Re: ACIDO ASCORBICO, ALIMENTO SOLO PER L'UOMO, LA SCIMMIA...
Inviato: gio mag 10, 2018 10:55 am
http://acidoascorbico.altervista.org/pr ... efalse.htm
Per le pagine precedenti o le successive se non le vedi più:
http://acidoascorbico.altervista.org/pr ... edenti.htm
Dell'articolo in oggetto, ritengo molto importante sottolineare la parte che recita:
"Un Sistema, quello della ricerca accademica, che sta evidentemente trascinando la Scienza verso una crisi di identità e di credibilità. Nel 2009 il prof. Daniele Fanelli, dell’Università di Edimburgo, ha realizzato e pubblicato uno studio dal titolo emblematico: “Quanti scienziati falsificano i dati e fabbricano ad hoc le ricerche?”(6).
Quasi il 14% degli scienziati intervistati ha affermato di conoscere colleghi che hanno totalmente inventato dei dati, ed il 34% ha affermato di aver appositamente selezionato i dati per far emergere i risultati che gli interessavano.
A giugno 2017 il prof. Jonathan Kimmelmann, direttore del Biomedical Ethics Unit presso la
McGill University di Montreal ha pubblicato un nuovo studio che conferma questa crisi di
riproducibilità e cerca di mettere il luce su alcune delle principali cause quali la variabilità dei
materiali di laboratorio, problemi legati alla complessità delle procedure sperimentali, la
scarsa organizzazione nel team di ricerca, e la poca capacità di analisi critica.(7)"
e ne deduco che sono BELLE PAROLE, ma e se intanto il malato muore, grazie a questi fatti che ora sono diventati incontestabili?
Andiamo in paradiso a dire a quella persona:
"mi dispiace"?
Mi sento molto preso per i fondelli!!!!!!
e voi????? Ma stiamo scherzando sulla pelle altrui?
Cosa sono e a cosa servono la "SCIENZA" e gli "STUDI SCIENTIFICI"?
non si riesce a capire che noi ora stiamo vivendo in attimo che non è neppure un puntino nella notte dei tempi?
Non si riesce a capire che invece il nostro corpo arriva dalla notte dei tempi, anche se rinnovato e rigenerato di generazione in generazione e variato quel tanto necessario dalla EVOLUZIONE?
Non si riesce a capire che invece il cervello è NUOVO ogni volta e continua ad essere pieno di paure e di INUTILI DOMANDE?
Dico INUTILI poichè ogni risposta, anche la più assurda è sempre buona per il cervello purchè ve ne sia una. Quindi non è importante quale sia la risposta, l'importante è averne una che aiuti a vincere la paura. Ma per fortuna non sono queste a cambiare il ciclo del corpo, il quale sà AUTOGURARSI, e gestire ogni evento, poichè se così non fosse ci saremmo estinti da subito, dall'inizio della vita.
Di questo ne abbiamo l'esempio ogni momento intorno a noi, da ogni animale che divide questo attimo insieme a noi.
Questo è importante capire
Ma..........
... ci mettono sia nei CIBI, quindi nel corpo, che negli ambienti in cui viviamo, quindi nell'aria, ed addirittura sulla pelle adducendo che sono utili alla nostra vita, PRODOTTI CHIMICI CANCEROGENI, dichiarando questi prodotti PROGRESSO verso la CIVILTA' e quindi SCOPERTE SCIENTIFICHE.
Prima è da vedere questo video, è CHIARISSIMO.
https://www.youtube.com/watch?v=kq7W3I8aL-c
e da sentire questo
https://www.youtube.com/watch?v=-UBDSGhW0Go
Chiedo scusa, ma approfittando di questi video che confermano il fatto che con COSTANZA e TENACIA, ci hanno messo in CASA e nei CIBI i più disparati VELENI, e da questo vorrei sottoporre un ragionamento molto importante, tanto importante da fare capire cosa può darela SALUTE e cosa la SALUTE può levarla disilludendo le persone dalla fregature delle parole "SCIENZA" e "PROVE SCIENTIFICHE".
Convivendo con questi, come potremmo non esserne contaminati, e dato che sono PRODOTTI CHIMICI CANCEROGENI, come potremmo non ammalarci di questa malattia?
Il video ne elenca alcuni ed alcuni li aggiungo poichè aggiunti agli oggetti o contenitori che ci portiamo a casa convinti di ottenerne SALUTE, ed altri PRODOTTI CHIMICI (VELENO PURO) che sono aggiunti ai CIBI degli scaffali che inoltre NON CONTENGONO alcun sostentamento poichè RAFFINATI, quindi senza alcun sostentamento. Anzi sui prodotti degli scaffali, vengono dichiarate le calorie che apporta il prodotto perchè ca le mettono tutta per apportarne il meno possibile.
Mi chiedo come potranno fare il calcolo delle calorie gli altri esseri viventi.
Prima di tutto però vorrei determinare senza ombra di dubbio cosa vuol dire la parola:
"SCIENZA"
e di conseguenza che scopo hanno le RICERCHE SCIENTIFICHE, ma sopratutto perchè queste RICERCHE
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La lista non finisce quì, ma personalmente mi fermo, in quanto sono CERTO che hai capito il mio messaggio e saprai comportarti riguardo alla "SCIENZA" ed alla "PROVE SCIENTIFICHE"d'ora in poi, se vuoi la SALUTE tua e di tutta la tua famiglia.
La conclusione mia, ma non sò se è la vostra: PRIMA CI TOLGONO I CIBI NATURALI, ED AL LORO POSTO CI FANNO INGOIARE DEI CIBI INNATURALI "PROVATI SCIENTIFICAMENTE" CHE CI CAUSANO LE MALATTIE, E POI SI APPELLANO ALLA "SCIENZA" DICHIARANDO DI FARE DELLE "RICERCHE SCIENTIFICHE" PER TROVARE LE CURE NECESSARIE PER RIDARCI LA SALUTE ATTRAVERSO LE VARIE ASSOCIAZIONI, dichiarate senza scopo di lucro: l'"AIRC", LA "FABBRICA DEL SORRISO" E CHI PIU' NE HA NE METTA.
Mi sento tanto preso per i fondelli da questo "SISTEMA", e voi?
http://acidoascorbico.altervista.org/pr ... incasa.htm
Ora, a suo tempo e per necessità è stata INVENTATA la parola SCIENTIFICO che intende GARANTIRE alle persone della SERIETA' e la SICUREZZA di quanto proposto sul mercato, di qualsiasi origine siano, con delle dichiarazioni di PROVE SCIENTIFICHE scritte e riportate dagli informatori preposti.
Che queste dichiarazioni siano sempre limpide, ne ho moltissimi dubbi poichè la base di questa invenzione è il
LUCRO.
Chiedo scusa, ma approfittando di questi video che confermano il fatto che con COSTANZA e TENACIA, ci hanno messo in CASA e nei CIBI i più disparati VELENI, e da questo vorrei sottoporre un ragionamento molto importante, tanto importante da fare capire cosa può dare la SALUTE e cosa la SALUTE può levarla disilludendo le persone dalla fregature delle parole "SCIENZA" e "PROVE SCIENTIFICHE".
Convivendo con questi, come potremmo non esserne contaminati, e dato che sono PRODOTTI CHIMICI CANCEROGENI, come potremmo non ammalarci di questa malattia?
Il video ne elenca alcuni ed alcuni li aggiungo poichè aggiunti agli oggetti o contenitori che ci portiamo a casa convinti di ottenerne SALUTE, ed altri PRODOTTI CHIMICI (VELENO PURO) che sono aggiunti ai CIBI degli scaffali che inoltre NON CONTENGONO alcun sostentamento poichè RAFFINATI. Anzi sui prodotti degli scaffali, vengono dichiarate le calorie che apporta il prodotto perchè ce le mettono tutta per apportarne il meno possibile.
Mi chiedo come potranno fare il calcolo delle calorie gli altri esseri viventi.
Prima di tutto però vorrei determinare senza ombra di dubbio cosa vuol dire la parola:
"SCIENZA"
e di conseguenza che scopo hanno le RICERCHE SCIENTIFICHE, ma sopratutto perchè queste RICERCHE
Per poterlo fare però, dobbiamo fissare dei PARAMETRI INCONTESTABILI. che per farlo devo porti delle domande:
Tu ingoi delle MELE?
Si dice che "una mela al giorno leva il medico di torno" vero?
ingoi delle NOCI?
ingoi dei CARCIOFI?
si dice che il CARCIOFO è indicato a risanare il fegato
ingoi della insalata?
ingoi dei fagioli?
ingoi dei piselli?
ingoi dei ceci?
ingoi dei finocchi?
non parlo della carne o delle uova, poichè qualcuno potrebbe contestare per i vari motivi che ormai conosciamo molto bene, ma se chiedo:
ingoi del latte animale o vegetale?
