L'orrore delle banane

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lux
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L'orrore delle banane

Messaggio da lux » gio set 24, 2009 6:45 pm

Salve a tutti,
Forse ne avete già parlato in precedenza, ma volevo lo stesso segnalarvi questo articolo interessantissimo sulle banane e quello che c'è dietro la loro produzione.
http://www.terranauta.it/a1382/l_urlo/p ... toria.html

Davide'80
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Re: L'orrore delle banane

Messaggio da Davide'80 » gio set 24, 2009 9:36 pm

Già, non dimentichiamo che oltre gli animali ci sono i nostri simili schiavizzati!

pasionario
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Re: L'orrore delle banane

Messaggio da pasionario » sab set 26, 2009 1:02 pm

Aggiungo un po' di materiale che avevo messo da parte sull'argomento (questo è un po' vecchio ma sempre interessante):

Gradisci una banana?

Chiquita è una delle tre grandi multinazionali della banana insieme a Dole e Del Monte, tutte e tre insieme gestiscono il 65% del mercato mondiale, pressappoco 5 miliardi di dollari l'anno.
Cosa significa oggi, dal punto di vista sociale ed ambientale, la monocoltuta banana per molti paesi del Centramerica?
Ecco due documenti di un paio d'anni fa, purtroppo ancora attualissimi; il primo racconta della realtà Costarica, il secondo delle conseguenze nefaste dell'utilizzo di pesticidi nelle piantagioni di banane del Nicaragua.
Cosa fare? Se pensiamo sia necessario mangiare banane, quanto meno abituiamoci ad esercitare pressione contro le multinazionali, spostando intanto l'acquisto su quelle già in commercio nella catena dell'equosolidale.

NON SEMPRE LA FRUTTA PIU' BELLA E' QUELLA PIU' BUONA....
Ogni giorno, in molte famiglie, alla fine del pranzo arriva sul tavolo il cestino della frutta. Le mani partono alla ricerca dei pezzi più pregiati e, spesso, afferrano una bellissima banana. Ma quanti fra noi si chiedono da dove arriva, chi e in quali condizioni socio-ambientali l'ha prodotta? Cerchiamo di spiegarlo brevemente, aiutandoci con documenti prodotti da chi, invece, lavora da anni proprio per trasformare questo mercato di grandi profitti e terribile sfruttamento.
E come esempio, prendiamo le piantagioni del Costa Rica, uno dei paesi leader della produzione centramericana - ma non dobbiamo dimenticare che altri paesi di quella stessa regione ed un discreto numero di paesi africani sono direttamente coinvolti nella produzione e nel commercio delle banane.
Il controllo delle banane in Costa Rica - Su di un'area coltivata di 52.000 ettari, si estendono le piantagioni di banane. L'industria della banana occupa, in maniera diretta o indiretta, circa 100.000 persone. La produzione ammontava nel 1997 a quasi 2 milioni di tonn. per un valore esportato di 580 milioni di $, dei quali solo il 7% - 45 mlni - sono finiti nelle casse del governo costaricano sotto forma di prelievo fiscale. Tutto il resto è finito nelle tasche delle imprese bananiere, in parte a copertura dei costi di produzione, in parte come profitti.
Sono tre le multinazionali a fare la parte del leone: Chiquita, Dole e Del Monte, ad un tempo produttori e commercianti. Pur possedendo decine di piantagioni e migliaia di ettari, non troverete il loro nome su nessun cancello d'ingresso, perché agiscono tramite società locali possedute al 100% - qualche nome: Chiquita "si chiama" Cobal, Chiriquì Land Co. e Atlantic Banana Co.; Dole "si trasforma in" Standard Fruit, Del Monte "si traveste da" Bandeco.
I prezzi, naturalmente, sono fissati dalle multinazionali che tengono in pugno le imprese locali. In questo modo, esse determinano anche le condizioni di lavoro, perché quanto più bassi sono i prezzi pagati agli imprenditori locali, tanto più questi ultimi sfruttano i lavoratori per recuperare sui costi di produzione. Di qui i bassi salari e l'abitudine a cedere in subappalto alcune fasi produttive ad imprese minori che, a loro volta, tentano di risparmiare sui costi di lavoro, arrivando a sfruttare all 'inverosimile gli immigrati clandestini provenienti dal Nicaragua.
Ma quali sono effettivamente le conseguenze peggiori di questa pesante presenza delle multinazionali in Centro America ? Cerchiamo di sintetizzarle in :

