scuola steineriana

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Francesca G.
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scuola steineriana

Messaggio da Francesca G. » ven mar 02, 2007 4:40 pm

Scriverò qualcosa sulla scuola steineriana appena possibile. Poiché tengo molto all'argomento vorrei prendermi un po' di tempo per parlarne bene e chiarificare di cosa si tratta.
Intanto posso invitarvi a leggere qualcosa della mia esperienza di vita quotidiana con i bimbi che, benché io non sia steineriana fino in fondo, è improntata fortemente a questo tipo di pedagogia (naturalmente perché d'istinto come madre sento che dal punto di vista antropologico la visione steineriana del bambino è assolutamente valida e vera). Una prima cosa che vi invito a leggere è un articolo che apparve tempo fa su Promiseland riguardo a "Bambini, Tv e attività alternative" (si trova qui http://v2.promiseland.it/view.php?id=1436). Credo che ci sia stata anche una discussione interessante a partire da questo articolo, ma non so ritrovarla (la maschera di ricerca di Promi non funziona più). Ci tengo a specificare che ora il mio bimbo grande ha 5 anni (allora ne aveva 3 e mezzo) e non ha mai visto la televisione (il discorso che si può fare in questo senso ricalca decisamente quello che ho detto sul vegetarianesimo dei bambini, sul non subire un'imposizione ma vivere naturalmente in un "modo di vita" condiviso all'interno della famiglia).

Poi vi attacco qui un paio di interventi che ho fatto in altri luoghi intorno a questioni relative al "gioco del bambino" e alle sue necessità di sviluppo interiore.

1. "So che è difficile. Quando poi i bimbi sono soli lo è ancora di più. Io penso che quando andrà alla materna e farà tanti giochi e attività insieme ad altri bambini sarà anche più tranquillo poi al pomeriggio e si annoierà meno nelle attività sottotono che in questo momento puoi offrirgli.
Quello che penso però anche è che molti bambini in qualche modo devono riapprendere a giocare secondo una via più spontanea e naturale e questo lo possono fare solo se gli è data la possibilità di farlo.
Anche Arturo che è stato figlio unico diciamo fino a tre anni (anche se il fratellino c'era già) con me e con il babbo sempre a disposizione a fargli fare giochi e attività non era molto in grado di giocare da solo e inventarsi giochi. Poi da quando ha cominciato ad andare alla scuola steineriana è cambiato tutto. Là l'attività fondamentale della giornata è il gioco libero che lascia spazio alla libera immaginazione: non ci sono giochi strutturati in senso proprio. Principalmente c'è un grande spazio vuoto con parquet, ci sono dei cavalletti di legno specificamente pensati su cui i bambini posso arrampicarsi o comporre insieme per fare teatrini, case, capanne, ecc. Ci sono teli di stoffa colorati grandi e piccoli con cui i bimbi possono coprire i cavalletti, che possono usare per fare scenografie (con un telo azzurro si può fare per es. un laghetto,ecc.) e ambientazioni o con cui possono travestirsi allacciandoli in vita o in testa o come preferiscono con catenelle di lana lunghe e corte che vengono messe a disposizione; ci sono poi piccoli pezzi di legno tagliati da rami e non completamente piallati, cortecce, pigne, sassi, castagne che vengono utilizzati come costruzioni e sono versatilissimi; ci sono ciotoline di legno, pentolini, grattuggine, pestelli e tanti semini e materiali naturali (mais, torsoli di pannocchia, ghiande, castagne, sugheri) da grattuggiare, sbriciolare, pestellare ecc. Possono usare i tavoli e le sedie su cui anche mangiano per fare costruzioni. I bimbi mettono su continuamente scene di vita più o meno quotidiana imbastendo costruzioni e preparazioni infinite di camion dei pompieri, case con famiglie, fattorie, piste per le moto e quant'altro. E spesso la parte più bella del gioco sta proprio in queste preparazioni, che una volta ultimate spesso sono abbandonate, per iniziarne di nuove.
Da quando alla scuola ha cominciato a giocare così, anche a casa Arturo ha cominciato a manifestare tutta un'altra intraprendenza e libertà nel gioco: ha cominciato a inventarsi giochi da solo usando tutti i manteriali disponibili in casa...e ora è il re dell'invenzione dei giochi sia in casa sia in situazioni collettive extra-scolastiche, in cui vedo che gli altri bambini, anche più grandi di lui, sono sempre un po' passivi e non hanno quella capacità che ha lui di inventarsi concretamente situazioni e coinvolgere gli altri nella loro preparazione, ma si limitano a correre, a fare smorfie e rumori scomposti, a fare lotte non contestualizzate, ecc. o si riferiscono sempre a personaggi visti in televisione o al cinema. Mentre l'universo immaginativo del bambino non ha praticamente limiti (se non siamo noi a limitarlo con un eccesso di stimoli e giochi preconfezionati).
Penso che sia importante anche in casa fornire l'ambiente adatto al bambino e gli strumenti adatti e abituarlo pian piano a servirsene liberamente.
Noi ad un certo punto abbiamo rivoluzionato la camera dei bimbi, che già non era tanto tradizionale: abbiamo tolto tutto, tutti i giochi e le cose ingombranti, abbiamo tenuto solo gli anelli (che pendono dal soffito e che sono apprezzatissimi), poi abbiamo messo due cavalletti con teli che normalmente compone un qualcosa che può sembrare un teatrino o una casa con ingresso, ma che a piacimento può essere smontato per crearci altre cose, abbiamo messo cesti, cestini sacchetti cassettine ciascuno con un contenuto specifico (rami tagliati e smussati, cortecce e sassi per fare costruzioni; teli grandi e piccoli per costruire, travestirsi comporre; catenelle di lana; pigne, castagne, ghiande, torsoli di pannocchia, tappi di sughero; strumenti per preparare pappe; piccoli animali o uomini di legno intagliato; strumenti musicali semplici e maneggevoli, colorati, rumorosi, bamboline di pezza, vestitini, e chi più ne ha più ne metta) ed è veramente bello vedere con che orgoglio ogni giorno tirano fuori la loro attrezzatura e come cambia il rapporto con il "giocattolo" quando il bambino sa che non è stato comprato bell'e fatto ma è stato creato da una persona cara (e magari ha anche assistito all'esecuzione). Sembra una cosa impossibile da fare ma si può se si vuole (si possono coinvolgere nella preparazione di queste cose persone con abilità diverse, nonne, nonni, zii, ecc.).
Un libro molto bello e utile in questo senso anche solo per farsi un'idea sul gioco nei bambini piccoli e sulla preparazione di strumenti adatti è:
"Giocattoli fatti dai genitori", Natura e Cultura editrice, 2006 (5a edizione). Non so se sia ordinabile in libreria facilmente (il telefono della casa editrice è 0182 469216)".


