Kamut
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Kamut
Non ho mai avuto particolare simpatia per il Kamut... ora ho scoperto che il Kamut è prodotto solo in Montana e in Canada e che lo importiamo per nave da lì... date le mie idee di Decrescita ho cominciato a non poterlo proprio vedere... voi cosa ne pensate?
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Re: Kamut
io non lo mangio :-))) ma sono curiosa di sapere perchè ti sta antipatico!!riboeri ha scritto:Non ho mai avuto particolare simpatia per il Kamut... ora ho scoperto che il Kamut è prodotto solo in Montana e in Canada e che lo importiamo per nave da lì... date le mie idee di Decrescita ho cominciato a non poterlo proprio vedere... voi cosa ne pensate?
da quello che ho trovato in rete parrebbe che tu abbia ragione... non lo compro piu'!! usero' il farro che gli assomiglia (io compro quasi solo i semi, pochi derivati come pasta, biscotti etc. visto che costano)
e' una indecenza sta storia di prodotti che viaggiano mezzo mondo prima di arrivare al punto vendita. Un paio di mesi fa mi servivano limoni, al mio solito supermercato (Carrefour) ce n'erano solo di tipo proveniente dall'Argentina. Ho deciso di aspettare, ogni settimana controllavo... niente, sempre Argentina. Alla fine la settimana scorsa sono andata alla COOP e li ho comprati italiani, ma biologici. 3 euro al chilo. :-(
Luciana
e' una indecenza sta storia di prodotti che viaggiano mezzo mondo prima di arrivare al punto vendita. Un paio di mesi fa mi servivano limoni, al mio solito supermercato (Carrefour) ce n'erano solo di tipo proveniente dall'Argentina. Ho deciso di aspettare, ogni settimana controllavo... niente, sempre Argentina. Alla fine la settimana scorsa sono andata alla COOP e li ho comprati italiani, ma biologici. 3 euro al chilo. :-(
Luciana
Se non fossi diventato vegetariano penso sarei andato avanti a limitarmi alla pastasciuttina e riso, quando invece ci sono un'infinità di cereali strabuoni!!
Il kamut non l'ho provato, tra i miei preferiti AMARANTO e QUINOA.
Qualcuno mi sa consigliare come preparare i medaglioni di miglio (quelle polpettone tipo hamburger)?
thanx
Il kamut non l'ho provato, tra i miei preferiti AMARANTO e QUINOA.
Qualcuno mi sa consigliare come preparare i medaglioni di miglio (quelle polpettone tipo hamburger)?
thanx
Ricetta per 4 Persone:
125 g Miglio
1 carota
1 cipolla
250 ml brodo vegetale
1 uovo
pane grattugiato
erbe a piaccere
1 spicco di aglio
Sale, Pepe
Aglio, cipolla e carota tagliare fine. Fare rosolare in un po di Olio. Lavare il miglio prima con aqua tiepida poi fredda ed aggiungerlo alla cipolla. Cucinare sul fuoco basso per un minuto. Aggiungere 250 ml di brodo vegetale e lasciare cuocere a fuoco basso per 5-10 min (sul Gas anche 15 min). Osservare! Sulla piastra elettrica lasciare sulla piastra spenta per altri 10 min. Aggiungere l'uovo, le erbe, sale ed pepe. Se è tropo molle aggiungere un po di pane grattugiato. Cucinare in padella.
(10-20 hamburger)
Buon appetito!
Cari saluti
soja
125 g Miglio
1 carota
1 cipolla
250 ml brodo vegetale
1 uovo
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erbe a piaccere
1 spicco di aglio
Sale, Pepe
Aglio, cipolla e carota tagliare fine. Fare rosolare in un po di Olio. Lavare il miglio prima con aqua tiepida poi fredda ed aggiungerlo alla cipolla. Cucinare sul fuoco basso per un minuto. Aggiungere 250 ml di brodo vegetale e lasciare cuocere a fuoco basso per 5-10 min (sul Gas anche 15 min). Osservare! Sulla piastra elettrica lasciare sulla piastra spenta per altri 10 min. Aggiungere l'uovo, le erbe, sale ed pepe. Se è tropo molle aggiungere un po di pane grattugiato. Cucinare in padella.
(10-20 hamburger)
Buon appetito!
