DOLCE VELENO

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silvia caldironi
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DOLCE VELENO

Messaggio da silvia caldironi » mar gen 19, 2010 11:14 am

L’aspartame è uno dei dolcificanti artificiali più consumati al mondo: le cifre ci parlano di oltre 200 milioni di persone. E’ infatti impiegato in oltre 6000 prodotti tra cui emergono in particolare bevande prodotti light e dietetici come bevande light, gomme da masticare, dolciumi, caramelle, yogurt, farmaci (soprattutto sciroppi e antibiotici per bambini) e raggiungono molte delle nostre bocche, tanto che da alcune stime risulta che la quantità media di aspartame assunta giornalmente è di circa 2-3 mg per chilo di peso corporeo: soprattutto bambini e donne in età di gravidanza ne assumono, arrivando fino a 4-5 mg per chilo. In Europa e negli USA la quantità giornaliera di assunzione di aspartame permessa dalle normative è rispettivamente di 40 e di 50 mg/Kg di peso corporeo. Come si è arrivati a commercializzare ed impiegare così massicciamente l'aspartame? Negli anni '70, per garantire la non tossicità di questa sostanza, furono condotti dalle industrie produttrici studi sperimentali di cancerogenicità su ratti e topi e si sa, le ricerche tendono sempre ad assecondare i bisogni di chi le finanzia, tanto che i risultati di questi studi complessivamente non evidenziarono la cancerogenicità dell'aspartame (era successo anche per le sigarette!), anche se qualche dubbio fu sollevato da alcuni componenti della comunità scientifica che avanzò perplessità in merito alla qualità della conduzione degli esperimenti ed al fatto che erano stati, in realtà, rilevati alcuni casi di tumore al cervello tra gli animali trattati con aspartame, e nessuno fra gli animali di controllo (ma troppo pochi per essere davvero considerati). Alla luce di queste nebulose deduzioni ed in considerazione della enorme portata potenzialmente nociva dell'aspartame, alla fine degli anni '90 la Fondazione Europea di Oncologia e Scienze Ambientali "B. Ramazzini" (FER) (Bologna, Italia) condusse un nuovo studio, finanziato interamente dalla FER, su 1800 ratti (900 maschi e 900 femmine) della colonia usata da oltre 30 anni nei laboratori della Fondazione. Al fine di simulare un'assunzione giornaliera della popolazione umana pari a 5000, 2500, 500, 100, 20, 4, oppure 0 mg/Kg di peso corporeo, l'aspartame era stato integrato nella dieta degli animali in debite proporzioni. Il trattamento degli animali andava dalle otto settimane di vita degli animali fino alla loro morte naturale. Di ogni animale deceduto è stata fatta un'autopsia completa oltre ad una valutazione istopatologica accurata. Che emerse dallo studio? LE considerazioni furono decisamente rilevanti e molto diverse rispetto a quelle pubblicate dalle multinazionali farmaceutiche: l'aspartame induce un aumento statisticamente rilevante proporzionale alla quantità ingerita, dell'incidenza di linfomi maligni del rene nei ratti femmine e tumori maligni dei nervi periferici nei ratti maschi e di leucemie. Tale aumento statisticamente significativo è rilevabile anche alla dose di 20 mg per chilo di peso corporeo, dose inferiore a quella ammessa dalla attuale normativa vigente. A questo proposito, sarebbe bene ricordare che per un agente cancerogeno, non esiste una soglia al di sotto della quale tale agente può essere considerato sicuro per l'uomo! Inoltre, lo studio ha rilevato che l'aggiunta di dosi di aspartame al cibo induce si una diminuzione dell'assunzione di cibo correlata alla dose del composto ….. senza però determinare una differenza del peso corporeo tra gli animali trattati e non trattati!!! In altre parole, non aiuta affatto nel processo di dimagrimento, al contrario di quanto si possa pensare (e della motivazione per la quale si assume!). Grazie a questo studio, la cancerogenicità dell'aspartame è stata riconosciuta dall'Agenzia Internazionale di Ricerca sul Cancro (IARC) dell'Organizzazione mondiale della Sanità, eppure, secondo un servizio apparso sul New York Times il 15 maggio 2005, solo negli Stati Uniti sono stati introdotti nell'ultimo anno ben 2.225 nuovi beni di consumo senza zucchero, (ma addizionati di dolcificanti artificiali): stiamo parlando almeno dell’11 % di tutti i nuovi prodotti alimentari immessi nel mercato statunitense. Per questo motivo, e per la crescente portata del fenomeno, la FER sta svolgendo un programma di ricerche per valutare i potenziali rischi cancerogeni dei dolcificanti artificiali più diffusi. Nell'attesa di nuovi risultati, la proposta è quella di ritornare al buon vecchio miele italiano, a un po' di zucchero grezzo di canna e magari, quello di tornare a sentire il “vero” sapore dei cibi, senza l'aggiunta di “condizionanti”.

Dott.ssa Silvia Caldironi

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