SONO CERTO CHE TUTTI RISPONDONO DI SI'.
Ma perchè si ingoiano questi CIBI NATURALI?
Semplice, perchè il nostro corpo senza questi CIBI NATURALI morirebbe per mancanza di sostentamento.
Bene, chiaro, vero?
Ma sapendo che questi CIBI NATURALI sono stati impostanti NATURALMENTE, avete mai sentito dire che una qualche casa farmaceutica abbia fatto delle ricerche su questi CIBI NATURALI per vedere se alcuni di loro potrebbero causare dei danni all'individuo?
Sul CAFFE' dicono di sì, ma il CAFFE' NON E' UN CIBO NATURALE, ma una DROGA-INSETTICIDA.
Cosa molto diversa dal finocchio o da una mela, vero?
Ma allora a che cosa si dedica la così detta SCIENZA se non si dedica alla ricerca per EVITARE LA CARENZA di questi CIBI NATURALI per dare la giusta informazione alle persone disinformate o per correggere gli eventuali errori delle persone?
Sì perchè noi sappiamo che questi CIBI NATURALI contengono gli "ALIMENTI ESSENZIALI" senza i quali è malattia certa.
Perchè è chiaro che questa CARENZA di questi "ALIMENTI ESSENZIALI" è la prima causa delle malattie.
http://acidoascorbico.altervista.org/pr ... piante.htm
Ci è noto che i PRODOTTI CHIMICI messi nei CIBI degli scaffali per i molteplici fini, che ormai conosciamo molto bene, ecco che per rendere CREDIBILE la salubrità di questi, lo fanno garantendo delle PROVE cosi dette SCIENTIFICHE le quali ci dicono di averle fatte con tutti crismi di GARANZIA. Ma ormai sappiamo anche che questi PRODOTTI CHIMI nel nostro sangue NON CI DEVONO STARE, quindi cosa faranno mai nel nostro corpo dato che noi siamo dal 70 al 90 % di acqua quindi di sangue? Tocca a noi capirlo, ed alla faccia delle PROVE SCIENTIFICHE, lasciare sugli scaffali i CIBI contenenti questi prodotti.
http://acidoascorbico.altervista.org/pr ... sangue.htm
Questa è la PURA VERITA' un di personaggio in CONFLITTO DI INTERESSI, quindi come potrà mai consigliare qualcuno senza ledere i suoi interessi privati?
Ma poi, perchè avrà mai studiato questo poverino?
Per la solita POSIZIONE NELLA SOCIETA', ed è riuscito a farsela molto bene, perchè perderla?
Alla faccia di chi?
...alla mia? alla tua?
...cosa conta la mia e la tua salute?
...e pensare che è TUTTO in nome della SCIENZA, quella che il Premio Nobel per la medicina 2013: Randy Schekman, descrive sotto.
"...questo il video:
http://www.iene.mediaset.it/puntate/201 ... 8468.shtml
Interessante, veramente interessate ciò che dice il prof. Franco Berrino, Direttore del Dipartimento di Medicina Preventiva e Predittiva dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, spiega come stanno le cose nella sanità.
“Mediamente quello che diamo da mangiare ai nostri malati negli ospedali è il peggio del peggio.
Io ritengo che non gli faccia bene ma sa… io dico sempre che noi vogliamo bene ai nostri malati, vogliamo che tornino da noi…
Mettiamola così: se noi ci ammaliamo aumenta il PIL, c’è crescita, diminuisce lo SPREAD.
La sanità è la più grande industria nazionale ricordava il professor Monti."
Beh, non ha usato propriamente queste parole il Professor Franco Berrino, già Direttore del Dipartimento di Medicina Preventiva e Predittiva dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.
Ma che questa sia la realtà dei fatti, lo scoprirete alla fine dell’articolo.
Intervistato da Le iene, comincia in modo un po’… diciamo… sottotraccia!?:
“io sono molto d’accordo che bisogna pensare e usare il cibo in senso terapeutico… sa perché un tumore nasca e cresca bisogna trovare un terreno favorevole e con l’alimentazione possiamo modificare il nostro ambiente interno” e aggiunge “ci sono indizi importantissimi che con l’alimentazione si può aiutare la guarigione del tumore”.
E precisa, badate bene, che sono però solo indizi e non prove solide.
Certo che, si fossero dati la pena di verificare le decine di migliaia di casi degli ultimi cento anni di igienismo, questi indizi, come li chiama lui, sarebbero diventati non prove solide, ma macigni pesanti come montagne, che li schiaccerebbero tutti.
“noi vogliamo bene ai nostri malati, vogliamo che tornino da noi… Mettiamola così: se noi ci ammaliamo aumenta il PIL… La sanità è la più grande industria nazionale… non c’è un interesse economico nei confronti della prevenzione
”La parte più interessante, quando comincia a parlare più chiaramente:
“Mediamente quello che diamo da mangiare ai nostri malati negli ospedali è il peggio del peggio.
Io ritengo che non gli faccia bene ma sa… io dico sempre che noi vogliamo bene ai nostri malati, vogliamo che tornino da noi…
Mettiamola così: se noi ci ammaliamo aumenta il PIL, c’è crescita, diminuisce lo SPREAD.
La sanità è la più grande industria nazionale ricordava il professor Monti.
Non c’è direttamente… non c’è un interesse economico nei confronti della prevenzione… che parola si potrebbe usare per definirla?
Una gran commissione di ignoranza… e di stupidità… e di interessi”.
Fantastico! Una confessione in piena regola del vero scopo di questa falsa medicina.
Allora vi dico che, in base all’assurto...
“se non conosci, sei un ignorante,
se conosci e sostieni che non è vero, sei un delinquente”...
... il giudizio di cosa siano questi servi di Mammona, che lasciano morire tra le braccia dell’infame triade chemio-radio-chirurgia milioni di persone innocenti, datelo voi, io potrei usare dei termini troppo forti.
Francesca Salvador
E se vuoi il mio pensiero, lo puoi leggere sotto o sull'originale in fondo pagina come commento.
http://acidoascorbico.altervista.org/pr ... incero.htm
Dell'articolo del link devo evidenziare questo scritto:
"Come possiamo riporre cieca fiducia in un sistema di valutazione spacciato per “verbo” e invece tale da evidenziare falle di queste proporzioni ?
Da anni si discute dell’ipotesi di rendere obbligatoria la registrazione in anticipo dei protocolli di ricerca, rendendoli controllabili on-line, al fine di non far cadere i ricercatori nella tentazione – molto più diffusa di quanto si pensi – di modificare la struttura dell’esperimento a metà strada per far apparire i risultati più significativi di quanto non siano in realtà. Ma neppure in medicina, dove in molti Stati questa prassi è formalmente obbligatoria, essa è applicata con rigore: prova ne sia che ben 1/3 degli studi finanziati dai National Institute of Health in USA non erano ancora stati pubblicati dopo ben 50 mesi dal loro avvio, e questo è statisticamente ancor più vero per tutte le altre discipline scientifiche."
ed ancora
"Gli ostacoli all’effettiva “ripetizione” degli esperimenti sono poi molteplici:
Da uno studio pubblicato pochi mesi fa su PeerJ emerge ad esempio che più del 50% degli articoli di biomedicina pubblicati su ben 84 riviste scientifiche non riportavano l’indicazione dei reagenti chimici necessari per ripetere l’esperimento e verificarne i risultati (!).
E in ogni caso, gli esperti e soprattutto gli enti finanziatori, ammettono che “la ripetizione di esperimenti già conclusi a scopo di verifica non rientra tra le prirorità”, come conferma Elga Nowotny, Presidente del European Research Council.
Anche le agenzie nazionali di controllo sanitario, percepite da molti come un importante baluardo dell’indipendenza scientifica, sono fonte di preoccupazione. Tralasciando il tema sempre attuale – e assai dibattuto – dei conflitti di interessi, limitiamoci ad esaminare quanto è accaduto circa il glifosfato, l’erbicida in assoluto più usato al mondo, sospettato di essere cancerogeno. La IARC – Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, ha recentemente conferrmato questi dubbi, in esito a un’analisi della letteratura scientifica durata un’anno, dalla quale sono emerse “prove convincenti” che il glifosfato causasse cancro alle cavie da laboratorio e“prove significative” che esso possa danneggiare il DNA e i cromosomi delle cellule umane.
La IARC – che ha tra i suoi compiti quello di fornire all’Organizzazione Mondiale della Sanità elementi solidi per formulare i propri pareri – è nota per il suo altissimo rigore scientifico e per la sua indipendenza, lavora con i migliori scienziati ed esperti di regolamentazione del mondo, e ha una politica sul conflitto di interessi severissima:
Il suo parere sta facendo molto discutere, soprattutto perché – sullo stesso tema – le più importanti agenzie di controllo sanitario del mondo – quella tedesca, anch’essa serissima, non più tardi di pochi mesi fa – avevano evidenziato risultati esattamente opposti, ovvero contrari a ogni ipotesi di pericolosità e mutagenicità della sostanza.