Cari saluti
soja
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accidenti mica lo sapevo!!!riboeri ha scritto:Bhè, un frumento che fa 10.000 Km per arrivare sulla mia tavola mi pare sciocco e nocivo per tutti... non ha nessun vantaggio rispetto al farro o ad altri frumenti antichi, e poi è anche un marchio registrato di un'unica multinazionale che lo vende. Risultato, mi pare una fregatura...
E io che ai bimbi in classe mostravo il kamut tutta contenta... :-\
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decresciamo felici!
... anche se vi sfido ad autoprodurvi il kamut...
"Manifesto del Movimento per la Decrescita Felice, MDF
Maurizio Pallante
Un vasetto di yogurt prodotto industrialmente e acquistato attraverso i circuiti commerciali, per arrivare sulla tavola dei consumatori percorre dai 1.200 ai 1.500 chilometri, costa 10 euro al litro, subisce trattamenti di conservazione che spesso uccidono i batteri.
Lo yogurt autoprodotto facendo fermentare il latte con opportune colonie batteriche non deve essere trasportato, costa il prezzo del latte, non ha conservanti ed è ricchissimo di batteri.
Lo yogurt autoprodotto è pertanto di qualità superiore rispetto a quello prodotto industrialmente, costa molto di meno, non comporta consumi di fonti fossili e quindi riduce le emissioni di CO2.
Tuttavia questa scelta, che migliora la qualità della vita di chi la compie, comporta un decremento del prodotto interno lordo: sia perché lo yogurt autoprodotto non passa attraverso la mediazione del denaro, quindi fa diminuire la domanda di merci, sia perché non richiede consumi di carburante, quindi fa diminuire la domanda di merci.
Il passaggio dallo yogurt prodotto industrialmente e acquistato allo yogurt autoprodotto comporta dunque un miglioramento della qualità della vita e un decremento del prodotto interno lordo. Il decremento del prodotto interno lordo è la conseguenza del miglioramento della qualità della vita.
Ciò disturba i ministri delle finanze perché riduce il gettito dell’IVA e delle accise sui carburanti; i ministri dell’ambiente perché di conseguenza si riducono gli stanziamenti dei loro bilanci e non possono più sovvenzionare le fonti energetiche alternative; i sindaci, i presidenti di regione e di provincia perché non possono più distribuire ai loro elettori i contributi statali per le fonti alternative.
Ma non è tutto.
I fermenti lattici contenuti nello yogurt fresco autoprodotto arricchiscono la flora batterica intestinale e fanno evacuare meglio. Le persone affette da stitichezza possono iniziare la loro giornata leggeri come libellule. Pertanto la qualità della loro vita migliora e il loro reddito ne ha un ulteriore beneficio, perché non devono più comprare purganti. Ma ciò comporta una diminuzione della domanda di merci e del prodotto interno lordo.
Anche i purganti prodotti industrialmente e acquistati attraverso i circuiti commerciali, per arrivare nelle case dei consumatori percorrono migliaia di chilometri. La diminuzione della loro domanda comporta dunque una diminuzione dei consumi di carburante e un decremento del prodotto interno lordo.
Ciò disturba una seconda volta i ministri delle finanze e dell’ambiente, i sindaci, i presidenti di regione e di provincia per le ragioni già dette.
Ma non è tutto.
La diminuzione della domanda di yogurt prodotti industrialmente e di purganti comporta una riduzione della circolazione degli autotreni che li trasportano e, quindi, una maggiore fluidità del traffico stradale e autostradale. Gli altri autoveicoli possono circolare più velocemente e si riducono gli intasamenti. Di conseguenza migliora la qualità della vita. Ma diminuiscono i consumi di carburante e si riduce il prodotto interno lordo.
Ciò disturba una terza volta i ministri delle finanze e dell’ambiente, i sindaci, i presidenti di regione e di provincia per le ragioni già dette.
Ma non è tutto.
La diminuzione degli autotreni circolanti su strade e autostrade diminuisce statisticamente i rischi d’incidenti. Questo ulteriore miglioramento della qualità della vita indotto dalla sostituzione dello yogurt prodotto industrialmente con yogurt autoprodotto, comporta una ulteriore diminuzione del prodotto interno lordo, facendo diminuire sia le spese ospedaliere, farmaceutiche e mortuarie, sia quelle per le riparazioni degli autoveicoli incidentati e gli acquisti di autoveicoli nuovi in sostituzione di quelli non più riparabili.
