Il ruolo dei nonni (e degli zii)...
Inviato: sab giu 15, 2013 6:12 pm
Ciao a tutte/i,
non avendo figli, non intervengo su questo forum, però leggo da tempo con interesse le vostre esperienze ed opinioni, così variegate e vitali.
Stavolta scrivo perché mi interesserebbero i vostri pareri sul ruolo dei nonni e degli zii nella cura ed educazione dei bambini. Lo spunto viene da ciò che vedo accadere attorno al nipotino della mia più cara amica.
M. ha 15 mesi, da inizio anno viene accudito almeno 12 ore al giorno dalla nonna materna in quanto entrambi i genitori lavorano a tempo pieno.
Per rendere possibile ciò, i genitori si sono trasferiti a casa dei nonni materni (non senza tensioni, poiché il padre di M. non è mai andato a genio alla famiglia della mamma), dove la nonna deve occuparsi anche dell’anziana suocera, ormai non completamente autosufficiente.
Prima, fin dalla nascita, la nonna si era trasferita a casa della neomamma, e ha sempre avuto un ruolo decisivo nella cura del piccolo, coadiuvata dalla zia quando possibile, anche perché la madre di M. (primipara, con difficoltà d’allattamento nei primi 2 mesi, forse pure a seguito del cesareo d’emergenza a 3 settimane dal temine) non ha mai voluto rimanere sola col figlio più di qualche ora, massimo 24-36 ore se presente anche il suo compagno (approccio tuttora immutato).
M. è sempre stato estremamente vivace, soffre da 1 anno di dermatite atopica che, oltre a renderlo spesso molto nervoso, gli ha compromesso il sonno. Infatti, da tempo dorme poco (7/8 ore massimo su 24), con frequenti risvegli o semi-risvegli in cui si gratta e si lamenta -talvolta fino al pianto-, tanto che alcuni medici hanno prospettato che questa carenza protratta di sonno potrebbe causargli disturbi dell’attenzione e/o del comportamento, gettando ovviamente la madre nel panico. Di conseguenza, il suggerimento datole di “far innervosire meno possibile il bambino” è diventato pure “cerchiamo di non dirgli di no altrimenti s’innervosisce”.
Nelle poche ore serali e nelle fine-settimana, quando M. potrebbe godersi i genitori, vedo che spesso loro delegano comunque il suo accudimento a nonni e zii. Questo nonostante non debbano occuparsi di niente nella gestione della casa, cui provvedono totalmente i nonni, con l'aiuto degli zii quando presenti.
Per portare un esempio concreto: dato che M. in presenza dei genitori sembra non riuscire a tranquillizzarsi (anzi, sovente morde e tira i capelli, soprattutto alla mamma), frequentemente la sera è la nonna a portarselo in un’altra stanza per dargli il biberon e cercare di farlo addormentare. A volte, se riesce o se i genitori tardano un po’, cerca di metterlo a dormire prima del loro rientro, poiché quando loro tornano si eccita e addio nanna (e riposo per tutti i familiari...). Trovano sia la soluzione migliore per non farlo innervosire.
Visto che la madre non vuole far fare a M. (che pure adora stare con altri bambini, anche perché ne vede raramente) nemmeno qualche ora di nido, perché a causa della dermatite non ha fatto tutti i vaccini e perché non si fida a lasciarlo con estranei, appena possibile la nonna si trasferirà di nuovo dai genitori di M. per permettere loro di rientrare a casa.
Nella mia totale inesperienza, ma memore di quanto fossi felice ed eccitata da piccola quando potevo trascorrere qualche ora con mio padre, poco presente causa lavoro, mi viene spontaneo domandarmi se parte dell’agitazione di M. non sia una richiesta di ricevere più attenzione dai suoi genitori, piuttosto che una semplice reazione alla dermatite o espressione del suo “caratterino prepotente”, come la interpretano i familiari...
Di conseguenza, mi interrogo se delegare così tanto la sua cura a nonni e zii non sia alla lunga più controproducente che positivo, oltre a costituire un impegno gravoso (e non privo di tensioni) per persone che, comunque, lavorano a loro volta a tempo pieno, dentro o fuori casa, e la cui esistenza oramai è costruita attorno alle esigenze del nipotino (o, forse, dei suoi genitori...).
Tra l'altro, questa coppia non esclude di fare un secondo figlio («per non far crescere da solo M.»), che verrebbe accudito di nuovo da nonni e zii, tanto (testuale) «Che c’è di strano? Oggi succede in tutte le famiglie. E poi i figli crescono a prescindere, come siamo cresciuti più o meno tutti»...
Voi cosa ne pensate?
