm

Scusa, ti ho scritto la tecnica con i pigmenti mentre avevi chiesto altri tipi di componenti più naturali.
Su questo non saprei dirti di preciso. Anche io conosco solo la tecnica caffè o hennè, tè ecc. Per questi colori scuri e terrosì non credo dovresti avere difficoltà, potresti ad esempio mischiare della polvere di caffè con della colla vinilica e acqua, ma dovrebbe essere tutto macinato e pestato per bene in modo da potersi sciogliere del tutto. Il problema si presenterebbe per tutti gli altri colori, ad esmpio per il giallo c'è il polline che sarebbe perfetto ma ne servirebbero delle quantità industriali e credo faresti la fine di Wolfgang Laib tutto il giorno tra i campi a raccogliere polline per creare le opere.
Per il rosso si potrebbe trovare un metodo per estrarlo dalle barbabietole ma non so se col tempo poi quel colore miscelato a delle colle possa alterarsi o conservarsi.
Comunque il commercio ci sono dei pigmenti di estrazione naturale, ma costano un po' .

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Re: come faccio tempera naturale e vegan?

Messaggio da Lavanda » lun mar 22, 2010 8:40 pm

per il polline non si possono tritare le bustine di camomilla? :D

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Re: come faccio tempera naturale e vegan?

Messaggio da lux » ven mar 26, 2010 5:34 pm

Questo sicuramente si può fare. La camomila tritata finemente potrebbe essere un buon pigmento. Il problema è che non è giallissimo. Direi più ocra. Vedete? Le idee se condivise si moltiplicano :D

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Re: come faccio tempera naturale e vegan?

Messaggio da Lavanda » mar giu 08, 2010 5:09 pm

Ho avuto un'idea e oggi l'ho anche sperimentata, però va bene su carta, non credo su tela:
1) colori alimentari liquidi rosso giallo e blu
usati puri sono come l'ecoline
usati con acqua come l'acquerello
con fecola di patate diventano un po' più collosi
con zucchero diventano granulosi
con farina 00 diventano pastosi e somigliano a una tempera dai colori pastello
per desaturare i colori basta aggiungere una polvere marrone es. cacao
ancora non ho porvato altre miscele.. però rendono bene :-)

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Re: come faccio tempera naturale e vegan?

Messaggio da lux » mer giu 09, 2010 8:55 am

Ottimo. Non avevo ancora pensato ai colori alimentari :)
Credo sia una buona idea.
Si deve continuare a sperimentare.
Hai fatto benissimo ad usare la fecola di patate e la farina per renderli più corposi. Il risultato dovrebbe essere simile a quello della tempera. L'unico inconveniente potrebbe essere quello delle crepe che vengono a crearsi in fase di asciugatura. Il tal caso potrebbe essere d'aiuto qualche goccia di olio di lino. Ma è da provare.
Sulla tela credo possa andare bene lo stesso. Bisognerebbe usare una tela a maglia molto stretta. Di certo non quelle industriali che sono pessime e sicuramente non vegan, per la quantità di collanti ignoti. Io non le uso da anni. Me le fabbrico da solo con legno e tessuto di cotone o lino.
Appena posso sperimento anche io questa cosa.
Ma qual'è la composizione di questi colori? c'è scritto?

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Re: come faccio tempera naturale e vegan?

Messaggio da Lavanda » mer giu 09, 2010 8:00 pm

ciao, sì in effetti la farina da qualche problemino di stesura, va bene secondo me se uno fa un dipinto un po' informale, ma per la pittura realistica non lo vedo molto adatto.. proverò con l'olio di lino, ottima idea quella di farsi da soli la tela :-)
composizione coloranti:

giallo: E104(colorante) E211(conservante) E260(correttore acidità)
rosso: E122 (colorante) E202 (conservante)
blu:E131 (colorante) E211(conservante) E260 (correttore acidità)

non so sinceramente cosa significhi ma avevo pensato che fossero più ecocompatibili visto che potevano essere mangiati.. :oops:

invece ho pensato a uno pseudo inchiostro per le xilografie fatto con caffè tritato finissimo, olio di semi di girasole(o lino) e un collante es. gomma arabica.. secondo te potrebbe funzionare? chiaramente non può andare bene per le calcografie ma magari per passarci il rullo si..

mentre mi stavo chiedendo, ma i pigmenti in polvere sono ecocompatibili o no? io al momento sono ancora in sperimentazione per le materie naturali e per ora i lavori definitivi li faccio ancora in acrilico o tempere in tubetto o pittura a olio(perdono), lavando i pennelli in una bacinella e travasando l'acqua sporca in un flacone che poi porto alla piattaforma ecologica a smaltire dove vanno le vernici.. più ceh altro perchè non so.. certi pigmenti non mi sembrano molto salubri.. è dura eprò trovare delle alternative "valide"...

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Re: come faccio tempera naturale e vegan?

Messaggio da lux » gio giu 10, 2010 11:32 am

Per quanto ne so, le sigle che inziano con E stanno ad indicare tutte sostanze di origine sintetica, come quelle contenute anche nei saponi o altri alimenti. Potrebbero anche andar bene, ma quello che mi spaventa è che essendo per uso alimentare, potrebbero essere state sperimentate su animali.

A questo punto potresti usare i pigmenti in polvere. Io fin ora mi sono sempre servito di quelli, per la maggior parte si tratta di terre e in alcuni casi di coloranti artificiali che non credo vengano sperimentati su animali dato che non devono essere nè ingerite nè usate sulla pelle. Certo, basta evitare colori come il carminio che sono di dubbia composizione. In commercio esistono anche degli ottimi pigmenti 100% naturali e vegetali ma costano una cifra. io quando posso sono sempre per l'autoproduzione.
da tempo uso pigmenti in polvere e non compro più colori in tubetto. Il negoziante mi ha detto che si tratta di terre e altre poveri naturali in alcuni casi colorati artificialmente. Ci sono poi colori, come ad esempio il nero, che fabbrico da solo con la polvere di carbone.
Per i colori a olio in tubetto non so dirti, li ho abbandonati tempo fa. Tutti mi dicevano che erano tossici. Ora uso pigmenti miscelati con solo olio di lino, Per la pulizia dei pennelli non preoccuparti, puoi tranquillamente fare a meno del sapone, essenza di trementina o petrolio, io mi preparo un bicchierino con dell'olio di lino e uno straccetto. Immergo il pennello nell'olio e lo passo più volte sullo straccetto, ripetendo l'operazione più volte fino a quando non esce pulito. Per non farlo indurire poi l'ultima passata deve essere di olio di oliva, che non asciuga e in ogni caso ha tempi lunghissimi, anche mesi. Certo, l'operazione richiede sempre più dempo del sapone sgrassante e del petrolio, ma almeno non si pone poi il problema delle sostanze lasciate all'ambiente. Evitando poi di agitare troppo il pennello nel bicchiere con l'olio, quest'ultimo resta pulito e può essere riutilizzato la volta successiva fino all'esaurimento, evitanto quindi di farne un rifiuto.

Per la xilografia anche io ci ho pensato spesso. Ho cercato un po' le composizioni dei colori e quello che mi viene in mente è un semplice colore ad olio, cioè macinare del nero carbone e aggiungerci dell'olio di lino senza renderlo troppo liquido. Si dovrebbe riuscire a rullare bene. Ma è da provare, ancora non mi sono cimentato in quest'impresa :) entro l'estate ci proverò, anche perchè la xilo si può stampare a mano con facilità.

