Intervista a Paolo Crepet

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alFaris
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Intervista a Paolo Crepet

Messaggio da alFaris » dom nov 23, 2008 9:50 pm

Tratto dalla rassegna stampa di http://www.giulemanidaibambini.org
Campagna sociale nazionale
contro gli abusi nella prescrizione
di psicofarmaci a bambini e adolescenti


http://www.giulemanidaibambini.org/stam ... a__407.pdf

Intervista a Paolo Crepet
Paolo Crepet, psicologo, psichiatra e scrittore. Nasce a Torino nel 1951 e si avvicina alla professione collaborando con Franco Basaglia. Ha al suo attivo numerosissime pubblicazioni narrative e divulgative. Ospite alle principali trasmissione televisive e radiofoniche nazionali, è un esperto – tra gli altri temi - di dinamiche genitoriali.

Poma: “Psicofarmaci ai bambini: inizialmente, era una ‘moda’ solo americana, ma poi venne pubblicata una nota delle Nazioni Unite: più 100% di vendite di questi prodotti in cinquanta paesi del mondo, inclusi nove paesi europei. Il marketing preme…”
Crepet: “Penso che sia un dato preoccupante. Io nella mia vita ho imparato una cosa: non c'è niente di individuale nella sofferenza di un bambino, e quindi di un’adolescente. Quando poi si risponde in modo indifferenziato – e il farmaco non è nient’altro che una risposta indifferenziata - si compie una vera ‘stravaganza scientifica’. È evidente che dietro a questi fenomeni c’è l'interesse delle multinazionali del farmaco, che sia una questione di business, non siamo così ingenui da non averlo capito.”

Poma: “Può avere un senso lo psicofarmaco per contenere un sintomo dirompente, ma poi bisogna indagare nel profondo per capire quali sono i veri disagi. Perché allora abbiamo bambini che sono sotto Prozac o Ritalin da tre, quattro o sei anni?”
Crepet: “Guarda, innanzitutto come insegnano i buoni psicofarmacologici nessun farmaco ha un senso se usato in modo prolungato. Secondo: non si devono usare mix di psicofarmaci, mentre spesso non solo usiamo questi farmaci, ma arriviamo ad assumerli anche assieme ad altri, penso ad esempio alle benzodiazepine, per cui alla fine è impossibile capire cosa stia succedendo. Per quanto riguarda i bambini iperattivi, che ci sia qualche mio collega che abbia scoperto l'iperattività negli anni duemila mi lascia parecchio perplesso: che i bambini siano iperattivi se sono sani… beh… io mi preoccupo eventualmente di un bambino che non lo è! Ma siccome è difficile controllare un bambino iperattivo, il problema è sempre quello di noi adulti. Nella scuola ad esempio c'è gente che non sa più stare con i bambini e quindi vede qualsiasi esuberanza infantile o adolescenziale o preadolescenziale come un problema… ma questo è appunto un problema dell'insegnante! Non capisco perché, siccome la scuola non funziona più, bisogna punire cinicamente i bambini. Naturalmente guarda caso tutto questo è avvenuto non solo per merito del marketing, ma parallelamente all’incepparsi delle due agenzie educative principali, la famiglia e la scuola. Quando queste due sono andate in tilt e hanno iniziato a non funzionare più, la risposta che ha preso piede è stata quella più facile: andare in farmacia.”

Poma: “Tu hai anche lanciato una scuola per genitori, che sta funzionando parecchio bene. Che cosa diresti a quei genitori che rispondono dicendo ”…se ci togliete lo psicofarmaco ci togliete l'unico strumento con cui riusciamo a tenere sotto controllo il disagio dei nostri figli”?
Crepet: ”Dico che bisogna benedire il sassolino che entra dentro la scarpa perché ci fa capire che abbiamo un piede, quindi se vogliamo a continuare a mettere la testa dentro la sabbia… siamo adulti e ci dobbiamo assumere le nostre responsabilità. Sulla base dell'esperienza, dico: state attenti! Perché i nodi prima o poi vengono al pettine, e quando i nodi arrivano ad avere 16, 17 o 18 anni… voglio vederli, questi signori, bravi genitori che hanno riempito chimicamente i loro bambini finché è stato possibile. A una ragazza di diciott'anni… è molto complicato darle Ritalin, è anche molto complicato andare alla stazione dei Carabinieri per vedere dov’è… quindi non la auguro a nessuno questa cosa, ma siccome nella mia vita ne ho viste a dozzine… anzi, non a dozzine… a dozzine di TIR, di questa roba...non mi stupisco più di nulla.”