2. "Secondo me sono piccoli per fare delle ATTIVITA'. Forse io sono un po' ideologizzata, ma lo dico positivamente, da certi aspetti della pedagogia steineriana che trovo assolutamente validi da un punto di vista antropologico in relazione allo sviluppo del bambino.

I bambini le loro attività le fanno già spontaneamente e come noi tutte sappiamo sono tante, faticose, impegnative, creative, elaborate e PERSONALI.
Dipende molto dallo sviluppo del bambino e anche dalla sua indole, però penso che le attività sportive, soprattutto se regolari e di lunga durata debbano aspettare almeno i 7 anni, non solo per una questione fisica, ma psichica e di sviluppo interiore (non sono pronti per essere COSTRETTI a fare cose, cioè voglio dire ad andare in un luogo prefissato dove ci si aspetta da loro che facciano determinate cose). Ci sono bambini super-sportivi, per esempio Arturo lo è, però quando quest'estate l'ho mandato per un mese al corso di nuoto, benché gli piacesse moltissimo in sé, percepivo il suo disagio nel dover andare a certi orari, nel doversi sottomettere agli ordini e indicazioni del maestro come un soldatino, ecc. e la stessa cosa è successa a Natale con lo sci, ha fatto le quattro lezioni di gruppo col maestro con grande passione -prendere lo skilift, fare le discese e le curve -, perché sapeva che certe cose le avrebbe potete fare solo accettando il corso, però il tempo della lezione, quasi tre ore, il doversi incasellare nelle richieste del maestro, sentirsi redarguire perché non faceva bene, ecc. so che sono cose che ha subito e che lo hanno turbato. So che ci sono persone che direbbero che queste sono cose positive, frustrazioni che il bambino deve sopportare per crescere, ma io credo di no.
Credo che ci sia un tempo per ogni cosa e che forzare le tappe sia controproducente. Io so che ci sarà un tempo in cui Artruo non sentirà più lo stare nel gruppo e nell'ascoltare le indicazioni di un maestro come qualcosa di pesante e angosciante, ma ora lo è perché lui non è pronto. E' piccolo! Ricordiamoci sempre, sono piccoli. Ci sarà tempo per tutto.

Ma penso che il discorso valga non solo per le attività sportive, che se fatte all'aperto poi forse sono le meno dannose, ma per tutte le attività, soprattutto quelle cognitive e che richiedono attenzione (per esempio gli innumerevoli corsi che si propongono oggi ai bambini, dalle lingue alla danza contemporanea, dal teatro alla pittura e quant'altro). In termini generali, infatti, perché voler inzeppare la vita di questi bambini di attività? Loro se le inventano da soli le loro attività e naturalmente loro sanno quali sono le più adatte a loro. Già stanno buona parte della giornata a scuola, fuori di casa, perché quando tornano non possono fare qualche sana attività libera da costrizioni a casa loro, o anche fuori ma con la loro mamma o con altri bambini incontrati casualmente?
Lasciamo queste attività ai più grandi, a quelli di 10 anni, che hanno sviluppato una parte importante del loro mondo interiore e sono pronti ad affrontare criticamente il mondo esterno, che sono in grado metabolizzare in SENSO PROPRIO le frustrazioni che la richieste cognitive, gli ordini, le prestazioni imposte necessariamente inducono.

Certo non credo che se una madre che in gioventù è stata grande sportiva, che ne so faceva la ginnastica artistica, e vuole provare a mandare il suo bimbo di 4-5 anni ad un corso di ginnastica artistica e lui reagisce bene (ma lei dovrebbe essere molto sensibile a comprendere i reali sentimenti del bambino, che a volte sono molto sottili: io per esempio da piccola ero una bambina remissiva e non manifestavo mai i miei sentimenti per cui per anni, dai 4 ai 6, sono stata costretta a fare un corso di ginnastica che mi faceva soffrire le pene dell'inferno senza che mia madre abbia mai sospettato che io ne soffrivo, e questo ha lasciato un segno sul mio carattere) non penso faccia niente di male. L'importante mi sembra sia non eccedere. Conosco una bambina che torna alle 4.30 dalla scuola materna e 4 pomeriggi su 5 ha un'attività esterna: creta e pittura, danza moderna, lingua e musica. Come me, anche lei non manifesta ai suoi genitori la sua contrarietà ma vi assicuro che io ho scorto più volte una vera disperazione nei suoi occhi".