Il punto è che la maggior parte degli enti di regolamentazione è restia ad ammettere che le valutazioni scientifiche implichino comunque delle “scelte” – con riguardo ad esempio alla valutazione di prove contradditorie, o al grado di obiettiva affidabilità riconosciuto a uno studio, e questo per vari motivi:
Perché la scienza è un autorevole fonte di auto-legittimazione;
Perché il desiderio implicito della scienza stessa è che ogni valutazione basata su evidenze appaia sempre obiettiva, affidabile e consensuale;
Perché – infine – riconoscere questi bias equivarebbe a stendere un allarmante velo di dubbio su centinaia di migliaia di precedenti pareri, scenario rischiosissimo anche in termini di potenziale impatto sulla pubblica opinione.
Il dibattito sui “correttivi” da apportare al sistema è acceso, e i suggerimenti si sprecano:
Dalla pubblicazione obbligatoria dei risultati negativi, a linee di finanziamento finalizzate appositamente alla verifica dei risultati di precedenti studi
A codici etici impegnativi per i ricercatori, a criteri più rigidi per le riviste scientifiche. Ma l’orizzonte di una scienza sempre davvero “credibile” pare ancora lontano."
http://acidoascorbico.altervista.org/pr ... afalsa.htm
Non voglio esporre quì il MIO PERSONALE pensiero sulla parola SCIENTIFICO poichè temo che facendolo urterei la sensibilità di molte persone FIDUCIOSE su questa parola e questo sarebbe per me controproducente e deleterio poichè invece di informazione farei discussione. Anche perchè questa NON può essere la sede di una discussione così complessa ma che potrebbe essere comprensibile a tutti se bene illustrata. Se volete sapere il VERO significato di questa parola, come illustrato da WIKIPEDIA (e ve lo consiglio per vederci più chiaro) vi consiglierei di cliccare http://acidoascorbico.altervista.org/Im ... tifico.htm
e poi di leggere anche fra le righe. Dove troverete inoltre anche queste espressioni:
dell'approccio al metodo scientifico
In biologia e medicina molte leggi sono di tipo probabilistico e non possono essere espresse con una formula matematica. Quindi, per riconoscere la scientificità di un discorso medico, si ricorre ad un controllo empirico basato sulla ripetibilità, statisticamente significativa, delle osservazioni da parte di altri ricercatori.
Il dibattito
Queste ed altre sfumature di significato legate al concetto di metodo scientifico sono il motivo per cui, o l'espressione del fatto che, su tale concetto si è discusso molto e non esiste (ancora) un accordo generalmente condiviso su una possibile definizione del metodo. Il dibattito è estremamente complesso e coinvolge non solo la pratica scientifica ma anche, o forse soprattutto, la speculazione filosofica.
Non voglio specificarvi il significato della parola SPECULAZIONE. Questo dovete capirlo da soli.
Poi ancora:
"Andrebbe sempre ricordato che dietro la parola scienza, un pò teorica e distante, si celano le attività, le vite, le emozioni e le inclinazioni più o meno etiche delle persone che chiamiamo scienziati. Come scrisse anni fa l’antropologo francesce Bruno Latour, per capire il vero valore della scienza bisognerebbe studiarla “in azione” e non solo nei suoi ordinati e puliti risultati finali. Primum non nocere, ci insegna Ippocrate."
http://acidoascorbico.altervista.org/Im ... icerca.htm
Uno studio scientifico rivela che la scienza della nutrizione ufficiale si è fondata su una raccolta di dati falsata da metodi scorretti.
L'articolo che ha revisonato 39 anni di studi della scienza nutrizionista degli Stati Uniti, si intitola "Validity of U.S. Nutritional Surveillance: National Health and Nutrition Examination Survey Caloric Energy Intake Data, 1971–2010" ed è visionabile online al seguente link
http://www.plosone.org/article/info%3Ad ... ne.0076632
http://acidoascorbico.altervista.org/pr ... afalsa.htm
A conferma ecco ciò che riporta:
UNA REGOLA AUREA
"Il Dr. Blair postula che un alto consumo di vitamina C (un complemento molto benefico nei trattamenti non tossici per il recupero dal cancro) possa in realtà causare una degenerazione del tessuto umano, che a sua volta può portare ad un maggior rischio di contrarre il cancro. Ed è qui che si arriva aduna prima regola aurea: quando si vuole accertare la veridicità di qualsiasi asserzione scientifica, si deve sempre leggere tra le righe, si deve cercare ciò che il rapporto non dice. Si deve specialmente stare all’erta per quel vecchio e risaputo ritornello altrimenti noto come"quali sono gli interessi in gioco"? Un manuale dell’Università di Manchester sulla metodologia della ricerca contiene questo valido consiglio: La scienza e la ricerca devono essere studiate nel contesto di tutte le parti interessate che vi sono coinvolte. Bisogna porsi domande che mirino a determinare il peso relativo dei vari alleati nel processo di creazione dei fatti, quali i finanziatori, le aziende, il Ministero dell’Interno, le professioni e gli altri scienziati. Nell’analisi dei dibattiti scientifici,ci si dovrebbe sempre chiedere quali interessi sociali, istituzionali,politici e filosofici si trovano dietro ad asserzioni che spesso appaiono neutre e tecniche. (Manuale di metodologia della ricerca, Istituto di Scienza e Tecnologia dell’Università di Manchester) (le sottolineature sono mie)."
http://acidoascorbico.altervista.org/pr ... cerche.htm
La scienza è in crisi: i ricercatori non sanno più riprodurre e confermare molti degli esperimenti moderni
di Redazione SALUTEuropa
“Non prendiamo neppure sul serio le nostre proprie osservazioni, né le accettiamo come
osservazioni scientifiche, finché non le abbiamo ripetute e controllate”.
Karl Popper
Per la scienza un esperimento deve dare lo stesso risultato anche se condotto da persone
diverse in luoghi differenti. Ma cosa succederebbe se di colpo ci rendessimo conto che la
maggior parte degli esperimenti su cui ci si basa per sviluppare nuove ricerche e nuovi
farmaci non fossero riproducibili?
Non è l’inizio di un libro di fantascienza, questa è la pura realtà. Recentemente Nature,
una delle più prestigiose riviste scientifiche al mondo, ha pubblicato un articolo nel quale si
è dimostrato come più del 70% delle ricerche scientifiche prese in esame avesse
fallito i test di riproducibilità(1); nonostante ciò sono state pubblicate, diffuse e citate da
altri ricercatori come base delle loro nuove ricerche. Dei 1576 scienziati intervistati non
solo più di due terzi ha provato e fallito nel riprodurre l’esperimento di un collega, ma più di
metà di loro hanno fallito nel riprodurre i loro stessi esperimenti.
Prima di giudicare però bisognerebbe considerare che “con l’evoluzione della scienza
diventa sempre più difficile replicare un esperimento perchè le tecniche e i reagenti sono
sempre più sofisticati, dispendiosi in tempo per la loro preparazione e difficili da
insegnare”(2), spiega Mina Bissel, una delle ricercatrici americane più premiate per le sue
innovative ricerche in oncologia. La cosa migliore, continua la Bissel, “sarebbe quella di
contattare direttamente il collega, se necessario incontrarsi e cercare assieme di capire
come mai non si riesca a riprodurre l’esperimento. Risolvere quindi il problema
amichevolmente”.
Anche l’industria farmaceutica si ferma di fronte alla non riproducibilità degli esperimenti
Nel 2011 Glenn Begley, ai tempi direttore del dipartimento di oncologia medica della
Amgen, una delle più grosse multinazionali di biotecnologie, aveva deciso prima di
procedere con nuovi e costosi esperimenti, di replicare i 53 lavori scientifici considerati
come fondamentali su cui si sarebbero basate le future ricerche della Amgen in oncologia.
Risultato? Non fu in grado di replicarne 47 su 53, ossia l’89%(3).
Se vogliamo scriverlo in altro modo possiamo dire che solo l’11% degli esperimenti
scientifici considerati come pietre miliari in quel settore di ricerca, erano riproducibili.
“Rimasi scioccato – racconta Begley – si trattava di studi su cui si affidano tutte le industrie
farmaceutiche per identificare nuovi target nello sviluppo di farmaci innovativi. Ma se tu
stai per investire 1 milione, 2 milioni o 5 milioni scommettendo su un’osservazione hai
bisogno di essere sicuro. Così abbiamo provato a riprodurre questi lavori pubblicati e ci
siamo convinti che non puoi prendere più nulla per quello che sembra”(4).
