Allergie ed intolleranze
Inviato: mer nov 08, 2006 1:24 pm
Definizione dei termini.
Una prima distinzione all'interno della categoria allergie va fatta tra le "vere" allergie e le pseudoallergie.
Con "vere" allergie intendiamo tutti quei fenomeni, collegati alla liberazione di mediatori vasoattivi e flogogeni, a seguito dell'incontro tra antigeni e immunoglobuline della classe IgE alla superficie di mastociti e basofili. Dato il legame con le immunoglobuline IgE, questi fenomeni possono essere denominati allergie IgE-mediate.
Con il termine pseudoallergie intendiamo invece i fenomeni legati alla liberazione di mediatori vasoattivi e flogogeni con meccanismo distinto da quello mediato dalle IgE (malattie mastocellulo-derivate non -IgE). Secondo alcuni autori però, se è vero che i sintomi più gravi ed immediati delle vere allergie sono IgE-mediati, esistono dati che tenderebbero a trovare un ruolo anche per le IgG, soprattutto nelle reazioni ritardate ad allergie alimentari. Infatti, mentre le IgE hanno emivita di 1-2 giorni nel circolo ematico e di 14 giorni nelle mastcellule, le IgG sembra abbiano emivita di 21 giorni nel sangue e di 2-3 mesi nelle mastcellule. In particolare il sottogruppo delle IgG4 riveste una particolare importanza in questo senso
All'interno della categoria allergie IgE-mediate si può operare un'ulteriore distinzione, tra anafilassi ed atopia. Il primo termine si riferisce a delle reazioni virtualmente universali ad antigeni specifici, mentre con il termine atopia si individuano delle reazioni segregate in gruppi specifici (spesso famigliari) ad antigeni comuni nell'ambiente.
Questi fenomeni vanno inoltre distinti da una classe di fenomeni molto differente ma spesso confusa con l'allergia, vale a dire le intolleranze alimentari. Queste sono delle reazioni non mediate dal sistema immunitario né dai mediatori presenti nei fenomeni di pseudoallergia.
Diagnostica.
Mi pare importante soffermarsi sull'argomento della diagnostica per il semplice fatto che esistono molte opinioni divergenti sull'utilità di vari test, soprattutto per quanto riguarda le allergie alimentari. Intendo qui offrire uno specchietto informativo sull'evidenza scientifica relativa alla validità dei vari test, perché l'utente possa orientarsi ed evitare di spendere soldi e tempo utilizzando test inappropriati.
Test cutanei
• Prick test: il test più conosciuto, è facilmente disponibile ed é utile per gli allergeni inalati, ma è poco sensibile, da un numero non irrilevante di falsi positivi e un numero inferiore di falsi negativi. E' considerato il test di prima linea.
• Provocazione-neutralizzazione: metodo in vivo per via intradermica, si basa sulla capacità degli allergeni di evocare sintomi e indurre una crescita dermica. E' un metodo controverso ma usato in clinica, è valido per sostanze chimiche ed è pratico ma è costoso e lungo.
Test alimentari: probabilmente i test migliori in quanto a sensibilità ed economicità, sono sensibili a tutte le allergie alimentari, non solo quelle IgE-mediate, e non discriminano tra allergie ed intolleranze alimentari
• Test oligoantigenico: si tratta di una dieta di eliminazione molto rigida, con reintroduzione controllata. E' sensibile a tutte le allergie alimentari, è a basso costo ma di difficile compliance, si presenta con falsi positivi ed è pericoloso in caso di pazienti con storia sicura di reazioni gravi (sintomi di occlusione delle vie aereee o di anafilassi, asma, orticaria, ecc.).
• Digiuno/provocazione: digiuno ad acqua per 5 giorni seguito da provocazione. E' sensibile a tutte le allergie alimentari, è a basso costo ma di difficile compliance; possono utilizzarlo solo persone fisicamente e mentalmente in forza. Può essere aperto o in cieco. Presenta gli stessi rischi del test oligoantigenico.
