Chicca d'autunno

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Porto Pietro
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Chicca d'autunno

Messaggio da Porto Pietro » mer ott 06, 2004 8:25 am

Proseguendo, come promesso , con la pubblicazione delle relazioni presentate al convegno sulla Bio-ecocosmesi del 22.2.204 , ecco quanto ha espresso Marco Valussi sull'argomento . Ringrazio ancora l'autore per la professionalità e l'impegno che si è preso nel rivedere e correggere la prima stesura del suo discorso .
Saluti

Relatore: Marco Valussi (Docente, Consulente, Fitoterapeuta)
“Commercio etico e criteri di valutazione della qualità degli oli
essenziali”
Marco Valussi: “Si parla di Oli Essenziali, argomento che mi sta
particolarmente a cuore, in particolare per quanto riguarda le
problematiche sulla valutazione della qualità, e in seconda istanza la
valutazione del commercio degli Oli Essenziali, quindi della loro
provenienza, del come e perché dobbiamo valutare la provenienza degli Oli
Essenziali.
Qualità degli oli essenziali.
Il primo problema, ed uno dei maggiori, è dato dal fatto che non esiste una
definizione stringente ed esaustiva di cosa sia un Olio Essenziale.
Il secondo è che il mercato degli Oli Essenziali, è dominato al 92% -
95% dalla produzione per profumeria (anche se sta calando molto in questi
ultimi «periodi), per prodotti farmaceutici (gli Oli Essenziali vengono
utilizzati come copertura di sapore od odore), e soprattutto per
l’industria alimentare.
Ora, il problema è che se noi vogliamo utilizzare un Olio Essenziale a
scopo terapeutico, oppure legato alla cosmesi Bio, in qualsiasi modo che
non sia direttamente collegato con la cosmetica classica, o con
l’industria farmaceutica, ci troveremo a richiedere standard di qualità
differenti da quelli della grande industria.
Ma dato che il 95% degli introiti viene dalla grande industria, i
produttori di Oli Essenziali tendono a seguire gli standard della grande
industria e non di noi piccoli utenti, per condivisibili ragioni di
convenienza: se perdono noi perdono l’1% del mercato, se perdono gli altri
perdono il 92% quindi….!
E’ quindi molto probabile che ogni qualvolta noi ci avventuriamo
all’acquisto di Oli Essenziale, in Erboristeria se lo facciamo come singoli
individui, oppure da distributori di media grandezza o da mediatori se
agiamo come aziende, ci troveremo di fronte ad un materiale che non è stato
prodotto secondo gli standard che noi riteniamo importanti.
Ma quali sono gli standard di cui parlo?
Ad esempio il fatto che gli OE siano stati prodotti cercando di mantenere
al massimo l’identità con la pianta d’origine, cioè che non ci siano
variazioni molto grandi della composizione chimica, che nulla sia stato
aggiunto e nulla sia stato tolto (a parte come vedremo impurezze dovute
alla lavorazione o frazioni che devono essere eliminate per rendere
commercializzabile l'olio), soprattutto se quello che è stato aggiunto è di
derivazione sintetica, ad esempio, e così via.
Solitamente per ovviare a questa cosa tendiamo a rivolgerci a piccoli
produttori che producono esclusivamente (o per la gran parte) per il nostro
mercato, ma non sono facili da trovare, ed hanno anche dei grossi problemi,
perché a volte non riescono ad assicurarci certificati di garanzia, perché
sono troppo piccoli e non possono permettersi di spendere 150 - 200 dollari
per fare un’analisi su un campione d’olio.
Definizioni.
Vediamo ora in maggior dettaglio alcune definizioni di oli essenziali.
La prima definizione è molto generale: “estratto fitochimico selettivo”
vale a dire scelto e rimosso dalla pianta in maniera specifica. Questo ci
fa capire che gli Oli Essenziali sono un estratto particolarmente selettivo
delle piante, molto più selettivo di quanto non sia una tintura, che tende
a portare con se un ventaglio di componenti piuttosto ampie. Gli Oli
Essenziali sono invece una frazione molto piccola del fitocomplesso della
pianta.
Questa definizione è utile perché ci dice che gli Oli Essenziali sono
tendenzialmente più pericolosi degli altri estratti ed hanno effetti meno
prevedibili perché sono molto concentrati.
La seconda definizione è quella internazionale data dall’ISO e dell’AFNOR.