E' vero, è dura trovare delle giuste alternative, ma col tempo salta sempre fuori qualcosa.

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Re: come faccio tempera naturale e vegan?

Messaggio da lux » gio giu 10, 2010 11:38 am

ah, dimenticavo,
Se devo dipingere una zona molto grande di colore unico, evito di sporcare pennelli grandi che richiederebbero poi un consumo eccessivo di olio per la pulizia, Mi servo in questi casi della spatola per la stesura, andando poi a modificare alcune zone col pennellino (sono un maniaco dei particolari). :wink:

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Re: come faccio tempera naturale e vegan?

Messaggio da Lavanda » gio giu 10, 2010 11:58 am

capisco, ma guarda io non so che dire di questi minerali, ti faccio un esempio, il cobalto usato per il blu non fa bene all'ambiente, tantomeno il cromo o il bianco di titanio (sul tubetto ha la X di tossico e l'immagine del pesce morto), ma questi sono usati nei colori a olio in tubetto, forse si riferiscono al solvente?.. in ogni caso, come faccio a sapere che pigmento è? non mi pare che venga riportato un inci in quei barattoli...
per i coloranti alimentari e la cosa delle sperimentazioni.. ormai spero sia risaputo che è un argomento contraddittorio perchè non ci sono leggi chiare. Però so che qualcosa si sta muovendo, hanno fatto di recente a Milano una conferenza sul diritto delgi animali a cui ha partecipato Veronesi per dire che la vivisezione non serve più scientificamente perchè oggi si possono sperimentare i farmaci e le sostanze in vitro sulle cellule.
Sicuramente tempo fa sarà stato fatto qualche test.. ma qui allora (vedi sezione sui cosmetici) non si scappa molto..al massimo ad oggi si possono usare sostanze che non richiedono nuovi e ulteriori test perchè considerate sicure.
Così come vari materiali vegan (es pelle finta) che io uso per non scuoiare animali,ma che venendo dalla plastica necessitano di estrarre petrolio, che mi pare oggi stia ammazzando migliaia di esseri viventi con l'ultimo disastro..
Sono andata Ot ma era per sottolineare la difficoltà nel potere essere coerenti.. a volte ci si trova a scegliere tra due mali e non è bello...
diciamo che la cosa migliore è cercare il minor impatto ambientale, perchè poi ne va anche della vita di tanti esseri viventi (magari un pigmento non sperimentato che poi inquina va ad ammazzarmi la fauna e a scompensarmi l'equilibrio di chissà quanti animali acquatici, mentre un colorante sperimentato, purtroppo, almeno so che non è tossico.. sempre ammesso ceh questi coloranti di sintesi nons iano in realtà delle schifezze velenose...) però sì c'è la via di mezzo magari:
come dici tu usare i pigmenti con l'olio e pulire il pennello con lo straccio.. ma poi lo starccio dove va a finire? (sono una piaga lo so..)

Tu sai se ci sono coloranti alimentari più naturali?

ah un'altra cosa: ma per stamapare in casa la xilo va bene il mattarello?

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Re: come faccio tempera naturale e vegan?

Messaggio da Lavanda » gio giu 10, 2010 1:28 pm

Ecco una bella mega ricerchina che mi sono fatta sui pigmenti, come vedete, ce ne sono molti tossici, altri no, comunque non sono riuscita a trovarli tutti:

PIGMENTI ORGANICI
Sono sostanze coloranti che differiscono da quelle tintorie per essere insolubili sia in acqua che in oleoresine. A differenza dai pigmenti inorganici presentano un potere colorante e coprente decisamente migliore e tonalità di tinta estremamente brillanti e pulite. Hanno notevole stabilità agli acidi ed agli alcali talvolta anche al calore ed, essendo chimicamente stabili e privi di metalli pesanti, non dannosi per l'organismo umano né per ingestione né per contatto con la pelle. Notevoli progressi sono stati fatti in alcuni pigmenti di sintesi per migliorare la stabilità alla luce fino a superare quella dei corrispondenti inorganici.

I principali pigmenti organici naturali impiegati per la pittura sono:
1. PIGMENTI AZOICI:
Sono pigmenti che vanno dal giallo limone fino al rosso bordò e sono oggi molto impiegati nell'industria delle vernici, degli inchiostri e delle materie plastiche.

2. FTALOCIANINE: sono pigmenti che si preparano da cloruro rameico(CuCl2) e ftalonitrile ottenendo un complesso in cui il rame al centro è legato a quattro molecole di ftalonitrile.
Il pigmento ottenuto è un blu dotato di un grande potere colorante, notevole brillantezza di tono ed eccezionale stabilità alla luce. Clorurando questo pigmento si ottengono blu verdastri( Cyan) turchesi ed infine verdi molto brillanti ed anch'essi dotati di un'ottima resistenza alla luce, potere colorante, purezza di toni. Le ftalocianine blu e verdi sono oggi i pigmenti più usati dall'industria delle vernici, inchiostri da stampa, materie plastiche, ecc..

3. PIGMENTI CHINACRIDONICI:
Il chinacridone può cristallizzare in tre forme aventi colori diversi: rosso bluastro, violetto, violetto-rosso. Possiedono ottima stabilità alla luce e notevole potere coprente e colorante. Vengono impiegati negli inchiostri da stampa e nei colori acrilici in emulsione.

4. LE LACCHE
Sono pigmenti ottenuti rendendo insolubili dei coloranti o precipitandoli come sali insolubili di cationi metallici o, a seconda della natura del colorante, con poliacidi complessi come l'acido fosfomolibdico o fosfotungstico. Le lacche sono pigmenti organici conosciuti da più tempo perchè ricavate dai coloranti naturali. Non hanno un'ottima resistenza alla luce (tranne la lacca di garanza e la lacca rosa), ma toni di colore molto vivaci, brillanti e trasparenti. Le più famose sono:
• Lacca di garanza, estratta dalla radice della garanza, per secoli è stata impiegata nella tintura a mordente (che utilizza cationi metallici) della lana, seta e cotone per ottenere i "rosso turco". Utilizzando come catione l'alluminio, la lacca di garanza da un pigmento rosso bordò, con il cromo(III) si ottiene il "bruno di garanza" dal tono bruno-violaceo.
• Lacca gialla, ricavata dallo zafferano, è di un bel colore giallo arancio.
• Carminio o rosso rubino si ricava per precipitazione con sali di alluminio o di calcio dalle soluzione di acido carminico (presente nel rosso di cocciniglia o nel kermes). Il carminio si chiama anche "scarlatto veneziano" dal colore dei mantelli di gala dei nobili che venivano tinti al mordente con il kermes.
• Lacca rosa. E' un pigmento di un bellissimo rosso-violaceo; viene spesso chiamata anchelacca geranio o lacca magenta e costituisce il pigmento rosso trasparente e primario con cui vengono prodotti gli inchiostri rossi per quadricromia. Presenta una grande resistenza alla luce.

ALCUNI PIGMENTI NEL DETTAGLIO

L'alizarina un composto organico tossico di produzione parallela a quella dell'antracene. La sua formula bruta è C14H8O4.
Per rosso d'alizarina s'intende un colorante rosso estratto anticamente dalla radice della Rubia tinctorum. La parola alizarina deriva dall'arabo al-usara, che significa succo. È il primo pignmento colorato che fu prodotto sinteticamente, nel 1858.
È un colore usato in pittura ad olio e acrilico.