Test ematici (IgE serosi totali e specifici): meno necessari, di solito in caso di utilizzo di farmaci antistaminici, malattie della pelle estese, dermatografia, anafilassi o test cutanei con risultati ambigui.
• RAST (RadioAllergoSorbent Test): il siero del paziente viene applicato ad una matrice solida che porta gli allergeni sospetti. Se nel siero vi sono anticorpi specifici essi si legheranno agli antigeni. Viene poi aggiunta una piccola quantità di anticorpo radioattivo policlonale antireaginico che si lega al complesso allergene-anticorpo. Dopo incubazione e lavaggio viene misurata la radioattività che darà una misura della quantità di complessi. E' un sistema pratico, valido per gli inalanti ma è a bassa sensibilità, elevato costo e misura solo le IgE.
• RASP (RadioAllergoSorbent Procedure): variante del RAST con maggior sensibilità per gli allergeni alimentari (misura le IgE ed in certa misura anche le IgG); é pratico e sensibile, ma costoso e difficilmente disponibile.
• ELISA ed ELISA/ACT (Enzyme Linked Immunosorbent Assay): sono due test molto simili basati sul dosaggio radioimmunologico in fase solida (similmente a RAST e RASP) con uso di un reagente enzimatico (tipicamente un anti-immunoglobuline). Il test è molto promettente, é pratico, sensibile, misura sia IgE che IgG (in particolare IgG4), ma dato che gli studi sistematici non sono molti numerosi, è di limitata validità.
Altri test
• Leucocitotossico (Cyto test): nessuna base scientifica, pochi studi clinici.
• Analisi del capello: nessun dato scientifico o base biologica per l'utilizzo in allergologia; utile in caso di contaminazione da metalli pesanti e in casi di abuso di farmaci. Qualche dato interessante per altre applicazioni ma i dati sono ancora così ambigui da non permettere un utilizzo clinico.
• EAV (Elettroagopuntura secondo Voll): nessuna base scientifica, pochi studi clinici, forte interferenza dell'operatore.
• Test di biorisonanza (VEGA-tst; ART- e VRT-test; DBE; MORA; ET): nessuna base scientifica, pochi studi clinici, forte interferenza dell'operatore.
• Kinesiologia applicata: nessuna base scientifica, forte interferenza dell'operatore.
• Frequenza cardiaca: di limitata validità e facile ai falsi positivi, troppo influenzato dalle aspettative, potrebbe essere utilizzato abbinato ai test alimentari.
Strategia generale
E' chiaro che se siamo di fronte ad una vera allergia, l'allontanamento dei fattori allergenici ambientali è il primo passo da fare, senza il quale non è possibile pensare di migliorare di molto le condizioni del sofferente. Nel caso di allergie alimentari ma in realtà per quasi tutti i casi, una dieta di esclusione può essere molto importante.
Il secondo punto della strategia sarà quello di modificare la risposta immunitaria, sia migliorando lo screening a vari livelli (piante digestive amare, piante immunomodulanti e piante ad azione epatica), per evitare la presentazione di allergeni al comparto dei Th, sia cercando di modificare l'entità della risposta del sistema immunitario agli input allergenici (ad esempio spostando la risposta da Th2 a Th1). Scendendo lungo la cascata di eventi che portano al fenomeno allergia, cercheremo di ridurre la secrezione di mediatori flogogeni e di limitare il loro danno ai tessuti (piante antiallergiche e piante antinfiamamtorie), e cercheremo di migliorare il metabolismo di questi mediatori (piante ad azione depurativa ed epatorestorativa). Dato che l'allergia porta spesso ad una situazione di stress e alterazioni dell'umore, e di converso stress ed alterazioni dell'umore hanno un effetto sull'andamento dell'allergia (un caso tipico nelle patologie multifattoriali e complesse, dove la netta separazione tra effetti e cause non è sempre possibile), l'utilizzo di piante adattogene e modificanti dell'umore è particolarmente indicato per migliorare la qualità della vita e per rompere un circolo vizioso.
