scuola steineriana
Inviato: ven mar 02, 2007 4:40 pm
Scriverò qualcosa sulla scuola steineriana appena possibile. Poiché tengo molto all'argomento vorrei prendermi un po' di tempo per parlarne bene e chiarificare di cosa si tratta.
Intanto posso invitarvi a leggere qualcosa della mia esperienza di vita quotidiana con i bimbi che, benché io non sia steineriana fino in fondo, è improntata fortemente a questo tipo di pedagogia (naturalmente perché d'istinto come madre sento che dal punto di vista antropologico la visione steineriana del bambino è assolutamente valida e vera). Una prima cosa che vi invito a leggere è un articolo che apparve tempo fa su Promiseland riguardo a "Bambini, Tv e attività alternative" (si trova qui http://v2.promiseland.it/view.php?id=1436). Credo che ci sia stata anche una discussione interessante a partire da questo articolo, ma non so ritrovarla (la maschera di ricerca di Promi non funziona più). Ci tengo a specificare che ora il mio bimbo grande ha 5 anni (allora ne aveva 3 e mezzo) e non ha mai visto la televisione (il discorso che si può fare in questo senso ricalca decisamente quello che ho detto sul vegetarianesimo dei bambini, sul non subire un'imposizione ma vivere naturalmente in un "modo di vita" condiviso all'interno della famiglia).
Poi vi attacco qui un paio di interventi che ho fatto in altri luoghi intorno a questioni relative al "gioco del bambino" e alle sue necessità di sviluppo interiore.
1. "So che è difficile. Quando poi i bimbi sono soli lo è ancora di più. Io penso che quando andrà alla materna e farà tanti giochi e attività insieme ad altri bambini sarà anche più tranquillo poi al pomeriggio e si annoierà meno nelle attività sottotono che in questo momento puoi offrirgli.
Quello che penso però anche è che molti bambini in qualche modo devono riapprendere a giocare secondo una via più spontanea e naturale e questo lo possono fare solo se gli è data la possibilità di farlo.
Anche Arturo che è stato figlio unico diciamo fino a tre anni (anche se il fratellino c'era già) con me e con il babbo sempre a disposizione a fargli fare giochi e attività non era molto in grado di giocare da solo e inventarsi giochi. Poi da quando ha cominciato ad andare alla scuola steineriana è cambiato tutto. Là l'attività fondamentale della giornata è il gioco libero che lascia spazio alla libera immaginazione: non ci sono giochi strutturati in senso proprio. Principalmente c'è un grande spazio vuoto con parquet, ci sono dei cavalletti di legno specificamente pensati su cui i bambini posso arrampicarsi o comporre insieme per fare teatrini, case, capanne, ecc. Ci sono teli di stoffa colorati grandi e piccoli con cui i bimbi possono coprire i cavalletti, che possono usare per fare scenografie (con un telo azzurro si può fare per es. un laghetto,ecc.) e ambientazioni o con cui possono travestirsi allacciandoli in vita o in testa o come preferiscono con catenelle di lana lunghe e corte che vengono messe a disposizione; ci sono poi piccoli pezzi di legno tagliati da rami e non completamente piallati, cortecce, pigne, sassi, castagne che vengono utilizzati come costruzioni e sono versatilissimi; ci sono ciotoline di legno, pentolini, grattuggine, pestelli e tanti semini e materiali naturali (mais, torsoli di pannocchia, ghiande, castagne, sugheri) da grattuggiare, sbriciolare, pestellare ecc. Possono usare i tavoli e le sedie su cui anche mangiano per fare costruzioni. I bimbi mettono su continuamente scene di vita più o meno quotidiana imbastendo costruzioni e preparazioni infinite di camion dei pompieri, case con famiglie, fattorie, piste per le moto e quant'altro. E spesso la parte più bella del gioco sta proprio in queste preparazioni, che una volta ultimate spesso sono abbandonate, per iniziarne di nuove.
Da quando alla scuola ha cominciato a giocare così, anche a casa Arturo ha cominciato a manifestare tutta un'altra intraprendenza e libertà nel gioco: ha cominciato a inventarsi giochi da solo usando tutti i manteriali disponibili in casa...e ora è il re dell'invenzione dei giochi sia in casa sia in situazioni collettive extra-scolastiche, in cui vedo che gli altri bambini, anche più grandi di lui, sono sempre un po' passivi e non hanno quella capacità che ha lui di inventarsi concretamente situazioni e coinvolgere gli altri nella loro preparazione, ma si limitano a correre, a fare smorfie e rumori scomposti, a fare lotte non contestualizzate, ecc. o si riferiscono sempre a personaggi visti in televisione o al cinema. Mentre l'universo immaginativo del bambino non ha praticamente limiti (se non siamo noi a limitarlo con un eccesso di stimoli e giochi preconfezionati).
