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SANSONE
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cruelty free

Messaggio da SANSONE » ven ott 27, 2006 2:35 pm

Tutti vorremmo poter utilizzare cosmetici che non siano stati testati sugli animali, e spesso vedo liste infinite di prodotti definiti sicuri dalle varie liste animaliste, e ragazze che domandano se la tal ditta testa o non testa… spero con questo mio scritto di fare un po’ di chiarezza, alla fine vi rimarrà l’amaro in bocca, ma meglio un po’ di delusione piuttosto che continuare a farsi prendere in giro da chi è in cattiva fede o da chi è semplicemente, solamente, ignorante in materia. Andiamo per ordine:

“Prodotto finito non testato sugli animali” è una scritta che si trova su tantissimi cosmetici… ed è verissima!
La legge (nella fattispecie la direttiva comunitaria 2003/15/EEC) vieta la sperimentazione sul territorio CEE di prodotti cosmetici finiti. Non esiste una casa cosmetica che sia una che possa testare sugli animali i suoi cosmetici, non lo fanno perché la legge lo vieta, e poi visto che costa, chi si mette a fare test che nessuno ti impone di fare?

Quando leggete “prodotto clinicamente testato” o “prodotto dermatologicamente testato” significa semplicemente che hanno fatto dei patch test (cioè applicato con un cerotto un po’ di prodotto su qualche volontario) per vedere se crea problemi oppure no.

Tra parentesi dal punto di vista della vostra sicurezza personale l’uso di un cosmetico con una tale dicitura non vi tutela assolutamente, visto che la legge non impone alcun protocollo valido per tutti per effettuare queste sperimentazioni: al limite si potrebbe fare un patch ad un’unica persona, la quale magari può avere avuto una reazione allergica, e la scritta si potrebbe apporre comunque sulla confezione. E’ scritto che è stato testato, non quali sono stati i risultati! Ma questa è un’altra storia…

Bene, sappiamo che il prodotto finito non è sicuramente testato… ma le materie prime? Lo sono sempre.

La direttiva europea 76/768/EEC all’articolo 2 precisa che i cosmetici messi in commercio all’interno della CEE non devono causare danni alla salute umana.
E come si fa a offrire la sicurezza ai consumatori che un prodotto che si sta per commercializzare non contenga veleni? Solo se le sostanze di cui è composto sono state testate.
Ogni materia prima usata non solo in cosmetica, ma anche per i prodotti detergenti per la casa, per i vari prodotti chimici usati ad esempio dalle officine, o dalle fabbriche, può essere messa in commercio solo se corredata di un dossier tossicologico, questo per salvaguardare la sicurezza di chi la usa. Al momento, nonostante siano allo studio test alternativi a quelli animali, non sono stati validati altri tipi di test, quindi ogni nuova sostanza deve essere testata, e le vecchie lo sono state tutte (sulle schede tecniche di ogni materia prima ad uso cosmetico, anche vecchissima, troverete al punto 11 la DL 50, cioè la dose letale per il 50% degli animali, il draize test, quello di irritazione sugli occhi, che viene normalmente fatto sui conigli).

Come fare allora, visto che non si può evitare di fare testare le materie prime, a non incrementare i test sugli animali? Ecco che ci vengono incontro i vari siti internet e i vari volantini diffusi dalle più disparate organizzazioni animaliste in cui ci sono liste di ditte da boicottare “perché sperimentano” e ditte “cruelty free”. Che tra parentesi non sono neanche d’accordo fra loro, una ditta che compare su una può non essere presente sull’altra.
Comunque sia, sui vari siti animalisti si sostengono principalmente due standard per il cruelty free: uno è quello dell’aderenza alla “positive list”, l’altro è quello di non utilizzare materie prime entrate sul mercato dopo una certa data a scelta della ditta che aderisce allo standard, questo per evitare nuove sperimentazioni.

Vediamoli entrambi:


1. CRITERIO POSITIVE LIST


La “positive list” sarebbe, a detta di tutti i siti internet che la citano, e solo italiani – non c’è traccia di positive list all’estero – la lista positiva di materie prime contenute nella direttiva europea 76/768/EEC e che non saranno mai più sperimentate sugli animali.
Per fare un esempio, Progettogaia sostiene di produrre i propri cosmetici in base ad essa.



Mi sono letta dall’inizio alla fine la direttiva in questione, e c’era sì una lista positiva di sostanze, ma erano solo coloranti, filtri solari, conservanti, e non c’era scritto da nessuna parte che non sarebbero mai più stati testati. E il resto? Io i cosmetici li faccio, e so che senza emulsionanti, tensioattivi e altre categorie di sostanze che sulla direttiva non c’erano non è possibile formulare neanche la cremina più semplice.
Su internet è introvabile, e siccome io sono come un segugio quando mi ci metto sono riuscita a farmela spedire (a pagamento) proprio da Progettogaia… Via mail mi dicono (testuali parole) che loro ce l’hanno, non ne capiscono molto di sostanze chimiche ma l’hanno consegnata al loro laboratorio che produce in base ad essa.