E’ più specifica, e ci dice che un OE è "un prodotto ottenuto a partire da
una specie vegetale, a seguito sia di distillazione in corrente di vapore,
sia per processi meccanici di spremitura", oppure, e qua c’è il punto
problematico, "il prodotto ottenuto da distillazione a secco, o
distillazione distruttiva", vale a dire la distillazione nella quale il
materiale vegetale viene portato direttamente a temperature molto elevate
per ottenere dei vapori che poi vengono raccolti e condensati.
Per la maggior parte degli operatori del settore dell’aromaterapia o della
cosmesi Bio, questo tipo di distillazione non è accettabile, perché questo
tipo di distillazione allontana di molto il prodotto finale da ciò che era
contenuto inizialmente nella pianta (oltre a produrre molecole tossiche)..
Intendiamoci, ogni tipo di estrazione comporta delle modifiche nell’Olio
Essenziale, l’Olio Essenziale non è ciò che è normalmente presente nella
pianta, nelle piante c’è un complesso di sostanze che poi viene estratto e
modificato, ma cercando di mantenere queste modificazioni a livelli
accetta◊bili.
Dò quindi quest’ultima definizione, che secondo me è più esaustiva e anche
più corretta e cioè dico che "gli Oli Essenziali sono prodotti volatili
ottenuti per mezzo di distillazione in corrente di vapore,
idrodistillazione, idrodiffusione (altre tecniche di distillazione) ,
spremitura della buccia dei frutti del genere Citrus (limone, arancio,
ecc.), e anche le distillazioni dei prodotti di tipo resinoide come la
mirra, che viene distillata per ottenere un olio essenziale".
La definizione chiarisce anche cosa un Olio Essenziale NON è:
"un olio essenziale non è un materiale estratto con solventi". Sono esclusi
quindi anche i materiali da estrazione con CO2, un tipo di estrazione
molto moderno che ha moltissimi vantaggi da vari punti di vista,
soprattutto per l’industria alimentare, e che non è secondo me accettabile
nella definizione di oli essenziali perché la composizione del materiale
finale è troppo diversa da quella degli Oli Essenziali per distillazione.
L’estratto di camomilla ottenuto con CO2 è molto diverso dall’OE
tradizionale ottenuto per distillazione, magari anche meglio, nel senso che
probabilmente l’olio di camomilla ottenuto per CO2 è più antinfiammatorio
di quello ottenuto per distillazione.
Ma si conosce molto poco di questo estratto, perché è un prodotto moderno,
quindi non conosciamo il profilo tossicologico e neppure con esattezza il
profilo terapeutico, ovvero l’attività sulla pelle in campo cosmetico, e
quindi dobbiamo aspettare qualche anno per avere i dati prima di poterlo
accettare all’interno di definizione di olio essenziale.
Un Olio Essenziale "non è neppure un prodotto di distillazione molecolare",
una distillazione molto spinta che divide il materiale molecola per
molecola.
D’altro canto non possiamo neppure avere degli standard troppo restrittivi.
Chi mi dice “voglio un olio essenziale che non abbia alcun tipo di
modifica” avanza delle pretese ridicole. Basta andare a vedere nel mondo
reale come vengono effettuate le distillazioni per capire che l’olio
essenziale che esce da un distillatore è un prodotto che và raffinato e non
è vendibile così com’è.
Ad esempio, l’olio di menta piperita o di menta arvensis, dopo essere stato
distillato, diventa solido-pastoso perché il mentolo, che a temperatura
ambiente è cristallino, è presente in percentuali molto elevate. Per
renderlo commercialmente utilizzabile d bisogna togliere un po’ di mentolo
per renderlo .
L’importante è che tutto ciò si sappia, cioè che venga dichiarata questa
"manomissione" dell’olio essenziale e che essa si mantenga nei parametri
tradizionali, cioè entro quello quello che è sempre stato fatto. Ad
esempio eliminiamo il 30% di mentolo, così l’olio di menta peperita
diventa liquido e possiamo smerciarlo.
Cosa possiamo chiedere come utenti a chi ci produce o ci vende un olio
essenziale per avere delle garanzie?