Blu di metilene
Il blu di metilene (BdM) è un composto organico.
A temperatura ambiente si presenta come un solido cristallino di colore verde scuro. In soluzione acquosa assume intensa colorazione blu scuro. È un composto nocivo quasi inodore.
In chimica analitica trova uso come indicatore redox, dato che è di un intenso colore blu in ambiente ossidante ed incolore in ambiente riducente.
Date le sue proprietà riducenti viene usato in dosi di 60 - 70 mg al giorno per ridurre la metaemoglobina in occasione di metaemoglobinizzazione dovuta a farmaci o all'ingestione di fave. Data la sua tossicità, che non è comunque elevata, la somministrazione deve essere valutata da un medico, in base al rischio di vita del malato.
In acquacoltura - specialmente negli acquari amatoriali domestici - è usato per curare i pesci dall'infezione del protozoo parassita Ichthyophthirius multifiliis, noto anche come ictio o ichtyo.
Nell'industria alimentare e tessile è usato come colorante. Trova uso anche in biologia (più specificamente in istologia) per colorare nucleo e nucleolo delle cellule.

Cloruro rameico

sali di cloruro rameico diidrato
Il cloruro rameico (o cloruro di rame (II)) è un sale ottenuto tramite la seguente reazione:
CuO + 2HCl → CuCl2 + H2O
Il cloruro rameico è identificato dal numero CAS 7447-39-4, mentre il cloruro rameico diidrato ha numero CAS 10125-13-0.
È un sale solubile in acqua ed ha un aspetto cristallino colore verde-azzurro. Saggiandolo alla fiamma esso la colora di un verde acceso, mentre saggiandolo con il vetrino al cobalto esso crea effetti di colore violetto.
Questo sale viene principalmente ottenuto per sintesi ed è difficile trovarlo in natura. Viene utilizzato per la colorazione dei fuochi artificiali sul blu-verde.
Il cloruro di rame è nocivo e tossico.

Lacca gialla, ricavata dallo zafferano, è di un bel colore giallo arancio.

Kermes vermilio
Il Vermiglio della quercia (Kermes vermilio PLANCHON, 1864) è un insetto omottero della famiglia Kermesidae (Coccoidea).
Questa specie veniva raccolta, essiccata e polverizzata per usarla come colorante (grana di Kermes o grana di scarlatto). Lo stesso colorante era usato per conferire la colorazione all'alchermes, uno dei liquori di maggior impiego in pasticceria. (poverino.. )

PIGMENTI INORGANICI (MINERALI)

I pigmenti pittorici, oggi prodotti sinteticamente, un tempo venivano ricavati impastando la polvere ottenuta dalla frantumazione di particolari minerali con diversi tipi di grassi e oli. In quest'immagine sono mostrati alcuni dei minerali più usati, con i relativi pigmenti in polvere e in pasta. In senso orario, dall'alto, ematite (detta anche rosso dei gioiellieri), malachite (un composto verde del rame), azzurrite (blu reale), cinabro (rosso vermiglione), lapislazzuli (blu oltremare), realgar (solfuro di arsenico) e orpimento (arsenico giallo).

Scheda scientifica EMATITE
Fe2O3


CLASSE MINERALOGICA: ossido
GRUPPO: dimetrico
SISTEMA: trigonale (gruppo spaziale: R 3c)
ABITO: cristalli romboedrici spesso lamellari, lenticolari o tabulari; aggregati regolari; masse fibrose concrezionate; masse ferrose
DUREZZA: 6-6,5
PESO SPECIFICO: 5,2
INDICE DI RIFRAZIONE: ne=2,94 nw=3,22
COLORE: spesso grigio acciaio iridato, con vene colorate; rosso nelle varietà fibrose e terrose
LUCENTEZZA: metallica nei cristalli, semimetallica nelle masse fibrose e ferrose
TRASPARENZA: opaca
SFALDATURA: assente
STRISCIO: rosso fegato molto intenso
FRATTURA: scheggiosa
GENESI: la formazione di ematite è principalmente legata a processi di tipo sedimentario, ma si forma anche in ambiente metamorfico ed in minor quantità nelle vene idrotermali, nelle rocce magmatiche e nelle zone d'ossidazione
PLEOCROISMO: assente
FLUORESCENZA: nulla
GIACIMENTI: sono molto numerosi; i più ricchi si trovano in Svezia e nell'ex URSS; bei cristalli si rinvengono in Brasile, nell'isola d'Elba e nelle Alpi Centrali
ALTRE CARATTERISTICHE ED UTILIZZO: il nome deriva dal greco aima (sangue) a causa della polvere color rosso fegato molto intenso; la varietà più comune è un'ematite a grana fine che si chiama ocra rossa; è un minerale che contiene circa il 70% di ferro ed è conosciuto e sfruttato sin dall'antichità; l'ematite è usata come abrasivo e per pulire, ma il maggiore utilizzo è quello di colorante, in quanto i colori offerti dall'ematite e dagli ossidi ferrosi hanno caratteristiche di bellezza e di permanenza nel tempo paragonabile a quelle dei prodotti sintetici; l'ematite rientra nella categoria di minerali a sospetta tossicità
COMMENTO: si riconosce facilmente allo striscio; è un minerale che si trova spesso in lamelle che rimangono appiccicate alle dita e l'aspetto può ricordare a volte quello di una brillantina per capelli; i cristalli di ematite possono essere molto belli, al punto che sono stati celebrati per la prima volta nell'Eneide di Virgilio

Scheda scientifica MALACHITE
Cu2(OH)2CO3


CLASSE MINERALOGICA: carbonato
GRUPPO: trimetrico
SISTEMA: monoclino (2/m)
ABITO: è quasi sempre microcristallina (strato d'alterazione dei minerali di rame), ma si trova anche sotto forma di strati fibrosi, in ammassi reniformi o efflorescenti. In alcune cavità può essere raramente rinvenuta malachite in piccoli cristalli aghiformi
DUREZZA: 4
PESO SPECIFICO: 4,0
INDICE DI RIFRAZIONE: n=1,85 (indice medio) (birifrangente)
COLORE: dal verde al verde scuro
LUCENTEZZA: da vitrea a sericea
TRASPARENZA: opaca
SFALDATURA: distinta in una direzione ma raramente visibile
STRISCIO: polvere verde
FRATTURA: da concoide a scheggiosa
GENESI: l'ambiente genetico della malachite è quello dei solfuri primari di rame, dove si rinviene superficialmente come prodotto d'alterazione
PLEOCROISMO: assente
GIACIMENTI: malachite si trova in Zaire, Zambia, Russia, Australia, Usa. In Italia è possibile trovarne all'Isola d'Elba
CENNI STORICI: nell'antichità veniva usata come amuleto da Greci e Romani (si dice che proteggesse dagli infortuni). I vecchi minatori la chiamavano a causa del suo colore "verdura delle rocce"; da sempre è una pietra che va di moda, attualmente i più bei campioni sono conservati a San Petroburgo
ALTRE CARATTERISTICHE ED UTILIZZO: spesso si trova associata ad altri minerali di rame; effervescente in acido cloridrico; in Russia viene prodotta malachite sintetica (identica a quella naturale), la malachite può inoltre essere imitata da plastica, ceramica e vetro. Da sempre un minerale "di moda" per le sue caratteristiche zonature di colore, la malachite è attualmente usata come pietra semi-preziosa ornamentale per scolpirvi piccoli oggetti (ovetti, tartarughe, buddini, scacchiere, ciondoli)