Bene, quando mi è finalmente arrivata, immaginate la sorpresa… era una vecchia copia risalente al 1978 di un libro di cosmetologia americano di Ruth Winter, una specie di dizionario cosmetico che elencava tutte le materie prime cosmetiche dell’epoca dalla A alla Z. Un libro americano!
Con il legislatore europeo non c’entra niente, e non garantisce che nessuna materia prima citata – tra parentesi molte di esse adesso sono vietate – venga mai più sperimentata sugli animali.

Ma allora… c’è scritta da qualche parte una lista di materie prime che sicuramente non verranno mai più testate? Ve lo dico io: NO.

2. CRITERIO DI SCELTA DI MATERIE PRIME NON TESTATE DOPO UN ANNO A SCELTA

E passiamo al secondo standard: quello secondo cui una ditta per non contribuire alle nuove sperimentazioni deve non testare su animali il prodotto finito, né commissionare a terzi questi test; non testare i singoli ingredienti, né commissionare a terzi questi test;
per gli ingredienti comprati già testati dai fornitori, deve dichiarare che questi test sono avvenuti prima di un dato anno a sua scelta (per esempio, 1995), e impegnarsi a non comprare ingredienti testati dopo quell'anno.
Il che significa NON usare più alcun ingrediente (chimico, di sintesi) nuovo. Mentre può usare ingredienti completamente vegetali o anche di sintesi ma già in commercio prima dell'anno scelto.

Il problema? E’ che le ditte possono dichiarare quello che vogliono, tanto nessuno può controllare quello che effettivamente fanno nei loro laboratori, ed è ancora più difficile sapere se i produttori da cui si riforniscono non ritestano ulteriormente le sostanze che vendono. Basta una dichiarazione, senza ulteriori controlli, da firmarsi alla LAV e si viene introdotti nella lista di produttori buoni… non la fareste anche voi per prendere una fetta di mercato in più?

Vi faccio un bell’esempio: una famosa azienda che ha basato tutto il suo successo sul rispetto di animali e natura, sono anni e anni che è inserita in tutte le liste positive di ditte cruelty free. Quindi non si riesce a capire come mai, in un suo shampoo sia presente l’ingrediente ACRYLATES/PALMETH-25 ACRYLATE COPOLYMER , che è uscito da pochissimo e, come tutte le sostanze ad uso cosmetico, è stato testato su animali. Ma nessuno controlla che le ditte non facciano dichiarazioni menzognere?

Anche il nuovo standard LAV-ICEA non si salva da questa approssimazione; il tutto si basa sulle solite autocertificazioni in cui si può dichiarare quello che si vuole, e nella promessa di controlli “a sorpresa” da parte dei certificatori nella ditta, naturalmente a pagamento (il tecnico costa 600 euro al giorno, c’è scritto sul sito della LAV).

Ma cosa vanno a controllare visto che i produttori di cosmetici per legge NON TESTANO???

Lo sanno solo loro. Sarà per i costi esosi che richiedono, ma nel mondo sono certificate poco più di 150 ditte, in Italia siamo sulla decina. Per assurdo la piccola ditta che produce biologico e con ingredienti vecchi, totalmente e dichiaratamente cruelty free negli intenti ma non può affrontare questo tipo di spese non otterrà la certificazione, che è “roba da ricchi”.

Ma allora le liste che girano su internet…? Sono solo carta straccia.

Ecco quello che succede realmente:


molte ditte fanno dichiarazioni menzognere (poco da fare, è vero);
chi non fa test può farlo perchè qualche altra ditta li fa al posto suo, si mantiene un'immagine "pulita" ma è solo una facciata; la legge i test li richiede, chi li fa poco importa, basta che i risultati ci siano;
niente mi garantisce che non vengano fatti test su un ingrediente od un altro, ogni nuova emergenza porta subito ad altre sperimentazioni anche su ingredienti vecchi (tipo le bufale di cancerogenicità dell'alluminio cloroidrato o quella di SLES e SLS, oppure l'emergenza di allergie ad alcuni componenti degli OE);

vengono continuamente testate tutte le sostanze naturali per verificarne nuove caratteristiche, non la tossicità che è nota, ma ad esempio se hanno particolari proprietà a cui non si era pensato prima (che so, incrementano la produzione di collagene? … fanno da filtro solare su quella particolare banda di UVA?); e i test si fanno sugli animali. Grandemente testati, ad esempio, sono stati e sono ancora l’aloe e gli oli essenziali, che sono naturali sì ma di così grande interesse terapeutico che continuamente ne vengono indagate le caratteristiche;
molti ingredienti entrano sul mercato sotto "mentite spoglie", cioè vengono registrati come sostanze ad uso farmacologico o chimico (quindi regolarmente sperimentate per garantire la salute pubblica) e poi passano ad uso cosmetico;
infine tutto verrà ritestato entro poco tempo, per fornire nuovi profili tossicologici delle varie sostanze in uso. Si chiama REACH il nuovo progetto europeo secondo il quale devono risperimentare entro un paio d’anni tutte le sostanze chimiche sugli animali, anche quelle vecchie, (incoraggiando le aziende che sono obbligate a far fare le sperimentazioni sui loro prodotti a condividere i risultati in modo da utilizzare meno animali possibile) in modo di ottenere il profilo tossicologico di ognuna. Prevedono così facendo di salvare 4500 vite umane all'anno tra cancro indotto dal contatto con varie sostanze, avvelenamenti e altri problemi di salute.