Ciò disturba una quarta volta i ministri delle finanze e dell’ambiente, i sindaci, i presidenti di regione e di provincia per le ragioni già dette.
Il Movimento per la Decrescita Felice si propone di promuovere la più ampia sostituzione possibile delle merci prodotte industrialmente ed acquistate nei circuiti commerciali con l’autoproduzione di beni. In questa scelta, che comporta una diminuzione del prodotto interno lordo, individua la possibilità di straordinari miglioramenti della vita individuale e collettiva, delle condizioni ambientali e delle relazioni tra i popoli, gli Stati e le culture.
La sua prospettiva è opposta a quella del cosiddetto «sviluppo sostenibile», che continua a ritenere positivo il meccanismo della crescita economica come fattore di benessere, limitandosi a proporre di correggerlo con l’introduzione di tecnologie meno inquinanti e auspicando una sua estensione, con queste correzioni, ai popoli che non a caso vengono definiti «sottosviluppati».
Nel settore cruciale dell’energia, mentre nella prospettiva dello «sviluppo sostenibile», a partire dalla valutazione che le fonti fossili non sono più in grado di sostenere una crescita durevole e una sua estensione a livello planetario, si propone la loro sostituzione con fonti alternative, il Movimento per la Decrescita Felice ritiene che questa sostituzione debba avvenire all’interno di una drastica riduzione dei consumi, sia mediante l’eliminazione di sprechi, inefficienze e usi impropri, sia mediante l’eliminazione dei consumi indotti da un’organizzazione economica e produttiva finalizzata alla sostituzione dell’autoproduzione di beni per autoconsumo con la produzione e la commercializzazione di merci.
Questa prospettiva comporta che nei paesi industrializzati si riscoprano e si valorizzino stili di vita del passato, irresponsabilmente abbandonati in nome di una malintesa concezione del progresso, mentre invece hanno ampie prospettive di futuro non solo nei settori tradizionali dei bisogni primari, ma anche in alcuni settori tecnologicamente avanzati e cruciali per il futuro dell’umanità, come quello energetico, dove la maggiore efficienza e il minor impatto ambientale si ottengono con impianti di autoproduzione collegati in rete per scambiare le eccedenze.
Nei paesi lasciati in stato di indigenza dalla rapina delle risorse che sono state necessarie alla crescita economica dei paesi industrializzati, un reale e duraturo miglioramento della qualità della vita non potrà esserci riproducendo il modello dei paesi industrializzati, ma solo se la crescita dei loro consumi non si realizzerà con una progressiva sostituzione dei beni autoprodotti con merci prodotte industrialmente e acquistate. Una più equa redistribuzione delle risorse a livello mondiale non si potrà avere se la crescita del benessere di questi popoli avverrà sotto la forma crescita del prodotto interno lordo, nemmeno se fosse temperata dai correttivi ecologici dello «sviluppo sostenibile». Che del resto è un lusso perseguibile solo da chi ha già avuto più del necessario da uno sviluppo senza aggettivi.
Per aderire al movimento è sufficiente autoprodursi lo yogurt o qualsiasi altro bene primario: la passata di pomodoro, la marmellata, il pane, il succo di frutta, le torte, oggetti e utensili, i servizi alla persona (assistenza ai propri figli nei primi anni d’età, assistenza degli anziani e dei disabili). L’autoproduzione sistematica di un bene o di un servizio costituisce il primo grado del primo livello di adesione. I livelli successivi del primo grado sono commisurati dal numero dei beni autoprodotti e dei servizi alla persona erogati. Il secondo grado di adesione è costituito dall’autoproduzione di tutte le fasi del ciclo di un bene: dal latte allo yogurt; dal grano al pane, dalla frutta alla marmellata, dai pomodori alla passata. Anche nel secondo grado i livelli sono commisurati al numero dei beni autoprodotti. Il terzo grado di adesione è dato dall’autoproduzione di un bene complesso come l’energia.
La sede del Movimento per la Decrescita Felice viene stabilita presso….. (preferibilmente un’azienda agricola, o un laboratorio artigianale, o un servizio autogestito, o una cooperativa di autoproduzione, ecc.)
9 settembre 2004"
"Manifesto del Movimento per la Decrescita Felice, MDF
Maurizio Pallante
Un vasetto di yogurt prodotto industrialmente e acquistato attraverso i circuiti commerciali, per arrivare sulla tavola dei consumatori percorre dai 1.200 ai 1.500 chilometri, costa 10 euro al litro, subisce trattamenti di conservazione che spesso uccidono i batteri.