Penso che sia importante anche in casa fornire l'ambiente adatto al bambino e gli strumenti adatti e abituarlo pian piano a servirsene liberamente.
Noi ad un certo punto abbiamo rivoluzionato la camera dei bimbi, che già non era tanto tradizionale: abbiamo tolto tutto, tutti i giochi e le cose ingombranti, abbiamo tenuto solo gli anelli (che pendono dal soffito e che sono apprezzatissimi), poi abbiamo messo due cavalletti con teli che normalmente compone un qualcosa che può sembrare un teatrino o una casa con ingresso, ma che a piacimento può essere smontato per crearci altre cose, abbiamo messo cesti, cestini sacchetti cassettine ciascuno con un contenuto specifico (rami tagliati e smussati, cortecce e sassi per fare costruzioni; teli grandi e piccoli per costruire, travestirsi comporre; catenelle di lana; pigne, castagne, ghiande, torsoli di pannocchia, tappi di sughero; strumenti per preparare pappe; piccoli animali o uomini di legno intagliato; strumenti musicali semplici e maneggevoli, colorati, rumorosi, bamboline di pezza, vestitini, e chi più ne ha più ne metta) ed è veramente bello vedere con che orgoglio ogni giorno tirano fuori la loro attrezzatura e come cambia il rapporto con il "giocattolo" quando il bambino sa che non è stato comprato bell'e fatto ma è stato creato da una persona cara (e magari ha anche assistito all'esecuzione). Sembra una cosa impossibile da fare ma si può se si vuole (si possono coinvolgere nella preparazione di queste cose persone con abilità diverse, nonne, nonni, zii, ecc.).
Un libro molto bello e utile in questo senso anche solo per farsi un'idea sul gioco nei bambini piccoli e sulla preparazione di strumenti adatti è:
"Giocattoli fatti dai genitori", Natura e Cultura editrice, 2006 (5a edizione). Non so se sia ordinabile in libreria facilmente (il telefono della casa editrice è 0182 469216)".
2. "Secondo me sono piccoli per fare delle ATTIVITA'. Forse io sono un po' ideologizzata, ma lo dico positivamente, da certi aspetti della pedagogia steineriana che trovo assolutamente validi da un punto di vista antropologico in relazione allo sviluppo del bambino.
I bambini le loro attività le fanno già spontaneamente e come noi tutte sappiamo sono tante, faticose, impegnative, creative, elaborate e PERSONALI.
Dipende molto dallo sviluppo del bambino e anche dalla sua indole, però penso che le attività sportive, soprattutto se regolari e di lunga durata debbano aspettare almeno i 7 anni, non solo per una questione fisica, ma psichica e di sviluppo interiore (non sono pronti per essere COSTRETTI a fare cose, cioè voglio dire ad andare in un luogo prefissato dove ci si aspetta da loro che facciano determinate cose). Ci sono bambini super-sportivi, per esempio Arturo lo è, però quando quest'estate l'ho mandato per un mese al corso di nuoto, benché gli piacesse moltissimo in sé, percepivo il suo disagio nel dover andare a certi orari, nel doversi sottomettere agli ordini e indicazioni del maestro come un soldatino, ecc. e la stessa cosa è successa a Natale con lo sci, ha fatto le quattro lezioni di gruppo col maestro con grande passione -prendere lo skilift, fare le discese e le curve -, perché sapeva che certe cose le avrebbe potete fare solo accettando il corso, però il tempo della lezione, quasi tre ore, il doversi incasellare nelle richieste del maestro, sentirsi redarguire perché non faceva bene, ecc. so che sono cose che ha subito e che lo hanno turbato. So che ci sono persone che direbbero che queste sono cose positive, frustrazioni che il bambino deve sopportare per crescere, ma io credo di no.
Credo che ci sia un tempo per ogni cosa e che forzare le tappe sia controproducente. Io so che ci sarà un tempo in cui Artruo non sentirà più lo stare nel gruppo e nell'ascoltare le indicazioni di un maestro come qualcosa di pesante e angosciante, ma ora lo è perché lui non è pronto. E' piccolo! Ricordiamoci sempre, sono piccoli. Ci sarà tempo per tutto.