Per cercare di calmare le acque il premio Nobel Philip Sharp è intervenuto spiegando
come “una cellula tumorale può rispondere in modi diversi a seconda delle differenti
condizioni sperimentali. Penso che molta della variabilità nella riproducibilità possa venire
da qui”(4).
Per escludere ogni tipo di errore nella riproduzione delle condizioni sperimentali,
spesso dovuti a problemi di manualità o di utilizzo di specifici reagenti, Bagely ed il suo
team le hanno provate tutte a partire dall’incontrare direttamente gli autori degli studi
originali, racconta “abbiamo ripercorso i lavori pubblicati linea per linea, figura per figura,
abbiamo rifatto gli esperimenti per 50 volte senza riuscire a riprodurre quei risultati. Alla
fine l’autore originale ci ha detto che lo aveva ripetuto sei volte ma gli era riuscito una volta
sola e poi ha pubblicato nell’articolo scientifico solo i dati relativi a quella volta sola.”
Così si stanno investendo soldi su fallimenti annunciati
Se un esperimento che riesce solo una volta vi venisse proposto come la base per
investire milioni di dollari in ricerca e produrre un nuovo farmaco, voi investireste tutti quei
soldi?
È la domanda che si sono posti Leonard Freedman del Global Biological Standard
Institute di Washington, Iain Cockburn e Timothy Simcoe della Boston University School
of Management. In una recente ricerca hanno stimato che ogni anno il governo
americano spende 28 miliardi di dollari in lavori scientifici non riproducibili. “Non
vogliamo dire – spiega Freedman – che siano soldi buttati, in qualche modo contribuiscono
all’evoluzione della scienza, si può però dire con certezza che dal punto di vista
economico il sistema attuale della ricerca scientifica è un sistema estremamente
inefficiente”(5).
Non è forse un caso quindi che i primi a far emergere il problema della riproducibilità siano
ricercatori che lavorano presso multinazionali, sicuramente più attenti al bilancio e alla
resa dell’investimento. Forse è grazie a ciò che la lista degli illustri ricercatori che
denunciano questo “corto circuito” è in continua crescita.
Il dott. Khusru Asadullah, alto dirigente della Bayer, ha dichiarato come i
ricercatori della multinazionale tedesca non erano riusciti a replicare più del 65% degli
esperimenti su cui stavano lavorando per portare avanti nuove ricerche(3).
Anche il prof. George Robertson della Dalhouise University in Nova Scozia racconta di
quando lavorava per l’azienda Merck sulle malattie neuro-degenerative e si erano accorti
che molti lavori scientifici accademici non reggevano alla prova della riproducibilità(4).
Alla ricerca delle cause di questa crisi della scienza
La scienza è in crisi: non lo si vuole ancora ammettere pubblicamente ma è tempo che si inizi a stimolare un dibattito.
Tra le cause di questa “crisi di riproducibilità” sicuramente ci sono le tematiche tecniche descritte dalla Bissel, ci sono però anche aspetti più umani quali il bisogno degli scienziati di pubblicare per far carriera e ricevere finanziamenti, a volte i loro stessi contratti di lavoro sono vincolati al numero di pubblicazioni che riescono a fare, come racconta Ferric Fang, dell’Università di Washington “il biglietto più sicuro per prendere un finanziamento o un lavoro è quello di venir pubblicato su una rivista scientifica di alto profilo. Questo è qualcosa di poco sano che può condurre gli scienziati a cercare notizie sensazionalistiche o in alcune volte ad assumere comportamenti disonesti“.
In maniera ancora più diretta interviene la professoressa Ken Kaitin, direttrice del Tufts Center for the Study of the Drug Develompment che afferma “Se puoi scrivere un articolo che possa essere pubblicato non ci pensi nemmeno al tema della riproducibilità, fai un’osservazione e vai avanti. Non c’è nessun incentivo per capire se l’osservazione originale fosse per caso sbagliata.“
Un Sistema, quello della ricerca accademica, che sta evidentemente trascinando la Scienza verso una crisi di identità e di credibilità. Nel 2009 il prof. Daniele Fanelli, dell’Università di Edimburgo, ha realizzato e pubblicato uno studio dal titolo emblematico: “Quanti scienziati falsificano i dati e fabbricano ad hoc le ricerche?”(6).
Quasi il 14% degli scienziati intervistati ha affermato di conoscere colleghi che hanno totalmente inventato dei dati, ed il 34% ha affermato di aver appositamente selezionato i dati per far emergere i risultati che gli interessavano.
A giugno 2017 il prof. Jonathan Kimmelmann, direttore del Biomedical Ethics Unit presso la
McGill University di Montreal ha pubblicato un nuovo studio che conferma questa crisi di
riproducibilità e cerca di mettere il luce su alcune delle principali cause quali la variabilità dei
materiali di laboratorio, problemi legati alla complessità delle procedure sperimentali, la
scarsa organizzazione nel team di ricerca, e la poca capacità di analisi critica.(7)
Né le università né le riviste scientifiche sono interessate agli studi di riproducibilità
E’ inoltre necessario considerare che il sistema accademico non premia per niente chi fa studi di riproducibilità, sono tempo e soldi buttati via dal punto di vista delle “performance produttive” del gruppo di ricerca.
Le stesse riviste scientifiche non sono un gran che interessate a pubblicare ricerche che
dimostrano la non riproducibilità di un precedente lavoro pubblicato, preferiscono pubblicare
ricerche innovative o risultati sorprendenti e così ecco com’è facile far sparire le notizie dei fallimenti delle repliche.
In ultima analisi bisogna tenere a mente che oggi ci sono ricerche tanto specifiche che solo pochi esperti le possono capire e valutare; in questo modo si sterilizza l’attività di peer review (ossia il lavoro di revisione dello studio scientifico da parte di esperti così da poter decidere se pubblicarlo, chiedere chiarimenti o respingerlo). In alcuni casi c’è il grosso rischio che le riviste scientifiche pubblicano quasi alla ceca, del tipo: non ho capito di cosa stai parlando però mi sembra tutto serio e ben fatto, tu hai una buona reputazione, quindi lo pubblico.
“Non per questo adesso bisogna pensare che tutti gli studi scientifici siano inaffidabili – afferma Andrea Pensotti, direttore dell’Interdisciplinary Life Science Institute – bisogna avere la forza di fare una seria autocritica nel mondo della scienza senza cadere nell’eccesso opposto della “caccia alle streghe” che porterebbe ad una grave crisi di credibilità non solo verso la popolazione generale ma anche verso gli stessi medici e tra colleghi ricercatori.”
La storia della Scienza ci ha sempre raccontato di un’evoluzione che passa attraverso grosse crisi: dalla messa in dubbio del sistema geocentrico fino all’introduzione della fisica quantistica. Il bello della scienza è sempre stato quello di saper mettersi in crisi ed uscirne più bella di prima e spesso queste grandi rivoluzioni non necessitano di grossi finanziamenti ma solo di genuini lampi di genio ed onestà.
“Mettere il dito nella piaga di questa crisi di credibilità è di vitale importanza per noi che lavoriamo sull’interdisciplinarità, la necessità di integrare diverse discipline richiede più che mai un chiaro confronto e fa emergere con maggior facilità eventuali incongruenze – spiega Andrea Pensotti in occasione del congresso mondiale di studi sulla Coscienza tenutosi a San Diego assieme al linguista Noam Chomsky – per anni la scienza si è concentrata sull’analisi dei “singoli pezzi” della natura, l’ha sezionata alla ricerca degli ingranaggi primordiali. E’ ora necessario riscoprire la capacità di collegare i singoli pezzi studiati e comprendere meglio il senso di quei processi che guidano l’organizzazione e l’evoluzione della materia vivente. Bisogna tornare alla semplificazione dei concetti, passare da una sintattica della vita ad una semantica della vita” .
Fonti:
1 – Nature – 1,500 scientists lift the lid on reproducibility – survey sheds light on the ‘crisis’ rocking research
(http://www.nature.com/news/1-500- scientists-lift- the-lid- on-reproducibility- 1.19970)
2 – Nature – Reproducibility: The risks of the replication drive
(http://www.nature.com/news/reproducibility-the- risks-of- the-replication- drive-1.14184)
3 – Nature – Believe it or not: how much can we rely on published data on potential drug targets?
(https://www.nature.com/nrd/journal/v10/ ... 39-c1.html)
4 – Reuters – In cancer science, many “discoveries” don’t hold up
(http://www.reuters.com/article/us-science- cancer-idUSBRE82R12P20120328)
5 – Plos One – The Economics of Reproducibility in Preclinical Research
(http://journals.plos.org/plosbiology/ar ... io.1002165)
6 – Plos One – How many scientists fabricate and falsify research? A systematic review and meta-analysis of survey data
(https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19478950)
7 – Plos One – Can cancer researchers accurately judge whether preclinical reports will reproduce?