Ciao,
Francesca

Francesca G.
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Messaggio da Francesca G. » ven mar 02, 2007 4:52 pm

Ho trovato i collegamenti alle discussioni su "Bambini, Tv, e attività alternative"

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Messaggio da elena.legnani » sab mar 03, 2007 12:11 pm

Molto bene! ottimo argomento, mi sta molto a cuore! parlando con altre mamme trovo pareri molto discordanti, ti indico alcune critiche che mi sono state riportate, mi farebbe piacere avere il tuo punto di vista:
- chi iscrive i propri figli finisce spesso in una sorta di pseudo-isolamento: finisce che ci si sente 'diversi', che si inizia (magari non appositamente) ad evitare che il proprio figlio vada a giocare con il figlio del vicino di casa perche' quest'ultimo possiede decine di giocattoli di plastica, macchinine, trenini, robot vari e tv a volte accesa..
- sucede che si crea un 'caso' all'interno della scuola se il bambino malauguratamente porta con se' un giocattolino di plastica regalato dal nonno
- siccome e' una scuola a pagamento e le rette (ma non so nemmeno di che cifre si parli) non sono affrontabili da tutte le famiglie, il risultato e' che solo chi e' decisamente benestante puo' permettersi di iscrivere i propri figli, magari poi pagando rette piu' basse rispetto ad altri semplicemente perche' molti liberi professionisti non dichiarano di certo il proprio reddito reale (poi magari i bambini arrivano a scuola in Mercedes 2000 accompagnati dall'autista di famiglia)
- per non forzare nella maniera piu' assoluta i tempi dei bambini a 7 anni si ritrovano a non sapere ne' leggere ne' scrivere, trovandosi a loro volta in difficolta' quando hanno a che fare con i coetanei iscritti alal scuole dell'obbligo.

Siccome personalmente credo che la scuola staineriana sarebbe stata l'ideale per come ero io da bambina, adesso e' prematuro per mia figlia pensarci, pero' ogni volta che ne ho l'occasione approfitto per chiedere informazioni a chi ha valutato poi ha fatto scelte diverse o per chi invece come te ha i propri figli che frequentano.

Ciao!

Francesca G.
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Riflessioni sulla scuola steineriana [lungo]

Messaggio da Francesca G. » mar mar 06, 2007 11:35 am

Ecco qua alcune cose che posso dire sulla pedagogia e la scuola steineriana (limitatamente al giardino d'infanzia, cioè fino ai 7 anni) a partire dalle mie conoscenze e dalla mia esperienza. Il testo è lungo perciò vi consiglio di stamparvelo e leggervelo in cartaceo, potrete godervelo di più. Le citazione che farò sono tratte da un libro bellissimo di Freya Jaffke sul gioco del bambino che si intitola "Giocattoli fatti dai genitori", Editore Natura e cultura.

Devo fare una premessa. Per me un genitore che manda il suo bambino alla scuola steineriana lo deve fare per un profondo sentire rispetto alla validità di quella pedagogia. La scuola steineriana NON è una scuola privata e non offre un servizio in cambio di denaro. Sia dalla scuola pubblica sia dalla scuola privata noi, pagando (nel primo caso con le tasse) ci aspettiamo una prestazione, cioè quella che ci tengano i bambini per un tot di ore e gli insegnino qualcosa. Nella cuola steineriana non c'è un cliente e un offerente. Essa è un'associazione composta da tutti i genitori, da tutti i bambini e da tutti gli insegnanti che vi partecipano e il cui unico obiettivo è l'impegno verso l'approfondimento e la migliore applicazione di una forma pedagogica che è molto più di un metodo: è una visione antropologica dell'uomo, un pensiero del mondo e una via profonda per rispondere ai bisogni reali dei bambini piccoli e per rapportarsi alla loro più autentica natura. E' una via al negativo in qualche modo. Non cerca di imporre (attività, conoscenze, prestazioni) ma di liberare: tutto è teso a far sì che il bambino sia in grado di mettere in pratica le sue competenze e di attivare la propria individualità, autonomia, fantasia, senza bruciare mai le tappe.

Il secondo punto è che essendo questa scuola fatta dei corpi e delle menti di tutte le persone coinvolte è importante appunto non entrarci mai pensando semplicemente di portare lì il bambino alla mattina e andarlo a prendere il pomeriggio senza altro impegno. Questa scuola vive della partecipazione attiva di tutti, altrimenti perde il suo senso. Si deve essere disposti a sentirsi parte e a farsi coinvolgere, nei limiti delle proprie possibilità e abilità. Ecco dunque che ogni genitore trova il suo compito: c'è chi fa la manutenzione ordinaria di oggetti e strumenti e altre piccole riparazioni, chi fa le pulizie (non ci sono imprese di pulizie, se ne occupano i genitori a turno, mio marito per es. pulisce una volta al mese), chi cucina (anche la cucina è svolta dai genitori a seconda delle loro possibilità: io per es. cucino una volta ogni 15 giorni), chi si occupa degli aspetti amministrativi, chi aiuta a sistemare il giardino, ecc. Non si ha idea quanto questo sia già un'esperienza di crescita potentemente educativa per il bambino (e anche per il genitore). Per i bambini è stupendo sentire la scuola come un luogo "della famiglia", dove le cose sono fatte da persone reali, conosciute, che collaborano gioiosamente (e non da estranei che arrivano silenziosi quando nessuno li vede e fanno trovare tutto a posto), dove gli è permesso partecipare, sentirsi parte di un processo, dove possono rendersi conto della fatica e dell'impegno che questo comporta.