Possiamo chiedere i dati generali, quelli che vengono dati con la scheda
tecnica, rotazione ottica, densità, tracce gascromatografiche, cioè
un'immagine il più possibile completa dell’olio essenziale, con analisi
chiare, valutazioni ottiche se necessario e dati reali, e non medie
generali. Cosa voglio dire con questo; quando voi acquistate degli oli
essenziali vi mandano la scheda tecnica, dalla quale potete capire subito
se chi vi ha venduto l’olio essenziale è sincero o no. Se leggendo la
scheda tecnica notate che i valori di riferimento, ad esempio di
valutazione ottica, sono degli intervalli di valori, e cioè dicono: "da
0.01 a 0.015", è chiaro che i valori non sono stati ricavati da una analisi
del lotto in questione, bensì sono stati ricavati da dati generici sul tipo
di olio, presi ad esempio da un testo di framacognosia. Quando si compie
una misurazione reale il risultato è sempre un numero unico, più o meno una
certa deviazione standard, ma mai un intervallo di valori.
Quello che succede è che la maggior parte delle Aziende non fa queste
analisi, quindi non può darvi nessuna informazione reale, vi danno una
fotocopia di un testo, ma voi non sapete nulla del lotto che avete
ricevuto. Questo è quindi un modo per vedere se il vostro distributore
quanto meno è professionale, se sa di cosa che sta parlando, e potete
chiedere dei dati reali basati sul Lotto.
Un'altra cosa che possiamo richiedere è che ci garantiscano (che si
prendano la responsabilità di dire) che l’olio che vendono è sicuramente
proveniente soltanto da una specie e non da altre.
E poi la garanzia che non vi abbiamo tolto o aggiunto nulla o che se
l’hanno fatto lo indichino.
Ma come si fa a valutare se un distributore o produttore è un buon
produttore?
Non è facile, non abbiamo laboratori in casa e spesso non siamo a
conoscenza di tutti i dati necessari, però quando abbiamo un rapporto di
lungo tempo con un produttore vale la pena valutare quante volte siamo
stati "fregati" o quante volte ha commesso degli errori nel darci delle
indicazioni. E' un dato che può darci delle indicazioni sull'integrità di
questo produttore.
Gli errori li fanno tutti, non possiamo condannare una persona perché ci ha
dato un dato sbagliato, o perché non conosceva qualcosa, nessuno è
perfetto, però se statisticamente su 10 acquisti 5 avevano indicazioni
sbagliate c’è da mettere un punto interrogativo sulla qualità del nostro
produttore.
E poi i prezzi che in alcuni casi possono essere d’aiuto. Io consiglio a
tutti quelli che sono interessati all’utilizzo degli oli essenziali di
tenersi sempre bene informati sull’andamento del mercato.
E’ un buon modo per capire se chi ci fornisce oli essenziali, ci sta dando
qualcosa di genuino.
Se uno mi vende una boccettina da 10ml di olio essenziale di melissa
officinale che costa 10 € è chiaro che mi sta fregando perché la melissa
costa bene o male quanto la rosa, cioè quanto meno 100€ ogni 10 ml.
Quindi chiunque mi stia vendendo olio di melissa a 10€ alla boccettina,
sta chiaramente cercando di fregarmi.
Oppure è completamente impazzito e vende a sotto costo la sua produzione,
cosa piuttosto improbabile.
Quindi teniamo d’occhio il mercato, i prezzi, ed informiamoci sui costi di
produzione delle piante. Questo ci chiarirà molte cose.
Adulterazioni
Che tipo di adulterazioni possiamo trovare sul mercato?,
E’ chiaro che le alterazioni sono più comuni per quanto riguarda gli oli
moto costosi. C’è più interesse a modificare un olio di rosa di quanto c’è
ne sia a modificare un olio di pino, dato che la rosa vale 20 30 volte di
più.
Però ci sono anche alterazioni su oli semplici. Facciamo una carrellata.
Si può aggiungere materiale grezzo diverso da quello di origine, si può
allungare la Lavanda Vera Francese (che cresce a 1400 Mt e costa un bel po’
di soldi) con del Lavandino, magari aggiungendo poi un po’ di frazioni per
modificare l’aroma, dato che quello del Lavandino è molto diverso da quello
della Lavanda, e se io aggiungo soltanto Lavandino un naso mediamente
educato lo sente, ma basta aggiungere qualche estere di qua e di là.
Oppure posso aggiungere frazioni di oli essenziali a basso costo: quindi
aggiungo delle frazioni di Trementina giusto per allungare gli oli
essenziali di Aghi di pino o di Aghi di Abete.