Ma penso che il discorso valga non solo per le attività sportive, che se fatte all'aperto poi forse sono le meno dannose, ma per tutte le attività, soprattutto quelle cognitive e che richiedono attenzione (per esempio gli innumerevoli corsi che si propongono oggi ai bambini, dalle lingue alla danza contemporanea, dal teatro alla pittura e quant'altro). In termini generali, infatti, perché voler inzeppare la vita di questi bambini di attività? Loro se le inventano da soli le loro attività e naturalmente loro sanno quali sono le più adatte a loro. Già stanno buona parte della giornata a scuola, fuori di casa, perché quando tornano non possono fare qualche sana attività libera da costrizioni a casa loro, o anche fuori ma con la loro mamma o con altri bambini incontrati casualmente?
Lasciamo queste attività ai più grandi, a quelli di 10 anni, che hanno sviluppato una parte importante del loro mondo interiore e sono pronti ad affrontare criticamente il mondo esterno, che sono in grado metabolizzare in SENSO PROPRIO le frustrazioni che la richieste cognitive, gli ordini, le prestazioni imposte necessariamente inducono.
Certo non credo che se una madre che in gioventù è stata grande sportiva, che ne so faceva la ginnastica artistica, e vuole provare a mandare il suo bimbo di 4-5 anni ad un corso di ginnastica artistica e lui reagisce bene (ma lei dovrebbe essere molto sensibile a comprendere i reali sentimenti del bambino, che a volte sono molto sottili: io per esempio da piccola ero una bambina remissiva e non manifestavo mai i miei sentimenti per cui per anni, dai 4 ai 6, sono stata costretta a fare un corso di ginnastica che mi faceva soffrire le pene dell'inferno senza che mia madre abbia mai sospettato che io ne soffrivo, e questo ha lasciato un segno sul mio carattere) non penso faccia niente di male. L'importante mi sembra sia non eccedere. Conosco una bambina che torna alle 4.30 dalla scuola materna e 4 pomeriggi su 5 ha un'attività esterna: creta e pittura, danza moderna, lingua e musica. Come me, anche lei non manifesta ai suoi genitori la sua contrarietà ma vi assicuro che io ho scorto più volte una vera disperazione nei suoi occhi".
Ciao,
Francesca
Intanto posso invitarvi a leggere qualcosa della mia esperienza di vita quotidiana con i bimbi che, benché io non sia steineriana fino in fondo, è improntata fortemente a questo tipo di pedagogia (naturalmente perché d'istinto come madre sento che dal punto di vista antropologico la visione steineriana del bambino è assolutamente valida e vera). Una prima cosa che vi invito a leggere è un articolo che apparve tempo fa su Promiseland riguardo a "Bambini, Tv e attività alternative" (si trova qui http://v2.promiseland.it/view.php?id=1436). Credo che ci sia stata anche una discussione interessante a partire da questo articolo, ma non so ritrovarla (la maschera di ricerca di Promi non funziona più). Ci tengo a specificare che ora il mio bimbo grande ha 5 anni (allora ne aveva 3 e mezzo) e non ha mai visto la televisione (il discorso che si può fare in questo senso ricalca decisamente quello che ho detto sul vegetarianesimo dei bambini, sul non subire un'imposizione ma vivere naturalmente in un "modo di vita" condiviso all'interno della famiglia).
Poi vi attacco qui un paio di interventi che ho fatto in altri luoghi intorno a questioni relative al "gioco del bambino" e alle sue necessità di sviluppo interiore.
1. "So che è difficile. Quando poi i bimbi sono soli lo è ancora di più. Io penso che quando andrà alla materna e farà tanti giochi e attività insieme ad altri bambini sarà anche più tranquillo poi al pomeriggio e si annoierà meno nelle attività sottotono che in questo momento puoi offrirgli.
Quello che penso però anche è che molti bambini in qualche modo devono riapprendere a giocare secondo una via più spontanea e naturale e questo lo possono fare solo se gli è data la possibilità di farlo.
