é nato!

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Gianluca Ricciato
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é nato!

Messaggio da Gianluca Ricciato » gio ott 19, 2006 11:14 am

Salve, ben arrivati e arrivate al forum sulla decrescita.

Il mio intento è di chiaccherare su temi trasversali che riguardano i nostri comportamenti sociali e individuali in relazione a quello che in questi anni è emerso con il nome di "movimento della decrescita".

Cercherò di spiegare brevemente cosa si intenda per "decrescita".

Prenderò a prestito una ormai celebre metafora di Maurizio Pallante (1), la metafora secondo cui il sistema energetico italiano è simile ad un secchio bucato. Abbiamo un problema, dobbiamo riempire un secchio d'acqua con un rubinetto e scopriamo che il secchio è pieno di buchi, cosa facciamo?
Ci sono tre risposte possibili: aumentare il flusso dell'acqua dal rubinetto, cambiare il rubinetto o tappare i buchi.

La spiegazione della metafora è questa: la prima soluzione (aumentare il flusso dell'acqua) è quella di chi propone la costruzione di nuove centrali per l'energia elettrica; la seconda soluzione corrisponde a chi propone unicamente le energie rinnovabili; la terza - tappare i buchi del secchio - corrisponde al risparmio energetico, cioè le varie proposte di lavorare per eliminare gli sprechi, le inefficienze, le dispersioni varie, insomma smettere di buttare letteralmente dalle finestre una fonte tanto preziosa (l'energia) da scatenare guerre in tutto il mondo.

Perchè dunque per tanti anni in Italia questa proposta è stata la meno praticata? E' qui che entra in gioco la "decrescita": perchè gli sprechi, i movimenti di mezzi fisici e di capitali immateriali, pur non producendo beni reali per la popolazione, accrescono il Prodotto Interno Lordo (PIL), cioè fanno girare l'economia, come diceva la pubblicità di qualche anno fa. Secondo questa idea, la crescita economica e lo sviluppo sono dei valori imprescindibili, da cui non si può e non si deve mai tornare indietro.

Il movimento della decrescita propone di praticare tutte quelle forme di vita, di economia, di relazione, di pensiero e di azione che producono benessere al di là del PIL, cioè al di là della crescita economica del sistema capitalista. Propone anche di rendere conosciute e riconoscibili una serie di pratiche già esistenti, nuovissime o magari dimenticate, che potrebbero risultare delle soluzioni sia ecologiche che economiche, e che forse potrebbero essere anche spunti per una vita personale meno alienata, individualista e atomizzata.

Ma a un livello più profondo parlare di decrescita significa anche cercare come e dove si possano "fare le relazioni" all'interno di una società proiettata ad una velocità altissima e incapace di tessere i fili dei rapporti tra le persone, come e dove si possa trovare o ritrovare una differente concezione del tempo, della lentezza, dell'umanità, delle emozioni. Significa uscire da una logica rigida in cui il mondo è fatto di numeri, indagare le relazioni che legano noi esseri umani al resto dell'esistente, cercare si superare la mentalità dominatrice e distruttiva di cui sono pervasi i nostri modelli economici e il nostro stile di vita (2).

Invito quindi i partecipanti a questo forum, a farci conoscere le loro idee su questi temi e a rendere note le proprie pratiche che vanno in questa direzione.

Faccio solo qualche esempio di "pratica di decrescita", giusto per chi non ne sapesse ancora nulla:

- l'autoproduzione: di pane, di marmellate, di detersivi, di quant'altro si riesca a trovare il tempo, la voglia e il piacere di farsi da sè, invece di andare a comprare

- il risparmio, la riduzione, il riciclo, il riuso: come ridurre le perdite energetiche, come riutilizzare oggetti destinati a diventare rifiuti, come riciclare chili di vestiti buttati negli armadi, etc etc etc

- la limitazione della distribuzione commerciale: come fare a raggiungere i produttori artigianali e agricoli evitando la grande distribuzione, garantendo loro la possibilità di non asservirsi all'industria e garantendo a se stessi prodotti di qualità ed ecologicamente compatibili senza pagarli come prodotti di boutique (un esempio di questo sono i GAS - Gruppi d'Acquisto Solidale)