a.. perdita delle foreste (nel solo Costa Rica, tra il 1987 e il 1994, l' area destinata a piantagione è passata da 27 a 50mila ettari) ;

b.. sofferenza delle popolazioni indigene (che rischiano di essere cacciate dai propri territori e quindi disperse, perdendo definitivamente ogni identità culturale) ;

c.. sofferenza dei contadini (che spesso, vendute le terre migliori dopo pressioni fortissime delle multinazionali, si ritrovano braccianti nelle piantagioni, con bassi salari o lavori stagionali; o alla ricerca di nuove terre nelle foreste, in una lotta fra poveri con le popolazioni indigene) ;

d.. avvelenamento dell'ambiente (il fatto di dover produrre frutti perfetti per le mense del Nord, fa sì che le coltivazioni di banane siano quelle a maggior utilizzo di pesticidi. Una media di 44 kg. ad ettaro per anno, contro i 4 kg. utilizzati nei paesi industrializzati. Dei circa 250 prodotti impiegati, molti provengono da Stati Uniti, Germania, Svizzera ossia la patria delle principali multinazionali chimiche: Dow, Novartis, Bayer) ;

e.. lavoratori gasati (prima dell'ambiente, però, sono i braccianti a subire le conseguenze dell'utilizzo dei pesticidi. Le imprese, infatti, non si preoccupano di spargere i pesticidi direttamente dagli elicotteri o di far irrorare i campi da braccianti senza alcuna protezione. Il risultato ne è una grande incidenza di allergie, intossicazioni, complicazioni polmonari, ustioni chimiche)

f.. lavoro precario e subappalto (la legge del Costa Rica garantisce tutti i diritti a chi è assunto a tempo indeterminato, praticamente nessuno ai provvisori. Ne deriva che dei 47.000 braccianti occupati nelle piantagioni, ben 30.000 appartengano alla seconda categoria. Ciò significa che sono licenziati ogni tre mesi e costretti a bussare di piantagione in piantagione, per poi ottenere un altro lavoro provvisorio. Forse ancora peggiore è lo stato dei subappaltati, ossia di quei lavoratori che non dipendono direttamente dal proprietario, ma dalle imprese che si occupano dei servizi - irrorazione dei pesticidi, diserbo, taglio ecc.) ;

g.. trattamento degli immigrati (dal Nicaragua - 70% di disoccupazione interna, con continue catastrofi naturali, un debito estero impossibile da sostenere e conseguenti politiche di aggiustamento strutturale che ne fanno uno tra i paesi più poveri della terra - ne arriva la gran massa. Senza veder rispettati nemmeno i diritti più basilari, questi rappresentano davvero il gradino più basso della società, mano d'opera alla mercé delle imprese e simbolo del più bieco sfruttamento alla ricerca del profitto)

h.. il lavoro dei bambini, la condizione delle donne, i salari irrisori ed il degrado sociale dei braccianti, la repressione sindacale e le complicità dei governi sono poi altre nefaste conseguenze del lavoro nelle piantagioni e della presenza delle multinazionali.

Di fronte a queste incredibili storie, ci si è spesso domandati cosa valga la pena fare per attivare una solidarietà concreta.