Il terzo punto riguarda la pedagogia in modo specifico.
La filosofia steineriana considera che per il bambino piccolo la prima forma di apprendimento e di adattamento al mondo è l'imitazione. Questo termine per noi può prendere delle connotazioni negative, ma in realtà l'imitazione è per il bambino il suo modo di CRESCERE. Il bambino piccolo è come una spugna, assorbe gli stimoli e se ne nutre (cresce di questo più ancora che del nutrimento derivato dal cibo), è un nervo scoperto sul mondo. Ecco perché l'ambiente in cui vive dovrebbe essere il più protetto possibile, non per farlo vivere in una campana di vetro, ma per far sì che si nutra di ciò che è a lui più consono, ciò che lo renderà forte e che al momento giusto gli permetterà di affrontare positivamente anche tutto il resto. Proprio perché per il bambino tutto è stimolo, tutto colpisce i suoi sensi e la sua interiorità, si dovrebbe fare attenzione a non bombardarlo con stimoli eccessivi e troppo forti che lo disorientano, gli impediscono di coglierli nella loro singolarità, lo agitano, gli impediscono di fissarli profondamente nelle propria sensibilità, di rielaborarli, lo rendono irrequieto perché non si sente in grado di affrontarli, di captarli e trattenerli tutti. Cito: "L'agire del bambino non ha uno scopo preciso; gli impulsi da cui il suo agire nasce sono sempre accompagnati da gioia ed entusiasmo, e l'esprimerli procura una profonda soddisfazione. Anche se il bambino non è in grado di esprimere ciò con parole, lo possiamo capire dal suo armonioso atteggiamento, dal suo zelo e, spesso, dalle guance arrossate e dal viso raggiante. Si commette un grosso errore se si pensa che i bambini nel gioco debbano principalmente SFOGARSI: sfogarsi non è un comportamento a misura d'essere umano, né proprio del gioco infantile, che al contrario, proprio nelle sue forme più pure si dà come equilibrio tra l'interiore e premente forza creativa e l'esteriore fatto reale. Possiamo osservare come bambini turbolenti e scalmanati vengano portati sempre più fuori da se stessi, diventino difficilmente accessibili alle parole dell'adulto e non siano più in grado di tornare facilmente e senza aiuto a un gioco tranquillo. Il bisogno indispensabile che ha il bambino di movimento non può essere confuso con il modo di sfogarsi". Mentre un eccesso di immobilità e di passività (come quelli imposti dalla televisione o dalo stare seduti a scuola impegnati in attività cognitive) può causare stati depressivi o d'agitazione convulsa nel bambino. Già soltato la città, con i suoi rumori forti, le macchine, i camion, le migliaia di persone, le attività di tutti i tipi, le luci è un'eccesso di stimoli che può disturbare potentemente la serenità di un bambino piccolo. Ecco perché sarebbe bene che in casa il bambino avesse un ambiente il più possibile adatto a lui. Cito: "Nei primi 6-7 anni di vita l'essere del bambino si apre senza riserve a tutto ciò che accade nel suo ambiente. Tutte le impressioni penetrano profondamente nell'organismo infantile e influenzano le struttura e le funzioni degli organi che in questo periodo si vanno formando. Vengono accolti e incorporati tutti gli avvenimenti senza possibilità di discriminazione tra ciò che è buono o cattivo, tra ciò che crea difficoltà o aiuta. Il bambino non è ancora in grado di 'afferrare con la coscienza', poiché il suo cervello, portatore di coscienza, è ancora coinvolto in un processo di sviluppo. Questo significa che nel bambino la formazione degli organi si completa sotto l'influsso determinante degli avvenimenti esterni. Perché questo possa avvenire con forza e nel modo più sereno è necessario prestare particolare attenzione ai colori, ai suoni, ai giocattoli, all'ambiente umano che circonda il bambino. Il pensiero che, in quanto essere della nostra epoca, il bambino DEBBA ABITUARSI A TUTTO PRECOCEMENTE, è assolutamente estraneo alle vere leggi di sviluppo del bambino in crescita. Colori tenui alle pareti e stoffe senza decorazioni infantili nella stanza dei bambini offrono all'occhio la possibilità di soffermarvisi tranquillamente e di cogliere le vere qualità dei colori. Si comprende facilmente quale effetto possano avere la voce della madre, il suo parlare o cantare, il suono delicato di uno strumento a corde [...]. Basta calarsi in modo sufficientemente energico in un confronto con i rumori di apparecchi di trasmissione tecnologici (radio, stereo, televisione) per capire cosa possa favorire o guastare la capacità di ascoltare o di cantare percependo le sfumature. Parimenti di grande importanza è la qualità del materiale dei giocattoli. Considerando che gli organi si stanno ancora formando, si rivelano particolarmente adatti materiali provenienti dal mondo organico. La molteplicità delle forme, la varietà della natura delle superfici e dei pesi naturali, sono caratteristiche uniche e insostituibili che significano un autentico beneficio per l'enorme sensibilità di un bambino piccolo. Al bambino è così data la possibilità, con cose semplici, di divenire attivo interiormente, in modo molteplice, attraverso la sua fantasia [...]. Dei "giocattoli" che ci dà la natura fanno parte gli oggetti creati dalla mano dell'uomo sia intagliando sia cucendo".