- la cura delle relazioni: come creare rapporti solidali tra chi offre e chi ha bisogno, ad esempio chi ha bisogno di cure; come creare circuiti di scambio di servizi anche senza l'intermediazione economica (ne sono un esempio le "banche del tempo")


Prima di chiudere non posso non citare almeno il sito italiano sulla decrescita, http://www.decrescita.it


A presto,
Gianluca


(1) Maurizio Pallante, Un futuro senza luce?, Editori Riuniti, 2004
(2) Rimando ad una bella lettera di Filippo Schillaci apparsa qui su Promiseland, http://www.promiseland.it/view.php?id=1612

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Sauro Martella
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Messaggio da Sauro Martella » gio ott 19, 2006 11:52 am

Ciao Gianluca,
sono lieto di essere il primo a darti il benvenuto qui su Promiseland.it
Il tuo primo messaggio illustra a mio parere chiaramente l'essenza della "decrescita" ed i vari aspetti esistenti.
Illuminante anche il link all'intervanto di Filippo Schillaci pubblicato qualche tempo fa proprio su Promiseland.it
Da parte mia e di tutti i visitatori, ti auguro un buon lavoro.

p.s. Si può augurare una forte crescita a un forum sulla Decrescita??
:-)

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april
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Messaggio da april » gio ott 19, 2006 12:27 pm

Ciao e benvenuto!

:-)

goccia
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Messaggio da goccia » gio ott 19, 2006 3:46 pm

Ciao,
auguri.

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Re: é nato!

Messaggio da FlyFlower76 » gio ott 19, 2006 7:07 pm

Benvenuto!
Dalle premesse direi che questo forum sarà molto interessante e utilissimo!
Fly

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Gianluca Ricciato
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Messaggio da Gianluca Ricciato » gio ott 19, 2006 7:18 pm

"Si può augurare una forte crescita a un forum sulla Decrescita??"

...beh, una crescita sana può favorire una decrescita felice!

me la sono cavata?

grazie degli auguri
gianluca

FlyFlower76
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Messaggio da FlyFlower76 » gio ott 19, 2006 7:45 pm

Gianluca Ricciato ha scritto:"Si può augurare una forte crescita a un forum sulla Decrescita??"

...beh, una crescita sana può favorire una decrescita felice!

me la sono cavata?

grazie degli auguri
gianluca



:-))))))

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Sauro Martella
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Messaggio da Sauro Martella » gio ott 19, 2006 7:57 pm

Potremmo anche dire...
Decrescete e moltiplicatevi!
:-)
Gianluca Ricciato ha scritto:"...beh, una crescita sana può favorire una decrescita felice!

robertina
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Messaggio da robertina » ven ott 20, 2006 9:23 am

ciao Gianluca
e benvenuto anche da parte mia!
penso proprio che frequenterò spesso questo forum, soprattutto per quello che riguarda l'autoproduzione, infatti appena ho modo cerco di fare più cose possibili da sola (vedi: dolci per mia figlia, marmellata, coltivo le mie pianticelle...)
a presto,
Roberta

deanna
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Messaggio da deanna » ven ott 20, 2006 12:57 pm

benvenuto anche da me.

riboeri
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Messaggio da riboeri » mer nov 15, 2006 4:26 pm

Peccato aver perso tutte le discussioni che c'erano sul vecchio forum del Commercio equo... si parlava tanto di decrescita lì... (buona parte dei miei messaggi...).

Myst
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Messaggio da Myst » gio mar 08, 2007 12:55 pm

Immagino che "decrescere" sia nella nostra attuale condizione la cosa più saggia, eppure… Come decrescere?

Ridurre più di un certo “tot” restando immersi in una società che ha precisi parametri di soglia tra le varie condizioni sociali significherebbe diventare prima o poi un povero in una terra di ricchi e questo pesa, a chi ora povero non si considera.

Quel che si può fare è altro, secondo me, ed è voltare completamente pagina. Unendo assieme un certo numero di persone (poche, non molte, da 6 fino ad un massimo di 20/25) occupare un luogo finora restato inutilmente abbandonato e lì creare una piccola comunità autosufficiente in cui nessuno sarebbe un “povero in terra di ricchi” ma tutti insieme un solo organismo con le medesime primarie volontà e necessità da soddisfare secondo l’unico limite del “possibile”.

Il nostro nemico vero è il danaro, oggi corpo della ricchezza, che induce alla ricerca del potere sugli altri.