La scelta più logica e conseguente sembrerebbe quella del non acquisto, con la speranza che il crollo del mercato induca le multinazionali ad abbandonare i "paesi di conquista". Ma sono proprio i braccianti a dirci di no, questa strada non è percorribile, almeno per ora, perché quello sfruttamento è comunque una risorsa minima, oggi, che rende possibile la sopravvivenza.
Si potrebbe allora pensare al lancio di una campagna di boicottaggio contro le imprese leader, per indurle quanto meno al rispetto dei diritti sociali ed ambientali minimi (cosa peraltro già attuata nel caso degli ananas Del Monte, in Kenya, e che ha già portato a dei primi risultati).
Una terza via, già intrapresa in Europa e presto anche in Italia, è quella dell'attivazione di un canale di commercio equo e solidale, con il finanziamento di piccole cooperative gestite a livello collettivo (solidale) ed un giusto riconoscimento del valore del prodotto e del lavoro che lo ha realizzato (equo).
Qualunque delle strade si voglia comunque percorrere, prima di tutto, c'é assoluta necessità di informarsi (noi), informare (un' opinione pubblica sonnolenta e dei media anestetizzati dalle esigenze di cassa - le imprese fruttano con la pubblicità, quindi è bene che tirino!) ma soprattutto di sostenere in prima persona il grande sforzo organizzativo che stanno attivando i gruppi di base centramericani, per "rivedere la luce del sole" (José Matarrita, vecchio bracciante costaricano).
Quel che è certo, è che di fronte ad uno scandalo del genere non si può rimanere passivi. Non possiamo continuare a frugare con la mano nel cestino, alla ricerca di una banana, senza porci una questione di coscienza. Salvo voler divenire conniventi di quelle stesse imprese che sacrificano sull' altare del profitto la vita di migliaia di esseri umani.
"La verità è che questo è un lavoro da schiavi, ma sai com'é: siamo bananieri e dobbiamo farcela!"

Nicaragua: conseguenze del pesticida usato nelle bananeras.
Si tratta di un documento redatto nel 1998 dal Dipartimento de Relaciones Internacionales del parlamento del Nicaragua sugli effetti del Nemagòn e su una serie di considerazioni sulla situazione pesticidi in Nicaragua e sulle discriminazioni e ripercussioni tra Nord e Sud del mondo. Nel solo Nicaragua vi sono oltre 6.000 casi annui di intossicazioni gravi tra gli agricoltori per l'abuso e l'imperizia nel loro uso. Sarebbe ora che i c.d. pesticidi si considerassero per quello che sono veramente: veleni e quindi armi pericolose e diffuse.