Ciò che davvero nutre la crescita del bambino è il rapporto con tutto ciò che è UMANO e NATURA. Dunque gli stimoli giusti per il bambino sono quelli che vengono dal rapporto con le persone a lui vicine e dagli oggetti e gli ambienti naturale. In questo senso c'è l'eliminazione del gioco strutturato o dei materiali non naturali. Il gioco strutturato, già pronto, non modificabile, di un materiale asettico, plasticoso, non offre alcun vero stimolo all'immaginazione e alla volontà del bambino (il bambino vuole FARE, fare cose vere e toccare cose VERE). Ecco perché i bambini si stufano così presto dei GIOCATTOLI. Noi non dobbiamo offrire loro giocattoli, ma spazio libero per CREARE GIOCHI (attività di invenzione) e ATTREZZI di GIOCO (per capire cosa si intende per attrezzi di gioco consiglio di leggere nel messaggio precedente le tipologie di oggetti che normalmente vengono messi a disposizione dei bambini nei giardini d'infanzia: sono tutti oggetti provenienti dalla natura, irregolari, stimolanti dal punto di vista visivo e tattile, che permettono un vero uso fantasioso, possono essere trasformati in qualsiasi cosa e magari il bambino ha contribuito a trovarli o a prepararli, sono cose uscita dall'attività umana e personale e non semplicemente COMPRATI). L'ambiente poi dovrebbe essere perlopiù sgombro, libero, in modo che vi sia posto per le attività inventive, che il vero gioco del bambino, che sfrutta tutti gli oggetti abituali presenti nell'ambiente, compreso sedie tavoli e quant'altro. Cito: "La persona adulta ha per loro una grande importanza. All'adulto essi alzano gli occhi con ammirazione. In sua presenza sperimentano come lui imposta la propria vita in casa, per strada, nei negozi, nel rapporto con altre persone, ecc.; come si preoccupa per la famiglia, per la casa, come domina la tecnica. Tutte queste esperienze danno impulsi a diventare attivi per ciò che noi chiamiamo giocare. La più grande soddisfazione dei bambini nasce come conseguenza di processi molto faticosi. [...] A questo punto ci imbattiamo in una domanda molto importante: cosa trasforma un pezzo di corteccia in uno specchietto retrovisore? Nient'altro che la fantasia infantile. E questa corteccia sarà lo specchietto retrovisore fino a quando la fantasia di quei bambini lo vorrà. Ma un pezzo di corteccia simile potrà servire allo stesso tempo ad un altro gruppo di bambini come cornetta del telefono, pattino o barchetta...Ossevatori inesperti possono chiedersi quando i bambini arrivino al gioco vero e proprio, se ogni volta devono impiegare così tanto tempo per fabbricare i propri giocattoli. Poi constatano con sorpresa che, dopo averlo usato per poco tempo o addirittura ancor prima di averlo finito, il gioco viene smontato, trasformato o ricostruito altrove. Giocare significa dunque "ESSERE NEL PROCESSO" e non solo servirsi di un PRODOTTO FINITO. L'essere umano, e in modo del tutto particolare il bambino piccolo, è un essere in divenire. Anche nell'ambiente che lo circonda, ha bisogno di trovare la possibilità di trasformare, di creare qualcosa di nuovo. Non sono le cose perfette, compiute che rinfrancano, soddisfano e danno forza al bambino. Questo vale particolarmente anche per il singolo giocattolo, che dovrebbe avere le caratteristiche per cui, se pur visto in epoche diverse, sollecita la fantasia del bambino a scoprirvi ogni volta qualcosa di diverso, entro la propria esperienza di vita attuale. Un ramo piegato con più diramazioni ricoperto con un telo, può essere una montagna in un paesaggio; ricoperto solo per metà, la grotta dei nani, la stanza delle bambole, una stalla. Un bambino, tenendolo sulla testa, camminava per la stanza a passi maestosi, facendo il cervo, Un altro prendeva dapprima il ramo come falce e tagliava l'erba, poi come strumento a fiato, sedendo tra altri bambini che facevano musica. Oppure: un legno tondo spaccato a metà e con un breve ramo laterale, si trasformava in locomotiva, distributore, radio, ferro da stiro e infine scivolo in un parco giochi per bambole. Non tutti i giocattoli si lasciano trasformare in questo modo meraviglioso. [...] Se poi rivolgiamo la nostra migliore attenzione a quei materiali che sostengono o favoriscono un tipo di gioco come quello sopra accennato, allora diamo nutrimento a quelle forze infantili che ora premono per essere messe in attività e possono rafforzarsi per essere poi a disposizione, come potenzialità, per altri compiti durante il periodo della scuola e più avanti nella vita. In questo tipo di gioco il bambino PUO' SPERIMENTARE IN MODO LIBERO e, nell'essere attivo, PUO' CONOSCERE IL MONDO". Rapporto con l'umano e attività vera significa che se vogliamo fare musica con il bambino dobbiamo farla DAVVERO, metterci in gioco con lui e non delegare alla cassettina con musche infantili: la voce della mamma che canta una canzone delicata, semplice, facile da imparare anche per il bimbo (una filastrocca, una ninna nanna, una strofa con elfi e folletti, anche ammesso che la mamma sia realmente stonata, è un dono grande per il bambino ed è l'unica vera musica di cui ha bisogno. E poi ben presto si imparerà a cantare insieme e questo è ciò che nutre lo spirito.