Dieta di esclusione
La dieta di esclusione è chiaramente un metodo particolarmente utile nei casi in cui l'allergene sia alimentare, ma non è limitata ai casi di allergie alimentari. Non si tratta altro che di una eliminazione dalla dieta degli alimenti che nei test (meglio se alimentari) sono risultati scatenanti. Permette di eliminare sia alimenti allergenici sia alimenti per i quali vi è intolleranza. E' preferibile rivolgersi ad uno specialista per farsi costruire la dieta perché spesso gli allergeni sono presenti "in incognito" in molti alimenti, e perché in caso di eliminazione di molti alimenti è necessario bilanciare la dieta.
Passando alle terapia, prima di qualsiasi intervento con piante, sarà necessario valutare la salute dell'apparato digerente, dato che una disfunzione può avere riflessi diretti sulle allergie ed intolleranze, sia perchè una flora batterica mal funzionante riduce la biodisponibilità di molte piante medicinali.
E' probabile ch ein molti casi sarà necessario usare dei probiotici (semi di lino, polvede di cambio di Olmo, mucillagini in genere) e dei probiotici (fermenti lattici).
Su questi ultimi vale la pena spendere due parole.
Regole per la scelta dei supplementi probiotici (fermenti lattici)
1. Prodotto da tenere refrigerato
2. Prodotto in capsula gastroresistente
3. Contenente sia Lactobacillus acidophilus che Bifidobacterium
4. Meglio se i fermenti sono di ceppo umano piuttosto che vaccino
5. Contenente almeno 1 miliardo di spore prodose
6. Meglio se le capsule contengono anche materiale nutritivo per i fermenti (saccaridi)
Una volta affrontata l aslaute dell'intestino (con un intervendo di un paio di settimane) si potrà iniziare a pensare alle piante ad azione terapeutica diretta.
Digestivi amari e aromatici. Quando l'allergia sia alimentare o quando vi sia il sospetto che l'allergene sia di origine alimentare, ed in tutti i casi di ipoclorodria o di digestione lenta e problematica, l'utilizzo di amari e di amari-aromatici è particolarmente indicata. Stimolando le secrezioni gastrointestinale permette di ridurre i possibili allergeni (ad esempio le proteine) ai loro minimi termini, abbattendo il carico di allergeni.
• Gentiana lutea
• Tanacetum parthenium
• Taraxacum off
• Artemisia absinthium
• Berberis vulgaris
Piante ad attività protettiva delle mucose. (Vedi anche Piante antinfiammatorie). In molto casi di allergie alimentari/allergeni alimentari, la condizione delle mucose intestinali è un fattore fondamentale. L'infiammazione comporta una perdita di capacità di screening da parte delle mucose che possono permettere il passaggio ad una percentuale maggiore di molecole complesse e potenzialmente allergeniche. L'utilizzo di piante ad azione tonica ed antinfiammatoria sulle mucose contribuisce a riportarle alla massima funzionalità ed a ridurre il carico di allergeni.
• Hydrastis canadensis
• Berberis vulgaris/ Mahonia aquifolia
• Filipendula ulmaria
• Matricaria recutita
Modulazione immunitaria.