Lo yogurt autoprodotto facendo fermentare il latte con opportune colonie batteriche non deve essere trasportato, costa il prezzo del latte, non ha conservanti ed è ricchissimo di batteri.
Lo yogurt autoprodotto è pertanto di qualità superiore rispetto a quello prodotto industrialmente, costa molto di meno, non comporta consumi di fonti fossili e quindi riduce le emissioni di CO2.
Tuttavia questa scelta, che migliora la qualità della vita di chi la compie, comporta un decremento del prodotto interno lordo: sia perché lo yogurt autoprodotto non passa attraverso la mediazione del denaro, quindi fa diminuire la domanda di merci, sia perché non richiede consumi di carburante, quindi fa diminuire la domanda di merci.
Il passaggio dallo yogurt prodotto industrialmente e acquistato allo yogurt autoprodotto comporta dunque un miglioramento della qualità della vita e un decremento del prodotto interno lordo. Il decremento del prodotto interno lordo è la conseguenza del miglioramento della qualità della vita.
Ciò disturba i ministri delle finanze perché riduce il gettito dell’IVA e delle accise sui carburanti; i ministri dell’ambiente perché di conseguenza si riducono gli stanziamenti dei loro bilanci e non possono più sovvenzionare le fonti energetiche alternative; i sindaci, i presidenti di regione e di provincia perché non possono più distribuire ai loro elettori i contributi statali per le fonti alternative.
Ma non è tutto.
I fermenti lattici contenuti nello yogurt fresco autoprodotto arricchiscono la flora batterica intestinale e fanno evacuare meglio. Le persone affette da stitichezza possono iniziare la loro giornata leggeri come libellule. Pertanto la qualità della loro vita migliora e il loro reddito ne ha un ulteriore beneficio, perché non devono più comprare purganti. Ma ciò comporta una diminuzione della domanda di merci e del prodotto interno lordo.
Anche i purganti prodotti industrialmente e acquistati attraverso i circuiti commerciali, per arrivare nelle case dei consumatori percorrono migliaia di chilometri. La diminuzione della loro domanda comporta dunque una diminuzione dei consumi di carburante e un decremento del prodotto interno lordo.
Ciò disturba una seconda volta i ministri delle finanze e dell’ambiente, i sindaci, i presidenti di regione e di provincia per le ragioni già dette.
Ma non è tutto.
La diminuzione della domanda di yogurt prodotti industrialmente e di purganti comporta una riduzione della circolazione degli autotreni che li trasportano e, quindi, una maggiore fluidità del traffico stradale e autostradale. Gli altri autoveicoli possono circolare più velocemente e si riducono gli intasamenti. Di conseguenza migliora la qualità della vita. Ma diminuiscono i consumi di carburante e si riduce il prodotto interno lordo.
Ciò disturba una terza volta i ministri delle finanze e dell’ambiente, i sindaci, i presidenti di regione e di provincia per le ragioni già dette.
Ma non è tutto.
La diminuzione degli autotreni circolanti su strade e autostrade diminuisce statisticamente i rischi d’incidenti. Questo ulteriore miglioramento della qualità della vita indotto dalla sostituzione dello yogurt prodotto industrialmente con yogurt autoprodotto, comporta una ulteriore diminuzione del prodotto interno lordo, facendo diminuire sia le spese ospedaliere, farmaceutiche e mortuarie, sia quelle per le riparazioni degli autoveicoli incidentati e gli acquisti di autoveicoli nuovi in sostituzione di quelli non più riparabili.
Ciò disturba una quarta volta i ministri delle finanze e dell’ambiente, i sindaci, i presidenti di regione e di provincia per le ragioni già dette.
Il Movimento per la Decrescita Felice si propone di promuovere la più ampia sostituzione possibile delle merci prodotte industrialmente ed acquistate nei circuiti commerciali con l’autoproduzione di beni. In questa scelta, che comporta una diminuzione del prodotto interno lordo, individua la possibilità di straordinari miglioramenti della vita individuale e collettiva, delle condizioni ambientali e delle relazioni tra i popoli, gli Stati e le culture.
La sua prospettiva è opposta a quella del cosiddetto «sviluppo sostenibile», che continua a ritenere positivo il meccanismo della crescita economica come fattore di benessere, limitandosi a proporre di correggerlo con l’introduzione di tecnologie meno inquinanti e auspicando una sua estensione, con queste correzioni, ai popoli che non a caso vengono definiti «sottosviluppati».