E poi posso aggiungere dei sintetici a bassissimo costo.
Ultimo esempio si adulterazione: far passare un olio essenziale per un
altro, ad esempio vendere l’Arancio dolce come se fosse Arancio amaro
(l’Arancio dolce costa molto di meno dell'Arancio amaro, che ha un valore
sul mercato maggiore). Esso viene semplicemente scambiato, magari con
qualche piccola modifica per dare un tono, un carattere particolare. Sapete
che gli oli essenziali hanno delle caratteristiche organolettiche che
derivano non dalle componen ti maggioritarie dal punto di vista
percentuale, bensì da componenti, frazioni minoritarie ma con alto valore
olfattivo. Per cui basta aggiungere lo 0,003 % di un composto piuttosto
oscuro per trasformare l’arancio dolce in arancio amaro dal punto di vista
della percezione olfattiva di un naso non esperto.
Ci sono alcuni materiali grezzi detti invisibili, cioè delle materie prime
non facilmente visibili in gascromatografia, ad esempio gli oli grassi, che
non modificano i picchi delle gascromatografie (naturalmente un buon
analista se ne accorge per altre variazioni più sottili). Spesso i
visibili sono inodori cioè vengono usati soltanto per allungare l’olio e
non sono avvertibili dal naso a meno che qualcuno che ha una grossa
esperienza si accorga che l‘intensità (e non la qualità) dell'aroma è
diminuita.
I visibili sono invece quei materiali visti più sopra, cioè frazioni di oli
od oli che vengono sostituiti, e che sono visibili se analizzati. Ecco
qualche esempio:
Bergamotto: aggiunta di olio essenziale di limone, di foglia di Ho
(Cinnamomum spp.) rettificata o acetilata.
Arancio amaro: aggiunta d’OE di Arancio dolce e terpeni d’arancio, più
tracce di composto di "carattere
Cannella corteccia: le foglie di Cannella vengono usate per sostituire o
aggiungersi alla corteccia di Cannella .
Geranio cinese: viene adulterato aggiungendo o sostituendo con Geranio
indiano (di qualità inferiore dal punto di vista organolettico).
Lavanda vera: uno delgi oli più usati e commercializzati nel mondo, viene
massicciamente adulterato. In Francia si produce circa il doppio della
quantità di Olio essenziale di Lavanda vera di quanto è praticamente
possibile se valutiamo l’estensione delle coltivazioni e i volumi dei
distillatori. Accade che i distributori comprino Lavanda dalla Tasmania
(dal punto di vista organolettico inferiore alla Lavanda Francese) che
viene poi allungata con la Lavanda vera francese di qualità inferiore, se
va bene, altrimenti aggiungono frazioni di Lavande ibride oppure
addirittura di Lavanda spica (quest'ultima è un'alterazione grossolana e
avvertibile facilmente perché la Lavanda spica ha un odore canforato).
Menta piperita: viene usata la Menta arvensis che ha molto mentolo ma ha un
profilo olfattivo molto meno sofisticato e interessante
Rosmarino ed Eucalipto: viene usata la Cinnamomum canfora, cioè la canfora
bianca, ricca come il rosmarino e l'eucalipto di canfora e 1,8-cineolo.
Famosissima e già citata l’adulterazione della Melissa, nella maggior parte
dei casi nei negozi non si vende Melissa, bensì un mix di oli essenziali ad
alto valore di composti ad odore agrumato (citrali) come la citronella.
E per finire citiamo il Legno di Rosa (Aniba roseodora), che viene
spessissimo sostituito con Petitgrain. La qual cosa a me non da molto
fastidio per la semplice ragione che il legno di Rosa non dovrebbe essere
in commercio perché è in grosso rischio di estinzione nelle zone originarie
(ad esempio in Brasile). Il legno di Rosa non dovrebbe essere
commercializzato fino a che non esistano evidenze certe della sostenibilità
dei progetti di riforestazione. Oltretutto è possibilissimo sostituirlo
con altri materiali.
E con questo passiamo all'argomento del commercio degli oli essenziali.
Chi lavora nel nostro campo (aromaterapia, erboristeria , cosmesi naturale
ecc..) è più facile che sia un rischio per le piante medicinali di quanto
non lo siano in fondo le grandi aziende.