• Echinacea angustifolia/purpurea
• Eleutherococcus senticosus
• Andrographis paniculata
Piante antiossidanti e antiallergiche
• Allium cepa
• Oenothera biennis: la presenza di acidi grassi essenziali omega 3 permette di moderare la cascata proinfiammatoria dell'acido arachidonico
• Ginkgo biloba: azione anti-PAF e antiossidante
• Vitis vinifera: azione antiossidante
• Vitamina C
• Quercetina e bioflavonoidi
• Tanacetum partenium (Chrisanthemum parthenium)
• Scutellaria baicalensis
• Urtica dioica/U. urens
• Albizia lebbeck (Albizzia lebbeck; Albizzia lebbek)
• Tylophora indica (Tylophora asthmatica)
Piante antinfiammatorie: utili sia per ridurre la sintomatologia infiammatoria, sia per interferire con i meccanismi flogogeni. L'infiammazione è, infatti, sia un effetto del fenomeno allergico, sia una concausa del suo perdurare: le mucose intestinali infiammate sono meno efficaci nello screening immunitario e permettono il passaggio di un maggior numero di possibili allergeni (ad esempio frazioni proteiche poco digerite).
• Glycyrrhiza glabra/ G. uralensis: azione antinfiammatoria simil corticosteroidea
• Centella asiatica: azione antinfiammatoria su 5-LOX e COX-12; tropismo per il derma; adattogena.
• Bupleurum falcatum: azione antinfiammatoria simil corticosteroidea; epatoprotettivo
• Matricaria recutita ad elevato tasso di bisabololo: azione antinfiammatoria e antiossidante
• Filipendula ulmaria
• Calendula officinalis
Piante epatotroporistorative. Sempre utili in caso di problemi cronici. Servono a ridurre il carico di lavoro sul fegato, impegnato a detossificare il flusso ematico da tutti i metaboliti flogoneni presenti, ed a ridurre l'impatto dei radicali liberi.
• Sylybum marianum
• Schisandra sinensis
• Bupleurum falcatum
Depurativi, e coleretico/colagoghi, se necessario. Anche queste piante sono utili a ridurre l'impatto dei metaboliti di scarto risultanti dai processi allergici ed infiammatori, e ad aiutare l'organismo a liberarsi dal carico tossico. Importanti inoltre per ottimizzare i processi digestivi attraverso la stimolazione del flusso di bile. Particolarmente utili in casi di problemi reumatici o cutanei.
• Uretica dioica/U. urens
• Rumex crismus
• Smilax spp.
• Arctium lappa
• Fumaria off
• Viola tricolor
• Galium aparine
Agenti che influenzano la biotrasformazione epatica
• Schizandra chinensis
• Curcuma longa
• Rosmarinus officinalis
• Dieta e piante alimentari
• Il sulforafano contenuto nei broccoli è un induttore molto potente solo degli enzimi di Fase II, che bloccala carcinogenesi chimica. Altre componenti dei broccoli come gli indoli sono attive come anticarcinogeni e inducono gli enzimi di Fase I e II
• L'utilizzo di vegetali delle Cruciferae è associato ad un ridotto rischi di cancro alla prostata
• L'aglio e i suoi composti possiedono un'attività chemiopreventiva contro la carcinogenesi, aumentano l'attività degli enzimi di Fase II e potrebbero inibire gli enzimi di Fase I. L'olio di aglio induce gli enzimi di Fase I in vivo
• La miristicina dell'olio di foglia di prezzemolo è un attivo induttore dell'attività della GST
• Gli olii dei frutti del genere Citrus aumentano l'attività della GST
In ogni patologia cronica diviene particolarmente rilevante per il successo della terapia il supporto non specifico delle funzioni organiche e della capacità dell'organismo di superare gli stress (piante adattogene); allo stesso modo è rilevante supportare la persona nella dimensione psicologica ed emotiva (piante nervine, toniche e rilassanti).
Adattogeni
• Eleutherococcus senticosus
• Astragalus membranaceus
• Withania somnifera
Piante rilassanti e ansiolitiche, se necessarie
Tonici nervini
• Avena sativa
• Scutellaria laterifolia
• Centella asiatica
• Hypericum perforatum
Ansiolitici
• Valeriana officinalis
• Passiflora incarnata
• Scutellaria laterifolia
Rilassanti
• Verbena spp.
• Leonorus cardiaca
• Tilia spp.