Quindi, non fosse altro che per l'ultimo punto da me citato, certe ditte che dichiarano di produrre cruelty free potrebbero già oggi chiudere i battenti, perchè di fatto usano prodotti che non sono stati sperimentati trent'anni fa, ma che vengono sperimentati ADESSO.

Ma allora…? Il cruelty free è una bufala? Al momento sì, non c’è un cosmetico in commercio che sia uno che abbia ingredienti completamente esenti da sperimentazione animale o che non stiano per essere di nuovo sperimentati.

Cosa dice la legge: nel sesto emendamento alla direttiva 76/768/EEC (93/35/EEC), è stata chiaramente indicata la volontà di limitare l'uso degli animali nella sperimentazione per la sicurezza d'uso degli ingredienti ad uso cosmetico, incentivando l'uso di metodi alternativi alla sperimentazione animale.
E' stata inoltre stabilita una data (11 marzo 2009), oltre la quale non sarà permessa la conduzione di test tossicologici in vivo; una deroga fino al 2013 è stata concessa per i test di tossicocinetica, tossicità a lungo termine e della riproduzione, per i quali lo sviluppo di metodi alternativi è in netto ritardo.
Tuttavia in questi ultimi tempi, ECVAM, il Centro Europeo per la Validazione dei Metodi Alternativi, ha istituito una serie di Task Force costituite di esperti internazionali per dare nuovo impulso allo sviluppo di metodi adatti a settori complessi quali la tossicità sistemica e la tossicocinetica.
Il settore dei cosmetici sta quindi funzionando da traino in questo ambito; infatti una volta validati, gli stessi metodi potranno essere utilizzati per la valutazione del potenziale tossico di tutte le categorie di sostanze chimiche.

Quindi per avere davvero il cruelty free (non quello solo di facciata) bisognerà aspettare almeno fino al 2013… nel frattempo chi basa i suoi consumi sulle ditte indicate dai vari siti internet animalisti, mi dispiace dirlo… ma sta solo andando ad ingrassare dei furboni.

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Re: cruelty free

Messaggio da april » sab ott 28, 2006 12:17 am

SANSONE ha scritto:Quindi per avere davvero il cruelty free (non quello solo di facciata) bisognerà aspettare almeno fino al 2013… nel frattempo chi basa i suoi consumi sulle ditte indicate dai vari siti internet animalisti, mi dispiace dirlo… ma sta solo andando ad ingrassare dei furboni.
A me non sembra proprio giusto che chi vende prodotti testati rigiri le carte in tavola su come stanno le cose pur di vendere.

Qui c'è una discussione dove viene spiegato in modo chiaro che quello che è detto qui sopra non risponde al vero e che chi ha scritto queste cose ha un interesse economico per dire che il cruelty free non esiste: http://www.veganhome.it/community/messa ... 886&page=1 e anche qui: http://www.veganhome.it/community/messa ... opic=33291

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Messaggio da Fly85 » sab ott 28, 2006 8:02 pm

hei..aspettate un attimo...ma la linea fiori e frutta...non contiene ingredienti animali e nemm testati!!giusto?

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Messaggio da april » sab ott 28, 2006 8:48 pm

Non ho capito la marca a cui ti riferisci. Se non è sulla lista di Vivo ( http://www.consumoconsapevole.org/ ) scrivi direttamente alla ditta. Così hai in mano un documento nel caso mentissero. Non so bene come funzionino le cose con gli ingredienti vegetali, non so bene se gli ingredienti solo vegetali sono esenti da sperimentazione (ma forse no. Ho letto la risposta di una ditta che produce composti per vapori balsamici completamente vegetali, sconsigliare di usarli nell'acqua del bagno perché non sono mai stati testati per uso cosmetico), comunque se i prodotti non sono mai stati testati perché si tratta di vegetali saranno ben felici di confermarlo anche per scritto.

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Messaggio da Fly85 » dom ott 29, 2006 11:42 am

ciao april!visto che è da poco ke li utilizzo ho fatto un po di confusione,scusatemi!la linea fiori e frutta è di cibe lab,io invece come nome mi ricordavo solo fiori e frutta!sono andata sul sito e ho visto che posso star tranquilla ;o)

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