Scheda scientifica AZZURRITE
Cu3(Co3OH)2


CLASSE MINERALOGICA: carbonato
GRUPPO: trimetrico
SISTEMA: monoclino (2/m)
ABITO: i cristalli sono prismatici allungati o aghiformi (con disposizione raggiata); molte volte si presenta in masse microcristalline compatte o terrose. Spesso è associata a malachite, minerale in cui si altera
DUREZZA: 3,5-4
PESO SPECIFICO: 3,7-3,9
INDICE DI RIFRAZIONE: na=1,730 nb=1,758 ng=1,836 (birifrangente)
COLORE: blu scuro nei cristalli, azzurro nelle masse terrose
LUCENTEZZA: vitrea
TRASPARENZA: da semitrasparente ad opaca
SFALDATURA: distinta lungo una direzione, debole nelle altre
STRISCIO: polvere blu chiara
FRATTURA: concoide e fragile
GENESI: si forma con la malachite per alterazione all'aria di tutti i minerali di rame
PLEOCROISMO: intenso in vari toni del blu
GIACIMENTI: i giacimenti più importanti sono in Namibia; altri posti dove cristallizza azzurite sono Arizona, Adelaide (Australia), Francia, Romania e Moldova. In Italia si trova qualcosa in Sardegna.
CENNI STORICI: non ha avuto una particolare importanza nei secoli, l'unico evento è quando nel 1934, 1938 e 1982 gli azzurriti sono arrivati primi ai carbonati di calcio
ALTRE CARATTERISTICHE ED UTILIZZO: spesso associata a malachite da cui si riconosce facilmente dal colore (la differenza è dovuta ai differenti rapporti stechiometrici tra l'elemento responsabile del colore (rame), il gruppo carbonatico e lo ione ossidrile). Viene usata come colorante dopo essere ridotta in polvere (poichè i cristalli tendono a dare un blu troppo profondo tendente al nero), il problema di queste vernici è la tendenza all'alterazione che ne può causare variazioni cromatiche; tagliata è molto brillante ed ha bellissime sfumature, il problema è però la sua scarsa durezza
COMMENTO: ha un colore blu profondo (in inglese "azure", da cui deriva il suo nome); i campioni con bei cristalli, quelli nodulari e quelli che presentano belle associazioni con malachite sono sempre presenti nelle più belle collezioni di minerali

Cinabro
Il cinabro è un minerale dall'aspetto rossiccio noto già ai romani. Ancora oggi è la fonte principale da cui si ricava il mercurio (Hg) per arrostimento. I più importanti giacimenti si trovano ad Almaden in Spagna, a Idrjia in Slovenia e in Italia nella zona del Monte Amiata.
Cristallizza nel sistema trigonale. In genere si presenta in masse che hanno un tipico colore rosso vivo. Le uniche località in cui sia frequente la formazione di splendidi cristalli fino a dimensioni di alcuni centimetri si trovano nella provincia cinese dello Hunan.
Ha un'origine magmatica teletermale, cioè a temperature inferiori ai 100 °C. Si forma nei pressi dei vulcani.
Si trova come impregnazione di diverse rocce, generalmente in piccole quantità.
È possibile trovare piccoli cristalli nei litoclasi od in cavità.
Nella zona di Idrjia si trova in masse compatte, e talora cristalline, frammisto a idrocarburi (fra i quali la idrialite). Nella zona del Monte Amiata è diffuso in masse compatte e granulari o come fine impregnazione di rocce sedimentarie, argillose, calcaree e arenacee o, più raramente, nella trachite.
Raramente si presenta in piccoli cristalli, solitamente si rinviene in masse compatte informi, terrose o granulari o efflorescenze.
Evapora al cannello; solubile in HNO3 e nell'acqua regia. Scaldato in tubo chiuso volatilizza senza fondere e dà sublimato nero di HgS che, per confricazione diviene di un bel colore rosso; scaldato con Na2CO3 o con cianuro di potassio dà sublimato di mercurio metallico nella parte fredda del tubo.
Utilizzato da Immanuel Kant come esempio nella complessa dimostrazione di una regolarità delle apparenze (fenomeni), regolarità ammessa come fondamento della possibilità riproduttiva dell'immaginazione, nell'ambito della deduzione trascendentale dei concetti puri dell'intelletto, uno dei passi più ostici, complessi e straordinari di tutta la storia della filosofia[1].
Per la sua capacità di trasformarsi in mercurio, il cinabro è alla base di tutto il pensiero alchemico cinese dell'antichità, e riveste un ruolo di primaria importanza anche nelle tecniche di longevità e di ricerca dell'immortalità, proprie del Taoismo.[2]

Lapislazzuli

Il blu di lapislazzuli nel cielo degli affreschi di Giotto alla Cappella degli Scrovegni
Il lapislazzuli (meno comune lapislazuli) è una delle pietre preziose considerate tali da più tempo nella storia. La storia di questa gemma risale al V millennio a.C., fu molto usata per la fabbricazione dei gioielli trovati nelle tombe faraoniche in Egitto.
È di colore azzurro intenso prevalentemente (ma ne esistono anche campioni di colore più vicino al celeste, a seconda della quantità di calcite), e da questo deriva il suo nome, composto dal latino lapis (pietra) e lazuli, genitivo del latino medioevale lazulum, derivato dall'arabo (al-)lazward, a sua volta dal persiano lāzhward (لاژورد) che significa appunto "azzurro".
Lo stesso termine "azzurro" deriva da lāzhward, con la perdita della L iniziale, assimilata con la lam dell'articolo determinativo arabo.
Il lapislazzuli è una roccia e non un minerale perché è composto da diversi minerali (prevalentemente lazurite, pirite e calcite).
Il Lapislazzuli si trova in giacimenti soprattutto in Afghanistan (Miniera di Sar-e-Sang, in Badakhshan, citata anche da Marco Polo), Cina e Cile. È presente anche in alcune effusioni dei vulcani campani e laziali.
Nel Buddhismo viene considerato uno dei sette tesori e equiparato alla coscienza di sé.
Con il lapislazzuli si creava attraverso la macinazione e altri procedimenti, il più pregiato blu degli affreschi medievali, dalla tonalità intensa ed estremamente resistente nel tempo. Il costo di questa materia prima era paragonabile a quello dell'oro, se si pensa che le uniche miniere conosciute erano in Afghanistan. La ricchezza del materiale aveva anche un significato devozionale: nell'arte sacra ritrarre la divinità con materiali preziosi era una sorta di offerta che si faceva nei loro confronti.
Il lapislazzuli è anche stato, e tuttora è, usato in gioielleria e nell'intaglio e nella scultura. Famose sono le coppe e i vasi in lapislazzuli che appartennero ai Medici, famiglia regnante a Firenze nel XIV - XV secolo.
Il colore e le inclusioni di pirite, che danno l'idea del cielo stellato, hanno reso nell'immaginario umano il lapislazzuli una pietra poetica e legata al cielo.

