O.T. BIRMANIA

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linda
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O.T. BIRMANIA

Messaggio da linda » gio set 27, 2007 4:27 pm


GUIDO ARCI CAMALLI
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Messaggio da GUIDO ARCI CAMALLI » gio set 27, 2007 6:25 pm

sti nonostante i divieti del regime

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YANGON (BIRMANIA) - All'indomani della più grande manifestazione contro il regime militare del Myanmar degli ultimi 20 anni, e nonostante le minacce di repressione, una nuova imponente marcia di protesta si è svolta oggi nell'ex capitale birmana, Yangoon. Centinaia di migliaia di persone tra monaci e civili hanno manifestato intorno alla millenaria pagoda di Shwedagon contro la giunta militare, al potere da 45 anni, per chiedere una maggiore partecipazione della collettività alla vita politica e economica del paese. La protesta si è conclusa senza incidenti ma questa volta alla fine sono stati dispiegati reparti di polizia in assetto antisommossa. Gli agenti, armati di fucili, scudi e bastoni, sono stati schierati nella parte della città chiamata Botataung, vicino ai luoghi teatro delle ultime manifestazioni.
IL COPRIFUOCO - Durante il corteo dai furgoni militari in circolazione nelle strade arrivano avvertimenti alla popolazione a interrompere le proteste antigovernative: chi «violerà l'ordine - è la minaccia- verrà perseguito». Intorno alla pagoda scelta per la protesta sono parcheggiati numerosi blindati. La televisione di stato ha poi fatto nuovamente un appello ai monaci a mettere fine alla protesta e a tenersi a distanza dalla politica. In serata è poi giunta la notizia del coprifuoco che la giunta militare ha imposto dal tramonto all'alba nella ex capitale Yangon e a Mandalay, la seconda citta del Paese.
BUSH: NUOVE SANZIONI – Intanto, dopo giorni di proteste pacifiche, aumenta l’allarme internazionale per la situazione in Birmania. Il presidente americano, George W. Bush, ha annunciato all'assemblea generale dell'Onu nuove sanzioni economiche contro la giunta militare al potere. Bush ha detto che gli americani «sono sdegnati» per la situazione nell’attuale Myanmar e che i nuovi provvedimenti sono tesi ad «aiutare la popolazione a riconquistare la liberta».
LA DUREZZA DI BROWN - In una lettera indirizzata alla presidenza portoghese dell’Unione europea, il premier britannico Gordon Brown ha chiesto a Bruxelles di inasprire le sue posizioni nei confronti del Myanmar. «E’ vitale che le autorità birmane lancino un processo veritiero di riforme politiche» ha detto Brown aggiungendo che: «La minaccia del ricorso alla forza contro i manifestanti è inquietante». Brown ha spiegato di essere favorevole a un’iniziativa della presidenza europea che includa anche sanzioni contro l’ex Birmania e ha scritto anche al segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, chiedendo una «azione internazionale concreta».
ONU – Lo stesso Ban Ki-Moon ha lanciato un appello alla giunta militare birmana perché faccia prova di moderazione di fronte ai manifestanti: «Rinnoviamo il nostro appello alle autorità a fare prova di moderazione e intraprendere un dialogo con tutte le parti, per avviare un processo di riconciliazione nazionale». Il numero uno dell’Onu ha annunciato che il suo consigliere speciale per il Myanmar, Ibrahim Gambari si recherà «al più presto» nel paese.

http://it.youtube.com/watch?v=A4wiry2V2 ... t%2Ecom%2F



Una terra solo per giudei.

La Suprema Corte israeliana ha tenuto ieri una seduta per deliberare su una petizione presentata da Adalah, una associazione per la tutela delle minoranze arabe in Israele, mirante a rimuovere il divieto vigente per gli Arabi israeliani di acquistare o prendere in affitto la terra controllata dal Jewish National Fund (JNF).

Il JNF attualmente detiene circa 2,5 milioni di dunam di terra (pari a 250.000 ettari), ovvero circa il 13% dell’intera superficie di Israele, che, attualmente, per il tramite della Israel Land Association (ILA) - un’agenzia governativa israeliana - può essere venduta o affittata soltanto ai cittadini di religione ebraica.

Con una decisione salomonica, la Corte ha adottato la proposta del Procuratore Generale e dello stesso JNF (!) di rendere disponibile per i prossimi tre mesi la terra controllata dal Fondo anche ai cittadini arabi, prevedendo però, nel contempo, che per ogni singolo appezzamento di terra venduto e/o affittato ad Arabi israeliani, lo Stato compensi il JNF con una analoga estensione di terreno in altre aree; la Suprema Corte ha, altresì, stabilito di posporre ogni ulteriore decisione sull’argomento allo scadere del sopraccitato periodo di tre mesi.

Ora, va premesso che tale ennesimo rinvio è assolutamente immotivato, in quanto la petizione di Adalah è stata presentata ben tre anni addietro, un tempo che avrebbe dovuto essere ben sufficiente alla Suprema Corte per assumere una qualsivoglia decisione.

Ma, soprattutto, in tal modo la giustizia israeliana non fa altro che perpetuare la politica discriminatoria nell’accesso alla terra nei confronti degli Arabi israeliani e consente al JNF di tenersi ben stretto quel 13% di territorio israeliano su cui possono stabilirsi soltanto comunità ebraiche al 100%.