Se si leggono i testi che ho copiato nel messaggio precedente forse vi sarete fatte un'idea. La pedagogia steineriana cosidera il bambino piccolo (dai 0 ai 7 anni, anche se all'interno di questa fase si possono distinguere due fasi che vanno dai 0 ai 3 anni compiuti e dai 4 ai 7) come antropologicamente predisposto a sviluppare due precise tensioni: quella del movimento e quella dell'immaginazione. E queste due tensioni che sono imprescindibili NON hanno bisogno di essere STIMOLATE, bensì di non essere REPRESSE con stimoli sbagliati, inibenti, limitanti, mortificanti. Queste due tensioni hanno bisogno fondamentalmente di essere lasciate esprimersi liberamente NELL'AMBIENTE A LORO PIU' ADATTO. Nei primi tre anni di vita l'ambiente più adatto è la famiglia, in particolare il cerchio intorno alla mamma, e le attività e gli stimoli più adatti sono quelli della vita quotidiana. Il bambino non ha bisogno di giochi, quanto di interagire con gli strumenti e le attività VERE degli adulti. Sarà bene dunque lasciargli la possibilità di stare con la mamma quando cucina, quando lava, quando stende i panni, quando pulisce i pavimenti, fornendogli strumenti VERI che anche lui possa usare per partecipare a modo suo e sentirsi parte (straccetti, spugnette, una scopina, uno stendino basso in cui anche lui può stendere i panni, mestoli, ciotole, colini, matterellini e quant'altro sia utile per fargli fare piccoli impasti e pasticci): permettergli di lavare la verdura o altre piccole cose nel lavandino (attrezzandosi con un grembiulino impermeabile), di spezzettare l'insalata con le mani, ecc., di spazzare, di dare lo straccio (sarebbe bene quando si fanno le cose con i bambini piccoli usare il più possibile strumenti veri che richiedono un'attività fisica reale, e rinunciare dunque in loro presenza a tutte le attrezzature elettriche molto rumorose che non nutrono correttamente il loro bisogno di FARE, tipo aspirapolveri, mixer elettrici o aggeggi simili). Cito: "Il bambino accoglie in sé tutti gli avvenimenti e le esperienze provenienti dall'ambiente dell'adulto che è attivo intorno a lui, le afferra con la propria volontà, le interna nuovamente con l'imitazione, dando vita così ad un gioco senza uno scopo preciso. [...] E' importante perciò che l'adulto, in presenza di un bambino, sia attivo in modo tale da risvegliare in lui gli impulsi necessari. Ad es. quando la mamma pulisce la verdura, rammenda la biancheria, scopa la stanza o stira, agisce in modo molto più stimolante che se scrivesse al computer; lo stesso, il papà, quando taglia la legna per il camino o lava la macchina, è più stimolante di quando fa i conti o legge il giornale. Il fatto che il bambino impara attraverso l'imitazione porta con sé la conseguenza che l'adulto dovrebbe comportarsi, in presenza del bambino, in modo degno di essere imitato".

La scuola steineriana non prevede l'asilo-nido perché l'unico nido per il bambino di questa età è la casa e gli stimoli che la casa e il rapporto con la mamma e gli altri familiari offrono. Dunque in questo tipo di scuola i bambini vengon presi solo dopo il compimento del terzo anno di vita. In realtà si considera che in tutto il primo settennio il luogo del bambino è la casa e la famiglia e tutto ciò che accade intorno a questa realtà: però dopo i tre anni il bambino comincia a sviluppare anche delle necessità relazionali reali che una volta erano egregiamente coperte dalle condizioni familiari (nella famiglia allargata c'erano fratelli, cugini, nonni, zii con cui poter nutrire questo bisogno, a cui si aggiungevano gli amichetti di strada e di cortile di tutte le età). Ora che queste condizioni sono venute meno e il bambino è perlopiù solo, non ha nessuno con cui giocare né dentro (non ha fratelli) né fuori, si pono il problema di trovargli un luogo dove nutrire questo suo bisogno. Dunque, per la visione steineriana, la cosiddetta scuola materna (loro lo chiamano giardino d'infanzia) ha il SOLO scopo di offrire al bambino dai tre anni in su un luogo familiare, aperto, libero in cui continuare a nutrirsi di stimoli semplici che permettono alle sue necessità di sviluppo corporeo e immaginativo di soddisfarsi e al tempo stesso di soddisfare questo nuovo bisogno di socialità e gioco in comune. NON ci si pone nessun obiettivo EDUCATIVO o di istruzione (niente pre-lettura, niente stare seduti al banco - nelle cuole materne tradizionali i bambini passano anche l'80 per cento del loro tempo seduti al banco, niente richiesta di prestazioni cognitive, logico-matematiche o quant'altro). Ecco perché nel giardino d'infanzia ci sono classi miste (con bambini dai 3 anni compiuti ai 7) in un ambiente il più simile possibile alla famiglia allargata: le mamme cucinano, non c'è seprazione tra gli ambienti, i bimbi stessi partecipano alla preparazione dei pasti, lavano la frutta, i più grandi la sbucciano, altri preparano il pane, tagliano l'insalata, grattugiano le carote, ecc. Preparano insieme la tavola per il pranzo, mettono la tovaliga i piatti, portano le pietanze quando sono pronte (hanno piatti e bicchieri veri di ceramica e vetro e gli viene data la possibilità di maneggiarli, trasportarli dall'aula alla cucina, ecc.), alla fine poi sparecchiano, piegano la tovaglia portano le stoviglie sporche in cucina alla mamma di turno, ecc. Alla fine della giornata i bimbi, insieme alle maestre, rassettano, rimettono a posto gli oggetti usati nei cestini e nei sacchetti, spazzano, risistemano le seggioline, ecc. Per ogni momento e azione c'è una piccola canzone delicata che cantano tutti insieme (senza esserne obbligati), che è come un rito e li aiuta a riconscere il passare del tempo e il ripetersi dei momenti nel corso della settimana (questo per loro è molto importante).