Scheda scientifica REALGAR
AsS


CLASSE MINERALOGICA: solfuro
GRUPPO: trimetrico
SISTEMA: monoclino (gruppo spaziale: P21/n)
ABITO: i cristalli sono prismatici striati; realgar si trova però anche in masse terrose
DUREZZA: 1,5-2
PESO SPECIFICO: 3,57
INDICE DI RIFRAZIONE: na=2,538 nb=2,684 ng=2,704 (birifrangente)
COLORE: dal rosso, rosso-arancio all'arancio scuro
LUCENTEZZA: resinosa, adamantina fino a submetallica
TRASPARENZA: i cristalli sono da traslucidi a trasparenti
SFALDATURA: buona in una direzione
STRISCIO: polvere da arancio a giallo arancio (di solito è un po' più chiara del colore)
FRATTURA: subconcoide
GENESI: è generalmente di natura idrotermale di bassa temperatura e pneumatolitica, di solito associato ad altri minerali di arsenico. Si può trovare anche come deposito fumarolico in alcune solfatare
PLEOCROISMO: pleocroico da rosso intenso a rosso aranciato
GIACIMENTI: giacimenti importanti sono in Cina; Svizzera; Macedonia; Romania; Giappone; Utah e Nevada, USA. In Italia se ne trova un po' a Pozzuoli ed in Toscana
CENNI STORICI: il nome deriva dall'arabo rahj al ghar, che letteralmente significa "polvere di miniera". Era molto usato come colore sia nella cultura europea che in quella asiatica, purtroppo oggi molti dei dipinti realizzati nell'antichità hanno cambiato tonalità a causa del fatto che il realgar si altera alla luce del sole. Re Mida tramutava tutto quello che toccava in oro, Re Algar in orpimento.
ALTRE CARATTERISTICHE ED UTILIZZO: è un solfuro d'arsenico quasi sempre associato ad orpimento; si deteriora alla luce in un altro minerale (pararealgar) e successivamente in polvere (bisogna quindi tenere i campioni delle collezioni in contenitori al buio e chiusi); rari campioni presentano fluorescenza ai raggi UV; è un minerale tossico, a differenza dell'orpimento il realgar non è un semiconduttore. Il realgar, come l'orpimento (preparati anche sinteticamente), si usa come depilante nella concia delle pelli e per la produzione di fuochi d'artificio; dal minerale si estrae arsenico (ne è composto per circa il 70%), utilizzato come insetticida, funghicida, nell'industria del legname, in odontoiatria e nella farmacopea
COMMENTO: caratteristiche diagnostiche sono il colore, la bassissima durezza, l'abito dei cristalli ed il fatto che il realgar va quasi sempre a braccetto con l'orpimento

Scheda scientifica ORPIMENTO
As2S3

CLASSE MINERALOGICA: solfuro
GRUPPO: trimetrico
SISTEMA: monoclino, pseudorombico (gruppo spaziale: P21/n)
ABITO: di solito in masse terrose o fogli, ma anche fibroso e più raramente in piccoli cristalli tabulari all'apparenza ortorombici
DUREZZA: 1,5-2
PESO SPECIFICO: 3,49
INDICE DI RIFRAZIONE: na=2,4 nb=2,8 ng=3,1 (birifrangente)
COLORE: giallo, giallo-arancio
LUCENTEZZA: da perlacea a resinosa
TRASPARENZA: i cristalli sono da traslucidi a trasparenti, quando si presenta in masse è opaco
SFALDATURA: è perfetta in una direzione (si sfalda in lamelle flessibili e non elastiche)
STRISCIO: polvere gialla
FRATTURA: scagliosa
GENESI: è generalmente di natura idrotermale e pneumatolitica, di solito associato ad altri minerali di arsenico (in alcuni casi vi sono però piccoli strati di solo orpimento)
GIACIMENTI: Romania, Macedonia (campioni più belli), Norvegia, Sassonia, Boemia, Perù, Giappone, USA, Canada, Messico e Australia
CENNI STORICI: il nome deriva dal latino auri pigmentum "colorante d'oro", era infatti utilizzato dai pittori. In antichità l'orpimento veniva importato in Europa da giacimenti collocati nel Kurdistan (al confine tra Turchia ed Iran) e veniva commercializzato con il nome di orpimento turco; sino in età post-medievale si continuarono ad usare orpimento e realgar come coloranti (poi ci fu un freno dovuto alla scoperta della loro tossicità). In alcune culture arretrate dell'Asia e dell'Africa si usava l'orpimento per produrre medicinali e veleni
ALTRE CARATTERISTICHE ED UTILIZZO: si rinviene quasi sempre associato a realgar; è un semiconduttore, si deteriora alla luce, ha un odore caratteristico (simile allo zolfo ma dovuto all'arsenico), è un minerale tossico (con una piccola leccatina ci si becca una bella diarrea) in quanto è un minerale d'arsenico. L'orpimento, come il realgar (preparati anche sinteticamente), si usa come depilante nella concia delle pelli e per la produzione di fuochi d'artificio; dal minerale si estrae arsenico, utilizzato come insetticida, funghicida, nell'industria del legname, in odontoiatria e nella farmacopea
COMMENTO: si riconosce dal colore, dall'odore e dalla sfaldatura; l'orpimento tende a deteriorarsi in polvere e poiché questo processo è accentuato dall'esposizione alla luce, si consiglia di tenere i campioni delle collezioni in contenitori al buio e chiusi. Lavarsi le mani dopo aver maneggiato minerali d'arsenico è sempre consigliabile

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Lavanda
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Iscritto il: dom set 28, 2008 1:18 pm

Re: come faccio tempera naturale e vegan?

Messaggio da Lavanda » gio giu 10, 2010 1:29 pm

Ecco una bella mega ricerchina che mi sono fatta sui pigmenti, come vedete, ce ne sono molti tossici, altri no, comunque non sono riuscita a trovarli tutti:

PIGMENTI ORGANICI
Sono sostanze coloranti che differiscono da quelle tintorie per essere insolubili sia in acqua che in oleoresine. A differenza dai pigmenti inorganici presentano un potere colorante e coprente decisamente migliore e tonalità di tinta estremamente brillanti e pulite. Hanno notevole stabilità agli acidi ed agli alcali talvolta anche al calore ed, essendo chimicamente stabili e privi di metalli pesanti, non dannosi per l'organismo umano né per ingestione né per contatto con la pelle. Notevoli progressi sono stati fatti in alcuni pigmenti di sintesi per migliorare la stabilità alla luce fino a superare quella dei corrispondenti inorganici.

I principali pigmenti organici naturali impiegati per la pittura sono:
1. PIGMENTI AZOICI:
Sono pigmenti che vanno dal giallo limone fino al rosso bordò e sono oggi molto impiegati nell'industria delle vernici, degli inchiostri e delle materie plastiche.

2. FTALOCIANINE: sono pigmenti che si preparano da cloruro rameico(CuCl2) e ftalonitrile ottenendo un complesso in cui il rame al centro è legato a quattro molecole di ftalonitrile.
Il pigmento ottenuto è un blu dotato di un grande potere colorante, notevole brillantezza di tono ed eccezionale stabilità alla luce. Clorurando questo pigmento si ottengono blu verdastri( Cyan) turchesi ed infine verdi molto brillanti ed anch'essi dotati di un'ottima resistenza alla luce, potere colorante, purezza di toni. Le ftalocianine blu e verdi sono oggi i pigmenti più usati dall'industria delle vernici, inchiostri da stampa, materie plastiche, ecc..

3. PIGMENTI CHINACRIDONICI:
Il chinacridone può cristallizzare in tre forme aventi colori diversi: rosso bluastro, violetto, violetto-rosso. Possiedono ottima stabilità alla luce e notevole potere coprente e colorante. Vengono impiegati negli inchiostri da stampa e nei colori acrilici in emulsione.