Oggi l’umanità ha per solo nemico sé stessa e l’unica via di salvezza è che l’umanità si diradi, crei nuclei di sé stessa minimi e lontani tra essi.

Il progresso e la globalizzazione ci sta uccidendo più rapidamente di quanto siamo capaci di accorgercene.

Ed allora?…

Chi viene con me in una terra abbandonata che nessuno vuole, a vivere come nessuno vorrebbe vivere, possedendo cose che nessun ladro ruberebbe???? Io sono il primo adepto, ma... ce ne saranno altri?

...Attendo una sincera e vera risposta…

Ciao.

2angeli
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nuotare controcorrente in un fiume troppo grande

Messaggio da 2angeli » gio mar 08, 2007 7:22 pm

Ci presentiamo,siamo una famigliola(io la mia compagna e due bambine) che stà vivendo tra le sperdute colline iblee nella val di noto,proveniamo(se così si può dire)dal ceppo elfico(infatti io e la mia compagna ci siamo conosciuti lì)dopo un periodo "elfico" abbiamo cominciato a viaggiare verso il sud cercando una terra "vergine",nel senso di cominciare da zero,senza trovarsi davanti esperienze decennali che a mio dire sono molto forti.Intendo che se volevo sviluppare dei miei desideri avevo il timore di rompere in qualche modo degli equilibri da tempo corroborati.Abbiamo girato per la Sicilia per 5anni e da un anno stiamo fermi in un posto che era stato vissuto circa15anni fà da persone italotedesche.Ora stiamo praticamente in una situazione di occupazione ma loro sanno di noi e li abbiamo conosciuti,non abbiamo un comodato d'uso,non abbiamo un affitto,neanche simbolico,e se volessero vendere per noi sarebbe difficile anche immaginare quanti soldi ci vorrebbero.
Ora quello che vorrei dire è che per me questo tipo di vita non esclude l'altra,ho imparato a non avere più dei ragionamenti assolutisti,dopo 15anni di lavoro salariato la prima reazione è stato un rigetto totale del sistema(smollare la patente e macchina,girare con un cavallo,criticare duramente chi non era attento a quello che mangiava,tagliare la legna solamente a mano,non usare motozappe o trattori,niente decespugliatori,ecc.)dopo con il tempo cominciavo a capire che il punto non era solamente nel modello purista,per es:una lama di sega mi può costare 5euro e se voglio tagliare legna per tutto l'inverno avrei bisogno di altre 5lame e circa 2mesi a tagliare tutto il giorno,senza avere la possibilità di fare altre cose ugualmente importanti. Se invece uso la motosega (e qui non voglio fare pubblicità o convincermi ulteriormente che è la miglior soluzione) con una catena da circa 15euro in una giornata mi sono fatto sufficentemente legna per tutto l'inverno,la catena dal canto suo invece non ha bisogno di essere sostituita ma al limite solo limata
Scusatemi se ho fatto un es. banale,ma questa è la realtà,che mi sono visto cambiare.
Ora stò cominciando a riutilizzare strumenti che il sistema mi offre,così facendo posso da solo fare la stessa cosa che altrimenti,a mano,ne servirebbero almeno 10 persone.
A questo punto potrebbe sorgere una domanda: ma perchè siete soli?
Siamo soli perchè finora tutta la gente che è venuta da noi (dicendo voglio cambiar vita) non si rendono conto che devono aver a che fare,innanzitutto con l'istaurare una comunicazione trasparente (cosa che nelle città è molto difficile trovare,ognuno,dopo aver svolto il suo lavoro si trova con i suoi amici,parlare del più e del meno,ma solo nelle ore rimanenti della giornata) il che significa trovarsi di fronte tutto il giorno,in cucina o in campagna,comunque a stretto contatto sia nei momenti del lavoro che nei momenti di festa,a quel punto cominciano ad emergere delle difficoltà nel nuovo arrivato,perchè si comincia ad accorgere che tutto quello che dice viene preso per vero e non come nei bar che puoi dire di tutto,tanto chi ti vede,quindi già le prime informazioni date nei primi giorni,vanno come di consueto o ridimensionate o addirittura corrette completamente
Da lì si vede di che farina si è fatti e molti preferiscono fare i bagagli e ritornare nei bar,perchè,io presumo,quando ci si trova "nudi" all'evidenza si preferisce sgattaiolare anziche aprirsi totalmente a possibili critiche ed essere pronti ad accettarle,ma anche criticare ma il più delle volte delle parole possono far tremare o possono sembrar pesanti come treni.Questo perche non si è più abituati nella comunicazione costruttiva,paziente ma subito risolutiva "me ne torno a casa".
La comunicazione è importantissima ma non è l'unico possibile problema per chi vuole andare a vivere in campagna.Per es. c'è il silenzio o la fatica,del tutto diversa,rispetto ad un lavoro da impiegato,oppure i ritmi che sono totalmente diversi perchè molto più lenti rispetto a quelli cittadini,questo lo sentiamo pure noi quando andiamo in città e vediamo ritmi nelle persone molto più veloci.
Ci sarebbero mille altri motivi del perche molti non si muovono veramente nel cambiar vita e,noi nel frattempo ci arrangiamo accettando il compromesso con il sistema : usando motosega o come ora comunicare con il pc, ma sempre nelle giuste misure (anche se adesso stò cominciando a sentire qualche lamentela per il tempo che oggi stò passando al pc).
Comunque se eventualmente,nelle case dove viviamo,dovesse venire a creare veramente un gruppo nutrito di persone che vuole vivere in comune in maniera duratura,io sarei il primo a mettere al "chiodo"la motosega o altre cose che poi veramente non avrebbero più senso usarle.
Quindi ora mi sembra più logico stare attenti più nelle percentuali di utilizzo anziche porsi il problema del non usare completamente delle cose.Sennò dovrei cominciare ad eliminare per prima cosa l'accendino e imparare ad utilizzare la pietra focaia o il legnetto ad arco.