(https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28662052)
http://acidoascorbico.altervista.org/pr ... efalse.htm
ciaooo Genfranco
.
.
Per le pagine precedenti o le successive se non le vedi più:
http://acidoascorbico.altervista.org/pr ... edenti.htm
Dell'articolo in oggetto, ritengo molto importante sottolineare la parte che recita:
"Un Sistema, quello della ricerca accademica, che sta evidentemente trascinando la Scienza verso una crisi di identità e di credibilità. Nel 2009 il prof. Daniele Fanelli, dell’Università di Edimburgo, ha realizzato e pubblicato uno studio dal titolo emblematico: “Quanti scienziati falsificano i dati e fabbricano ad hoc le ricerche?”(6).
Quasi il 14% degli scienziati intervistati ha affermato di conoscere colleghi che hanno totalmente inventato dei dati, ed il 34% ha affermato di aver appositamente selezionato i dati per far emergere i risultati che gli interessavano.
A giugno 2017 il prof. Jonathan Kimmelmann, direttore del Biomedical Ethics Unit presso la
McGill University di Montreal ha pubblicato un nuovo studio che conferma questa crisi di
riproducibilità e cerca di mettere il luce su alcune delle principali cause quali la variabilità dei
materiali di laboratorio, problemi legati alla complessità delle procedure sperimentali, la
scarsa organizzazione nel team di ricerca, e la poca capacità di analisi critica.(7)"
e ne deduco che sono BELLE PAROLE, ma e se intanto il malato muore, grazie a questi fatti che ora sono diventati incontestabili?
Andiamo in paradiso a dire a quella persona:
"mi dispiace"?
Mi sento molto preso per i fondelli!!!!!!
e voi????? Ma stiamo scherzando sulla pelle altrui?
Cosa sono e a cosa servono la "SCIENZA" e gli "STUDI SCIENTIFICI"?
non si riesce a capire che noi ora stiamo vivendo in attimo che non è neppure un puntino nella notte dei tempi?
Non si riesce a capire che invece il nostro corpo arriva dalla notte dei tempi, anche se rinnovato e rigenerato di generazione in generazione e variato quel tanto necessario dalla EVOLUZIONE?
Non si riesce a capire che invece il cervello è NUOVO ogni volta e continua ad essere pieno di paure e di INUTILI DOMANDE?
Dico INUTILI poichè ogni risposta, anche la più assurda è sempre buona per il cervello purchè ve ne sia una. Quindi non è importante quale sia la risposta, l'importante è averne una che aiuti a vincere la paura. Ma per fortuna non sono queste a cambiare il ciclo del corpo, il quale sà AUTOGURARSI, e gestire ogni evento, poichè se così non fosse ci saremmo estinti da subito, dall'inizio della vita.
Di questo ne abbiamo l'esempio ogni momento intorno a noi, da ogni animale che divide questo attimo insieme a noi.
Questo è importante capire
Ma..........
... ci mettono sia nei CIBI, quindi nel corpo, che negli ambienti in cui viviamo, quindi nell'aria, ed addirittura sulla pelle adducendo che sono utili alla nostra vita, PRODOTTI CHIMICI CANCEROGENI, dichiarando questi prodotti PROGRESSO verso la CIVILTA' e quindi SCOPERTE SCIENTIFICHE.
Prima è da vedere questo video, è CHIARISSIMO.
https://www.youtube.com/watch?v=kq7W3I8aL-c
e da sentire questo
https://www.youtube.com/watch?v=-UBDSGhW0Go
Chiedo scusa, ma approfittando di questi video che confermano il fatto che con COSTANZA e TENACIA, ci hanno messo in CASA e nei CIBI i più disparati VELENI, e da questo vorrei sottoporre un ragionamento molto importante, tanto importante da fare capire cosa può darela SALUTE e cosa la SALUTE può levarla disilludendo le persone dalla fregature delle parole "SCIENZA" e "PROVE SCIENTIFICHE".
Convivendo con questi, come potremmo non esserne contaminati, e dato che sono PRODOTTI CHIMICI CANCEROGENI, come potremmo non ammalarci di questa malattia?
Il video ne elenca alcuni ed alcuni li aggiungo poichè aggiunti agli oggetti o contenitori che ci portiamo a casa convinti di ottenerne SALUTE, ed altri PRODOTTI CHIMICI (VELENO PURO) che sono aggiunti ai CIBI degli scaffali che inoltre NON CONTENGONO alcun sostentamento poichè RAFFINATI, quindi senza alcun sostentamento. Anzi sui prodotti degli scaffali, vengono dichiarate le calorie che apporta il prodotto perchè ca le mettono tutta per apportarne il meno possibile.
Mi chiedo come potranno fare il calcolo delle calorie gli altri esseri viventi.
Prima di tutto però vorrei determinare senza ombra di dubbio cosa vuol dire la parola:
"SCIENZA"
e di conseguenza che scopo hanno le RICERCHE SCIENTIFICHE, ma sopratutto perchè queste RICERCHE
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La lista non finisce quì, ma personalmente mi fermo, in quanto sono CERTO che hai capito il mio messaggio e saprai comportarti riguardo alla "SCIENZA" ed alla "PROVE SCIENTIFICHE"d'ora in poi, se vuoi la SALUTE tua e di tutta la tua famiglia.
La conclusione mia, ma non sò se è la vostra: PRIMA CI TOLGONO I CIBI NATURALI, ED AL LORO POSTO CI FANNO INGOIARE DEI CIBI INNATURALI "PROVATI SCIENTIFICAMENTE" CHE CI CAUSANO LE MALATTIE, E POI SI APPELLANO ALLA "SCIENZA" DICHIARANDO DI FARE DELLE "RICERCHE SCIENTIFICHE" PER TROVARE LE CURE NECESSARIE PER RIDARCI LA SALUTE ATTRAVERSO LE VARIE ASSOCIAZIONI, dichiarate senza scopo di lucro: l'"AIRC", LA "FABBRICA DEL SORRISO" E CHI PIU' NE HA NE METTA.
Mi sento tanto preso per i fondelli da questo "SISTEMA", e voi?
http://acidoascorbico.altervista.org/pr ... incasa.htm
Ora, a suo tempo e per necessità è stata INVENTATA la parola SCIENTIFICO che intende GARANTIRE alle persone della SERIETA' e la SICUREZZA di quanto proposto sul mercato, di qualsiasi origine siano, con delle dichiarazioni di PROVE SCIENTIFICHE scritte e riportate dagli informatori preposti.
Che queste dichiarazioni siano sempre limpide, ne ho moltissimi dubbi poichè la base di questa invenzione è il
LUCRO.
Chiedo scusa, ma approfittando di questi video che confermano il fatto che con COSTANZA e TENACIA, ci hanno messo in CASA e nei CIBI i più disparati VELENI, e da questo vorrei sottoporre un ragionamento molto importante, tanto importante da fare capire cosa può dare la SALUTE e cosa la SALUTE può levarla disilludendo le persone dalla fregature delle parole "SCIENZA" e "PROVE SCIENTIFICHE".
Convivendo con questi, come potremmo non esserne contaminati, e dato che sono PRODOTTI CHIMICI CANCEROGENI, come potremmo non ammalarci di questa malattia?
Il video ne elenca alcuni ed alcuni li aggiungo poichè aggiunti agli oggetti o contenitori che ci portiamo a casa convinti di ottenerne SALUTE, ed altri PRODOTTI CHIMICI (VELENO PURO) che sono aggiunti ai CIBI degli scaffali che inoltre NON CONTENGONO alcun sostentamento poichè RAFFINATI. Anzi sui prodotti degli scaffali, vengono dichiarate le calorie che apporta il prodotto perchè ce le mettono tutta per apportarne il meno possibile.
Mi chiedo come potranno fare il calcolo delle calorie gli altri esseri viventi.
Prima di tutto però vorrei determinare senza ombra di dubbio cosa vuol dire la parola:
"SCIENZA"
e di conseguenza che scopo hanno le RICERCHE SCIENTIFICHE, ma sopratutto perchè queste RICERCHE
Per poterlo fare però, dobbiamo fissare dei PARAMETRI INCONTESTABILI. che per farlo devo porti delle domande:
Tu ingoi delle MELE?
Si dice che "una mela al giorno leva il medico di torno" vero?
ingoi delle NOCI?
ingoi dei CARCIOFI?
si dice che il CARCIOFO è indicato a risanare il fegato
ingoi della insalata?
ingoi dei fagioli?
ingoi dei piselli?
ingoi dei ceci?
ingoi dei finocchi?
non parlo della carne o delle uova, poichè qualcuno potrebbe contestare per i vari motivi che ormai conosciamo molto bene, ma se chiedo:
ingoi del latte animale o vegetale?
SONO CERTO CHE TUTTI RISPONDONO DI SI'.