• Melissa officinalis
• Paeonia lactiflora
Una prima distinzione all'interno della categoria allergie va fatta tra le "vere" allergie e le pseudoallergie.
Con "vere" allergie intendiamo tutti quei fenomeni, collegati alla liberazione di mediatori vasoattivi e flogogeni, a seguito dell'incontro tra antigeni e immunoglobuline della classe IgE alla superficie di mastociti e basofili. Dato il legame con le immunoglobuline IgE, questi fenomeni possono essere denominati allergie IgE-mediate.
Con il termine pseudoallergie intendiamo invece i fenomeni legati alla liberazione di mediatori vasoattivi e flogogeni con meccanismo distinto da quello mediato dalle IgE (malattie mastocellulo-derivate non -IgE). Secondo alcuni autori però, se è vero che i sintomi più gravi ed immediati delle vere allergie sono IgE-mediati, esistono dati che tenderebbero a trovare un ruolo anche per le IgG, soprattutto nelle reazioni ritardate ad allergie alimentari. Infatti, mentre le IgE hanno emivita di 1-2 giorni nel circolo ematico e di 14 giorni nelle mastcellule, le IgG sembra abbiano emivita di 21 giorni nel sangue e di 2-3 mesi nelle mastcellule. In particolare il sottogruppo delle IgG4 riveste una particolare importanza in questo senso
All'interno della categoria allergie IgE-mediate si può operare un'ulteriore distinzione, tra anafilassi ed atopia. Il primo termine si riferisce a delle reazioni virtualmente universali ad antigeni specifici, mentre con il termine atopia si individuano delle reazioni segregate in gruppi specifici (spesso famigliari) ad antigeni comuni nell'ambiente.
Questi fenomeni vanno inoltre distinti da una classe di fenomeni molto differente ma spesso confusa con l'allergia, vale a dire le intolleranze alimentari. Queste sono delle reazioni non mediate dal sistema immunitario né dai mediatori presenti nei fenomeni di pseudoallergia.
Diagnostica.
Mi pare importante soffermarsi sull'argomento della diagnostica per il semplice fatto che esistono molte opinioni divergenti sull'utilità di vari test, soprattutto per quanto riguarda le allergie alimentari. Intendo qui offrire uno specchietto informativo sull'evidenza scientifica relativa alla validità dei vari test, perché l'utente possa orientarsi ed evitare di spendere soldi e tempo utilizzando test inappropriati.
Test cutanei
• Prick test: il test più conosciuto, è facilmente disponibile ed é utile per gli allergeni inalati, ma è poco sensibile, da un numero non irrilevante di falsi positivi e un numero inferiore di falsi negativi. E' considerato il test di prima linea.
• Provocazione-neutralizzazione: metodo in vivo per via intradermica, si basa sulla capacità degli allergeni di evocare sintomi e indurre una crescita dermica. E' un metodo controverso ma usato in clinica, è valido per sostanze chimiche ed è pratico ma è costoso e lungo.
Test alimentari: probabilmente i test migliori in quanto a sensibilità ed economicità, sono sensibili a tutte le allergie alimentari, non solo quelle IgE-mediate, e non discriminano tra allergie ed intolleranze alimentari
• Test oligoantigenico: si tratta di una dieta di eliminazione molto rigida, con reintroduzione controllata. E' sensibile a tutte le allergie alimentari, è a basso costo ma di difficile compliance, si presenta con falsi positivi ed è pericoloso in caso di pazienti con storia sicura di reazioni gravi (sintomi di occlusione delle vie aereee o di anafilassi, asma, orticaria, ecc.).
• Digiuno/provocazione: digiuno ad acqua per 5 giorni seguito da provocazione. E' sensibile a tutte le allergie alimentari, è a basso costo ma di difficile compliance; possono utilizzarlo solo persone fisicamente e mentalmente in forza. Può essere aperto o in cieco. Presenta gli stessi rischi del test oligoantigenico.