Poma: “Il problema quindi sono forse i genitori?”
Crepet: “Diciamo che i genitori sono uno tra i protagonisti principali. L'educazione è una scommessa per il futuro: l'educazione non funziona qui e ora, il farmaco invece funziona oggi, subito… è come dare una botta alla radio quando non funziona, poi magicamente alcune volte si rimette a funzionare, e tu ti illudi che sia stata messa a posto… no, più facilmente è un caso fortuito. In più, come mai è così difficile per noi adulti pensare dal punto di vista di un bambino… cioè, un bambino si comporta in un certo modo per farci capire che c'è qualche cosa che non funziona, non è mai lui o lei che ‘non funzionano’, è il rapporto con quello che c’è intorno a loro a non funzionare. Io vedo genitori che vengono qui, in questo studio, con il figlio, e mi dicono: “Me lo metta a posto”. Ma un figlio non è una macchina! Non ha una carrozzeria, e io, inevitabilmente, per mettere qualcosa a posto devo occuparmi del malfunzionamento di un’intera rete, a volte di una rete familiare, altra volte di un'altra rete. Tuttavia c'è un dato, che io cito ogni volta: ho da poco concluso due nuovi anni della nostra scuola a Cesena e Forlì, e Ti ringrazio per aver citato quell'esperienza… è stata un'esperienza che mi ha fatto capire ancor più quanto sia urgente l'emergenza educativa, come ha detto anche il Papa. Ma c'è un problema: la famiglia è ‘overated’, sovrastimata, la famiglia fa poco… E’ inutile che corriamo dietro ai nostri diritti sacrosanti di adulti: se uno è via dalle otto del mattino alle sette della sera, la famiglia non c’è, punto e basta, e bisogna avere il coraggio di ammetterlo, e ripartire da li per trovare delle soluzioni.”

Poma: “Professore, sei Tu mi pare che lanciavi l'allarme di 14 minuti di media al giorno dedicati ai figli da parte dei genitori…”
Crepet: “Per essere precisi, 13 minuti, alla sera, durante la cena, questo è un dato di fatto. Ma non ci possiamo sentire in colpa per questo, non serve a niente ‘sentirsi in colpa’, bisogna capire cosa possiamo fare al posto di sentirci solamente in colpa. Perché non posso dire a Te che sei un mascalzone perché vai a lavorare, ma se Tu vai a lavorare non puoi fare anche il padre, almeno che Tu non ritenga che si possa fare il padre al telefonino, il che è improbabile… non puoi essere un padre autorevole col telefonino, al massimo puoi essere un amico di Tuo figlio, ma poi non puoi pretendere che Tuo figlio ti riconosca come un padre autorevole. Però questa è la verità in questa nostra società: chi ha tempo per fare davvero il genitore? Quindi ecco la domanda: perché non ci occupiamo di questa cosa… perché non ci chiediamo ‘cosa possiamo fare’, stando così le cose? Perché io non credo si possa tornare ‘indietro’, con le mamme che stanno in casa a tempo pieno, non voglio tornare a quell'idea, anche perché forse una donna realizzata - anche professionalmente e socialmente – è anche una madre migliore, ma non possiamo nasconderci che il problema esiste, perché c’è un problema di ‘qualità’ del tempo, ma non deve essere una scusa: non puoi dire ‘gli dedico poco tempo, ma buono, in quel poco tempo do il massimo’. Va bene, ma tutte le altre ore chi le riempie? Una scuola malfunzionante! E poi Maria de Filippi! È questo è il quadro, è inutile che ci prendiamo in giro. Io mi ribello a questa cosa… e mi ribello ancora di più nei confronti di quei pediatri, medici di base, psichiatri che, a fronte di tutto questo, l'unica cosa che sanno fare è una ricetta!”

