IL PARLAMENTO IMPEGNA IL GOVERNO A VERIFICARE L'IMPATTO...

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silvia caldironi
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IL PARLAMENTO IMPEGNA IL GOVERNO A VERIFICARE L'IMPATTO...

Messaggio da silvia caldironi » ven nov 02, 2007 12:51 am

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IL PARLAMENTO IMPEGNA IL GOVERNO A VERIFICARE L'IMPATTO SUI PAESI PIU'
POVERI DEI NUOVI ACCORDI COMMERCIALI TRA AFRICA ED EUROPA (EPA)

A cinque anni dall'inizio dei negoziati di liberalizzazione
commerciale (Economic Partnership Agreements, cioè EPA o APE) tra
Europa e Africa, Caraibi e Pacifico, CRBM, Fair e Mani Tese salutano
l'approvazione al Senato di un Ordine del Giorno che impegna il
Governo "ad una verifica ed una revisione della politica commerciale
dell'Unione Europea, particolarmente rispetto ai Paesi in via di
sviluppo, ed in particolare a valutare i termini temporali di
conclusione dell'accordo al fine di permettere una più accurata e
partecipata considerazione delle ricadute degli EPA sulle prospettive
di sviluppo".

Roma, 4 ottobre 2007 - Il 27 settembre, Giornata Mondiale di
Mobilitazione contro gli Accordi di Partenariato Economico, Campagna
per la Riforma della Banca Mondiale, Mani Tese e l'organizzazione
dell'economia solidale Fair avevano chiesto al parlamento italiano a
nome di Tradewatch, Osservatorio italiano sul Commercio
Internazionale, di assumersi la responsabilità di una reazione
all'affondo che la Commissione Europea sta portando alle fragili
economie dei Paesi di Africa Caraibi e Pacifico spingendoli a una
liberalizzazione dei mercati che non potrà portare loro nessun
vantaggio per molti anni, stanti i ritardi nell'integrazione regionale
tra i loro Paesi e le difficili condizioni strutturali dei loro
sistemi produttivi locali, che hanno bisogno di crescere e di sfamare
le proprie popolazioni prima di essere proiettati nell'arena della
competizione globale.

Apprendiamo con soddisfazione che martedì sera il Senato ha approvato
un Ordine del Giorno che impegna il Governo "Ad una verifica ed una
revisione della politica commerciale dell'Unione Europea,
particolarmente rispetto ai Paesi in via di sviluppo, ed in
particolare a valutare i termini temporali di conclusione dell'accordo
al fine di permettere una più accurata e partecipata considerazione
delle ricadute degli EPA sulle prospettive di sviluppo e perseguimento
degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio per i paese ACP".

Il primo firmatario dell'Ordine del Giorno, il senatore Francesco
Martone, ha detto in Senato presentando l'Odg che "ad oggi, per come
vengono impostati tali accordi, si corre il rischio che i Paesi
dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico debbano accettare condizioni
che rischiano di contraddire alcuni degli obiettivi fondamentali
dell'Accordo di Cotonou, che sono principalmente la lotta alla
esclusione sociale e la lotta alla povertà. Quindi, anche sulla scorta
delle grandi mobilitazioni svolte la settimana scorsa a livello
internazionale sui negoziati EPA, chiediamo che il Governo italiano
possa assicurare una maggiore valutazione rispetto alle ricadute di
sviluppo di questi accordi, pensando anche di poter riconsiderare i
termini temporali per la loro conclusione".

Da dove vengono gli EPA

Inseriti negli accordi di cooperazione post-coloniali, gli EPA
rappresentano il loro pilastro di cooperazione commerciale. La logica
che guida questi accordi è quella di azzerare le 'facilitazioni' al
commercio assicurate dai vecchi patti per non infrangere le regole
della Organizzazione Mondiale del Commercio, che prescrive che nessun
Paese possa avere garantite da un altro condizioni commerciali
'protette'.

Come ormai venti anni di politiche di liberalizzazione commerciale
imposte da Banca mondiale e Fondo monetario hanno ormai ampiamente
dimostrato, però, l'apertura indiscriminata dei mercati elimina ogni
possibilità di sviluppo dei mercati locali e regionali e di un'offerta
locale di beni e servizi, soprattutto se il livello di sviluppo
socio-economico è così asimmetrico come nel caso Ue-ACP.