Questa decisione, peraltro, segue da presso la legge adottata in prima lettura nel luglio di quest’anno dal Parlamento israeliano (The Jewish National Fund Law), che consente al JNF di continuare a distribuire la terra da esso posseduta soltanto agli ebrei, e che persino in Israele è stata definita una legge razzista (vedi l’editoriale di Ha’aretz del 20 luglio 2007 dal significativo titolo “A racist jewish State”).

I sostenitori del sionismo – tenacemente ancorati al passato – giustificano questo stato di cose sottolineando come la mission del JNF sia proprio quella di distribuire la terra agli Ebrei della diaspora, e che i 250.000 ettari di proprietà del JNF – nelle parole di Israel Harel - sono stati comprati “dunam by dunam, clod by clod” con le tante piccole donazioni nella “blue-box” del JNF, per farli diventare “eterna proprietà del popolo ebraico, in accordo con il principio stabilito dal fondatore del moderno sionismo, Theodor Herzl, nel quinto Congresso sionista del 1901”.

Si tratta, naturalmente, dell’ennesima menzogna storica, specialità in cui gli ebrei sono dei veri specialisti.

Dei circa 250.000 ettari di terra del JNF, infatti, oltre 200.000 non sono stati comprati con le monetine nelle “blue-boxes”, ma erano terre abbandonate dagli Arabi che David Ben-Gurion vendette al JNF, nel periodo 1949-50, a prezzi irrisori.

Una decisione, questa, assolutamente immorale ed illegale, in quanto non si trattava di terra di proprietà del governo israeliano, ma di quella conquistata durante la guerra; decisione che, peraltro, aveva come pressoché unico scopo quello di porre in essere una realtà di fatto che inibisse per sempre ogni velleità al ritorno dei profughi arabi cacciati dalle loro terre (e negasse loro alcun risarcimento), alla faccia della risoluzione Onu n.194.

Ancora oggi, dunque, ILA e JNF rappresentano la punta di diamante del persistere, in Israele, di una pratica discriminatoria nei confronti della minoranza araba per quanto riguarda l’accesso alla terra e l’edilizia abitativa, ed il governo israeliano destina vaste aree all’insediamento di comunità per soli ebrei, spesso ai danni delle comunità arabe, con una pratica indegna di uno Stato civile e democratico.

Ma già altri hanno osservato che uno Stato che voglia essere contemporaneamente “ebraico” e “democratico” rappresenta una contraddizione in termini.

E uno Stato e un Parlamento che autorizzino un ente governativo a vendere la terra solo agli Ebrei non fanno altro che praticare una palese ed immorale discriminazione razziale.

le condizioni di vita in palestina

ma in birmania ..

http://it.youtube.com/watch?v=f3EarhS5y ... ed&search=

mina
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Messaggio da mina » ven set 28, 2007 6:40 pm

per tutte le umiliazioni inflitte con la violenza ai monaci tibetani dimostriamo loro la nostra solidarieta accendendo una candela in onore di chi e morto per il diritto di avere diritti e indossiamo un colore rosso(lo stesso dei monaci tibetani)appendiamo stoffe rosse ai nostri balconi ,facciamo sentire il nostro calore a queste persone perche lottano per un mondo libero con la non violenza e questo e un atto di puro coraggio.

onore ai monaci tibetani

divulgate ai vostri contatti.

grazie mina

GUIDO ARCI CAMALLI
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Messaggio da GUIDO ARCI CAMALLI » sab set 29, 2007 11:21 am

SPERIAMO CHE DOPO NONM C'è LI DIMENTICHIAMO

Daria
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Messaggio da Daria » dom set 30, 2007 1:10 pm

Negati i viveri
al popolo

SANGUE e fame. Repressione e taglio dei viveri. La giunta militare birmana continua a infierire con ogni mezzo sulla popolazione, per stroncare la rivolta di monaci e laici. Nelle ultime ore ha prima bloccato la distribuzione di aiuti alimentari dal parte del Pam (Programma alimentare mondiale dell’Onu) a oltre 500mila persone e poi l’ha ripristinata: «Un appello alle autorità per avere accesso a Paese - ha commentato ieri mattina la direttrice del Pam Sheeran - La nostra preoccupazione è Mandalay, centro logistico e di smistamento», ha aggiunto Risley, portavoce del Pam per l’Italia. Qualche ora più tardi le autorità militari hanno dato il permesso di trasportare e consegnare a Lashio (centro-est) 195 tonnellate di cibo. Nella poverissima Birmania, attualmente mezzomilione di persone dipendono da un piano triennale del Pam. In totale i beneficiari dovrebbero essere 1,6 milioni, per un investimento totale di oltre 51,7 milioni di dollari ma l’organizzazione è riuscita finora a raccoglierne dai donatori solo 12,5 milioni. In alcune zone del Paese la malnutrizione riguarda fino al 70% dei bambini. Sono oltre 10mila - denuncia l’Unicef - le donne affette da Hiv che ogni anno danno alla luce tra i 3000 e i 4000 neonati portatori del virus. È proprio la fame a creare una triste quanto forte saldatura tra i monaci e i più poveri tra i poveri. I monaci - secondo i precetti buddisti - non possiedono nulla. Ma quando, all’alba, centinaia di tuniche rosse percorrono le strade polverose di villaggi e città, la ciotola delle elemosine si riempie di riso. Quando i monaci mangiano, la svuotano solo in parte. In fila, la gente attende la fine del pasto: nelle ciotole rimane sempre un po’ di riso. Così i monaci, lo versano fino all’ultimo chicco in buste di plastica, poi si avviano verso i lavatoi comuni.
[email protected].

domenica 30 settembre 2007

http://www.iltempo.it/approfondimenti/i ... id=1290003

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