Test ematici (IgE serosi totali e specifici): meno necessari, di solito in caso di utilizzo di farmaci antistaminici, malattie della pelle estese, dermatografia, anafilassi o test cutanei con risultati ambigui.
• RAST (RadioAllergoSorbent Test): il siero del paziente viene applicato ad una matrice solida che porta gli allergeni sospetti. Se nel siero vi sono anticorpi specifici essi si legheranno agli antigeni. Viene poi aggiunta una piccola quantità di anticorpo radioattivo policlonale antireaginico che si lega al complesso allergene-anticorpo. Dopo incubazione e lavaggio viene misurata la radioattività che darà una misura della quantità di complessi. E' un sistema pratico, valido per gli inalanti ma è a bassa sensibilità, elevato costo e misura solo le IgE.
• RASP (RadioAllergoSorbent Procedure): variante del RAST con maggior sensibilità per gli allergeni alimentari (misura le IgE ed in certa misura anche le IgG); é pratico e sensibile, ma costoso e difficilmente disponibile.
• ELISA ed ELISA/ACT (Enzyme Linked Immunosorbent Assay): sono due test molto simili basati sul dosaggio radioimmunologico in fase solida (similmente a RAST e RASP) con uso di un reagente enzimatico (tipicamente un anti-immunoglobuline). Il test è molto promettente, é pratico, sensibile, misura sia IgE che IgG (in particolare IgG4), ma dato che gli studi sistematici non sono molti numerosi, è di limitata validità.
Altri test
• Leucocitotossico (Cyto test): nessuna base scientifica, pochi studi clinici.
• Analisi del capello: nessun dato scientifico o base biologica per l'utilizzo in allergologia; utile in caso di contaminazione da metalli pesanti e in casi di abuso di farmaci. Qualche dato interessante per altre applicazioni ma i dati sono ancora così ambigui da non permettere un utilizzo clinico.
• EAV (Elettroagopuntura secondo Voll): nessuna base scientifica, pochi studi clinici, forte interferenza dell'operatore.
• Test di biorisonanza (VEGA-tst; ART- e VRT-test; DBE; MORA; ET): nessuna base scientifica, pochi studi clinici, forte interferenza dell'operatore.
• Kinesiologia applicata: nessuna base scientifica, forte interferenza dell'operatore.
• Frequenza cardiaca: di limitata validità e facile ai falsi positivi, troppo influenzato dalle aspettative, potrebbe essere utilizzato abbinato ai test alimentari.
Strategia generale
E' chiaro che se siamo di fronte ad una vera allergia, l'allontanamento dei fattori allergenici ambientali è il primo passo da fare, senza il quale non è possibile pensare di migliorare di molto le condizioni del sofferente. Nel caso di allergie alimentari ma in realtà per quasi tutti i casi, una dieta di esclusione può essere molto importante.
Il secondo punto della strategia sarà quello di modificare la risposta immunitaria, sia migliorando lo screening a vari livelli (piante digestive amare, piante immunomodulanti e piante ad azione epatica), per evitare la presentazione di allergeni al comparto dei Th, sia cercando di modificare l'entità della risposta del sistema immunitario agli input allergenici (ad esempio spostando la risposta da Th2 a Th1). Scendendo lungo la cascata di eventi che portano al fenomeno allergia, cercheremo di ridurre la secrezione di mediatori flogogeni e di limitare il loro danno ai tessuti (piante antiallergiche e piante antinfiamamtorie), e cercheremo di migliorare il metabolismo di questi mediatori (piante ad azione depurativa ed epatorestorativa). Dato che l'allergia porta spesso ad una situazione di stress e alterazioni dell'umore, e di converso stress ed alterazioni dell'umore hanno un effetto sull'andamento dell'allergia (un caso tipico nelle patologie multifattoriali e complesse, dove la netta separazione tra effetti e cause non è sempre possibile), l'utilizzo di piante adattogene e modificanti dell'umore è particolarmente indicato per migliorare la qualità della vita e per rompere un circolo vizioso.