4. LE LACCHE
Sono pigmenti ottenuti rendendo insolubili dei coloranti o precipitandoli come sali insolubili di cationi metallici o, a seconda della natura del colorante, con poliacidi complessi come l'acido fosfomolibdico o fosfotungstico. Le lacche sono pigmenti organici conosciuti da più tempo perchè ricavate dai coloranti naturali. Non hanno un'ottima resistenza alla luce (tranne la lacca di garanza e la lacca rosa), ma toni di colore molto vivaci, brillanti e trasparenti. Le più famose sono:
• Lacca di garanza, estratta dalla radice della garanza, per secoli è stata impiegata nella tintura a mordente (che utilizza cationi metallici) della lana, seta e cotone per ottenere i "rosso turco". Utilizzando come catione l'alluminio, la lacca di garanza da un pigmento rosso bordò, con il cromo(III) si ottiene il "bruno di garanza" dal tono bruno-violaceo.
• Lacca gialla, ricavata dallo zafferano, è di un bel colore giallo arancio.
• Carminio o rosso rubino si ricava per precipitazione con sali di alluminio o di calcio dalle soluzione di acido carminico (presente nel rosso di cocciniglia o nel kermes). Il carminio si chiama anche "scarlatto veneziano" dal colore dei mantelli di gala dei nobili che venivano tinti al mordente con il kermes.
• Lacca rosa. E' un pigmento di un bellissimo rosso-violaceo; viene spesso chiamata anchelacca geranio o lacca magenta e costituisce il pigmento rosso trasparente e primario con cui vengono prodotti gli inchiostri rossi per quadricromia. Presenta una grande resistenza alla luce.

ALCUNI PIGMENTI NEL DETTAGLIO

L'alizarina un composto organico tossico di produzione parallela a quella dell'antracene. La sua formula bruta è C14H8O4.
Per rosso d'alizarina s'intende un colorante rosso estratto anticamente dalla radice della Rubia tinctorum. La parola alizarina deriva dall'arabo al-usara, che significa succo. È il primo pignmento colorato che fu prodotto sinteticamente, nel 1858.
È un colore usato in pittura ad olio e acrilico.

Blu di metilene
Il blu di metilene (BdM) è un composto organico.
A temperatura ambiente si presenta come un solido cristallino di colore verde scuro. In soluzione acquosa assume intensa colorazione blu scuro. È un composto nocivo quasi inodore.
In chimica analitica trova uso come indicatore redox, dato che è di un intenso colore blu in ambiente ossidante ed incolore in ambiente riducente.
Date le sue proprietà riducenti viene usato in dosi di 60 - 70 mg al giorno per ridurre la metaemoglobina in occasione di metaemoglobinizzazione dovuta a farmaci o all'ingestione di fave. Data la sua tossicità, che non è comunque elevata, la somministrazione deve essere valutata da un medico, in base al rischio di vita del malato.
In acquacoltura - specialmente negli acquari amatoriali domestici - è usato per curare i pesci dall'infezione del protozoo parassita Ichthyophthirius multifiliis, noto anche come ictio o ichtyo.
Nell'industria alimentare e tessile è usato come colorante. Trova uso anche in biologia (più specificamente in istologia) per colorare nucleo e nucleolo delle cellule.

Cloruro rameico

sali di cloruro rameico diidrato
Il cloruro rameico (o cloruro di rame (II)) è un sale ottenuto tramite la seguente reazione:
CuO + 2HCl → CuCl2 + H2O
Il cloruro rameico è identificato dal numero CAS 7447-39-4, mentre il cloruro rameico diidrato ha numero CAS 10125-13-0.
È un sale solubile in acqua ed ha un aspetto cristallino colore verde-azzurro. Saggiandolo alla fiamma esso la colora di un verde acceso, mentre saggiandolo con il vetrino al cobalto esso crea effetti di colore violetto.
Questo sale viene principalmente ottenuto per sintesi ed è difficile trovarlo in natura. Viene utilizzato per la colorazione dei fuochi artificiali sul blu-verde.
Il cloruro di rame è nocivo e tossico.

Lacca gialla, ricavata dallo zafferano, è di un bel colore giallo arancio.

Kermes vermilio
Il Vermiglio della quercia (Kermes vermilio PLANCHON, 1864) è un insetto omottero della famiglia Kermesidae (Coccoidea).
Questa specie veniva raccolta, essiccata e polverizzata per usarla come colorante (grana di Kermes o grana di scarlatto). Lo stesso colorante era usato per conferire la colorazione all'alchermes, uno dei liquori di maggior impiego in pasticceria. (poverino.. )

PIGMENTI INORGANICI (MINERALI)

I pigmenti pittorici, oggi prodotti sinteticamente, un tempo venivano ricavati impastando la polvere ottenuta dalla frantumazione di particolari minerali con diversi tipi di grassi e oli. In quest'immagine sono mostrati alcuni dei minerali più usati, con i relativi pigmenti in polvere e in pasta. In senso orario, dall'alto, ematite (detta anche rosso dei gioiellieri), malachite (un composto verde del rame), azzurrite (blu reale), cinabro (rosso vermiglione), lapislazzuli (blu oltremare), realgar (solfuro di arsenico) e orpimento (arsenico giallo).

Scheda scientifica EMATITE
Fe2O3


CLASSE MINERALOGICA: ossido
GRUPPO: dimetrico
SISTEMA: trigonale (gruppo spaziale: R 3c)
ABITO: cristalli romboedrici spesso lamellari, lenticolari o tabulari; aggregati regolari; masse fibrose concrezionate; masse ferrose
DUREZZA: 6-6,5
PESO SPECIFICO: 5,2
INDICE DI RIFRAZIONE: ne=2,94 nw=3,22
COLORE: spesso grigio acciaio iridato, con vene colorate; rosso nelle varietà fibrose e terrose
LUCENTEZZA: metallica nei cristalli, semimetallica nelle masse fibrose e ferrose
TRASPARENZA: opaca
SFALDATURA: assente
STRISCIO: rosso fegato molto intenso
FRATTURA: scheggiosa
GENESI: la formazione di ematite è principalmente legata a processi di tipo sedimentario, ma si forma anche in ambiente metamorfico ed in minor quantità nelle vene idrotermali, nelle rocce magmatiche e nelle zone d'ossidazione
PLEOCROISMO: assente
FLUORESCENZA: nulla
GIACIMENTI: sono molto numerosi; i più ricchi si trovano in Svezia e nell'ex URSS; bei cristalli si rinvengono in Brasile, nell'isola d'Elba e nelle Alpi Centrali
ALTRE CARATTERISTICHE ED UTILIZZO: il nome deriva dal greco aima (sangue) a causa della polvere color rosso fegato molto intenso; la varietà più comune è un'ematite a grana fine che si chiama ocra rossa; è un minerale che contiene circa il 70% di ferro ed è conosciuto e sfruttato sin dall'antichità; l'ematite è usata come abrasivo e per pulire, ma il maggiore utilizzo è quello di colorante, in quanto i colori offerti dall'ematite e dagli ossidi ferrosi hanno caratteristiche di bellezza e di permanenza nel tempo paragonabile a quelle dei prodotti sintetici; l'ematite rientra nella categoria di minerali a sospetta tossicità
COMMENTO: si riconosce facilmente allo striscio; è un minerale che si trova spesso in lamelle che rimangono appiccicate alle dita e l'aspetto può ricordare a volte quello di una brillantina per capelli; i cristalli di ematite possono essere molto belli, al punto che sono stati celebrati per la prima volta nell'Eneide di Virgilio