Fonte: http://www.peacelink.it

Il Nemagòn: un grave pericolo per la salute dei lavoratori nicaraguensi delle bananeras e dintorni.
(Division de Relaciones Internacionales de la Asamblea Nacional de Nicaragua- Managua, septiembre 1998) Vision General
Il Nemagòn o Fumazone, come è stato conosciuto in Nicaragua ed altri paesi del Centroamerica, è un "plaguicida" o pesticida con alcune proprietà di fertilizzante che è stato utilizzato nelle piantagioni bananeras per eliminare, principalmente, un verme microscopico la cui presenza impediva l'esportazione delle banane negli USA. Le multinazionali nordamericane, dedicate alla coltivazione delle banane, così come i produttori nazionali, ne hanno fatto uso nelle loro piantagioni. Inoltre si è attribuito al Nemagòn proprietà di fertilizzante dato che, tanto la pianta della banana come il frutto stesso, crescevano più velocemente e miglioravano la loro qualità. Il Nemagòn si chiama genericamente Dibromo Cloro Propano, più conosciuto come DBCP. Si conosce anche con altri nomi commerciali come: BBC12, Fumazone, Fumagòn, Fumazone 86 E, Nemabròn, Nemafume, Nemagòn Soil Fumigant, Nemagòn 20, Nemagòn 90, Nemanax, Nemapaz, Nemaset, Nemazòn, 0S 1897 OXI-DBCP, etc. Così che, nel resto del documento, faremo riferimento indistintamente al Nemagòn o DBCP.
Nel 1977, in un settore della Occidental Petroleum in Lathrop, California, USA, ricercatori scientifici scoprirono che la sostanza chimica, Dibromo Cloro Propano (DBCP) causava sterilità nei lavoratori di questa installazione e ciò provocò l'immediata proibizione del suo utilizzo in California e due anni dopo (1979), in tutti gli Stati Uniti. Nonostante negli USA si proibì l'utilizzo del DBCP all'interno del paese, si permise, però, la sua fabbricazione per l'esportazione nei vari paesi del Terzo Mondo, cioè, dell'America Latina ed i Caraibi, Asia ed Africa dove le multinazionali della coltivazione delle banane avevano i loro investimenti.
In un secondo tempo, la Oficina Norteamericana para la Protecciòn del Ambiente (United States Enviromental Agency, USEPA), ritirò, negli USA, la registrazione della marca del prodotto chimico DBCP dato che, questa sostanza, aveva potenzialità cancerogene per gli esseri umani, provocando alterazioni ai testicoli ed era un tossico genetico che causava rottura nei cromosomi e resisteva nell'ambiente lasciando residui e provocando inquinamento nell'atmosfera, nel suolo e nelle acque. In Costarica si proibì il consumo di Nemagòn nel 1978, ma i distributori del prodotto avevano grandi scorte di questo chimico agricolo e lo vendettero al Nicaragua ed all'Honduras dove non esistevano ancora leggi che lo proibivano.
Gravi effetti nella salute umana:
Sterilità
Dopo aver verificato che il contatto per assorbimento od inalazione del DBCP produceva sterilità negli uomini derivante da una bassa produzione di sperma, i laboratori clinici specializzati trovarono, nei loro risultati, casi di uomini che già non producevano spermatozoi, meglio conosciuto come Azoospermia ed altri casi in cui la produzione è inferiore al normale, Oligospermia. Si sono riscontrati anche casi di Teratospermia in cui il soggetto produce spermatozoi ma sono deformi. In tutti questi casi la diagnosi finale è di sterilità; bisogna, inoltre, considerare un altro effetto che deriva dalla sterilità e cioè l'impotenza con le conseguenze psicosomatiche che ne derivano.
Cancro
Dagli stessi studi ed analisi realizzate in vari paesi si è giunti alla conclusione che questo pesticida provoca cancro con uno spettro molto amplio: cancro alla pelle, allo stomaco, ai reni, all'intestino ed ai testicoli; così come ad una grande varietà di organi e parti del corpo.
Difetti della nascita
In base ai risultati apportati da molti studi scientifici molte donne, che sono venute a contatto con il prodotto, non hanno potuto essere madri perché abortiscono dopo poche settimane e hanno sofferto di tumori, dolori alle ossa ed atrofia muscolare. Gli effetti più gravi, però, sono state le malformazioni congenite nella prole dato che, il DBCP, provoca alterazioni nella riproduzione delle cellule.
Altri effetti
Si sono scoperti effetti con processi degenerativi come la caduta dei denti, la perdita della vista e danni al sistema nervoso centrale. Si sono osservate vesciche ed irritazione alla pelle così come irritazione agli occhi, al naso ed alla gola. Si è accertato che, l'esposizione continuata al DBCP produce sintomi visibili come eccessiva lacrimazione, nausea e giramenti di testa.