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Gianluca Ricciato
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Messaggio da Gianluca Ricciato » ven mar 09, 2007 12:44 am

Grazie per i due ultimi interventi.

Avete affrontato due questioni che mi hanno sempre dato da pensare: la fuga radicale dal mondo tecnologico-urbano e il "purismo" di chi decide di fare questa scelta.

Da parte mia posso dire che sono cresciuto in un'epoca (gli anni 80-90) in cui ci hanno dato pochi spiragli di alternative al modello unico mentale. Che significa che esperienze come quella di 2angeli (l'autore del post precedente) era poco conoscibile dalla maggior parte.
Ma in realtà poche scelte "alternative" erano raggiungibili dalla maggior parte dei ragazzi.

Poi basta uscire un attimo dai binari prestabiliti e ti rendi conto che quel modello è una farsa artificiale, che manda avanti infatti un mondo artificiale. Quando ho capito tutto questo è iniziato un lungo periodo di mediazione che dura tutt'ora, ed è comunque una mediazione dinamica, che avviene ogni giorno. Almeno ogni volta che si sceglie di fare una scelta controcorrente, tipo essere vegetariani o rinunciare a un mezzo tecnologico di moda, per non parlare del modo di curarsi o delle scelte affettive e sessuali.

Non sono mai riuscito a essere purista, ma su certe cose so di essere considerato "radicale". Eppure vedo tanti tentativi forti, quelli in cui ci si mette in gioco intimamente e politicamente, tante volte li vedo più forti dei miei e mi affascinano sempre. E penso che per tante persone entrare in relazione con questi tentativi sarebbe una boccata d'aria in un'esistenza paranoica.

Credo che alla fine ognuno cerchi le sue mediazioni, e tante volte una scelta che può apparire radicale o estrema è solo una mediazione difficile a cui un individuo è arrivato, una mediazione più complessa di quelle solite e che per questo si cerca di neutralizzarla, di circoscriverla, perchè molti hanno paura delle mediazioni altrui, invece di vederle come possibilità le vedono in competizione alle proprie.

Alla fine per me decrescita significa staccarsi dalla paura, dalla competizione economica e non solo, fermare il treno e scendere (se non definitivamente almeno ogni tanto), cercare di uscire dall'ottica che ci vuole incapaci di produrre, consumare, giocare, pensare, amare nei modi prestabiliti dal pensiero dominante, che siamo noi stessi ad alimentare. E provare a cambiare fin dove possibile, o decidere di cambiare tutto se necessario. E magari andarsi a cercare chi l'ha già fatto. La decrescita ha senso per me in questo percorso possibile, e forse è solo una delle tante articolazioni di una ricerca più grande di fuoriuscita da questi modelli che dura da secoli ormai, forse anche da millenni.