Scheda scientifica MALACHITE
Cu2(OH)2CO3


CLASSE MINERALOGICA: carbonato
GRUPPO: trimetrico
SISTEMA: monoclino (2/m)
ABITO: è quasi sempre microcristallina (strato d'alterazione dei minerali di rame), ma si trova anche sotto forma di strati fibrosi, in ammassi reniformi o efflorescenti. In alcune cavità può essere raramente rinvenuta malachite in piccoli cristalli aghiformi
DUREZZA: 4
PESO SPECIFICO: 4,0
INDICE DI RIFRAZIONE: n=1,85 (indice medio) (birifrangente)
COLORE: dal verde al verde scuro
LUCENTEZZA: da vitrea a sericea
TRASPARENZA: opaca
SFALDATURA: distinta in una direzione ma raramente visibile
STRISCIO: polvere verde
FRATTURA: da concoide a scheggiosa
GENESI: l'ambiente genetico della malachite è quello dei solfuri primari di rame, dove si rinviene superficialmente come prodotto d'alterazione
PLEOCROISMO: assente
GIACIMENTI: malachite si trova in Zaire, Zambia, Russia, Australia, Usa. In Italia è possibile trovarne all'Isola d'Elba
CENNI STORICI: nell'antichità veniva usata come amuleto da Greci e Romani (si dice che proteggesse dagli infortuni). I vecchi minatori la chiamavano a causa del suo colore "verdura delle rocce"; da sempre è una pietra che va di moda, attualmente i più bei campioni sono conservati a San Petroburgo
ALTRE CARATTERISTICHE ED UTILIZZO: spesso si trova associata ad altri minerali di rame; effervescente in acido cloridrico; in Russia viene prodotta malachite sintetica (identica a quella naturale), la malachite può inoltre essere imitata da plastica, ceramica e vetro. Da sempre un minerale "di moda" per le sue caratteristiche zonature di colore, la malachite è attualmente usata come pietra semi-preziosa ornamentale per scolpirvi piccoli oggetti (ovetti, tartarughe, buddini, scacchiere, ciondoli)




Scheda scientifica AZZURRITE
Cu3(Co3OH)2


CLASSE MINERALOGICA: carbonato
GRUPPO: trimetrico
SISTEMA: monoclino (2/m)
ABITO: i cristalli sono prismatici allungati o aghiformi (con disposizione raggiata); molte volte si presenta in masse microcristalline compatte o terrose. Spesso è associata a malachite, minerale in cui si altera
DUREZZA: 3,5-4
PESO SPECIFICO: 3,7-3,9
INDICE DI RIFRAZIONE: na=1,730 nb=1,758 ng=1,836 (birifrangente)
COLORE: blu scuro nei cristalli, azzurro nelle masse terrose
LUCENTEZZA: vitrea
TRASPARENZA: da semitrasparente ad opaca
SFALDATURA: distinta lungo una direzione, debole nelle altre
STRISCIO: polvere blu chiara
FRATTURA: concoide e fragile
GENESI: si forma con la malachite per alterazione all'aria di tutti i minerali di rame
PLEOCROISMO: intenso in vari toni del blu
GIACIMENTI: i giacimenti più importanti sono in Namibia; altri posti dove cristallizza azzurite sono Arizona, Adelaide (Australia), Francia, Romania e Moldova. In Italia si trova qualcosa in Sardegna.
CENNI STORICI: non ha avuto una particolare importanza nei secoli, l'unico evento è quando nel 1934, 1938 e 1982 gli azzurriti sono arrivati primi ai carbonati di calcio
ALTRE CARATTERISTICHE ED UTILIZZO: spesso associata a malachite da cui si riconosce facilmente dal colore (la differenza è dovuta ai differenti rapporti stechiometrici tra l'elemento responsabile del colore (rame), il gruppo carbonatico e lo ione ossidrile). Viene usata come colorante dopo essere ridotta in polvere (poichè i cristalli tendono a dare un blu troppo profondo tendente al nero), il problema di queste vernici è la tendenza all'alterazione che ne può causare variazioni cromatiche; tagliata è molto brillante ed ha bellissime sfumature, il problema è però la sua scarsa durezza
COMMENTO: ha un colore blu profondo (in inglese "azure", da cui deriva il suo nome); i campioni con bei cristalli, quelli nodulari e quelli che presentano belle associazioni con malachite sono sempre presenti nelle più belle collezioni di minerali

Cinabro
Il cinabro è un minerale dall'aspetto rossiccio noto già ai romani. Ancora oggi è la fonte principale da cui si ricava il mercurio (Hg) per arrostimento. I più importanti giacimenti si trovano ad Almaden in Spagna, a Idrjia in Slovenia e in Italia nella zona del Monte Amiata.
Cristallizza nel sistema trigonale. In genere si presenta in masse che hanno un tipico colore rosso vivo. Le uniche località in cui sia frequente la formazione di splendidi cristalli fino a dimensioni di alcuni centimetri si trovano nella provincia cinese dello Hunan.
Ha un'origine magmatica teletermale, cioè a temperature inferiori ai 100 °C. Si forma nei pressi dei vulcani.
Si trova come impregnazione di diverse rocce, generalmente in piccole quantità.
È possibile trovare piccoli cristalli nei litoclasi od in cavità.
Nella zona di Idrjia si trova in masse compatte, e talora cristalline, frammisto a idrocarburi (fra i quali la idrialite). Nella zona del Monte Amiata è diffuso in masse compatte e granulari o come fine impregnazione di rocce sedimentarie, argillose, calcaree e arenacee o, più raramente, nella trachite.
Raramente si presenta in piccoli cristalli, solitamente si rinviene in masse compatte informi, terrose o granulari o efflorescenze.
Evapora al cannello; solubile in HNO3 e nell'acqua regia. Scaldato in tubo chiuso volatilizza senza fondere e dà sublimato nero di HgS che, per confricazione diviene di un bel colore rosso; scaldato con Na2CO3 o con cianuro di potassio dà sublimato di mercurio metallico nella parte fredda del tubo.
Utilizzato da Immanuel Kant come esempio nella complessa dimostrazione di una regolarità delle apparenze (fenomeni), regolarità ammessa come fondamento della possibilità riproduttiva dell'immaginazione, nell'ambito della deduzione trascendentale dei concetti puri dell'intelletto, uno dei passi più ostici, complessi e straordinari di tutta la storia della filosofia[1].
Per la sua capacità di trasformarsi in mercurio, il cinabro è alla base di tutto il pensiero alchemico cinese dell'antichità, e riveste un ruolo di primaria importanza anche nelle tecniche di longevità e di ricerca dell'immortalità, proprie del Taoismo.[2]