Nel settore cruciale dell’energia, mentre nella prospettiva dello «sviluppo sostenibile», a partire dalla valutazione che le fonti fossili non sono più in grado di sostenere una crescita durevole e una sua estensione a livello planetario, si propone la loro sostituzione con fonti alternative, il Movimento per la Decrescita Felice ritiene che questa sostituzione debba avvenire all’interno di una drastica riduzione dei consumi, sia mediante l’eliminazione di sprechi, inefficienze e usi impropri, sia mediante l’eliminazione dei consumi indotti da un’organizzazione economica e produttiva finalizzata alla sostituzione dell’autoproduzione di beni per autoconsumo con la produzione e la commercializzazione di merci.
Questa prospettiva comporta che nei paesi industrializzati si riscoprano e si valorizzino stili di vita del passato, irresponsabilmente abbandonati in nome di una malintesa concezione del progresso, mentre invece hanno ampie prospettive di futuro non solo nei settori tradizionali dei bisogni primari, ma anche in alcuni settori tecnologicamente avanzati e cruciali per il futuro dell’umanità, come quello energetico, dove la maggiore efficienza e il minor impatto ambientale si ottengono con impianti di autoproduzione collegati in rete per scambiare le eccedenze.
Nei paesi lasciati in stato di indigenza dalla rapina delle risorse che sono state necessarie alla crescita economica dei paesi industrializzati, un reale e duraturo miglioramento della qualità della vita non potrà esserci riproducendo il modello dei paesi industrializzati, ma solo se la crescita dei loro consumi non si realizzerà con una progressiva sostituzione dei beni autoprodotti con merci prodotte industrialmente e acquistate. Una più equa redistribuzione delle risorse a livello mondiale non si potrà avere se la crescita del benessere di questi popoli avverrà sotto la forma crescita del prodotto interno lordo, nemmeno se fosse temperata dai correttivi ecologici dello «sviluppo sostenibile». Che del resto è un lusso perseguibile solo da chi ha già avuto più del necessario da uno sviluppo senza aggettivi.
Per aderire al movimento è sufficiente autoprodursi lo yogurt o qualsiasi altro bene primario: la passata di pomodoro, la marmellata, il pane, il succo di frutta, le torte, oggetti e utensili, i servizi alla persona (assistenza ai propri figli nei primi anni d’età, assistenza degli anziani e dei disabili). L’autoproduzione sistematica di un bene o di un servizio costituisce il primo grado del primo livello di adesione. I livelli successivi del primo grado sono commisurati dal numero dei beni autoprodotti e dei servizi alla persona erogati. Il secondo grado di adesione è costituito dall’autoproduzione di tutte le fasi del ciclo di un bene: dal latte allo yogurt; dal grano al pane, dalla frutta alla marmellata, dai pomodori alla passata. Anche nel secondo grado i livelli sono commisurati al numero dei beni autoprodotti. Il terzo grado di adesione è dato dall’autoproduzione di un bene complesso come l’energia.
La sede del Movimento per la Decrescita Felice viene stabilita presso….. (preferibilmente un’azienda agricola, o un laboratorio artigianale, o un servizio autogestito, o una cooperativa di autoproduzione, ecc.)
9 settembre 2004"
Sfondi una porta aperta!!!!!
viewtopic.php?t=8840
Questo è un post sul forum del commercio etico dedicato all'argomento decrescita.
Cmq io avevo sentito dire che tutto il kamut provenisse dall'Egitto... e che fosse tutto coltivato biologicamente... boh.
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Questo è un post sul forum del commercio etico dedicato all'argomento decrescita.
Cmq io avevo sentito dire che tutto il kamut provenisse dall'Egitto... e che fosse tutto coltivato biologicamente... boh.
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- Iscritto il: mer set 07, 2005 6:11 am
- Località: nettuno-roma
Beh, dall'Egitto alla Sicilia non sono poi tantissimi!:-)Hellhammer ha scritto:io ero proprio convinto che arrivasse dall'egitto... non che i km fossero comunque pochi...
Eheh... cmq non esiste il kamut del commercio equo e solidale.
In effetti anche sui prodotti alimentari biologici che vengono dall'estero, anche i più insospettabili, bisognerebbe porsi dei punti di domanda... al di là del problema della distanza.