Spero vorrete condividere le vostre opinioni ed esperienze e vi ringrazio per l’ospitalità.
non avendo figli, non intervengo su questo forum, però leggo da tempo con interesse le vostre esperienze ed opinioni, così variegate e vitali.
Stavolta scrivo perché mi interesserebbero i vostri pareri sul ruolo dei nonni e degli zii nella cura ed educazione dei bambini. Lo spunto viene da ciò che vedo accadere attorno al nipotino della mia più cara amica.
M. ha 15 mesi, da inizio anno viene accudito almeno 12 ore al giorno dalla nonna materna in quanto entrambi i genitori lavorano a tempo pieno.
Per rendere possibile ciò, i genitori si sono trasferiti a casa dei nonni materni (non senza tensioni, poiché il padre di M. non è mai andato a genio alla famiglia della mamma), dove la nonna deve occuparsi anche dell’anziana suocera, ormai non completamente autosufficiente.
Prima, fin dalla nascita, la nonna si era trasferita a casa della neomamma, e ha sempre avuto un ruolo decisivo nella cura del piccolo, coadiuvata dalla zia quando possibile, anche perché la madre di M. (primipara, con difficoltà d’allattamento nei primi 2 mesi, forse pure a seguito del cesareo d’emergenza a 3 settimane dal temine) non ha mai voluto rimanere sola col figlio più di qualche ora, massimo 24-36 ore se presente anche il suo compagno (approccio tuttora immutato).
M. è sempre stato estremamente vivace, soffre da 1 anno di dermatite atopica che, oltre a renderlo spesso molto nervoso, gli ha compromesso il sonno. Infatti, da tempo dorme poco (7/8 ore massimo su 24), con frequenti risvegli o semi-risvegli in cui si gratta e si lamenta -talvolta fino al pianto-, tanto che alcuni medici hanno prospettato che questa carenza protratta di sonno potrebbe causargli disturbi dell’attenzione e/o del comportamento, gettando ovviamente la madre nel panico. Di conseguenza, il suggerimento datole di “far innervosire meno possibile il bambino” è diventato pure “cerchiamo di non dirgli di no altrimenti s’innervosisce”.
Nelle poche ore serali e nelle fine-settimana, quando M. potrebbe godersi i genitori, vedo che spesso loro delegano comunque il suo accudimento a nonni e zii. Questo nonostante non debbano occuparsi di niente nella gestione della casa, cui provvedono totalmente i nonni, con l'aiuto degli zii quando presenti.
Per portare un esempio concreto: dato che M. in presenza dei genitori sembra non riuscire a tranquillizzarsi (anzi, sovente morde e tira i capelli, soprattutto alla mamma), frequentemente la sera è la nonna a portarselo in un’altra stanza per dargli il biberon e cercare di farlo addormentare. A volte, se riesce o se i genitori tardano un po’, cerca di metterlo a dormire prima del loro rientro, poiché quando loro tornano si eccita e addio nanna (e riposo per tutti i familiari...). Trovano sia la soluzione migliore per non farlo innervosire.
Visto che la madre non vuole far fare a M. (che pure adora stare con altri bambini, anche perché ne vede raramente) nemmeno qualche ora di nido, perché a causa della dermatite non ha fatto tutti i vaccini e perché non si fida a lasciarlo con estranei, appena possibile la nonna si trasferirà di nuovo dai genitori di M. per permettere loro di rientrare a casa.
Nella mia totale inesperienza, ma memore di quanto fossi felice ed eccitata da piccola quando potevo trascorrere qualche ora con mio padre, poco presente causa lavoro, mi viene spontaneo domandarmi se parte dell’agitazione di M. non sia una richiesta di ricevere più attenzione dai suoi genitori, piuttosto che una semplice reazione alla dermatite o espressione del suo “caratterino prepotente”, come la interpretano i familiari...
Di conseguenza, mi interrogo se delegare così tanto la sua cura a nonni e zii non sia alla lunga più controproducente che positivo, oltre a costituire un impegno gravoso (e non privo di tensioni) per persone che, comunque, lavorano a loro volta a tempo pieno, dentro o fuori casa, e la cui esistenza oramai è costruita attorno alle esigenze del nipotino (o, forse, dei suoi genitori...).
Tra l'altro, questa coppia non esclude di fare un secondo figlio («per non far crescere da solo M.»), che verrebbe accudito di nuovo da nonni e zii, tanto (testuale) «Che c’è di strano? Oggi succede in tutte le famiglie. E poi i figli crescono a prescindere, come siamo cresciuti più o meno tutti»...
Voi cosa ne pensate?
Spero vorrete condividere le vostre opinioni ed esperienze e vi ringrazio per l’ospitalità.