Ma perchè si ingoiano questi CIBI NATURALI?
Semplice, perchè il nostro corpo senza questi CIBI NATURALI morirebbe per mancanza di sostentamento.
Bene, chiaro, vero?
Ma sapendo che questi CIBI NATURALI sono stati impostanti NATURALMENTE, avete mai sentito dire che una qualche casa farmaceutica abbia fatto delle ricerche su questi CIBI NATURALI per vedere se alcuni di loro potrebbero causare dei danni all'individuo?
Sul CAFFE' dicono di sì, ma il CAFFE' NON E' UN CIBO NATURALE, ma una DROGA-INSETTICIDA.
Cosa molto diversa dal finocchio o da una mela, vero?
Ma allora a che cosa si dedica la così detta SCIENZA se non si dedica alla ricerca per EVITARE LA CARENZA di questi CIBI NATURALI per dare la giusta informazione alle persone disinformate o per correggere gli eventuali errori delle persone?
Sì perchè noi sappiamo che questi CIBI NATURALI contengono gli "ALIMENTI ESSENZIALI" senza i quali è malattia certa.
Perchè è chiaro che questa CARENZA di questi "ALIMENTI ESSENZIALI" è la prima causa delle malattie.
http://acidoascorbico.altervista.org/pr ... piante.htm
Ci è noto che i PRODOTTI CHIMICI messi nei CIBI degli scaffali per i molteplici fini, che ormai conosciamo molto bene, ecco che per rendere CREDIBILE la salubrità di questi, lo fanno garantendo delle PROVE cosi dette SCIENTIFICHE le quali ci dicono di averle fatte con tutti crismi di GARANZIA. Ma ormai sappiamo anche che questi PRODOTTI CHIMI nel nostro sangue NON CI DEVONO STARE, quindi cosa faranno mai nel nostro corpo dato che noi siamo dal 70 al 90 % di acqua quindi di sangue? Tocca a noi capirlo, ed alla faccia delle PROVE SCIENTIFICHE, lasciare sugli scaffali i CIBI contenenti questi prodotti.
http://acidoascorbico.altervista.org/pr ... sangue.htm
Questa è la PURA VERITA' un di personaggio in CONFLITTO DI INTERESSI, quindi come potrà mai consigliare qualcuno senza ledere i suoi interessi privati?
Ma poi, perchè avrà mai studiato questo poverino?
Per la solita POSIZIONE NELLA SOCIETA', ed è riuscito a farsela molto bene, perchè perderla?
Alla faccia di chi?
...alla mia? alla tua?
...cosa conta la mia e la tua salute?
...e pensare che è TUTTO in nome della SCIENZA, quella che il Premio Nobel per la medicina 2013: Randy Schekman, descrive sotto.
"...questo il video:
http://www.iene.mediaset.it/puntate/201 ... 8468.shtml
Interessante, veramente interessate ciò che dice il prof. Franco Berrino, Direttore del Dipartimento di Medicina Preventiva e Predittiva dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, spiega come stanno le cose nella sanità.
“Mediamente quello che diamo da mangiare ai nostri malati negli ospedali è il peggio del peggio.
Io ritengo che non gli faccia bene ma sa… io dico sempre che noi vogliamo bene ai nostri malati, vogliamo che tornino da noi…
Mettiamola così: se noi ci ammaliamo aumenta il PIL, c’è crescita, diminuisce lo SPREAD.
La sanità è la più grande industria nazionale ricordava il professor Monti."
Beh, non ha usato propriamente queste parole il Professor Franco Berrino, già Direttore del Dipartimento di Medicina Preventiva e Predittiva dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.
Ma che questa sia la realtà dei fatti, lo scoprirete alla fine dell’articolo.
Intervistato da Le iene, comincia in modo un po’… diciamo… sottotraccia!?:
“io sono molto d’accordo che bisogna pensare e usare il cibo in senso terapeutico… sa perché un tumore nasca e cresca bisogna trovare un terreno favorevole e con l’alimentazione possiamo modificare il nostro ambiente interno” e aggiunge “ci sono indizi importantissimi che con l’alimentazione si può aiutare la guarigione del tumore”.
E precisa, badate bene, che sono però solo indizi e non prove solide.
Certo che, si fossero dati la pena di verificare le decine di migliaia di casi degli ultimi cento anni di igienismo, questi indizi, come li chiama lui, sarebbero diventati non prove solide, ma macigni pesanti come montagne, che li schiaccerebbero tutti.
“noi vogliamo bene ai nostri malati, vogliamo che tornino da noi… Mettiamola così: se noi ci ammaliamo aumenta il PIL… La sanità è la più grande industria nazionale… non c’è un interesse economico nei confronti della prevenzione
”La parte più interessante, quando comincia a parlare più chiaramente:
“Mediamente quello che diamo da mangiare ai nostri malati negli ospedali è il peggio del peggio.
Io ritengo che non gli faccia bene ma sa… io dico sempre che noi vogliamo bene ai nostri malati, vogliamo che tornino da noi…
Mettiamola così: se noi ci ammaliamo aumenta il PIL, c’è crescita, diminuisce lo SPREAD.
La sanità è la più grande industria nazionale ricordava il professor Monti.
Non c’è direttamente… non c’è un interesse economico nei confronti della prevenzione… che parola si potrebbe usare per definirla?
Una gran commissione di ignoranza… e di stupidità… e di interessi”.
Fantastico! Una confessione in piena regola del vero scopo di questa falsa medicina.
Allora vi dico che, in base all’assurto...
“se non conosci, sei un ignorante,
se conosci e sostieni che non è vero, sei un delinquente”...
... il giudizio di cosa siano questi servi di Mammona, che lasciano morire tra le braccia dell’infame triade chemio-radio-chirurgia milioni di persone innocenti, datelo voi, io potrei usare dei termini troppo forti.
Francesca Salvador
E se vuoi il mio pensiero, lo puoi leggere sotto o sull'originale in fondo pagina come commento.
http://acidoascorbico.altervista.org/pr ... incero.htm
Dell'articolo del link devo evidenziare questo scritto:
"Come possiamo riporre cieca fiducia in un sistema di valutazione spacciato per “verbo” e invece tale da evidenziare falle di queste proporzioni ?
Da anni si discute dell’ipotesi di rendere obbligatoria la registrazione in anticipo dei protocolli di ricerca, rendendoli controllabili on-line, al fine di non far cadere i ricercatori nella tentazione – molto più diffusa di quanto si pensi – di modificare la struttura dell’esperimento a metà strada per far apparire i risultati più significativi di quanto non siano in realtà. Ma neppure in medicina, dove in molti Stati questa prassi è formalmente obbligatoria, essa è applicata con rigore: prova ne sia che ben 1/3 degli studi finanziati dai National Institute of Health in USA non erano ancora stati pubblicati dopo ben 50 mesi dal loro avvio, e questo è statisticamente ancor più vero per tutte le altre discipline scientifiche."
ed ancora
"Gli ostacoli all’effettiva “ripetizione” degli esperimenti sono poi molteplici:
Da uno studio pubblicato pochi mesi fa su PeerJ emerge ad esempio che più del 50% degli articoli di biomedicina pubblicati su ben 84 riviste scientifiche non riportavano l’indicazione dei reagenti chimici necessari per ripetere l’esperimento e verificarne i risultati (!).
E in ogni caso, gli esperti e soprattutto gli enti finanziatori, ammettono che “la ripetizione di esperimenti già conclusi a scopo di verifica non rientra tra le prirorità”, come conferma Elga Nowotny, Presidente del European Research Council.
Anche le agenzie nazionali di controllo sanitario, percepite da molti come un importante baluardo dell’indipendenza scientifica, sono fonte di preoccupazione. Tralasciando il tema sempre attuale – e assai dibattuto – dei conflitti di interessi, limitiamoci ad esaminare quanto è accaduto circa il glifosfato, l’erbicida in assoluto più usato al mondo, sospettato di essere cancerogeno. La IARC – Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, ha recentemente conferrmato questi dubbi, in esito a un’analisi della letteratura scientifica durata un’anno, dalla quale sono emerse “prove convincenti” che il glifosfato causasse cancro alle cavie da laboratorio e“prove significative” che esso possa danneggiare il DNA e i cromosomi delle cellule umane.
La IARC – che ha tra i suoi compiti quello di fornire all’Organizzazione Mondiale della Sanità elementi solidi per formulare i propri pareri – è nota per il suo altissimo rigore scientifico e per la sua indipendenza, lavora con i migliori scienziati ed esperti di regolamentazione del mondo, e ha una politica sul conflitto di interessi severissima:
Il suo parere sta facendo molto discutere, soprattutto perché – sullo stesso tema – le più importanti agenzie di controllo sanitario del mondo – quella tedesca, anch’essa serissima, non più tardi di pochi mesi fa – avevano evidenziato risultati esattamente opposti, ovvero contrari a ogni ipotesi di pericolosità e mutagenicità della sostanza.