Poma: ”Tu oltre che uno psichiatra noto, sei anche uno psichiatra capace, e con questo tipo di messaggio lanci uno stimolo culturalmente forte: complessità contro semplificazione. Se vogliamo, è anche una critica al sistema ipersemplicistico anglosassone, che prevede che sia o tutto bianco o tutto nero, e - al di là di certi confini - se non sei normale sei automaticamente patologico…”
Crepet: “Guarda, siccome noi specialisti dobbiamo dar conto delle cose che facciamo, io vorrei seriamente che qualcuno mi portasse una casistica di bambini trattati con psicofarmaci, e i risultati… ma possibilmente non a distanza di tre mesi... non facciamo i furbetti! I risultati a distanza di tre o sei mesi, quelli sono ottimi, ma sono troppo vecchio per sapere come funzionano certe ricerche… io voglio i risultati a distanza di cinque anni, perché l'età evolutiva non termina dopo tre mesi, e bisogna capire cosa succede nel medio periodo. Vorrei che uno avesse il coraggio di tirare fuori questi dati, ma so benissimo che non c'è nessuno che lo voglia e possa fare, innanzitutto perché nessuno finanzierebbe una ricerca così, primo perché costosa, secondo perché porterebbe risultati negativi! Però così facciamo gli apprendisti stregoni con i nostri figli… facciamolo con cani, gatti, animali domestici, ma non con i figli!”

Poma: “La Tua è una posizione che chiama in causa anche il buon senso, ma culturalmente è per certi versi anticonformista, non hai mai paura di urtare i Tuoi colleghi? Bisogna avere anche un po’ di coraggio per affermare in un ambiente molto paludato posizioni di questo tipo…”
Crepet: “Vero, ma io sono abbastanza anziano per potermi permettere di dire la verità, o perlomeno di rivendicare quelle che sono le mie opinioni, personali e professionali. Se dico queste cose è perché non ho nulla da rimettere, non sono ricattabile, non mi devono pagare con congressino ad Acapulco, ad Acapulco per fortuna ho di soldi per andarci da solo, quindi dico quello che mi pare, ma lo dico con la mano sulla coscienza… aspetto che altri lo facciano, sarebbe anche ora.”

Poma: “Come reagiscono normalmente nell’ambiente accademico a queste Tue prese di posizione?”.
Crepet: “Malissimo. Li capisco, però, poveretti, io non ho un budget di un istituto di psichiatria o di neuroscienze da mantenere. Quindi capisco anche il lato umano della cosa, però quello che francamente non capisco è perché il prezzo di tutto ciò lo debbano pagare i bambini, questo non mi torna. Ti spiego: da che mondo è mondo si fa sperimentazione, e da che mondo è mondo ci sono nuovi farmaci. Io ho amici straordinari, persone che hanno studiato con me all'università, sono grandi professionisti, persone che stimo enormemente, ma le persone che io stimo di più non sono ‘persone da budget’. Voglio esser chiaro: dimmi quante di queste ricerche pubblicate con cui si fa carriera scientifica citano il fatto che quella tale ricerca è stata pagata da una certa casa farmaceutica… non mi pare un dato trascurabile, no? Nulla da dire se un’azienda finanzia una ricerca, i soldi li hanno loro, bisogna anche essere disincantati, ma dico un assurdo se chiedo a gran voce che ci sia una quota di ricerca ‘laica’, indipendente dai vari interessi finanziari? Lo Stato non ha più soldi? Bene, ma ci sono fondazioni autonome che possono garantire uno spazio per la ricerca indipendente, se il quadro normativo le aiutasse di più. Banalizzo: mamma Bianca e papà Luigi di chi si possono fidare? E’ ovvio che non è pensabile che debbano chiedere al pusher se l'eroina è buona…”

Poma: “Lo Stato… il Ministero della Sanità, con il quale siamo sempre in ‘cordiale polemica’, dice: ‘Noi non proponiamo solo il farmaco, nei centri si fanno anche altri tipi di terapie’. Poi però scopriamo che non vengono stanziati fondi aggiuntivi e non si capisce come le ASL possano mantenere delle equipe multidisciplinari complete ed efficaci, che possano assistere il bambino per un anno e mezzo o quanto necessario. Che messaggio vuoi lanciare alle Istituzioni e a chi le governa?”
Crepet: “Bisognerebbe innanzitutto disporre di una vera e genuina analisi dei bisogni. Io vorrei sapere nel Lazio piuttosto che nel Veneto quanti bambini psicotici o iperattivi ci sono, qual è l'incidenza reale di questa o quella patologia, e a quel punto predisporre quello che è necessario. Sicuramente non sono necessari ricoveri, credo che sarebbe importante piuttosto essere in grado di aiutare con delle attività diurne che possano dar sollievo alle famiglie, sollevarle in parte dalle difficoltà di gestione di questo tipo di ‘diversità’ del proprio figlio. Ma stiamo parlando di casi molto molto rari, e quando a fronte di questi casi rari arriva il Ritalin, non cambia certo il mondo, il problema c'era, c’è e ci sarà ancora in futuro. Ma c’è una responsabilità enorme, spesso trascurata: i ‘falsi positivi’, quelli che vengono etichettati come malati psichici e non lo sono, hanno altro, e un falso positivo in età pediatrica sarà in età adulta una persona che dipenderà dai farmaci per qualsiasi problema della sua vita, perché ha imparato a fare quello, è stato abituato a quella soluzione, ha imparato che una risposta automatica e indifferenziata è la sua soluzione.”