Lapislazzuli

Il blu di lapislazzuli nel cielo degli affreschi di Giotto alla Cappella degli Scrovegni
Il lapislazzuli (meno comune lapislazuli) è una delle pietre preziose considerate tali da più tempo nella storia. La storia di questa gemma risale al V millennio a.C., fu molto usata per la fabbricazione dei gioielli trovati nelle tombe faraoniche in Egitto.
È di colore azzurro intenso prevalentemente (ma ne esistono anche campioni di colore più vicino al celeste, a seconda della quantità di calcite), e da questo deriva il suo nome, composto dal latino lapis (pietra) e lazuli, genitivo del latino medioevale lazulum, derivato dall'arabo (al-)lazward, a sua volta dal persiano lāzhward (لاژورد) che significa appunto "azzurro".
Lo stesso termine "azzurro" deriva da lāzhward, con la perdita della L iniziale, assimilata con la lam dell'articolo determinativo arabo.
Il lapislazzuli è una roccia e non un minerale perché è composto da diversi minerali (prevalentemente lazurite, pirite e calcite).
Il Lapislazzuli si trova in giacimenti soprattutto in Afghanistan (Miniera di Sar-e-Sang, in Badakhshan, citata anche da Marco Polo), Cina e Cile. È presente anche in alcune effusioni dei vulcani campani e laziali.
Nel Buddhismo viene considerato uno dei sette tesori e equiparato alla coscienza di sé.
Con il lapislazzuli si creava attraverso la macinazione e altri procedimenti, il più pregiato blu degli affreschi medievali, dalla tonalità intensa ed estremamente resistente nel tempo. Il costo di questa materia prima era paragonabile a quello dell'oro, se si pensa che le uniche miniere conosciute erano in Afghanistan. La ricchezza del materiale aveva anche un significato devozionale: nell'arte sacra ritrarre la divinità con materiali preziosi era una sorta di offerta che si faceva nei loro confronti.
Il lapislazzuli è anche stato, e tuttora è, usato in gioielleria e nell'intaglio e nella scultura. Famose sono le coppe e i vasi in lapislazzuli che appartennero ai Medici, famiglia regnante a Firenze nel XIV - XV secolo.
Il colore e le inclusioni di pirite, che danno l'idea del cielo stellato, hanno reso nell'immaginario umano il lapislazzuli una pietra poetica e legata al cielo.

Scheda scientifica REALGAR
AsS


CLASSE MINERALOGICA: solfuro
GRUPPO: trimetrico
SISTEMA: monoclino (gruppo spaziale: P21/n)
ABITO: i cristalli sono prismatici striati; realgar si trova però anche in masse terrose
DUREZZA: 1,5-2
PESO SPECIFICO: 3,57
INDICE DI RIFRAZIONE: na=2,538 nb=2,684 ng=2,704 (birifrangente)
COLORE: dal rosso, rosso-arancio all'arancio scuro
LUCENTEZZA: resinosa, adamantina fino a submetallica
TRASPARENZA: i cristalli sono da traslucidi a trasparenti
SFALDATURA: buona in una direzione
STRISCIO: polvere da arancio a giallo arancio (di solito è un po' più chiara del colore)
FRATTURA: subconcoide
GENESI: è generalmente di natura idrotermale di bassa temperatura e pneumatolitica, di solito associato ad altri minerali di arsenico. Si può trovare anche come deposito fumarolico in alcune solfatare
PLEOCROISMO: pleocroico da rosso intenso a rosso aranciato
GIACIMENTI: giacimenti importanti sono in Cina; Svizzera; Macedonia; Romania; Giappone; Utah e Nevada, USA. In Italia se ne trova un po' a Pozzuoli ed in Toscana
CENNI STORICI: il nome deriva dall'arabo rahj al ghar, che letteralmente significa "polvere di miniera". Era molto usato come colore sia nella cultura europea che in quella asiatica, purtroppo oggi molti dei dipinti realizzati nell'antichità hanno cambiato tonalità a causa del fatto che il realgar si altera alla luce del sole. Re Mida tramutava tutto quello che toccava in oro, Re Algar in orpimento.
ALTRE CARATTERISTICHE ED UTILIZZO: è un solfuro d'arsenico quasi sempre associato ad orpimento; si deteriora alla luce in un altro minerale (pararealgar) e successivamente in polvere (bisogna quindi tenere i campioni delle collezioni in contenitori al buio e chiusi); rari campioni presentano fluorescenza ai raggi UV; è un minerale tossico, a differenza dell'orpimento il realgar non è un semiconduttore. Il realgar, come l'orpimento (preparati anche sinteticamente), si usa come depilante nella concia delle pelli e per la produzione di fuochi d'artificio; dal minerale si estrae arsenico (ne è composto per circa il 70%), utilizzato come insetticida, funghicida, nell'industria del legname, in odontoiatria e nella farmacopea
COMMENTO: caratteristiche diagnostiche sono il colore, la bassissima durezza, l'abito dei cristalli ed il fatto che il realgar va quasi sempre a braccetto con l'orpimento

Scheda scientifica ORPIMENTO
As2S3

CLASSE MINERALOGICA: solfuro
GRUPPO: trimetrico
SISTEMA: monoclino, pseudorombico (gruppo spaziale: P21/n)
ABITO: di solito in masse terrose o fogli, ma anche fibroso e più raramente in piccoli cristalli tabulari all'apparenza ortorombici
DUREZZA: 1,5-2
PESO SPECIFICO: 3,49
INDICE DI RIFRAZIONE: na=2,4 nb=2,8 ng=3,1 (birifrangente)
COLORE: giallo, giallo-arancio
LUCENTEZZA: da perlacea a resinosa
TRASPARENZA: i cristalli sono da traslucidi a trasparenti, quando si presenta in masse è opaco
SFALDATURA: è perfetta in una direzione (si sfalda in lamelle flessibili e non elastiche)
STRISCIO: polvere gialla
FRATTURA: scagliosa
GENESI: è generalmente di natura idrotermale e pneumatolitica, di solito associato ad altri minerali di arsenico (in alcuni casi vi sono però piccoli strati di solo orpimento)
GIACIMENTI: Romania, Macedonia (campioni più belli), Norvegia, Sassonia, Boemia, Perù, Giappone, USA, Canada, Messico e Australia
CENNI STORICI: il nome deriva dal latino auri pigmentum "colorante d'oro", era infatti utilizzato dai pittori. In antichità l'orpimento veniva importato in Europa da giacimenti collocati nel Kurdistan (al confine tra Turchia ed Iran) e veniva commercializzato con il nome di orpimento turco; sino in età post-medievale si continuarono ad usare orpimento e realgar come coloranti (poi ci fu un freno dovuto alla scoperta della loro tossicità). In alcune culture arretrate dell'Asia e dell'Africa si usava l'orpimento per produrre medicinali e veleni
ALTRE CARATTERISTICHE ED UTILIZZO: si rinviene quasi sempre associato a realgar; è un semiconduttore, si deteriora alla luce, ha un odore caratteristico (simile allo zolfo ma dovuto all'arsenico), è un minerale tossico (con una piccola leccatina ci si becca una bella diarrea) in quanto è un minerale d'arsenico. L'orpimento, come il realgar (preparati anche sinteticamente), si usa come depilante nella concia delle pelli e per la produzione di fuochi d'artificio; dal minerale si estrae arsenico, utilizzato come insetticida, funghicida, nell'industria del legname, in odontoiatria e nella farmacopea
COMMENTO: si riconosce dal colore, dall'odore e dalla sfaldatura; l'orpimento tende a deteriorarsi in polvere e poiché questo processo è accentuato dall'esposizione alla luce, si consiglia di tenere i campioni delle collezioni in contenitori al buio e chiusi. Lavarsi le mani dopo aver maneggiato minerali d'arsenico è sempre consigliabile

conclusione... preferisco rinunciarci e continuare con farina e caffè :(

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