Il punto è che la maggior parte degli enti di regolamentazione è restia ad ammettere che le valutazioni scientifiche implichino comunque delle “scelte” – con riguardo ad esempio alla valutazione di prove contradditorie, o al grado di obiettiva affidabilità riconosciuto a uno studio, e questo per vari motivi:
Perché la scienza è un autorevole fonte di auto-legittimazione;
Perché il desiderio implicito della scienza stessa è che ogni valutazione basata su evidenze appaia sempre obiettiva, affidabile e consensuale;
Perché – infine – riconoscere questi bias equivarebbe a stendere un allarmante velo di dubbio su centinaia di migliaia di precedenti pareri, scenario rischiosissimo anche in termini di potenziale impatto sulla pubblica opinione.
Il dibattito sui “correttivi” da apportare al sistema è acceso, e i suggerimenti si sprecano:
Dalla pubblicazione obbligatoria dei risultati negativi, a linee di finanziamento finalizzate appositamente alla verifica dei risultati di precedenti studi
A codici etici impegnativi per i ricercatori, a criteri più rigidi per le riviste scientifiche. Ma l’orizzonte di una scienza sempre davvero “credibile” pare ancora lontano."
http://acidoascorbico.altervista.org/pr ... afalsa.htm
Non voglio esporre quì il MIO PERSONALE pensiero sulla parola SCIENTIFICO poichè temo che facendolo urterei la sensibilità di molte persone FIDUCIOSE su questa parola e questo sarebbe per me controproducente e deleterio poichè invece di informazione farei discussione. Anche perchè questa NON può essere la sede di una discussione così complessa ma che potrebbe essere comprensibile a tutti se bene illustrata. Se volete sapere il VERO significato di questa parola, come illustrato da WIKIPEDIA (e ve lo consiglio per vederci più chiaro) vi consiglierei di cliccare http://acidoascorbico.altervista.org/Im ... tifico.htm
e poi di leggere anche fra le righe. Dove troverete inoltre anche queste espressioni:
dell'approccio al metodo scientifico
In biologia e medicina molte leggi sono di tipo probabilistico e non possono essere espresse con una formula matematica. Quindi, per riconoscere la scientificità di un discorso medico, si ricorre ad un controllo empirico basato sulla ripetibilità, statisticamente significativa, delle osservazioni da parte di altri ricercatori.
Il dibattito
Queste ed altre sfumature di significato legate al concetto di metodo scientifico sono il motivo per cui, o l'espressione del fatto che, su tale concetto si è discusso molto e non esiste (ancora) un accordo generalmente condiviso su una possibile definizione del metodo. Il dibattito è estremamente complesso e coinvolge non solo la pratica scientifica ma anche, o forse soprattutto, la speculazione filosofica.
Non voglio specificarvi il significato della parola SPECULAZIONE. Questo dovete capirlo da soli.
Poi ancora:
"Andrebbe sempre ricordato che dietro la parola scienza, un pò teorica e distante, si celano le attività, le vite, le emozioni e le inclinazioni più o meno etiche delle persone che chiamiamo scienziati. Come scrisse anni fa l’antropologo francesce Bruno Latour, per capire il vero valore della scienza bisognerebbe studiarla “in azione” e non solo nei suoi ordinati e puliti risultati finali. Primum non nocere, ci insegna Ippocrate."
http://acidoascorbico.altervista.org/Im ... icerca.htm
Uno studio scientifico rivela che la scienza della nutrizione ufficiale si è fondata su una raccolta di dati falsata da metodi scorretti.
L'articolo che ha revisonato 39 anni di studi della scienza nutrizionista degli Stati Uniti, si intitola "Validity of U.S. Nutritional Surveillance: National Health and Nutrition Examination Survey Caloric Energy Intake Data, 1971–2010" ed è visionabile online al seguente link
http://www.plosone.org/article/info%3Ad ... ne.0076632
http://acidoascorbico.altervista.org/pr ... afalsa.htm
A conferma ecco ciò che riporta:
UNA REGOLA AUREA
"Il Dr. Blair postula che un alto consumo di vitamina C (un complemento molto benefico nei trattamenti non tossici per il recupero dal cancro) possa in realtà causare una degenerazione del tessuto umano, che a sua volta può portare ad un maggior rischio di contrarre il cancro. Ed è qui che si arriva aduna prima regola aurea: quando si vuole accertare la veridicità di qualsiasi asserzione scientifica, si deve sempre leggere tra le righe, si deve cercare ciò che il rapporto non dice. Si deve specialmente stare all’erta per quel vecchio e risaputo ritornello altrimenti noto come"quali sono gli interessi in gioco"? Un manuale dell’Università di Manchester sulla metodologia della ricerca contiene questo valido consiglio: La scienza e la ricerca devono essere studiate nel contesto di tutte le parti interessate che vi sono coinvolte. Bisogna porsi domande che mirino a determinare il peso relativo dei vari alleati nel processo di creazione dei fatti, quali i finanziatori, le aziende, il Ministero dell’Interno, le professioni e gli altri scienziati. Nell’analisi dei dibattiti scientifici,ci si dovrebbe sempre chiedere quali interessi sociali, istituzionali,politici e filosofici si trovano dietro ad asserzioni che spesso appaiono neutre e tecniche. (Manuale di metodologia della ricerca, Istituto di Scienza e Tecnologia dell’Università di Manchester) (le sottolineature sono mie)."
http://acidoascorbico.altervista.org/pr ... cerche.htm
La scienza è in crisi: i ricercatori non sanno più riprodurre e confermare molti degli esperimenti moderni
di Redazione SALUTEuropa
“Non prendiamo neppure sul serio le nostre proprie osservazioni, né le accettiamo come
osservazioni scientifiche, finché non le abbiamo ripetute e controllate”.
Karl Popper
Per la scienza un esperimento deve dare lo stesso risultato anche se condotto da persone
diverse in luoghi differenti. Ma cosa succederebbe se di colpo ci rendessimo conto che la
maggior parte degli esperimenti su cui ci si basa per sviluppare nuove ricerche e nuovi
farmaci non fossero riproducibili?
Non è l’inizio di un libro di fantascienza, questa è la pura realtà. Recentemente Nature,
una delle più prestigiose riviste scientifiche al mondo, ha pubblicato un articolo nel quale si
è dimostrato come più del 70% delle ricerche scientifiche prese in esame avesse
fallito i test di riproducibilità(1); nonostante ciò sono state pubblicate, diffuse e citate da
altri ricercatori come base delle loro nuove ricerche. Dei 1576 scienziati intervistati non
solo più di due terzi ha provato e fallito nel riprodurre l’esperimento di un collega, ma più di
metà di loro hanno fallito nel riprodurre i loro stessi esperimenti.
Prima di giudicare però bisognerebbe considerare che “con l’evoluzione della scienza
diventa sempre più difficile replicare un esperimento perchè le tecniche e i reagenti sono
sempre più sofisticati, dispendiosi in tempo per la loro preparazione e difficili da
insegnare”(2), spiega Mina Bissel, una delle ricercatrici americane più premiate per le sue
innovative ricerche in oncologia. La cosa migliore, continua la Bissel, “sarebbe quella di
contattare direttamente il collega, se necessario incontrarsi e cercare assieme di capire
come mai non si riesca a riprodurre l’esperimento. Risolvere quindi il problema
amichevolmente”.
Anche l’industria farmaceutica si ferma di fronte alla non riproducibilità degli esperimenti
Nel 2011 Glenn Begley, ai tempi direttore del dipartimento di oncologia medica della
Amgen, una delle più grosse multinazionali di biotecnologie, aveva deciso prima di
procedere con nuovi e costosi esperimenti, di replicare i 53 lavori scientifici considerati
come fondamentali su cui si sarebbero basate le future ricerche della Amgen in oncologia.
Risultato? Non fu in grado di replicarne 47 su 53, ossia l’89%(3).
Se vogliamo scriverlo in altro modo possiamo dire che solo l’11% degli esperimenti
scientifici considerati come pietre miliari in quel settore di ricerca, erano riproducibili.
“Rimasi scioccato – racconta Begley – si trattava di studi su cui si affidano tutte le industrie
farmaceutiche per identificare nuovi target nello sviluppo di farmaci innovativi. Ma se tu
stai per investire 1 milione, 2 milioni o 5 milioni scommettendo su un’osservazione hai
bisogno di essere sicuro. Così abbiamo provato a riprodurre questi lavori pubblicati e ci
siamo convinti che non puoi prendere più nulla per quello che sembra”(4).
Per cercare di calmare le acque il premio Nobel Philip Sharp è intervenuto spiegando
come “una cellula tumorale può rispondere in modi diversi a seconda delle differenti
condizioni sperimentali. Penso che molta della variabilità nella riproducibilità possa venire
da qui”(4).