Poma: “Un buon affare per chi produce queste molecole?”
Crepet: “Certamente! Poi avrà una fidanzata, la quale sarà indotta a prendere i farmaci anche lei, e poi faranno un figlio, il quale sarà ovviamente cresciuto nella stesso modo, e quindi da un solo falso positivo siamo già arrivati a tre. Capisco che certe multinazionali gongolano per questo, ma la domanda è: perché l’Ordine dei Medici, il Ministero, non si occupano di questo? Dov’è l’interesse superiore della comunità? Le Istituzioni italiane non dovrebbero essere pagate dalle multinazionali… o no?”

Poma: “Sul sito di una nota università è stato recentemente pubblicato un dato che ha sollevato discussioni e polemiche: ‘Bambini iperattivi in Italia tra il 5 e il 15%’. Commenta questo dato…"
Crepet: "La verità è che non sappiamo più fare ricerche! Oppure è un dato in malafede... non saprei! In entrambi i casi inorridisco, perché non so qual è meglio delle due ipotesi! Vorrei evitare di dover scegliere: però è come dire che in Italia l'80% della popolazione è depressa! Allora io dico che il 95% dell'Italia è depressa, dato il livello di malinconia medio dei nostri giorni: basta accendere un telegiornale per essere depressi! Allora il numero dei depressi è uguale al numero di quelli che guardano il Tg1?”

Poma: “Ci avviamo alla conclusione. Analizziamo qualche agenzia stampa di poco tempo fa, riguardo l’AIFA, l’agenzia che concede le autorizzazioni al commercio dei farmaci nei nostro paese: ‘Otto arresti all’Agenzia Italiana del Farmaco, filmati dagli inquirenti scambi di mazzette in contanti per accelerare autorizzazioni al commercio di farmaci. Arrestato anche il rappresentante italiano dell'Agenzia Italiana del Farmaco presso l'Emea (Agenzia Europea del Farmaco)”. Ricordiamoci che sono queste persone che avrebbero dovuto presentare in sede Europea i rilievi contro la richiesta di autorizzazione al commercio in Italia del Prozac® per bambini, ma i rilievi non sono mai stati presentati. Comunque sia, come commenti questa azione clamorosa della magistratura, che mette anche a dura prova la credibilità dell'ente pubblico?"
Crepet: "Questo tipo di organismi ha bisogno della massima credibilità per poter lavorare con efficacia, e ci dovrebbe essere un maggiore turn-over dei dirigenti, perché è intuibile che se uno sta lì da 20 anni… magari un ‘pensierino’ se lo fa anche! Una selezione tra gli accademici più in gamba sulla materia, e un turn-over elevato, questo darebbe un minimo di garanzia. E’ previsto per i Sindaci, non mi è chiaro perché non si debba fare con una cosa che è molto più delicata, e ovviamente è alla mercé di pressioni di vario tipo. Torno a dire però che il problema etico si pone a monte, attraverso una vera e propria ‘Glasnost’, come la si chiamava una volta, cioè un processo di ritrovata trasparenza: iniziamo quando bandiamo un concorso a non conteggiare i lavori fatti per conto delle case farmaceutiche... Ricevi del denaro per fare una ricerca? Ebbene, una multinazionale del farmaco non è certo Babbo Natale, per cui... facciamo una bella cosa! Togliamo da tutti i concorsi, universitari e non solo, anche dalle selezioni per i posti da dirigente nel Servizio Sanitario Nazionale, tutti i lavori di ricerca finanziati da una multinazionale… mica dico che non devono essere fatti, ci mancherebbe, ma dato che è facile inseguire risultati con i soldi di chi ha interesse che i risultati siano certi e non certi altri, facciamo che di punto in bianco questi lavori – legittimi, per carità – non contano più per il punteggio. Il mio vecchio professore, il Prof. Terziani, che era davvero un grande, quando ebbe a presiedere un concorso per associato e arrivò uno con trecento lavori disse: "Troppi", e il tizio fu bocciato! Certo, non è un problema solo italiano, perché secondo me di furbetti c’è n’è ovunque, però qui trovano anche un terreno fertile. Poi oggi c'è Internet, no? Per cui basta che la nostra grande amministrazione pubblica italiana, che dice sempre di volersi modernizzare, metta on-line tutte le decisioni che prende in ambito sanitario, che è un tema sensibile eccome per i cittadini, e i motivi per cui quel farmaco piuttosto che un'altro è stato autorizzato al commercio. Tu sai benissimo che è di estremo interesse per una casa farmaceutica se un tale farmaco va in fascia A oppure in fascia B. Non vedo allora perché un farmaco inutile o con risultati terapeutici discutibili debba essere rimborsato: se è inutile, ma lo vuoi a tutti costi, te lo paghi! E poi aggiungerei anche un'altra cosa! Renderei illegale, parlando di psicofarmaci ai bambini, la ‘regionalizzazione’ dei comportamenti: non si può pensare che nel Veneto un certo psicofarmaco venga prescritto come piovesse, e altrove no, o viceversa. A San Donà, come a Forlì e come a Cosenza, se si da un farmaco lo si da, se non lo si dà o lo si prescrive solo a certe condizioni, questo vale da Pianezza a Pantelleria! Su questo il Ministro della Sanità dovrebbe avere molto da fare, anche perché tutto questo credo comporterebbe - non ultimo - un contenimento della spesa.”