Gli impegni del Governo Prodi

Premesso che,

dal 2002 l'Unione Europea e i Paesi dell'Africa, dei Caraibi e del
Pacifico, (ACP), stanno negoziando Accordi di Partnership Economica
(EPA), il cui obiettivo è di stabilire "nuovi aggiustamenti negli
scambi, compatibili con le regole della WTO, che rimuovano
progressivamente le barriere agli scambi tra Unione Europea e Paesi
ACP", e che dovrebbero costruire "iniziative di integrazione regionale
tra I Paesi ACP" e promuovere "lo sviluppo sostenibile contribuendo in
quegli stessi Paesi allo sradicamento della povertà";

Considerato che,

questi accordi sono fondati su una rigida interpretazione delle regole
della WTO, prevedendo l'eliminazione di tutte le barriere commerciali
su più del 90% degli scambi tra Europa e Paesi ACP, e nel più breve
tempo possibile;

alcuni dei temi posti in agenda dall'Unione Europea, quali
investimenti, concorrenza, facilitazioni commerciali, commesse
governative, protezione dei dati e servizi, erano stati già
contrastati dai paesi ACP in sede WTO per il loro impatto negativo
sullo sviluppo;

nonostante la finalità di integrazione regionale, gli EPA rischiano di
pregiudicare i già fragili processi di integrazione regionale ed
espongono i produttori di quei Paesi a un'impari concorrenza con
l'Europa nei mercati interni e dell'area;

secondo stime dell'Uneca (la Commissione economica delle Nazioni
Unite per l'Africa) a seguito dell'abbassamento dei dazi derivante
dalla progressiva liberalizzazione commerciale, un Paese come la
Nigeria perderà 427 milioni di euro in termini di gettito fiscale. E
via a seguire con il Ghana, 193 milioni, il Camerun, 149 milioni ed il
Kenya, 107 milioni. Secondo altre stime, i costi totali per I primi 5
anni di attuazione degli accordi EPA per I paesi ACP ammonterebbero a
9,2 miliardi di dollari.

Considerando inoltre che,

i fondi del FES 10 (Fondo Europeo per lo Sviluppo) potrebbero essere
utilizzati come contropartita dell'accettazione da parte dei paesi APC
delle condizioni fissate nei negoziati EPA. Ad esempio, per quanto
riguarda l'area del Pacifico, la Commissione sviluppo della Ue ha
comunicato ai quei paesi la volontà di decurtare del 45% i 95 milioni
di euro stanziati per i programmi regionali in caso di mancata firma
degli EPA entro il 31 dicembre prossimo. Un taglio minore ma comunque
consistente, del 26%, verrà effettuato se l'accordo Epas non conterrà
misure relative alla liberalizzazione degli investimenti, dei servizi
e a regole per la protezione dei diritti di proprietà intellettuale;

secondo quanto previsto dall'articolo 4 della Convenzione UE-ACP di
Cotonou gli attori non-statuali dovrebbero essere coinvolti nell'
elaborazione delle strategie di sviluppo del FES. Tuttavia, secondo
la piattaforma di ONG Europee, CONCORD, in Paesi, come Niger, Senegal
e Burundi, la delegazione della Commissione europea sarebbe venuta
meno a tale impegno;

il 10° FES accantona fondi aggiuntivi per quei paesi che s'impegnino a
risolvere le problematiche definite "critiche" dalla Commissione e
dagli stati membri nel cosiddetto "Profilo di Governance", documento
preparato senza consultare I Paesi interessati e la società civile.

Impegna il Governo

Ad una verifica ed una revisione della politica commerciale
dell'Unione Europea, particolarmente rispetto ai Paesi in via di
sviluppo, ed in particolare a valutare i termini temporali di
conclusione dell'accordo al fine di permettere una più accurata e
partecipata considerazione delle ricadute degli EPA sulle prospettive
di sviluppo e perseguimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio
per i paese ACP.

A garantire, nella transizione, a tutti i Paesi ACP un livello di
preferenze equivalente a quello concesso dall'accordo di Cotonou e ad
eliminare dai negoziati i Temi di Singapore e a rispettare le misure
di flessibilità garantite dall'accordo GATS in materia di servizi,
escludendo quelli pubblici essenziali.

Ad adoperarsi in sostegno ad un approccio basato sul principio di non
reciprocità, come previsto in ambito Wto rispetto ai prodotti di
particolare interesse (GSP) e al trattamento speciale e differenziale.

A rendere pubblici i profili di governance dei Paesi ACP, aprendoli
alla discussione; e sostenere il rafforzamento della partecipazione
della società civile nell'elaborazione delle Strategie dei Paesi del
FES.

Firmatari dell'iniziativa sono stati i senatori Martone, Mele, Del
Roio, Cossutta,

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