Ciò che è importante dire è che nel giardino d'infazia NON ci sono attività e giochi strutturati. Come dicevo le tensioni naturali del bambino in questa fascia di età sono lo sviluppo corporeo (gli organi sono tutti in crescita) e quello immaginativo, tutte le energie del bambino devono essere lasciate libere di fluire in quella direzione (tutte le attività congnitive, o intellettuali, sono troppo precuci e inibiscono queste due tensioni, impediscono loro di concludere il loro processo, portano le forze del bambino verso la testa, quando invece dovrebbero concentrarsi nella globalità dell'organismo, lo bloccano, limitano la sua forza immaginativa che è potenzialmente infinita e dunque anche il suo sviluppo spirituale).
L'unica attività proposta che prende buona parte della mattinata è una volta a settimana la pittura, che viene però praticata in un modo molto particolare. Tutti i bambini fin dal loro arrivo aiutano a preparare l'occorrente, lavano con le spugne le tavolette su cui verrà fissato il foglio umido, preparano i colori, li diluiscono, ecc. I colori usati sono pochissimi (il blu, il rosso e il giallo): non ci sono istruzioni, soltanto i bambini vengono lasciati liberi di esprimere la loro disposizione naturale al godimento del colore: si lascia che i colori si mescolino e si fondano, con gradazioni tenui a formare quadri astratti di una bellezza inaspettata. I bambini NON vengon mai stimolati a fare figure o disegni realistici o, peggio, a colorare dentro figure prestampate. Quando i bimbi vogliono disegnare hanno a disposizione dei parallelepipedi di cera dai colori molto intensi con cui possono sbizzarrirsi con la fantasia usandoli sia per tracciare figure sia per creare tavolozze di colori astratti di grande suggestione. Una volta a settimana (per circa 50 minuti) praticano l'euritmia, che è una forma di movimento fluente, con ritmi semplici e delicati, che aiuta il bambino nello sviluppo armonico delle proprie dinamiche corporee e interiori.
Quasi tutto il tempo al giardino d'infazia è consumato nel gioco libero, attivo, immaginativo, di gruppo, collabborativo che porta i bambini ad inventarsi sempre nuove situazioni di vita più o meno quotidiana impegnandosi nello sforzo di trovare gli strumenti adatti per la loro strutturazione (gli strumenti sono appunto, sedie, tavoli, cavalletti di legno appositamente predisposti, teli colorati grandi e piccoli, sacchi di sabbia come pesi, mollette di legno per fissare i teli, cortecce, legni di varie misure, altri elementi naturali come conchiglie, pigne, castagne, torsoli di pannocchie, cinturini di lana all'uncinetto per legare teli e mantelli e fare travestimenti). Gli unici giochi a disposizione sono dei cavalletti coperti con teli a formare di volta in volta una casa o un teatro, una cavallo a dondolo, una carrozzina di vimini, bambole di pezza, grembiulini e le attrezzature per preparare le pappe (ciotoloine di legno, pentolini, grattugie, cucchiai, straccetti, semini, ecc.), teli per fasciare le bambole, vestitini semplici per vestirle... E poi c'è, sia d'estate sia d'inverno, lo stare all'aperto, in giardino, dove si trovano solo un'altalena di legno, una sabbiera con secchi, pale e palette, rastrelli, setacci, zocchi di legno e quant'altro serva per giocare con la sabbia (che è uno dei giochi più belli e stimolanti per i bambini) e una casina di legno con panchette, e poi sassi, bastoni, foglie, ecc. I bimbi possono zappare, fare giardinaggio, piantare i bulbi, piallare legni e cortecce, fare impasti con la terra e l'acqua e tutto quanto la fantasia suggerisca loro.

Dal giardino d'infanzia il bambino esce verso le 13.30-14.00 perché una buona parte della giornata sia libera per stare insieme alla famiglia.

Per ora ho detto abbastanza. Se mi verrà in mente altro aggiungerò.

Francesca

girandola
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Messaggio da girandola » mer mar 07, 2007 3:58 pm

Leggendo quello che hai scritto sono entrata nel mondo dei sogni e mi ha dato qualche spunto per il mio piccino. Ma poi come funziona? Dopo il giardino d'infanzia si continua o si passa alla scuola pubblica? Anch'io sono d'accordo sul lasciarli liberi di esprimesi ma cmq bisogna anche prepararli allo studio, no?

deanna
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Messaggio da deanna » lun mar 12, 2007 10:06 am

grazie francesca per darmi/darci cosi' tante idee. Qui dove sono io non ci sono scuole o nidi d'infanzia waldorf e purtroppo non lavoro piu' in Germania dove avrei voluto restare per dare delle opportunita' del genere ai miei bimbi. Mi dai tante idee per cercare di arrangiarmi da sola e offrire loro il piu' possibile stimoli adatti a loro, che possano nutrire le loro anime al meglio. Continua così che, com'e' stato con le ricette per bimbi veg, ci dai tante idee e consigli!

Francesca G.
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Messaggio da Francesca G. » lun mar 12, 2007 12:06 pm

Ragazze,

sono contenta se sono stata utile.
Risponderò appena possibile a quante hanno posto delle questioni. Mi fa piacere farlo, ma voglio farlo bene. Attualmente sono incasinatissima.

Ciao,
F.

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elena.legnani
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Messaggio da elena.legnani » mar mar 13, 2007 10:58 pm

vai, ti aspettiamo! vorrei anche un'idea dei possibili costi, mi dicevi che giustamente si va in base al reddito ma almeno un'idea di massima (tipo con un reddito di circa xxx la cifra si aggira attorno ai xxx, o forse con le altre mamme non si parla di questo.....)

miele_paz
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Messaggio da miele_paz » mar mag 22, 2007 4:26 pm

ciao
sempre in riferimento alla pedagogia steineriana volevo chiedere qualche info aggiuntiva... soprattutto in riferiemtno ai giochi. ieri ero con una mia carissima amica per comprare un regalo al figlio (il bimbo a 15 mesi) ed era difficilissimo per me scegliere qualcosa che non fosse un gioco imposto. alla fine ho preso uno scivolo.
ma mi chiedevo: dove posso trovare dei giochi che possano favorire la creatività dei bimbi e non costringerlo a seguire un percorso imposto?

grazie

manuba
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Messaggio da manuba » lun lug 23, 2007 9:02 am