Anche Arturo che è stato figlio unico diciamo fino a tre anni (anche se il fratellino c'era già) con me e con il babbo sempre a disposizione a fargli fare giochi e attività non era molto in grado di giocare da solo e inventarsi giochi. Poi da quando ha cominciato ad andare alla scuola steineriana è cambiato tutto. Là l'attività fondamentale della giornata è il gioco libero che lascia spazio alla libera immaginazione: non ci sono giochi strutturati in senso proprio. Principalmente c'è un grande spazio vuoto con parquet, ci sono dei cavalletti di legno specificamente pensati su cui i bambini posso arrampicarsi o comporre insieme per fare teatrini, case, capanne, ecc. Ci sono teli di stoffa colorati grandi e piccoli con cui i bimbi possono coprire i cavalletti, che possono usare per fare scenografie (con un telo azzurro si può fare per es. un laghetto,ecc.) e ambientazioni o con cui possono travestirsi allacciandoli in vita o in testa o come preferiscono con catenelle di lana lunghe e corte che vengono messe a disposizione; ci sono poi piccoli pezzi di legno tagliati da rami e non completamente piallati, cortecce, pigne, sassi, castagne che vengono utilizzati come costruzioni e sono versatilissimi; ci sono ciotoline di legno, pentolini, grattuggine, pestelli e tanti semini e materiali naturali (mais, torsoli di pannocchia, ghiande, castagne, sugheri) da grattuggiare, sbriciolare, pestellare ecc. Possono usare i tavoli e le sedie su cui anche mangiano per fare costruzioni. I bimbi mettono su continuamente scene di vita più o meno quotidiana imbastendo costruzioni e preparazioni infinite di camion dei pompieri, case con famiglie, fattorie, piste per le moto e quant'altro. E spesso la parte più bella del gioco sta proprio in queste preparazioni, che una volta ultimate spesso sono abbandonate, per iniziarne di nuove.
Da quando alla scuola ha cominciato a giocare così, anche a casa Arturo ha cominciato a manifestare tutta un'altra intraprendenza e libertà nel gioco: ha cominciato a inventarsi giochi da solo usando tutti i manteriali disponibili in casa...e ora è il re dell'invenzione dei giochi sia in casa sia in situazioni collettive extra-scolastiche, in cui vedo che gli altri bambini, anche più grandi di lui, sono sempre un po' passivi e non hanno quella capacità che ha lui di inventarsi concretamente situazioni e coinvolgere gli altri nella loro preparazione, ma si limitano a correre, a fare smorfie e rumori scomposti, a fare lotte non contestualizzate, ecc. o si riferiscono sempre a personaggi visti in televisione o al cinema. Mentre l'universo immaginativo del bambino non ha praticamente limiti (se non siamo noi a limitarlo con un eccesso di stimoli e giochi preconfezionati).
Penso che sia importante anche in casa fornire l'ambiente adatto al bambino e gli strumenti adatti e abituarlo pian piano a servirsene liberamente.
Noi ad un certo punto abbiamo rivoluzionato la camera dei bimbi, che già non era tanto tradizionale: abbiamo tolto tutto, tutti i giochi e le cose ingombranti, abbiamo tenuto solo gli anelli (che pendono dal soffito e che sono apprezzatissimi), poi abbiamo messo due cavalletti con teli che normalmente compone un qualcosa che può sembrare un teatrino o una casa con ingresso, ma che a piacimento può essere smontato per crearci altre cose, abbiamo messo cesti, cestini sacchetti cassettine ciascuno con un contenuto specifico (rami tagliati e smussati, cortecce e sassi per fare costruzioni; teli grandi e piccoli per costruire, travestirsi comporre; catenelle di lana; pigne, castagne, ghiande, torsoli di pannocchia, tappi di sughero; strumenti per preparare pappe; piccoli animali o uomini di legno intagliato; strumenti musicali semplici e maneggevoli, colorati, rumorosi, bamboline di pezza, vestitini, e chi più ne ha più ne metta) ed è veramente bello vedere con che orgoglio ogni giorno tirano fuori la loro attrezzatura e come cambia il rapporto con il "giocattolo" quando il bambino sa che non è stato comprato bell'e fatto ma è stato creato da una persona cara (e magari ha anche assistito all'esecuzione). Sembra una cosa impossibile da fare ma si può se si vuole (si possono coinvolgere nella preparazione di queste cose persone con abilità diverse, nonne, nonni, zii, ecc.).
Un libro molto bello e utile in questo senso anche solo per farsi un'idea sul gioco nei bambini piccoli e sulla preparazione di strumenti adatti è:
"Giocattoli fatti dai genitori", Natura e Cultura editrice, 2006 (5a edizione). Non so se sia ordinabile in libreria facilmente (il telefono della casa editrice è 0182 469216)".