Dal punto di vista dello sfruttamento su terreno, é più facile che alcuni
di noi abbiano contribuito alla raccolta del selvatico, mentre le grandi
aziende, per ragioni economiche, preferiscono utilizzare piante coltivate.
La raccolta dello spontaneo da parte delle piccole aziende rischia di
essere superiore alla disponibilità della pianta sul territorio. Da quando
commerciamo con paesi in via di sviluppo abbiamo molto meno controllo sulle
condizioni di accolta dal selvatico di queste piante e quindi aumenta il
pericolo che, pur credendo di operare in maniera etica e anzi pensando in
questo modo aiuto a sostenere le coltivazioni tradizionali, stiamo
contribuendo alla depauperazione della biodiversità (se non abbiamo la
certezza che il raccolto sia stato fatto in maniera sostenibile).
Categorie d’impatto causate dalle raccolte traumatiche nel selvatico.
1. Impatto sulla sopravvivenza della specie in genere.
In tutto il mondo si sta riducendo in maniera drastica la quantita di
piante nel selvatico e quindi la diversità intrinseca alla specie che
stiamo considerando. In questo caso la pianta è in pericolo di estinzione
in tutto il mondo e questa è un tipo di categoria che viene formalizzato
dai vari organismi internazionali che decidono sulla vulnerabilità delle
piante e degli animali (CITES, TRAFFIC, ecc.).
2. Impatto sulla sopravvivenza di una popolazione.
Valutazione dell'impatto su una specie non in tutto il mondo bensì su una
una popolazione in un dato territorio. Se anche alcune piante non rischiano
di svanire in tutto il mondo ma rischiano di svanire nelle zone nelle quali
si originano questo comunque rappresenta un grosso problema di
impoverimento. Se anche la Melaleuca alternifolia, cioè il Tea tree, è
coltivata massicciamente in varie zone, e il Sandalo è adesso abbastanza
largamente coltivato in zone diverse dalle zone di origine, se queste
specie scompaiono nelle zone di origine perdo un potenziale di diversità
genetica molto importante che non si rispecchia nel resto delle popolazioni
che ci sono al mondo. Devo quindi preservare le piante nelle zone
originarie. Questo tipo di problema non si rispecchia molto nelle liste
internazionali ed è anche difficile valutarlo, dato che è difficile
valutare il grado di peculiarità di una pianta.
3. Impatto ecologico.
Se abbatto in maniera drastica le popolazioni vegetali non ho un impatto
soltanto su quella specie ma avrò un impatto sulle specie ad essa
associate, sia vegetali che animali. Questo fattore, quanto la raccolta del
selvatico stia modificando e impoverendo l’ecosistema in genere, deve
entrate nella mia valutazione.
In questo caso ci allontaniamo da una facile definizione, in quanto
valutare l’impatto ecologico di una raccolta comincia ad essere molto
difficile. Oltretutto anche se coltivo bisogna ricordarsi che comunque
devo tornare nella zona originaria per raccogliere dei campioni per
rinvigorire le coltivazioni e se questa raccolta è troppo pesante può
ridurre la diversità.
4. Impatto socio culturale.
Valutare l'impatto dello sfruttamento delle conoscenze e del patrimonio
culturale di una popolazione umana. Quando vado in Amazzonia o in India ad
utilizzare delle piante, non sto utilizzando soltanto una pianta ma anche
un patrimonio culturale storico di una popolazione che vive in quel
territorio e che ha dei diritti anche di godere ad esempio dei ritorni
economici, culturali e sociali derivanti dallo sfruttamento di una pianta.
Dobbiamo quindi assicurarci che quando acquistiamo materiale vegetale
questo acquisto sia fatto in maniera sostenibile anche per la popolazione
stessa, cioè che si reinvesta nel paese della popolazione: non vado
soltanto a depredare il patrimonio e poi me ne torno in Italia in Europa e
porto a casa tutti gli introiti, bensì cerco di ridare una fetta
significativa dei benefici alle popolazioni che mi hanno insegnato
qualcosa, che mi hanno fatto capire che quella pianta è importante, che
sono legati molto fortemente a quella pianta molto più di me e quindi
hanno più diritto a vedere loro riconosciuto un diritto.

raffaella
Messaggi: 11
Iscritto il: mer ott 06, 2004 10:12 am
Località: SALSOMAGGIORE

Messaggio da raffaella » mer ott 06, 2004 10:18 am

grazie pietro per le preziose info e grazie a marco per l'intervento

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