Dieta di esclusione
La dieta di esclusione è chiaramente un metodo particolarmente utile nei casi in cui l'allergene sia alimentare, ma non è limitata ai casi di allergie alimentari. Non si tratta altro che di una eliminazione dalla dieta degli alimenti che nei test (meglio se alimentari) sono risultati scatenanti. Permette di eliminare sia alimenti allergenici sia alimenti per i quali vi è intolleranza. E' preferibile rivolgersi ad uno specialista per farsi costruire la dieta perché spesso gli allergeni sono presenti "in incognito" in molti alimenti, e perché in caso di eliminazione di molti alimenti è necessario bilanciare la dieta.
Passando alle terapia, prima di qualsiasi intervento con piante, sarà necessario valutare la salute dell'apparato digerente, dato che una disfunzione può avere riflessi diretti sulle allergie ed intolleranze, sia perchè una flora batterica mal funzionante riduce la biodisponibilità di molte piante medicinali.
E' probabile ch ein molti casi sarà necessario usare dei probiotici (semi di lino, polvede di cambio di Olmo, mucillagini in genere) e dei probiotici (fermenti lattici).
Su questi ultimi vale la pena spendere due parole.
Regole per la scelta dei supplementi probiotici (fermenti lattici)
1. Prodotto da tenere refrigerato
2. Prodotto in capsula gastroresistente
3. Contenente sia Lactobacillus acidophilus che Bifidobacterium
4. Meglio se i fermenti sono di ceppo umano piuttosto che vaccino
5. Contenente almeno 1 miliardo di spore prodose
6. Meglio se le capsule contengono anche materiale nutritivo per i fermenti (saccaridi)
Una volta affrontata l aslaute dell'intestino (con un intervendo di un paio di settimane) si potrà iniziare a pensare alle piante ad azione terapeutica diretta.
Digestivi amari e aromatici. Quando l'allergia sia alimentare o quando vi sia il sospetto che l'allergene sia di origine alimentare, ed in tutti i casi di ipoclorodria o di digestione lenta e problematica, l'utilizzo di amari e di amari-aromatici è particolarmente indicata. Stimolando le secrezioni gastrointestinale permette di ridurre i possibili allergeni (ad esempio le proteine) ai loro minimi termini, abbattendo il carico di allergeni.
• Gentiana lutea
• Tanacetum parthenium
• Taraxacum off
• Artemisia absinthium
• Berberis vulgaris
Piante ad attività protettiva delle mucose. (Vedi anche Piante antinfiammatorie). In molto casi di allergie alimentari/allergeni alimentari, la condizione delle mucose intestinali è un fattore fondamentale. L'infiammazione comporta una perdita di capacità di screening da parte delle mucose che possono permettere il passaggio ad una percentuale maggiore di molecole complesse e potenzialmente allergeniche. L'utilizzo di piante ad azione tonica ed antinfiammatoria sulle mucose contribuisce a riportarle alla massima funzionalità ed a ridurre il carico di allergeni.
• Hydrastis canadensis
• Berberis vulgaris/ Mahonia aquifolia
• Filipendula ulmaria
• Matricaria recutita
Modulazione immunitaria.