Per escludere ogni tipo di errore nella riproduzione delle condizioni sperimentali,
spesso dovuti a problemi di manualità o di utilizzo di specifici reagenti, Bagely ed il suo
team le hanno provate tutte a partire dall’incontrare direttamente gli autori degli studi
originali, racconta “abbiamo ripercorso i lavori pubblicati linea per linea, figura per figura,
abbiamo rifatto gli esperimenti per 50 volte senza riuscire a riprodurre quei risultati. Alla
fine l’autore originale ci ha detto che lo aveva ripetuto sei volte ma gli era riuscito una volta
sola e poi ha pubblicato nell’articolo scientifico solo i dati relativi a quella volta sola.”
Così si stanno investendo soldi su fallimenti annunciati
Se un esperimento che riesce solo una volta vi venisse proposto come la base per
investire milioni di dollari in ricerca e produrre un nuovo farmaco, voi investireste tutti quei
soldi?
È la domanda che si sono posti Leonard Freedman del Global Biological Standard
Institute di Washington, Iain Cockburn e Timothy Simcoe della Boston University School
of Management. In una recente ricerca hanno stimato che ogni anno il governo
americano spende 28 miliardi di dollari in lavori scientifici non riproducibili. “Non
vogliamo dire – spiega Freedman – che siano soldi buttati, in qualche modo contribuiscono
all’evoluzione della scienza, si può però dire con certezza che dal punto di vista
economico il sistema attuale della ricerca scientifica è un sistema estremamente
inefficiente”(5).
Non è forse un caso quindi che i primi a far emergere il problema della riproducibilità siano
ricercatori che lavorano presso multinazionali, sicuramente più attenti al bilancio e alla
resa dell’investimento. Forse è grazie a ciò che la lista degli illustri ricercatori che
denunciano questo “corto circuito” è in continua crescita.
Il dott. Khusru Asadullah, alto dirigente della Bayer, ha dichiarato come i
ricercatori della multinazionale tedesca non erano riusciti a replicare più del 65% degli
esperimenti su cui stavano lavorando per portare avanti nuove ricerche(3).
Anche il prof. George Robertson della Dalhouise University in Nova Scozia racconta di
quando lavorava per l’azienda Merck sulle malattie neuro-degenerative e si erano accorti
che molti lavori scientifici accademici non reggevano alla prova della riproducibilità(4).
Alla ricerca delle cause di questa crisi della scienza
La scienza è in crisi: non lo si vuole ancora ammettere pubblicamente ma è tempo che si inizi a stimolare un dibattito.
Tra le cause di questa “crisi di riproducibilità” sicuramente ci sono le tematiche tecniche descritte dalla Bissel, ci sono però anche aspetti più umani quali il bisogno degli scienziati di pubblicare per far carriera e ricevere finanziamenti, a volte i loro stessi contratti di lavoro sono vincolati al numero di pubblicazioni che riescono a fare, come racconta Ferric Fang, dell’Università di Washington “il biglietto più sicuro per prendere un finanziamento o un lavoro è quello di venir pubblicato su una rivista scientifica di alto profilo. Questo è qualcosa di poco sano che può condurre gli scienziati a cercare notizie sensazionalistiche o in alcune volte ad assumere comportamenti disonesti“.
In maniera ancora più diretta interviene la professoressa Ken Kaitin, direttrice del Tufts Center for the Study of the Drug Develompment che afferma “Se puoi scrivere un articolo che possa essere pubblicato non ci pensi nemmeno al tema della riproducibilità, fai un’osservazione e vai avanti. Non c’è nessun incentivo per capire se l’osservazione originale fosse per caso sbagliata.“
Un Sistema, quello della ricerca accademica, che sta evidentemente trascinando la Scienza verso una crisi di identità e di credibilità. Nel 2009 il prof. Daniele Fanelli, dell’Università di Edimburgo, ha realizzato e pubblicato uno studio dal titolo emblematico: “Quanti scienziati falsificano i dati e fabbricano ad hoc le ricerche?”(6).
Quasi il 14% degli scienziati intervistati ha affermato di conoscere colleghi che hanno totalmente inventato dei dati, ed il 34% ha affermato di aver appositamente selezionato i dati per far emergere i risultati che gli interessavano.
A giugno 2017 il prof. Jonathan Kimmelmann, direttore del Biomedical Ethics Unit presso la
McGill University di Montreal ha pubblicato un nuovo studio che conferma questa crisi di
riproducibilità e cerca di mettere il luce su alcune delle principali cause quali la variabilità dei
materiali di laboratorio, problemi legati alla complessità delle procedure sperimentali, la
scarsa organizzazione nel team di ricerca, e la poca capacità di analisi critica.(7)
Né le università né le riviste scientifiche sono interessate agli studi di riproducibilità
E’ inoltre necessario considerare che il sistema accademico non premia per niente chi fa studi di riproducibilità, sono tempo e soldi buttati via dal punto di vista delle “performance produttive” del gruppo di ricerca.
Le stesse riviste scientifiche non sono un gran che interessate a pubblicare ricerche che
dimostrano la non riproducibilità di un precedente lavoro pubblicato, preferiscono pubblicare
ricerche innovative o risultati sorprendenti e così ecco com’è facile far sparire le notizie dei fallimenti delle repliche.
In ultima analisi bisogna tenere a mente che oggi ci sono ricerche tanto specifiche che solo pochi esperti le possono capire e valutare; in questo modo si sterilizza l’attività di peer review (ossia il lavoro di revisione dello studio scientifico da parte di esperti così da poter decidere se pubblicarlo, chiedere chiarimenti o respingerlo). In alcuni casi c’è il grosso rischio che le riviste scientifiche pubblicano quasi alla ceca, del tipo: non ho capito di cosa stai parlando però mi sembra tutto serio e ben fatto, tu hai una buona reputazione, quindi lo pubblico.
“Non per questo adesso bisogna pensare che tutti gli studi scientifici siano inaffidabili – afferma Andrea Pensotti, direttore dell’Interdisciplinary Life Science Institute – bisogna avere la forza di fare una seria autocritica nel mondo della scienza senza cadere nell’eccesso opposto della “caccia alle streghe” che porterebbe ad una grave crisi di credibilità non solo verso la popolazione generale ma anche verso gli stessi medici e tra colleghi ricercatori.”
La storia della Scienza ci ha sempre raccontato di un’evoluzione che passa attraverso grosse crisi: dalla messa in dubbio del sistema geocentrico fino all’introduzione della fisica quantistica. Il bello della scienza è sempre stato quello di saper mettersi in crisi ed uscirne più bella di prima e spesso queste grandi rivoluzioni non necessitano di grossi finanziamenti ma solo di genuini lampi di genio ed onestà.
“Mettere il dito nella piaga di questa crisi di credibilità è di vitale importanza per noi che lavoriamo sull’interdisciplinarità, la necessità di integrare diverse discipline richiede più che mai un chiaro confronto e fa emergere con maggior facilità eventuali incongruenze – spiega Andrea Pensotti in occasione del congresso mondiale di studi sulla Coscienza tenutosi a San Diego assieme al linguista Noam Chomsky – per anni la scienza si è concentrata sull’analisi dei “singoli pezzi” della natura, l’ha sezionata alla ricerca degli ingranaggi primordiali. E’ ora necessario riscoprire la capacità di collegare i singoli pezzi studiati e comprendere meglio il senso di quei processi che guidano l’organizzazione e l’evoluzione della materia vivente. Bisogna tornare alla semplificazione dei concetti, passare da una sintattica della vita ad una semantica della vita” .
Fonti:
1 – Nature – 1,500 scientists lift the lid on reproducibility – survey sheds light on the ‘crisis’ rocking research
(http://www.nature.com/news/1-500- scientists-lift- the-lid- on-reproducibility- 1.19970)
2 – Nature – Reproducibility: The risks of the replication drive
(http://www.nature.com/news/reproducibility-the- risks-of- the-replication- drive-1.14184)
3 – Nature – Believe it or not: how much can we rely on published data on potential drug targets?
(https://www.nature.com/nrd/journal/v10/ ... 39-c1.html)
4 – Reuters – In cancer science, many “discoveries” don’t hold up
(http://www.reuters.com/article/us-science- cancer-idUSBRE82R12P20120328)
5 – Plos One – The Economics of Reproducibility in Preclinical Research
(http://journals.plos.org/plosbiology/ar ... io.1002165)
6 – Plos One – How many scientists fabricate and falsify research? A systematic review and meta-analysis of survey data
(https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19478950)
7 – Plos One – Can cancer researchers accurately judge whether preclinical reports will reproduce?
(https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28662052)
http://acidoascorbico.altervista.org/pr ... efalse.htm
ciaooo Genfranco
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