2. "Secondo me sono piccoli per fare delle ATTIVITA'. Forse io sono un po' ideologizzata, ma lo dico positivamente, da certi aspetti della pedagogia steineriana che trovo assolutamente validi da un punto di vista antropologico in relazione allo sviluppo del bambino.
I bambini le loro attività le fanno già spontaneamente e come noi tutte sappiamo sono tante, faticose, impegnative, creative, elaborate e PERSONALI.
Dipende molto dallo sviluppo del bambino e anche dalla sua indole, però penso che le attività sportive, soprattutto se regolari e di lunga durata debbano aspettare almeno i 7 anni, non solo per una questione fisica, ma psichica e di sviluppo interiore (non sono pronti per essere COSTRETTI a fare cose, cioè voglio dire ad andare in un luogo prefissato dove ci si aspetta da loro che facciano determinate cose). Ci sono bambini super-sportivi, per esempio Arturo lo è, però quando quest'estate l'ho mandato per un mese al corso di nuoto, benché gli piacesse moltissimo in sé, percepivo il suo disagio nel dover andare a certi orari, nel doversi sottomettere agli ordini e indicazioni del maestro come un soldatino, ecc. e la stessa cosa è successa a Natale con lo sci, ha fatto le quattro lezioni di gruppo col maestro con grande passione -prendere lo skilift, fare le discese e le curve -, perché sapeva che certe cose le avrebbe potete fare solo accettando il corso, però il tempo della lezione, quasi tre ore, il doversi incasellare nelle richieste del maestro, sentirsi redarguire perché non faceva bene, ecc. so che sono cose che ha subito e che lo hanno turbato. So che ci sono persone che direbbero che queste sono cose positive, frustrazioni che il bambino deve sopportare per crescere, ma io credo di no.
Credo che ci sia un tempo per ogni cosa e che forzare le tappe sia controproducente. Io so che ci sarà un tempo in cui Artruo non sentirà più lo stare nel gruppo e nell'ascoltare le indicazioni di un maestro come qualcosa di pesante e angosciante, ma ora lo è perché lui non è pronto. E' piccolo! Ricordiamoci sempre, sono piccoli. Ci sarà tempo per tutto.
Ma penso che il discorso valga non solo per le attività sportive, che se fatte all'aperto poi forse sono le meno dannose, ma per tutte le attività, soprattutto quelle cognitive e che richiedono attenzione (per esempio gli innumerevoli corsi che si propongono oggi ai bambini, dalle lingue alla danza contemporanea, dal teatro alla pittura e quant'altro). In termini generali, infatti, perché voler inzeppare la vita di questi bambini di attività? Loro se le inventano da soli le loro attività e naturalmente loro sanno quali sono le più adatte a loro. Già stanno buona parte della giornata a scuola, fuori di casa, perché quando tornano non possono fare qualche sana attività libera da costrizioni a casa loro, o anche fuori ma con la loro mamma o con altri bambini incontrati casualmente?
Lasciamo queste attività ai più grandi, a quelli di 10 anni, che hanno sviluppato una parte importante del loro mondo interiore e sono pronti ad affrontare criticamente il mondo esterno, che sono in grado metabolizzare in SENSO PROPRIO le frustrazioni che la richieste cognitive, gli ordini, le prestazioni imposte necessariamente inducono.
Certo non credo che se una madre che in gioventù è stata grande sportiva, che ne so faceva la ginnastica artistica, e vuole provare a mandare il suo bimbo di 4-5 anni ad un corso di ginnastica artistica e lui reagisce bene (ma lei dovrebbe essere molto sensibile a comprendere i reali sentimenti del bambino, che a volte sono molto sottili: io per esempio da piccola ero una bambina remissiva e non manifestavo mai i miei sentimenti per cui per anni, dai 4 ai 6, sono stata costretta a fare un corso di ginnastica che mi faceva soffrire le pene dell'inferno senza che mia madre abbia mai sospettato che io ne soffrivo, e questo ha lasciato un segno sul mio carattere) non penso faccia niente di male. L'importante mi sembra sia non eccedere. Conosco una bambina che torna alle 4.30 dalla scuola materna e 4 pomeriggi su 5 ha un'attività esterna: creta e pittura, danza moderna, lingua e musica. Come me, anche lei non manifesta ai suoi genitori la sua contrarietà ma vi assicuro che io ho scorto più volte una vera disperazione nei suoi occhi".
Ciao,
Francesca