• Echinacea angustifolia/purpurea
• Eleutherococcus senticosus
• Andrographis paniculata
Piante antiossidanti e antiallergiche
• Allium cepa
• Oenothera biennis: la presenza di acidi grassi essenziali omega 3 permette di moderare la cascata proinfiammatoria dell'acido arachidonico
• Ginkgo biloba: azione anti-PAF e antiossidante
• Vitis vinifera: azione antiossidante
• Vitamina C
• Quercetina e bioflavonoidi
• Tanacetum partenium (Chrisanthemum parthenium)
• Scutellaria baicalensis
• Urtica dioica/U. urens
• Albizia lebbeck (Albizzia lebbeck; Albizzia lebbek)
• Tylophora indica (Tylophora asthmatica)
Piante antinfiammatorie: utili sia per ridurre la sintomatologia infiammatoria, sia per interferire con i meccanismi flogogeni. L'infiammazione è, infatti, sia un effetto del fenomeno allergico, sia una concausa del suo perdurare: le mucose intestinali infiammate sono meno efficaci nello screening immunitario e permettono il passaggio di un maggior numero di possibili allergeni (ad esempio frazioni proteiche poco digerite).
• Glycyrrhiza glabra/ G. uralensis: azione antinfiammatoria simil corticosteroidea
• Centella asiatica: azione antinfiammatoria su 5-LOX e COX-12; tropismo per il derma; adattogena.
• Bupleurum falcatum: azione antinfiammatoria simil corticosteroidea; epatoprotettivo
• Matricaria recutita ad elevato tasso di bisabololo: azione antinfiammatoria e antiossidante
• Filipendula ulmaria
• Calendula officinalis
Piante epatotroporistorative. Sempre utili in caso di problemi cronici. Servono a ridurre il carico di lavoro sul fegato, impegnato a detossificare il flusso ematico da tutti i metaboliti flogoneni presenti, ed a ridurre l'impatto dei radicali liberi.
• Sylybum marianum
• Schisandra sinensis
• Bupleurum falcatum
Depurativi, e coleretico/colagoghi, se necessario. Anche queste piante sono utili a ridurre l'impatto dei metaboliti di scarto risultanti dai processi allergici ed infiammatori, e ad aiutare l'organismo a liberarsi dal carico tossico. Importanti inoltre per ottimizzare i processi digestivi attraverso la stimolazione del flusso di bile. Particolarmente utili in casi di problemi reumatici o cutanei.
• Uretica dioica/U. urens
• Rumex crismus
• Smilax spp.
• Arctium lappa
• Fumaria off
• Viola tricolor
• Galium aparine
Agenti che influenzano la biotrasformazione epatica
• Schizandra chinensis
• Curcuma longa
• Rosmarinus officinalis
• Dieta e piante alimentari
• Il sulforafano contenuto nei broccoli è un induttore molto potente solo degli enzimi di Fase II, che bloccala carcinogenesi chimica. Altre componenti dei broccoli come gli indoli sono attive come anticarcinogeni e inducono gli enzimi di Fase I e II
• L'utilizzo di vegetali delle Cruciferae è associato ad un ridotto rischi di cancro alla prostata
• L'aglio e i suoi composti possiedono un'attività chemiopreventiva contro la carcinogenesi, aumentano l'attività degli enzimi di Fase II e potrebbero inibire gli enzimi di Fase I. L'olio di aglio induce gli enzimi di Fase I in vivo
• La miristicina dell'olio di foglia di prezzemolo è un attivo induttore dell'attività della GST
• Gli olii dei frutti del genere Citrus aumentano l'attività della GST
In ogni patologia cronica diviene particolarmente rilevante per il successo della terapia il supporto non specifico delle funzioni organiche e della capacità dell'organismo di superare gli stress (piante adattogene); allo stesso modo è rilevante supportare la persona nella dimensione psicologica ed emotiva (piante nervine, toniche e rilassanti).
Adattogeni
• Eleutherococcus senticosus
• Astragalus membranaceus
• Withania somnifera
Piante rilassanti e ansiolitiche, se necessarie
Tonici nervini
• Avena sativa
• Scutellaria laterifolia
• Centella asiatica
• Hypericum perforatum
Ansiolitici
• Valeriana officinalis
• Passiflora incarnata
• Scutellaria laterifolia
Rilassanti
• Verbena spp.
• Leonorus cardiaca
• Tilia spp.
• Melissa officinalis
• Paeonia lactiflora