Negli altri esseri viventi: Il DBCP, inoltre, uccideva rane, uccelli e maiali e tutte le creature che bevevano acqua inquinata nelle piantagioni.
Danni al medio ambiente: Oltre a causare gravi danni alla salute dei lavoratori, il DBCP, inquina l'aria che si respira, l'acqua che si beve ed il suolo dato che è altamente persistente e può rimanere nella terra per molti anni. Nel caso del Nicaragua la realtà è molto più tragica dato che, le bananeras in Chinandega, quando cominciò la produzione a fine degli anni '60, si svilupparono su terre che furono coltivate con cotone negli anni '40 e '50 e ciò significa che avevano già ricevuto una forte carica di prodotti chimici, come pesticidi, insetticidi, etc., che causarono effetti simili al Nemagòn. A conseguenza di ciò, la contaminazione raggiunge, ora, grandi proporzioni dovuta all'accumulazione di tutti questi residui tossici che, con il passare del tempo, si sono applicati e disgraziatamente, continuano ad applicarsi su queste terre.
La situazione del Nicaragua
La United Fruit Company degli Stati Uniti d'America è diventata celebre per i grandi investimenti nelle piantagioni di banane del Centroamerica che durano già da parecchi decenni. La sua presenza si è avuta, soprattutto, in Honduras dove, la Cuyamel Fruit, riuscì a creare dei veri e propri domini e contribuì a dare origine all'espressione dispregiativa che gli yankee usano nei nostri confronti di "Repubbliche delle Banane".
Posteriormente alle decadi del '70 ed '80, la Standard Fruit Company e la Dole Fruit Company, associate con gli impresari bananeros nicaraguensi, cominciarono ad applicare i pesticidi, come il Nemagòn ed il Fumazone elaborati a base di Dibromo Cloro Propano (DBCP), nelle piantagioni di banane dell'Occidente del paese ed in particolare nel Dipartimento di Chinandega e questo nonostante il suo uso fosse già proibito negli USA, essendo causa di gravi danni alla salute dei lavoratori che ne venivano in contatto e di inquinamento dell'aria, dell'acqua e del suolo.
In Nicaragua si sono già riscontrati migliaia di lavoratori, colpiti dagli effetti di questi pesticidi altamente tossici, che soffrono di severi danni alla salute come la sterilità, l'impotenza, varie forme di cancro, aborti e malformazioni congenite nei figli/e. Si sono identificate le imprese multinazionali degli USA che sono le produttrici di questi prodotti chimici come la Shell Oil Company e la Dow Chemical Company. Per quello che riguarda le applicatrici del prodotto si sono individuate la Standard Fruit Company e la Dole Fruit Company.
(Il documento risale al 1998 per cui, ora, lo spettro delle multinazionali coinvolte è aumentato ... n.d.r.)
Pesticidi proibiti
In una intervista con gli ex lavoratori delle bananeras di Chinandega ci hanno informato che in Nicaragua, dal 1984, La Red Internacional de Acciòn de Plaguicidas, ha reso nota una lista di prodotti considerati tra i più pericolosi del mondo ed il cui uso deve essere proibito per gli effetti estremamente dannosi per la salute dei lavoratori e per il medio ambiente, tra i quali si incontrano i seguenti:
1. Pentaclorofenol "P.C.P."
2. Lindano B.H.C. (1,2,3,4,5,6) (Exacloropropano)
3. Nemagon/Fumazone (D.B.C.P.)
4. D.D.T. 5. Aldrin, Dieldrin, Endrin
6. Dibromuro de Acetileno
7. Acido: 245 Tricorofenoxiocetico
8. Clordimefor
9. Etil-Paration (Paration)
10. Hetacloro
11. Paracuat (Gramoxone)
12. Toxafeno/Canfeno Cloridado
Osservazioni, Commenti e Suggerimenti
Vogliamo segnalare che la Legge n° 174 chiamata LEGGE BASICA PER LA REGOLAZIONE ED IL CONTROLLO DEI PESTICIDI, SOSTANZE TOSSICHE PERICOLOSE ED ALTRI SIMILI, stabilisce l'inquadramento legale sui chimici agricoli. L'articolo 70 di detta legge stabilisce che entrerà in vigore 60 giorni dopo la data di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Dato che è apparsa sulla Gazzetta numero 30 del 13 febbraio 1998, è già vigente dal 13 aprile del 1998 restando ancora in sospeso il corrispondente Regolamento. Osserviamo che in questa Legge non esiste una proibizione esplicita sui pesticidi come il Nemagòn e simili e considero che ciò si debba incorporare nel Progetto di Legge denominato LEGGE DI EMERGENZA PER I LAVORATORI DELLE BANANERAS DANNEGGIATI DALL'USO DI PESTICIDI FABBRICATI A BASE DI DBCP. A mio parere, questa legge, dovrebbe cambiare nome dato che non sono d'accordo con il termine "Emergenza" e quindi suggerisco che si denomini "LEGGE PER PROTEGGERE NELLA LORO GIUSTA RICHIESTA DI INDENNIZZO I LAVORATORI DELLE BANANERAS DANNEGGIATI DALL'USO DI PESTICIDI ELABORATI A BASE DI DBCP" .