Ciao Francesca,
ho trovato molto illuminante la tua descrizione della Scuola Steineriana!
Vorrei farti qualche domanda per farmi un’idea precisa:
- al pomeriggio tu fai poi giocare i tuoi figli con altri bimbi “convenzionali” o hia trovato “amici steineriani”?
- - pensi di proseguire con il metodo steineriano anche per la scuola oppure li iscriverai alla scuola elementare classica? Nel secondo caso, non hai timore che incontrino più difficoltà, non essendo stati abituati per gradi ?
- - al mio bimbo piacciono molto i libri, ne troverà al giardino d’infanzia? Certo, li può guardare anche solo a casa, ma sarebbe carino che possa averne a disposizione anche alla mattina. Gli sembrerebbe oltretutto anche più “casa”.
- Non è capitato che il tuo bimbo “faccia la voglia” di giochi convenzionali megacolorati e plasticasi? io vedo il mio, che al parco è interessatissimo ai giochi degli altri e non so quanto alla fine sia giusto privarlo di qualcosa che desidera.
Con questo non dico certo che bisogna comprargli ogni cosa su cui appoggia gli occhi, Simone ha pochissimi giochi comperati, ma non ti sembra di ledere la loro libertà privandoli completamente di oggetti con cui comunque si confronteranno prima o poi (se non li facciamo vivere isolati dal mondo esterno, che non è cmq possibile e tantomeno sarebbe il caso). Fermo restando che ho notato il modo in cui Simone gioca con i giochi plasticosi e quelli naturali, si sofferma molto più sui secondi, li tocca, li studia, li gira e rigira, … con immensa gioia della mamma!!!
Scusa se sembro molto critica, in realtà è che sono molto interessata a proporre al mio bimbo una visione differente a quella comune oggi (e il metodo steineriano ricopre il mio desiderio di stile di vita), ma non vorei imporgliela come unica realtà data da una mia decisione, condivisa da mio marito, si intende.
Insomma, vorrei evitare gli estremismi, ma dargli gli elementi per accorgersi che esistono stili di vita diversi e maggiormente in armonia con noi stessi da quello attualmente in essere, troppo pesante per il pianeta e scarso dei valori che danno significato alla vita.
Vorremmo offrirgli la possibilità di elaborare un domani il modo di vivere a lui consono, che solo lui potrà costruirsi lungo il suo cammino rispondendo al suo modo di essere che pian piano svilupperà e noi vorremmo essere presenti fin da ora fornendogli visioni alternative ma senza privarlo della possibilità di scelta. Il mio timore è di non offrirgli elementi sufficienti perché possa un domani la facoltà di scegliere liberamente, con maggiore consapevolezza, ma rischiare invece che lui la recepisca come un’imposizione e quindi se ne allontani con rifiuto.
In ogni caso, deve essere bellissimo vederli creare con tanta immaginazione giochi e situazioni sempre nuovi con elementi naturali come base.
Sono sicura che è molto importante per il loro sviluppo intellettivo, di presa di coscienza di se stessi e di costruzione della propria autostima.
E sicuramente l’atmosfera che si respira genera benessere, a tutti i presenti.
Così come mi piace tantissimo il fatto che partecipino alle attività quotidiane di preparazione, pulizia, ecc.
Ho solo paura del momento in cui inevitabilmente dovrà uscire da questo ambiente per inserirsi nel mondo convenzionale (che spero cmq nel frattempo ritorni un po’ sulla retta via….).
Scusa la lungaggine, ma approfitto della possibilità di attingere alla tua esperienza diretta e al tuo modo di vedere la vita per te e i tuoi figli, per reperire un importante punto di vista.
Poi questo autunno parteciperemo alla giornata “porte aperte” per vedere in prima persona l’ambiente e la vita del giardino d’infanzia (Simone ora ha 16 mesi, ma ci vogliamo documentare per tempo).
Grazie mille per la tua disponibilità ! ! ! Ciao. Manuela

fabiocarusox
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Messaggio da fabiocarusox » lun lug 23, 2007 4:25 pm

Tutti i figli di Berlusconi hanno frequentato tale scuola.

saluti...Fabio.

Elle
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Messaggio da Elle » lun lug 23, 2007 8:43 pm

e allora? se avessi un filo dei soldi di berlusconi ci manderei anche i miei, senza per questo sodalizzare con la sua figura e il suo operato

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elena.legnani
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Messaggio da elena.legnani » lun lug 23, 2007 10:00 pm

????
Ero contenta che qualcuno avesse ripreso in mano la discussione sulla scuola steineriana, mi piacerebbe vedere i diversi punti di vista di chi ha i propri figli iscritti, come si trovano etc..
Che succede Fabio, per caso i tuoi non sono entrati in graduatoria? Facci sapere da cosa nasce questa tua esternazione (in un forum dove la politica grazie a Dio se ne sta fuori dalla porta)

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melinda
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Messaggio da melinda » lun lug 23, 2007 10:15 pm

Dove ci si può informare per vedere se in zona ci sono tali scuole? Io abito in Trentino.

fabiocarusox
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Messaggio da fabiocarusox » mar lug 24, 2007 8:38 am

elena.legnani ha scritto: Che succede Fabio, per caso i tuoi non sono entrati in graduatoria? Facci sapere da cosa nasce questa tua esternazione
Cos'è un battuta? Se si spiegamela perchè non l'ho capita...
La mia esternazione non nasce da niente in particolare, era così tanto per dire, fra l'altro non provo nessuna simpatia per il soggetto in questione così come non provo simpatia per nessun politico...
E poi che c'entra la politica, avrei potuto dire anche Tom Cruise o Jim Morrison....

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