Usa, le nozze gay arrivano in Parlamento

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alFaris
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Usa, le nozze gay arrivano in Parlamento

Messaggio da alFaris » gio giu 04, 2009 8:39 pm

Usa, le nozze gay arrivano in Parlamento
Il sì del distretto di Columbia porta il confronto al Congresso. La Casa Bianca tace

WASHINGTON - Una nuo­va Rivoluzione Americana parte dal New England, met­te piede nelle piane del Mid­West e ritrova echi potenti fi­no alla West Coast california­na. Con la firma del governa­tore del Maine, John Baldacci, sono saliti a 5 gli Stati Usa che hanno legalizzato i matri­moni gay. E potrebbero di­ventare 6 già lunedì, se anche il governatore del New Hamp­shire darà il suo viatico alla legge appena approvata dal Congresso locale. Cinque anni dopo il Massa­chusetts, ancora una volta battistrada dell'Unione come lo fu nella rivolta anti-inglese e nella battaglia contro la schiavitù, in un solo mese il Vermont, il Connecticut e per­fino l'Iowa, cuore rurale del Paese profondo, hanno lega­lizzato il matrimonio di cop­pie omosessuali. Le Hawaii lo riconoscono da tempo, senza però rilasciare in proprio li­cenze matrimoniali. Lo fa an­che lo Stato di New York, do­ve il governatore David Pat­terson ha presentato in aprile una legge per la legalizzazio­ne vera e propria. Il New Jer­sey dovrebbe seguire a ruota. Parlare di un'onda irresisti­bile non è esagerato.

Il vento dell'Est ha infatti riaperto il dibattito anche in California, dove un referendum costitu­zionale in novembre aveva ro­vesciato la decisione favore­vole della locale Corte Supre­ma e reintrodotto il divieto. Entro qualche settimana, i giudici dovranno pronunciar­si sulla costituzionalità dell' azione referendaria e potreb­bero restituire legalità alle nozze tra omosessuali. E da ultimo, martedì, il Distretto di Columbia, quello della capi­tale Washington, ha votato per il riconoscimento dei ma­trimoni gay celebrati in altri Stati. La decisione offre l'inat­tesa opportunità di un con­fronto politico a livello federa­le, visto che tutte le leggi del Distretto devono essere ap­provate dal Congresso. Ma la rivoluzione in corso contrasta con lo strano silen­zio della nuova Amministra­zione, che fin qui ha evitato ogni commento, nonostante gay e lesbiche siano stati fra i più entusiastici sostenitori della candidatura di Barack Obama. «È il più grande pas­so in avanti dei diritti civili del nostro tempo e il presi­dente non ha ancora detto nulla», nota Steve Clemons, della New American Founda­tion. In campagna elettorale, preoccupato di non alienarsi il voto cristiano, Obama ave­va tentato la quadratura del cerchio, dicendosi favorevole al riconoscimento delle unio­ni di fatto e contrario a un di­vieto federale sui matrimoni gay. Ma aveva evitato di pro­nunciarsi a favore di questi ul­timi, sostenendo che erano materia per gli Stati.

Il porta­voce della Casa Bianca, Ro­bert Gibbs, ha detto che la po­sizione del presidente «non è cambiata». E questo ha provo­cato i commenti negativi dei commentatori liberal, che ac­cusano Obama di ipocrisia e di «non voler spendere capita­le politico sulla sua stessa re­torica ». «È tempo — ha scrit­to il premio Pulitzer Eugene Robinson sul Washington Post — che un presidente po­polare e progressista si pro­nunci su un fondamentale te­ma di diritti umani e civili: qual è la differenza concreta tra la sua posizione e l'affer­mazione pura e semplice, che i matrimoni gay vadano rico­nosciuti in tutti i 50 Stati?». Una risposta possibile è che Obama abbia davanti i sondaggi e non voglia in al­cun modo provocare una na­zione ancora divisa. Il cambio di stagione è in corso, la nuo­va rivoluzione in atto, ma il 54% degli adulti americani si dice tuttora convinto che le nozze fra omosessuali non debbano essere riconosciute.
(9 maggio 2009 - da repubblica.it)

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