Il Nicaragua registra, ogni anno, circa tremila casi di intossicati da pesticidi, numero che tende a raddoppiarsi o triplicarsi dopo che il Governo ha decretato l'esonero dalle imposte per i pesticidi ed i fertilizzanti importati nel paese come misura per migliorare la produttività e la modernizzazione del settore agricolo. Questa misura ha generato un uso indiscriminato di questi prodotti per nulla salutari per i lavoratori e che, inoltre, contribuiscono ad inquinare il medio ambiente.
Il Governo del Nicaragua ha decretato, per i pesticidi, un abbassamento del 15%, il 29 maggio del 1998, e ciò provocherà un aumento delle importazioni e del consumo.
Il Grupo de Promociòn de la Agricoltura Ecologica e la Red de Acciòn de Plaguicidas de Nicaragua hanno espresso che il nostro paese ha bisogno di una politica agricola coerente che offra le condizioni sufficienti affinché gli agricoltori migliorino i loro livelli di produttività e siano competitivi con le nuove esigenze dell'economia e lo sviluppo sostenibile. Entrambe le organizzazioni denunciano che questa misura adottata dal Governo è passata quasi inavvertita e solo beneficia alcuni commercianti importatori di questi prodotti chimici ed i grandi produttori di monoculture. Inoltre, le due organizzazioni citate, propongono una gestione ecologica degli insetti-piaghe, come si propone nel caso della gestione integrata delle piaghe definito dall'ONU per l'Agricoltura e l'Alimentazione (FAO), come un controllo ed una regolazione razionale che lavori insieme alla natura e non contro di essa. Esiste anche la necessità di elaborare una Legge sull'Agricoltura Sostenibile ed Organica che permetta al nostro paese di poter partecipare nel mercato organico mondiale attraverso sistemi propri di normazione e certificazione che permetterebbero l'entrata nei mercati della Unione Europea. Le persone colpite dai pesticidi devono essere appoggiate affinché possano ottenere il loro giusto indennizzo con l'aiuto del Governo del Nicaragua.
I Ministeri competenti si dimostrano insensibili davanti alla disgrazia dei lavoratori e finiscono sempre per proteggere gli interessi delle imprese. Questo è ovvio dato che non ci sono mai fondi né mezzi per realizzare un esame ai lavoratori colpiti e lo stesso succede con le medicine che devono comprarle ad un prezzo molto alto. Appurata con qualsiasi mezzo idoneo la pericolosità o tossicità di un prodotto come il DBCP, le autorità competenti devono disporre il ritiro immediato di detto prodotto dal mercato e la proibizione della sua circolazione. I danni prodotti per la azione di questo prodotto saranno a carico del distributore con tutte le responsabilità civili e penali che ne conseguono. Il Governo del Nicaragua ha l'obbligo di difendere la salute e la sicurezza dei lavoratori e velare affinché i responsabili paghino i giusti indennizzi per i danni provocati come la sterilità, il cancro e gli altri mali fisici e morali.
Bisogna inoltre segnalare che, la Standard Fruit Company e la Dole Fruit Company, sono responsabili direttamente dei danni provocati ai lavoratori nicaraguensi per aver usato questi pesticidi dopo che gli stessi erano stati proibiti negli USA per aver provato che causavano sterilità e cancro negli esseri umani. Il Nicaragua, come dice la Costituzione Politica, ha l'obbligo di difendere i diritti dei suoi cittadini contro le aggressioni ai diritti umani da parte delle imprese straniere.
Per finire, la Union de Paises Exportadores de Banano (UPEB) con sede a Panama e che è formata dalla Colombia, Costarica, Guatemala, Honduras, Nicaragua e Panama e dove l'Ecuador, primo esportatore di banane al mondo, non è membro ma partecipa come osservatore, dichiarano che la Unione Europea pratica politiche discriminatorie contro l'esportazione dei paesi produttori delle banane in America Latina. Questo nonostante che la Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) la obblighi ad eliminare le barriere che impediscono l'accesso delle banane latinoamericane affinché possano competere, con condizioni uguali, con le banane prodotte nei paesi delle ex colonie europee. (molte delle osservazioni riportate nell'ultimo punto sono già state risolte con l'approvazione della nuova Legge n°364 che tratta specificamente la tematica dei lavoratori colpiti dal Nemagòn n.d.r.)
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