Poma: “Un’ultima domanda e concludiamo: ‘Giù le Mani dai Bambini’ oggi consorzia più di 190 enti, tra cui dieci università, ordini dei medici, associazioni di pazienti, insegnanti… Tu sei stato uno dei primi ‘volti noti’, quattro anni fa, a spendere la Tua immagine per una battaglia di farmacovigilanza improntata alla massima prudenza sul tema psicofarmaci e bambini. Oggi sono oltre 260.000 addetti ai lavori del settore salute, in Italia e non solo, ad aver sottoscritto queste tesi scientifiche. Qual è il valore che Tu puoi dare ad un'esperienza di ‘rete’ di questo genere?”
Crepet: “Io sono contento che i numeri aumentino. Quando mi chiesero la prima volta di parlare di Ritalin non c’era quasi nessuno in Italia… me lo chiese Report, su RAI 3, circa sei anni fa. Mi intervistarono, e il giornalista mi disse: ‘Sa, solo lei ha accettato...’. A me non è che faceva particolarmente piacere passare per ‘eroe’, perché non considero che dire le cose che si pensano implichi un atto di ‘eroismo’ di qualche tipo. Quindi sono contentissimo che ora ci siano centinaia di migliaia di colleghi che hanno aderito, spero che tutto questo possa portare ad una presa di coscienza. Io firmerei molto volentieri anche un appello al Governo, al Ministro competente, agli Assessori regionali della Sanità, eccetera. Un appello per una reale tutela dei bambini, con alcune regole molto semplici: visto che da che mondo è mondo si sa che somministrare un farmaco psicoattivo è pericoloso per un organismo in via di sviluppo, mi devono spiegare perché poi a 6 od 8 anni danno anfetamine e Prozac! Ma lo devo dire io, questo? Il Presidente della Repubblica ha un cervello evoluto, quindi può prendere sotto controllo medico una quantità di farmaci che ad un bambino è decisamente sconsigliata, perché per un adulto il rapporto causa/effetto tra l’assunzione del farmaco e gli eventuali effetti collaterali è monitorabile con maggiore certezza e con meno rischi. Ma è ancora necessario dire queste cose, clinicamente così banali? Allora sprono ‘Giù le Mani dai Bambini’ a sollecitare con forza le istituzioni, perché - si sa - qui in Italia bisogna anche saper ‘provocare’, perché in Italia c'è un modo molto bizantino di ‘non dire mai le cose come stanno’, di nascondersi dietro a mille trucchetti ed escamotage lessicali: a me non piace questo tipo di cultura. Uno deve dire: siamo tutti d’accordo? Bene, firmiamo, punto e basta. E così si scoprirà subito chi alla fine tanto d’accordo non è, e allora ci spiegherà anche perché… sempre se ha l’onesta intellettuale per dircelo...”

A cura di: Luca Poma – per: Ufficio Stampa GiùleManidaiBambini

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CarmenP
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Re: Intervista a Paolo Crepet

Messaggio da CarmenP » ven dic 19, 2008 2:08 pm

Non smetterò mai di vergognarmi del genere "umano".

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