Mi sa che sono andato un po' per la tangente, ma ho visto nei vostri interventi queste cose, tra tutte le problematiche specifiche che avete nominato.

Grazie di avermi "scatenato" questi pensieri
Gianluca

mezkalito
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Re: é nato!

Messaggio da mezkalito » gio set 17, 2009 2:44 pm

Salve a tutti,
qualche anno fa ero innamorato della decrescita, tanto che volevo comprare molte copie del libro di Pallante e regalarlo in giro.
Tutt'oggi credo che i concetti che stanno alle basi del pensiero di Latouche(che è l'inventore del termine decrescita ed è il filosofo di riferimento di Pallante) siano validi purtroppo è pericoloso l'utilizzo che il sistema ne possa fare.
Un po' come il biologico e l'equo e solidale, il rischio è quello di creare un correttivo per un sistema che invece è incorreggibile.
Per spiegarmi porterò ad esempio il caso dell'agricoltura, che per 10.000 anni è stata biologica prima di diventare una fonte di inquinamento del pianeta.
Se ciò che ha generato le assurde conseguenze dell'agricoltura intensiva è principalmente la ricerca del massimo profitto dell'economia capitalista, inserendo grandi distese di coltivazione biologica che comunque concorrono ad una ricerca di profitto si rischia di aver fatto uscire il problema dalla porta facendolo rientrare dalla finestra.
Non mi dilungherò sui problemi che le coltivazioni monoculturari anche biologiche possono dare al suolo ( rame, zolfo...) o sui controsensi di un azienda come la Ecor che ha invaso le autostrade di autotreni colmi di prodotti biologici confezionati in piccoli contenitori di plastica o tetrapack.
Credo sia chiaro dovevoglio arrivare.
Ciò che ci ha portati a condividere ed abbracciare il concetto di decrescita, di agricoltura biologica, di commercio equo, di banca etica o anche di lotta alla guerra, a sostere emergency e via dicendo è una critica del sistema inquanto tale.
Senza la massimizzazione del profitto, la speculazione bancaria, i conflitti bellici, le disuguaglianze sociali questo sistema economico non sarebbe possibile.
Perciò per cambiare le cose, per essere efficaci è necessario scardinare le logiche di profitto, non basta consumare bio, etico o poco. Bisognerebbe considerare il consumo di un bene, una donazione a chi il bene lo produce.
Bisognerebbe aspirare al -boicottaggio totale- generando microeconomie "pulite" che autosostengano coloro che le generano
Eh ma questa è utopia diranno i più. Io non credo.
il 90% dei beni che produciamo sono inutili, o lo diventano dopo pochi mesi in quanto li buttiamo nella spazzatura
( fonte "The story of Stuff" visibile in youtube).
Io presto dovrò comprare qualche abito invernale, i più li riciclerò da amici e parenti, qualche d'uno lo troverò nei negozi dell'usato, ma presto o tardi comprerò un maglione nuovo. Ecco io vorrei poterlo comprare da qualcuno che condivide le mie idee,magari che vive in montagna con le pecore merinos, e che fila la lana e realizza maglioni.
E magari invece di comprarglielo potrei scambiarlo con le mandorle che mi avanzano, la marmellata di fichi o l'olio di oliva.
Ma per fare ciò su larga scala, affinchè non sia un piccolo scambio di una piccola esigua tribù di eremiti, è necessario creare rete, creare un database, un emporio di tutte le risorse che possediamo.
Non solo beni, ma anche servizi, competenze, saperi, residenzialità passaggi.
Ebbene lo strumento per fare ciò, dopo anni di elucubrazioni e chiacchierate a vuoto, è stato realizzato grazie alla tenacia e alla praticità di alcuni amici che ho incontrato sul mio cammino.
Si chiama "Le Nostre Pagine Gialle" e si trova sul sito www.artiemestieri.info
Putroppo sebbene esista da più di un anno, stenta a decollare.
Ci serve aiuto per cambiare il mondo.
per favore se condividi aderisci, iscriviti, inserisci annunci di ciò che hai da offrire e di ciò che cerchi
e convinci altri a partecipare.
Grazie Giovanni Ceresoli

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